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Capitolo 15

- Vanessa!

- Ancora cinque minuti - mormoro. Sono stanca, dopo quel dannatissimo film é seguita un'intera maratona di horror per allietare i miei occhi. Andare a letto alle cinque del mattino dopo una serata del genere é un'esperienza che preferirei non ripetere.

E la persona che continua ad urlare il mio nome prima o poi la smetterà. Devono tutti smetterla di interrompere il sonno in questo modo..prima Martina..

- Vanessa!

..ora mia madre..

- Tra poco - gemo con gli occhi serrati sistemandomi meglio sul mio materasso caldo. Perché strilla così? Lo sa che detesto quando lo fa. Se proprio deve svegliarmi almeno che lo faccia con delicatezza. Mia mamma deve davvero calmarsi.

Aspetta: mia madre.

Quella che mi sta chiamando a squarciagola é mia madre.

- Vanessa!

Salto giù dal divano e me la ritrovo di fronte, il piccolo trolley nel pungo destro e soprabito nell'altro, sguardo incredulo mentre fissa tutti noi sdraiati in diverse posizioni nel suo salotto. - Mamma!

- Vanessa! - esclama per l'ennesima volta facendo scorrere lo sguardo verso gli altri.

I ragazzi sono ancora qui.

Teo é ancora a torso nudo ed io fino a qualche secondo fa ero sdraiata su di lui, dormendo beatamente. Ora, se non fosse chiaro ci sono due cose che non vanno in questa situazione: la prima, i semplici amici non dormono insieme, abbracciati e accoccolati l'uno all'altra esattamente come abbiamo fatto io e Teo. E questo sfora i confini della nostra amicizia.

La seconda, agli occhi di chiunque venga da fuori, nel caso specifico mia madre, potrebbe sembrare che abbiamo passato la notte insieme. Il che é tecnicamente vero ma non come si potrebbe intendere guardandola dal suo punto di vista.

Cioè, so cosa può sembrare, con lui a torso nudo ed io con il mio vestitino completamente stropicciato ma non é andata così. Non ci siamo nemmeno baciati. Solo che io ero così comoda tra le sue braccia e ad un certo punto mi sono addormentata senza rendermene conto.

- Spiegami perché ci sono cinque persone che stanno dormendo sui miei divani, nella mio salotto e nella mia casa.

Ognuno di noi rivolge a mia madre un sorriso imbarazzato mentre cerca di ricomporsi, mettendosi a sedere composto. - Ti avevo detto che avrei invitato le ragazze a dormire qui, no?

- Tesoro, quelli non hanno tutta l'aria di essere ragazze - mi interrompe lei con tono ironico. Perché ovviamente non lo sono.

- Il punto é che ho..uhm..esteso l'invito anche a loro - mi invento in fretta. - Lui é il ragazzo di Martina, Alessandro.

Il diretto interessato si alza rigido e fa un cenno di riverenza a mia madre. - É un piacere conoscerla, signora.

- E questi sono i suoi amici, Matteo e..

Lancio un'occhiata all'amico innominato perché continui al mio posto. - Josh, cioé..Giuseppe - si corregge prontamente. - É un piacere, signora.

Per cui é lui Josh. Avrei dovuto immaginarlo.

- Anche per me - si aggiunge Teo alzandosi in piedi. Mia madre rivolge un cenno del capo a tutti e tre e, benché lo guardi strano, non commenta l'aspetto di Teo.

- So che avrei dovuto dirtelo ma é stata una decisione dell'ultimo minuto e non era previsto che si fermassero tutta la notte - le spiego, chiarendo tutto.

I suoi occhi si soffermano ancora una volta su ognuno di noi prima di lasciarsi andare ad un sospiro. - In fondo, sono stata giovane anch'io - commenta con un leggero sorriso.

Sbatto le palpebre sollevata. É andata bene.

- Qualcuno di voi ha fame? - chiede mia madre mentre appoggia il soprabito sul bracciolo del sofà rosso. La guardo sorpresa. Che diavolo ha in mente adesso?

- É mezzogiorno, tesoro - risponde al mio sguardo. - Allora?

- Io si - si lancia Martina senza alcuna esitazione.

- Bene - le sorride. - Preparo qualcosa per sette.

La fisso mentre lascia il trolley nel bel mezzo del salotto e va dritta verso la cucina.

