Capitolo 6
Quando rientriamo in sala, il film é quasi finito. E non siamo gli unici che hanno preferito fare altro piuttosto che guardare quella stupida commedia.
E con fare altro, intendo il baciarsi comesenoncifosseundomani di Ale e Martina. Sono un po' invidiosa in realtà perché almeno loro hanno concluso qualcosa, mentre io sono rimasta fin troppo delusa che Teo non abbia fatto alcuna mossa prima.
Usciamo dal cinema e andiamo verso la macchina.
Martina mi prega di fare cambio di posto con Ale per cui mi ritrovo a stare davanti, sul sedile del passeggero. Di nuovo vicino a Teo. Lui mette in moto e guarda verso la strada, non sembra curarsi minimamente né della mia presenza né di quella dei due amabili baciatori di dietro.
Sembra piuttosto pensieroso mentre percorre la strada del ritorno e vorrei tanto sapere a cosa sta pensando. Magari anche lui ha in mente il mancato bacio che non ci siamo scambiati.
Si accorge che lo sto fissando e mi sorride prima di riportare gli occhi sulla strada. Io abbasso la testa in imbarazzo, colta in fallo mentre ci fermiamo al semaforo.
Solo allora Teo guarda nello specchietto retrovisore e si rivolge agli altri due passeggeri.
- Vi sarei grato se non lo faceste nella mia macchina - dichiara facendomi ridere.
- Non mi permetterei mai, fratello - gli risponde Ale alzando le mani in segno di difesa. - So quanto tieni alla tua bambina - aggiunge ridando anche lui.
Alzo gli occhi al cielo. Non ha la faccia da questa-é-la-mia-bambina-e-non-si-tocca ma a quanto pare mai dire mai. Uomini.
Trattengo una risata.
- Grazie - dice Teo con riverenza e riparte.
Quando arriviamo davanti a casa mia, una piccola villetta che non é niente in confronto a quella in cui probabilmente abita Teo, propongo a Martina di restare a dormire da me.
- Si - concorda lei e poi si rivolge ad Ale.
- Buonanotte - gli augura baciandolo.
- Buonanotte, piccola - risponde lui facendola ridacchiare.
Piccola? Davvero? Dopo solo due ore?
Teo alza gli occhi al cielo e sospira guardandomi con finta aria esasperata. Probabilmente sta pensando esattamente la stessa cosa.
- Buonanotte, ragazzi.
- E così avete solo parlato.. - comincia Martina con aria sospettosa.
- Già, é quello che fanno le persone normali quando non hanno le labbra appiccicate a quelle degli altri.
Lei ignora la mia battuta e stringe ancora di più gli occhi, come se così potesse arrivare a leggermi nella mente. - Sicura?
- Non so proprio cosa tu voglia sentirti dire.
- Bene - dice infine poco convita. - Almeno ora siamo sicure di una cosa.
- E cioè? - le chiedo ironicamente. Mi infilo i pantaloncini del pigiama e raccolgo i miei capelli in una coda.
- É ovvio!
- Non per me?
- Tu gli piaci. - E scandisce ogni parola in modo che il concetto sia ben comprensibile.
- Sbaglio o ti ho appena detto che abbiamo solo parlato?
- Esattamente - continua con la sua teoria. - Ha voluto parlare con te, conoscerti meglio perché gli interessi.
- Te l'hanno mai detto che sei fin troppo romantica e che ti fai troppi viaggi con la mente?
- Pensa quello che vuoi, ma le cose stanno così! - esclama convinta. Si infila sotto le coperte e si sistema comodamente.
- Tu dici? - le domando ancora scettica.
- Non lo dico io. É alquanto evidente.
Faccio una smorfia. No, non è così evidente.
Anzi, non credo proprio di piacergli. Altrimenti mi avrebbe baciata, giusto?
- E tu, che mi dici di Ale.. - faccio sviando il discorso.
E funziona perché lei parte a parlare come un razzo raggiungendo il suo mondo fatto di cuori e unicorni rosa.
- Dovresti provare a respirare tra una frase e un'altra, sai - la interrompo dopo un po'.
Lei smette di parlare rendendosi conto che sta straparlando.
- Scusa, e solo che... Non lo so. Insomma, lui..e io..e é così..
Ceeerto, penso divertita ma mi piace vederla così persa? felice?
- Sono le 2 del mattino, direi che possiamo andare a dormire.
- Concordo pienamente. Sono distrutta.
E infatti poco dopo si addormenta. Prendo il cellulare per spegnerlo e vedo che mi è arrivato un messaggio da un numero sconosciuto: 'Buonanotte'. Niente firma.
