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Capitolo 13

- Vieni con me.

Teo mi segue in cucina mentre gli altri si sparpagliano per il soggiorno. Gli faccio cenno di sedersi su una delle sedie del tavolo a penisola e attraverso il corridoio per raggiungere il bagno. Frugo nei cassetti fino a trovare quello che cerco: dei tamponi, alcol disinfettante e dei piccoli cerottini.

Quando torno da lui, é ancora seduto dove l'avevo lasciato tenendosi un lembo della maglietta scura contro il labbro. Gli vado incontro cercando di non farmi distrarre dalla vista dei suoi addominali parzialmente scoperti e dalla V che scende verso i pantaloni calati meravigliosamente sui fianchi.

- Apri le gambe - gli ordino.

Lui sorride, o almeno penso che lo faccia dal modo in cui i suoi occhi si illuminano divertiti. - Non dovrebbe essere la mia battuta? - scherza.

Davvero?

Alzo un sopracciglio con biasimo dandogli un colpetto sul ginocchio. Lui allarga le gambe come gli ho chiesto, lasciandomi avvicinare al suo corpo. Afferrò il bordo della maglietta e lo faccio cadere in modo da scoprire il labbro ferito. Almeno ha smesso di sanguinare, penso mentre avvicino il cotone bagnato con l'alcol alla sua bocca. Non mi resta solo che pulire il sangue, disinfettare e applicare il cerotto.

- Alza la testa, per favore - gli chiedo mentre le mie dita vanno delicate a sollevargli il mento coperto da un leggero strato di barba scura. Comincio a lavorare, stando attenta a non premere troppo per evitare di fargli male e faccio tutto il possibile per concentrarmi, ignorando il suo sguardo puntato dritto sulla mia faccia.

- Mi perdoni? - mormora all'improvviso e per un attimo penso che si stia riferendo alla sua battuta. Sospiro.

- Non parlare - svio la sua domanda impassibile. - Non ho ancora finito.

Per una frazione di secondo il mio sguardo corre verso il suo viso. Sgorgo una piccola traccia di delusione nei suoi occhi mentre avverto il suo corpo irrigidirsi. Non dice altro finché non finisco di applicargli il cerotto.

- Fatto - gli annuncio lasciandolo andare e allontanandomi di un passo.

Ora che non sono più impegnata con il labbro, non posso fare a meno di soffermarmi su quel viso che non vedo da quattro giorni. I tratti marcati e virili, quella leggera barba che lo rende ancora più sexy.

Mi giro di scatto impedendomi di fare qualcosa che non dovrei. Tipo buttarmi tra le sue braccia e baciarlo come se non ci fosse un domani, labbro spaccato o meno.

- Grazie - lo sento dirmi mentre butto nel cestino tutto ciò che ho usato. Mi sciacquo le mani.

- Vanessa..

Chiudo il rubinetto. Mi appoggio al bancone della cucina e incrocio le braccia al petto. - Matteo, no. Non ti perdono.

- Vorrei almeno che tu mi lasciassi spiegare - fa lui alzandosi dalla sedia.

- Mi hai usata per vincere una stupida scommessa. É molto chiaro.

Lui scuote la testa. - Ascoltami, per favore.

Annuisco. Martina dice che dovrei dargli la possibilità di spiegarsi e beh, ora lo sto facendo. Ma questo non significa che, se sarà convincente, dimenticherò tutto e gli permetterò di ripartire da dove ci eravamo lasciati.

- Ho fatto quella stupida scommessa quella sera in spiaggia ma se posso giustificarmi avevo bevuto troppo e questo é il genere di cose tipiche di Giacomo - comincia facendo una smorfia al ricordo. - Quando abbiamo parlato fuori dal cinema, mi sono sentito uno stronzo anche solo per aver pensato di poterti usare in quel modo.

In poche falcate arriva proprio di fronte a me, sovrastandomi. Ci guardiamo negli occhi. - Vorrei che mi perdonassi perché non voglio davvero perdere l'occasione di conoscerti meglio e non voglio che tu mi veda per sempre come un bastardo.

- Ti credo.

E gli credo davvero. Non so perché ma c'é qualcosa nel suo sguardo, in quei bellissimi occhi color sabbia che mi dice che sta dicendo la verità, che é davvero pentito. Non sono una di quelle persone che concedono seconde possibilità molto facilmente ma mi sento di dargliela.

