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Capitolo 20

Ho bisogno di lui.

Mi aggrappo alla sua maglietta, percossa dai singhiozzi. La sua mano mi accarezza dolcemente la schiena mentre sento le sue labbra lasciare un tenero bacio tra i miei capelli.

Non so per quanto tempo restiamo così, in piedi nel bel mezzo del suo soggiorno, stretti l'uno all'altra. So solo che non voglio che mi lasci andare troppo presto.

- Matteo sei a casa?

Invece, siamo costretti a dividerci sobbalzando quando udiamo la voce provenire dal corridoio.
Cerco di asciugarmi le lacrime più in fretta e meglio che posso mentre la donna compare improvvisamente nel soggiorno.
Il suo sguardo si posa quasi immediatamente su di me, indecifrabile per un secondo prima di passare ad un'espressione preoccupata.

- Che cosa succede qui? - domanda muovendo un passo verso di noi. - Che cosa le hai fatto?

- Non le ho fatto niente, mamma - risponde lui alzando le mani in segno di difesa.
Lo guardo interrogativa. La appena chiamata mamma?
Questa donna è sua madre?

Altissima, dai capelli mori come il figlio e gli occhi verdi. Indossa un tailleur firmato che cade alla perfezione sul suo corpo. Non so quanti anni abbia ma da grande vorrei riuscire ad essere bella e in forma almeno la metà di quanto lo è lei e non sto esagerando.

- Lei è Vanessa - mi presenta Teo.

Sua madre viene verso di me e mi scruta mettendomi in soggezione. - Salve - mormoro a disagio.

- Che cosa ha fatto mio figlio? - mi chiede con così tanta dolcezza da farmi restare completamente confusa. - Puoi dirmelo, Vanessa.

Sbatto le palpebre più volte. - Matteo non mi ha fatto niente, davvero. Ho solo avuto una brutta giornata.

- Sei sicura? Perché se ti ha trattata male, dimmelo e me ne occupo io.

- Mamma, lasciala stare - interviene Teo, prendendomi per mano. - Ha solo bisogno di stare un po' tranquilla, non di essere tartassata con la tua iperprotettività.

- Se vedo una ragazza piangere nel mio salotto, è normale che mi preoccupi - ribatte lei.

- Mi dispiace, signora. È stato sconveniente.

Lei risponde agitando la mano in aria. - A tutti capita una brutta giornata, Vanessa. Non c'è niente di male nel sfogarsi un po'.

- Non dovresti essere al lavoro? - gli chiede Teo distogliendo l'attenzione da me.

- Avevo dimenticato una cosa.
Guarda distrattamente l'orologio al polso. - Ora devo proprio andare.

- Ci vediamo più tardi, mamma.

Lei annuisce prima di rivolgermi un enorme sorriso. - È stato un piacere conoscerti, Vanessa. Potresti fermarti a cena qualvolta.

- Uhm..grazie dell'invito.

- E tu, trattala bene - minaccia bonariamente suo figlio.

Teo mi guarda con aria divertita. - Come una principessa - sussurra.

Sua madre se ne è ormai andata per cui non riesce a vedere il modo in cui arrossisco a quelle ultime parole.

- Scusala, è fatta così - mi dice una volta che sentiamo la porta chiudersi. - Quando non è impegnata con il lavoro, il suo hobby preferito è essere invadente.

- No, va bene. È stata molto carina.

Mi sorride. - Andiamo in camera mia.

- Credevo che nessuna ragazza potesse entrare in camera tua.

- Io ho solo detto che nessuna ci è mai entrata - replica lui. - Tu sarai la prima. 

La sua camera è molto spaziosa. Con il letto a una piazza e mezza addossato al muro, una televisione al plasma sulla parete di fronte e, al di sotto di essa, svariate console. Quelle non mancano mai, penso con un piccolo sorriso. I miei occhi si posano prima sulla scrivania, su cui é appoggiato il suo computer e un mucchio di fogli, alla piccola poltrona nera a due posti e vagano fino all'armadio che sovrasta nella stanza con i vari poster della sua passioni affissi. 

- Accidenti - mormoro mentre muovo i primi passi all'interno. Non credo di aver mai visto una camera così grande. Se non fosse un'unica stanza potrebbe anche fungere da piccolo appartamento talmente é ben fornita e arredata. 

Sento le braccia di Teo avvolgermi da dietro mentre mi stampa un baio sulla guancia. - Benvenuta nel mio regno - mi sussurra vicino l'orecchio. Giro la testa di lato fino ad incontrare le sue labbra. É da quando é venuto a prendermi che voglio la bocca sulla mia. Sospiro mentre ricambia il bacio e mi attira a sé. In breve, il nostro bacio diventa disperato, le nostre lingue si intrecciano e si accarezzano mentre cerco di fargli capire quanto abbia bisogno di lui e quanto sia contenta che lui sia vicino a me in questo momento. 

