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Erede di Re Padre

Soffiato via dal vento,
polline di candida Calla,
tra fili d'erba cresciuta su costa.
Monti acrobati tuffati in un mare di pastelli a cera color zaffiro.
Cristo redento,
il custode gemello,
carioca dalle tinte a luce spenta.
Leggiadro fenicottero in volo su trampoli poco alti,
gli indicava la rotta in cui sarebbe stato figlio di suo padre.

Lasciato bambino giusto il tempo di deporre scritti fantastici nel limbo dell'innocente.
Cedette presto il posto a testi più maturi,
non adatti ancora a lui,
benchè meno ai disillusi.
La filosofia insegnata da menti illustri,
narravano di vita,
la sua,
giovane Zarathustra alla deriva.

Rivisse attraverso parole di altri:
i disturbi,
le notti distrutte,
i suoni brutti,
gli sguardi di tutti.
I rischi corsi,
i guantoni rotti,
i dritti presi in volto a denti stretti,
gli ideali chiusi sotto chiave come manette ai polsi,
i graffi infetti sui dorsi,
le catene messe ai sogni presi a morsi.
Ribellione nascosta sotto strati di plasma oscuro,
ginocchia sbucciate in cerca di evasione.
La furia imbrigliata per broglio,
tenuta al sicuro,
le scusanti recitate a muso duro.

Crocifisso a un muro cosparso di chiodi,
fili spinati intrecciati da mani proprie,
in storie durate brevi secoli solitari.
Aculei traditori conficcati negli occhi stanchi,
fari accesi mesi e mesi,
guardiani di autostrade logore fatte di lino liso in fruscio continuo.
Contorsioni in posizioni fetali,
moti della fisica violati,
riposi rincorsi a sorsi visti come reati.
Sguardi fissi ad oltrepassare la volontà impunita nel sapersi àncora di salvezza per naufrago sull'altra sponda.
Messaggi d'aiuto in bottiglie vuote annegate ogni giorno,
toglievano il respiro.
Tanti se ne persero tra onde in balia d'odio funesto.
Altri,
infranti su scogli di indifferenza,
conficcavano i resti nella coscienza disonesta mai sopita.

Comandante in seconda,
ultima spiaggia per nave che affonda,
seduto alla destra del suo capitano,
gli strinse la mano in attesa che calasse a picco sul fondo di immenso Pacifico.
Navigante in acque straniere,
isolano di terra che non gli apparteneva,
isolato in esilio su lingua di mare smeraldo.
Rematore schiavizzato, con il tempo libero azzerato in fornaci dai gradi ustionanti.

Ostilità adottata per sfuggire a curiosi itineranti.
Turisti mai invitati nel viaggio delle sue mancanze,
sul suolo di Patria epidermide.
Paratie stagne bloccate in segno di chiusura verso gli altri;
contro pietà vestita da gran signora negli occhi di chi lo vedeva marinaio insicuro.
Avrebbe volentieri fatto a meno,
della finzione camuffata da interesse,
gettata in faccia da manichini anonimi accorsi lì per ripulirsi la coscienza,
agli occhi di un Dio qualunque che lo aveva beffato nel pieno delle sicurezze. Franate sotto ai passi come materia all'apparenza resistente,
sbriciolata in rena che un tempo non troppo lontano, aveva la forma di una fortezza incrollabile.

Un cucciolo dagli occhi tristi fu l'ultimo lascito paterno.
Arrivato in soccorso per psiche in frantumi,
divenne cura per un figlio con il vuoto a perdere nel cuore in disuso.
Tutti i riflessi,
sia per strada che in casa,
erano foto che lo ritraevano immutato suo malgrado.
Le rughe nel cuore,
camuffate dal volto giovane,
si scorgevano nelle ombre che lo inseguivano. Davano vita ad un mostro dalle mille facce,
tutte distorte,
in nome di un suicidio a cui non era riuscito a porre rimedio,
senza poter evitare il peso grave schiacciargli le costole,
sotto tonnellate di subdolo onere; non era lui il vero colpevole.
Provò il sale che il destino gli aveva riservato, abbastanza tempo da non lamentarsi poi più di tanto.

E quando parve non esserci nuova speranza a rovistargli la vita, fu visto camminare con un sorriso che mai aveva incontrato il suo viso.
Teneva tra le braccia una bambina dai ricci capelli, che ricadevano come acqua di una cascata sulla sua spalla, mentre dormiva beata e protetta, cullata dall'uomo a cui doveva la vita.
Fu così che si ricredette,
sulla sorte che temeva potesse essere l'unica eredità ricevuta; debole con se stesso, fragile internamente, in lotta per non vedersi uguale a chi ancora ne piangeva il lutto.
Divenne da semplice figlio, erede del bene che il padre riuscì ad offrirgli.

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