- Mamma, hai appena invitato a pranzo i miei amici? - le chiedo con cautela una volta raggiunta.

- Certo, tesoro - fa lei, con quel tono che in realtà vorrebbe dire é ovvio, stupidina. - Non posso mica cacciarli.

- Quindi non sei arrabbiata per averci trovati tutti lì.

- Come ho detto: sono stata giovane anch'io.

- Okay, fantastico - commento scettica.

Si tira su le maniche della camicia bianca e si lava la mani. - Allora, immagino che sia quello senza la maglietta, il tuo. Matteo, giusto? - domanda con finta distrazione mentre apre il frigo e controlla ciò che c'é.

- Come fai a dirlo?

- Forse perché ti ho trovata stesa su di lui - dice semplicemente. Ma ad una madre é concesso fare commenti del genere.

Mi schiarisco la voce imbarazzata. - Si, é lui - sussurro alla fine.

- É un bel ragazzo - ridacchia. Riformulo: Davvero, non c'é una legge che impedisca alle madri di esprimere la propria opinione sulla persona che ti piace, se non richiesto?

- Mamma!

- Ho semplice detto che é un bel ragazzo. Qual é il problema?

- Sei mia madre.

- Proprio per questo dovresti essere contenta che io approvi - replica divertita. - Forza, va ad apparecchiare la tavola.

* * *

- Scusate - mormora Teo alzandosi dal tavolo. Il suo cellulare continua a suonare insistentemente mentre si allontana dal tavolo da pranzo per andare a parlare in corridoio.

Lo seguo con lo sguardo. Sono curiosa di sapere chi sia il mittente della chiamata.

É forse la ragazza della spiaggia? É questo il motivo per cui si é allontanato e sta parlando a voce bassa in modo che non lo possiamo sentire.

Smettila idiota, mi rimprovero continuando a mangiare. É andato via unicamente per evitare di disturbarci e, in ogni caso, non sono affari miei. Dopotutto siamo solo amici.

- Vi siete conosciuti durante la festa in spiaggia? - chiede mia madre a Martina, con un sorriso.

La mia amica annuisce lanciando uno sguardo ad Ale seduto di fronte a lei.

- Spero che tu stia trattando bene questa ragazza. É come una figlia per me e merita solo il meglio.

- La tratto come una regina - annuncia Ale tutto orgoglioso facendole un'occhiolino. Martina arrossisce sorridendo timidamente.

Sono stupita dal suo atteggiamento. Quel sorriso timido per un ragazzo che é una cosa più unica che rara. Alessandro deve essere davvero formidabile.

- E tu, Sara? Tutto bene?

- Si, grazie Elena.

- Devo andare - ci dice Teo all'improvviso. - Grazie per il pranzo, signora.

- Di niente, caro. Sei il benvenuto quando vuoi.

Mamma. Caro?

Mi madre mi tira una gomitata facendo cenno di seguirlo e ignorando il mio tentativo di fulminarla con lo sguardo.

- Ti accompagno alla porta - faccio andandogli incontro. Non c'era bisogno di essere violenta, l'avrei accompagnato di mia spontanea volontà.

- Te ne vai di già?- gli chiedo come se fosse una domanda buttata lì, per congedarlo. In realtà spero che mi dica il motivo per cui non possa trattenersi ancora un po'. Perché io non voglio che se ne vada.

Teo sembra captare quel mio ultimo pensiero perché mi si avvicina e mi cinge la vita con entrambe le braccia. Punto lo sguardo verso la sua maglietta scura, cui ogni macchia é sparita dopo ieri e cerco di non farmi vedere mentre arrossisco per la sua vicinanza.

- Neanche io vorrei andarmene - mi sussurra nell'orecchio. Prima che possa dire qualcosa o fermarlo, le sue labbra calano sulle mie lasciandoci un semplice bacio. Lo guardo interdetta mentre mi lascia andare e apre la porta.

- Ci vediamo, amica - mi saluta compiaciuto prima di andarsene.

No, non é così che si salutano gli amici. É il primo pensiero coerente che mi viene mentre mi mordo forte il labbro e mi trattengo dalla voglia di uscire e gridarglielo o di gridargli di baciarmi come si deve.

Accidenti. Perché deve complicare le cose?

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