Quando ci stacchiamo abbiamo entrambi il fiato corto.

- Che cosa è successo con tuo padre? 

- Uscirà tra due mesi - gli dico atona. - E mia madre vuole che siamo noia d aiutarlo a reinserirsi, perché noi siamo la sua famiglia. 

Una smorfia mi attraversa le labbra mentre pronuncio le parole reinserirsi e famiglia. - Dice di voler recuperare il rapporto che ha con noi. 

- Devi essere sconvolta. 

- Certo che sono sconvolta! Lui compare così, dopo nove anni e pretende che magicamente le cose possano rimettersi al loro posto, solo perché dice di essere cambiato. 

- Non hai intenzione di dargli una possibilità? 

Mi svincolo dal suo abbraccio guardandolo incredula. Mi aspettavo che almeno lui mi capisse e invece mi pone proprio quella domanda. Come se volesse farmi riflettere sulla remota evenienza che io possa fare ciò che i miei genitori mi hanno chiesto. 

- No! - esclamo allargando le braccia, sull'orlo di piangere nuovamente. - Come puoi anche solo chiedermelo? 

- Ehi - mi richiama dolcemente lui, avvicinandosi. - Ehi, mi dispiace. La mia era solo una domanda, Vanessa.

Mi prende il viso tra le mani, forzandomi a guardarlo. - Non stavo insinuando nulla, principessa. 

Le sue labbra mi sfiorano nuovamente come a chiedermi il permesso, non mi oppongo. Perché dovrei farlo? 

Non é affatto con lui che sono arrabbiata e mi rendo conto di aver reagito esageratamente. 

- Possiamo non parlarne più? 

Annuisce rivolgendomi un sorriso rassicurante. - Vieni qui. Ti coccolo un po'. 

É il mio turno di annuire, arrossendo al suono di quelle parole così dolci. 

Teo mi bacia di nuovo teneramente mentre gli passo le dita tra i lisci capelli folti e senza che me ne accorga ci ritroviamo sdraiati sul suo letto, stretti l'uno all'altra. 

- Sono contento che non siamo più amici, altrimenti non avrei potuto fare questo - mormora stampandomi un altro bacio, che mi fa sorridere. 

- L'avresti fatto comunque. 

- Si, hai ragione - ammette con una risatina roca. 

Rimaniamo così, avvinghiati per quelle che mi sembrano ore e che effettivamente lo sono. Mi piace troppo la sensazione di Teo così vicino a me, il suo buon odore mascolino che mi avvolge e il suo corpo caldo che offre una tenera coperta al mio. E il modo in cui mi circonda con le braccia e mi accarezza, come se non volesse lasciare andare. 

Mi rilasso contro di lui. 

- Vanessa. 

Apro gli occhi assonnata. Sbatto le palpebre e alzo la testa verso Teo. 

- Ti sei addormentata, principessa. 

- Quanto ho dormito? 

- Un paio d'ore. 

Mi tiro su per mettermi più comoda. Teo si é messo sotto di me, lasciando che lo usassi come materasso. - Sei bella mentre dormi, sai? - mi dice con un sorrisetto e gli occhi color sabbia brillanti. - Non sono riuscito a staccarti gli occhi di dosso un attimo. 

Le mie guance si colorano di porpora mentre gli poggio le mani sul petto. Dio, é così dolce quando fa dice queste cose che mi verrebbe voglia di riempirlo di baci e non smettere mai più. - Scusa se mi sono addormentata su di te, devo essere pesante. 

- Scherzi? Mi piace averti su di me, puoi addormentarti così tutte le volte che vuoi. 

Resto a guardarlo. Gli occhi che percorrono il suo viso: gli zigomi alti, la fronte ampia, la bocca carnosa. E alla fine, mi chino su di lui e stampo le mie labbra sulle sue. 

- Non volevo svegliarti - mi dice una volta che ci stacchiamo per mancanza di ossigeno. - Ma il tuo cellulare continuava a squillare. 

- É mia madre - sospiro mentre controllo il numero impressionante di chiamate e messaggi che mi ha inviato. 

"Dove sei?" , "Sono molto preoccupata, Vanessa" , "Torna a casa, tesoro. Per favore" e varianti. 

- Devo andare - faccio mentre mi alzo dal letto e mi sistemo la maglietta tutta stropicciata. - Grazie per essere venuto a prendermi e per essere rimasto con me.. insomma, grazie di tutto. 

- Te l'ho già detto: qualsiasi cosa, principessa. - Si alza anche lui e si riavvia i capelli. - Ti chiamo dopo, okay? 

Le mie labbra si allargano in un sorriso involontario mentre annuisco, contenta di sentire la sua voce nel caso in cui il mio rientro a casa non dovesse andare bene. - Okay. 

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