Ma non so chi sia perciò non rispondo.
* * *
- Ieri notte mi è arrivato un messaggio da un numero sconosciuto - esordisco mentre mangiamo la colazione.
- Uh, cosa c'era scritto? - mi chiede interessata.
Aggrotto la fronte. - Solo Buonanotte.
- Fammi vedere il numero.
Apro il messaggio e le mostro lo schermo con il numero sconosciuto. La mia amica in un primo memento annuisce poi sorride compiaciuta.
- É il numero di Teo- dice con tranquillità.
- Due domande. Tu come fai a saperlo? Lui come fa ad avere il mio numero?
E non so perché glielo chiedo visto che inconsciamente so già la risposta.
- Beh, gliel'ho dato io.
Appunto. - Cosa hai fatto?
- Cioè, non proprio io. L'ho dato ad Ale che l'ha dato a lui
- Okay, terza domanda. Perché l'hai fatto?
- Operazione cupido! - dice soltanto. Come se questo giustifichi tutto.
Non ci posso credere. Gli ha dato il mio numero senza neanche chiedermi il permesso.
- Operazione cupido è tutto ciò che hai da dire? E poi, ti sembra una scusa plausibile per dargli il mio numero?
Lei scoppia a ridere.
- Lo trovi pure divertente? - continuo la mia sfuriata alzando la voce.
Martina agita una mano svilendomi.- Non dovresti arrabbiarti così tanto - ribatte masticando una fetta biscottata. - Io ti ho fato solo un favore.
- Ah, davvero?
- Ti ha augurato la buonanotte, no?
- E allora?
- Ma ti devo sempre spiegare tutto? - fa scuotendo la testa. - Tu. Gli. Piaci - dichiara mettendo uno spazio sta una parola e l'altra.
- Tu. Non. Sai. Che. Cosa. Stai. Dicendo - la contraddico usando il suo stesso tono.
- Sei. Tu. Che. Non. Vuoi. Accettare. La. Verità
- Semplicemente. Non. Voglio. Illudermi.
- Ma. Perché. Stiamo. Parlando. Così?
Rido. - Non lo so.
- Chiamalo - mi dice ad un certo punto.
Cosa? Ma ha ascoltato ciò che le ho appena detto?
- Chiedigli di uscire - propone.
- No.
- Si, invece - insiste.
- Dammi un motivo valido.
- Scommettiamo: se non accetta ti devo dieci euro ma se accetta me li darai tu.
Finisco la mia colazione e metto il piatto nel lavandino. - Oh si, e se non accetta io avrò solo fatto una figuraccia.
- Chiamalo e basta!
Mi guarda torva e già so che non vincerò mai contro di lei. Tanto vale arrendersi.
Sospiro e prendo il telefono. Due secondi dopo, il tipico suono della chiamata in attesa mi avverte che sta suonando. E sette secondi dopo, non ha ancora risposto. E dieci secondi, dopo sono convinta che sia stata un'idea del cavolo.
- Pronto - rispondono dall'altro capo proprio mentre sono pronta a terminare la chiamata.
Merda.
- Hey - mi schiarisco la voce. - Sono Vanessa.
- Vanessa. Hey.
Credo sia la prima volta che pronuncia il mio nome. E sentirlo uscire dalle sua labbra lo rende molto piacevole.
- A-allora come stai?
- Bene. Tu?
- Tutto okay.
Silenzio. Guardo Martina che mi fa cenno di dire qualcosa.
- Senti, mi stavo chiedendo - comincio portando la mano verso il mio collo. - Se ti andava di uscire, domani.
Non posso credere di averglielo realmente chiesto. Lui rimane in silenzio facendo preoccupare.
- Se non puoi, non é un problema..
Ti prego, accetta. Ti prego, accetta.
- No, certo che mi va - risponde alla fine. - E che mi hai battuto sul tempo. Volevo chiedertelo io.
Oh. Mi avrebbe chiesto di uscire, quindi.
- Passo a prenderti? - propone. - Tipo, verso le tre?
Sto sorridendo. - Si, va benissimo.
- Bene.
- Allora, a domani.
- A domani.
Chiudo la chiamata, appoggio il cellulare sul petto e tiro un sospiro di sollievo.
- Visto? che cosa ti avevo detto - dice Martina con espressione soddisfatta.
- Okay. Forse, forse gli interesso. Ma non è ancora del tutto sicuro.
Alza gli occhi al cielo. - Sei sempre così testarda? Cosa vuoi uno striscione con su scritto 'A Teo piace Vanessa'?
Le faccio la linguaccia.
- Ah! E, comunque, mi devi dieci euro.
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