Il suo corpo si rilassa e un gran sorriso si allarga sulle sua labbra, mostrando i denti perfetti. Ed é così bello, contento, che mi viene voglia di fare qualsiasi cosa perché resti sempre così.

- Ma Teo, non posso semplicemente dimenticare tutto e continuare come se non fosse successo niente, mi capisci? Quello che hai fatto mi ha davvero ferita.

In passato ho già concesso la mia fiducia ad un ragazzo che non si é semplicemente limitato a calpestarla, ci ha sputato e ha lasciato che gli animali ci facessero i bisogni sopra (tanto per essere fini). E dopo quello che é successo, Teo dovrà di nuovo guadagnarsi la mia fiducia se vuole dare un seguito alla nostra reazione.

- Lo so - sospira. - Mi dispiace davvero.

- Vorrei che ripartissimo ma come amici. Solo amici, per il momento.

- I baci sono compresi?

- No! - lo sgrido ridendo. - Gli amici non si baciano.

Aggrotta la fronte come se non capisse il mio punto di vista. - Tu dici?

- Io dico - sussurro mentre lo vedo chinarsi ancora di più su di me. Le sue labbra a pochi centimetri dalle mie, in un bacio fatto di respiri. - Teo..

Il suo viso viene ancora più vicino al mio. So che ho appena detto che siamo solo amici e che gli amici non si baciano e bla bla bla ma non sono proprio sicura che se in questo momento le nostre bocce dovessero combaciare, lo respingerei. Anche se sarebbe giusto e coerente..

Ma sembra proprio che l'unica parte coerente in me sia il mio cervello che urla no no no! mentre tutto il resto di me fa si si si!

- Dovremmo tornare dagli altri adesso - mormora Teo, proprio ad un niente dal baciarmi. E si allontana lentamente con un sorrisetto malizioso e soddisfatto, stampato sulle labbra.

Prende le mie mani, che non mi ero accorta di aver appoggiato sul suo torace e le fa scendere fino a rimetterle lungo i miei fianchi. Continuo a guardarlo sorpresa, intontita con gli occhi azzurro completamente spalancati mentre esce dalla mia cucina come se niente fosse appena accaduto.

Ed io vorrei ucciderlo per avermi indotta a credere che mi avrebbe baciata, proprio lì, proprio adesso e poi avermi lasciata con il cuore impazzito dai battiti e le labbra ancora socchiuse in attesa.

Lasciandomi con la voglia di lui e sapendo di non poterlo avere perché sono stata proprio io a dettare le nuove condizioni sul nostro rapporto.

Invece, gli sono bastati pochi minuti, il miraggio di un bacio ( di un solo e insignificante bacio!) perché stia valutando di cambiare idea tanto in fretta.

Accidenti!

- Stai bene, Vanessa?

Martina si avvicina a me con cautela. Scuote la mano davanti al mio viso come per accertarsi che io sia ancora lì con lei. Sbatto le palpebre più volte.

- Sto bene - mormoro.

- Okay, fantastico - si rianima e mi rivolge un sorrisetto di intesa. - Forza, dimmi tutto.

- Che cosa vuoi che ti dica?

- Tu, Teo. Che cosa vi siete detti. Se vi siete chiariti - mi incita lei impaziente. - Dai.

- Amici. Siamo amici.

Entrambe le sopracciglia di Martina si alzano così tanto che per un attimo temo che possano raggiungere l'attaccatura dei capelli. - Che diavolo significa: amici? - pronuncia l'ultima parola come se fosse un'eresia.

- Abbiamo deciso di restare amici, per adesso.

- Mi stai prendendo in giro - afferma mettendosi le mani sui fianchi. - É evidente che mi stai prendendo in giro.

- Perché lo trovi così strano? - le chiedo. - Dopo tutto quello che é successo é giusto così. Meglio far andare le cose con calma. 

- Mi chiedo come fai tu a non trovarlo strano - ribatte lei. - Tu piaci a lui e lui piace a te, da quando due persone che si piacciono restano amiche?

- Non ho detto che sarà così per sempre.

- E allora perché non approfittante adesso. Sapete una cosa: io non so perché continui a cercare di capirvi - si arrende alzando le mani davanti a sé.

É ovvio che non mi capisca, lei non é stata presa in giro dal primo ragazzo che ha cominciato a piacerle dopo tanto tempo.

Comunque la discussione si chiude lì e decidiamo di ritornare dagli altri, per finire il resto della serata.

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