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Capitolo 10

Sulla soglia, un ragazzo dai capelli e barba rossi alza le mani in segno di difesa, non appena si rende conto che ci siamo anche noi e di averci interrotti.

- Scusate, volevo solo prendere una birra - si giustifica muovendo i primi passi verso il frigorifero. Lo apre e tira fuori una bottiglia dal vetro verde.

Vorrei che se ne andasse in fretta così che possiamo riprendere da dove abbiamo cominciato. È più di una settimana che aspetto il momento in cui le nostre labbra si sarebbero finalmente toccate.

Ma, sfortunatamente, Pel di carota, sembra volersela prendere con comodo, noto, mentre svita il tappo e si appoggia al bancone della cucina. Ci sorride maligno e prende un sorso del suo drink.

- Quanto ti ci è voluto? - chiede malizioso. Lo guardo confusa perché non capisco che cosa voglia dire con quella frase. Teo si irrigidisce vicino a me e la sua espressione diventa furiosa mentre rivolge il suo sguardo al rosso. Se gli sguardi potessero uccidere, quel ragazzo sarebbe così morto che neanche la squadra di CSI potrebbe risalire all'identità del suo cadavere.

- Sta zitto, Gia! - gli intima con tono rabbioso. Sussulto perché non mi sarei mai aspettata che potesse perdere la calma in questo modo.

Pel di carota, Gia, invece non sembra per niente intimidito. Quel suo orrendo sorriso si allarga ancora di più fino a diventare una risata aspra, che non mi piace per niente.

- Fammi capire - dice tra una risata e l'altra. - Non ci sei ancora riuscito?

- Riuscito a fare che cosa? - domando sospettosa a Teo. Ma dentro di me so già che la risposta non mi piacerà.

Lui mi guarda con espressione allarmata. Non mi risponde..

Allunga il braccio verso di me cercando toccarmi la guancia. - Vanessa.. - mormora.

Mi scosto di scatto. Le mie palpebre si stringono mentre riformulo la domanda scandendo bene ogni parola. - Riuscito a fare cosa?

- Vedi.. - comincia Gia dall'altro lato della cucina. Non mi ero nemmeno accorta che si fosse mosso per raggiungere la porta.

- Chiudi quella cazzo di bocca!

Teo lo minaccia di nuovo, ancora più furente. Il rosso prosegue divertito. -Abbiamo scommesso che entro stasera sarebbe riuscito a portarti a letto - prende un altro sorso di birra. - Ma sembra che il nostro grande Teo non ce l'abbia fatta - lo schernisce e continuando a ridere viscido, esce dalla cucina.

Sbatto le palpebre più volte mentre cerco di non far scendere le lacrime che cominciano ad affiorare dai miei occhi. - È la verità?

Teo impreca. - Vanessa..

- È la verità? - lo interrompo.

Non voglio le sue patetiche scuse, non mi interessano. Voglio solo sapere se è tutto vero. Se è vero che mi ha usata come oggetto di una scommessa e se volesse portarmi a letto per gioco.
Non scherzavo quando ho detto di detestare le persone che si comportano in questo modo.
E se lui ha fatto veramente questo, allora..

- Ti prego, ascoltami. Ho fatto quella stupida scommessa la sera della festa in spiaggia ma..

Scuoto la testa delusa. Non ci posso credere.

- Ma cosa? Mi hai conosciuta e hai cambiato idea? - gli chiedo ironica. - È questo che volevi dire?

- Si! Perché è stato realmente così! - esclama disperato. - Mi piaci sul serio, Vanessa. Non voglio che finisca in questo modo tra noi.

Dalle mie labbra non esce altro che una risata amara. - È proprio un peccato che per me sia appena finita. Non voglio vederti mai più, Teo.

Esco dalla cucina lasciandolo lì. Mi chiama. Non lo ascolto, non lo voglio più sentire la sua voce capace di dire solo bugie.

Le lacrime cominciano a scendere solcandomi le guance mentre muovo passi pesanti fuori da quella casa.

Vorrei che fosse solo un incubo.

Spalanco gli occhi.
Sono nella mia camera, nel mio letto.

Di nuovo, gemo nella mia testa.

Sono passate due settimane da quella sera. Due settimane che ho passato chiusa un casa tra stupidi film strappalacrime e gelati alla vaniglia.

L'ho sognato. Ho sognato di nuovo quel momento.
Il momento in cui scopro chi sia in realtà Matteo. E mi rendo di quanto sia stata stupida a lasciarmi andare con lui.
Chissà quante risate si è fatto ogni volta che siamo usciti insieme ed io mi sono mostrata disponibile. Guardandolo con occhi affascinati e ricambiando ogni suo bacio. Pensando a lui con uno sorriso ebete sulle labbra.

Ma perché non faccio altro che farmi piacere ragazzi che poi si rivelano degli stronzi?

Cerco di tornare a dormire ma il mio cervello non vuole disconnettersi, continuando a farmi rivivere quelle immagini.

Decido di andare nel letto di mia madre, ho bisogno di qualcuno accanto a me. Qualcuno che mi abbracci.
Apro lentamente la porta per cercare di non svegliarla e mi sdraio sul letto.

- Buonanotte, Tesoro - la sento sussurrare mentre mi accoccolo di più vicino a lei.

- Buonanotte - ricambio.
E, finalmente, chiudo gli occhi per dormire.

* * *

- Alzati immediatamente da questo letto!

Mugugno, sprofondando ancora di più il viso nel cuscino. Chiunque sia, farà meglio ad andarsene perché non ho la minima intenzione di alzarmi adesso.

- A mali estremi, estremi rimedi.

Due mani mi circondano la caviglia e due secondi dopo mi sento strattonare malamente. Il mio corpo viene trascinato giù dal letto fino a quando non mi ritrovo con il sedere a terra.

Apro un occhio, infastidita.
Martina se ne sta di fronte a me, mani sui fianchi ed espressione contrariata. Molto contrariata.

- Che diavolo stai facendo? - grida. Apro entrambi gli occhi e caccio uno sbadiglio.

- Dormendo? - borbotto sarcastica.

- Sai benissimo a cosa mi riferisco: non esci da questa casa da quando sono partita.

All'improvviso, esco dal mio stato di dormiveglia e riesco a fare mente locale.

È tornata. La mia migliore amica è tornata.

Lancio un gridolino estasiato e mi butto fra le sue braccia, completamente sveglia. - Mi sei mancata tanto!

- Sono stata via solo due settimane - minimizza lei ricambiando il mio abbraccio.

- Solo? Se non fossi tornata, sarei venuta a Londra e ti avrei riportata qui, tirandoti per un orecchio.

Ride divertita alla mia battuta.
- E come, in pigiama? - replica guardando scettica i miei pantaloncini sportivi e la mia canotta bianca. La sua espressione si fa seria. - Chiuderti in casa non è la soluzione.

Invece lo è. Se voglio evitare di incontrare lui o qualsiasi altra persona legata a lui.

- Ora noi due andremo in spiaggia. Niente obiezioni.

- No! - protesto istintivamente. Io sto benissimo qui, nel mio porto sicuro.

- Dico sul serio. Non puoi stare qui ad autocommiserarti!

Oh si invece, posso eccome. L'ho fatto per due settimane, ricordi?

- Va. a. cambiarti. Subito.

Due minuti dopo sono nel mio bagno. A volte sa essere davvero autoritaria!

Non mi guardo allo specchio da circa una settimana e Dio, sono conciata davvero male: ho gli occhi rossi, il segno delle pieghe del cuscino su entrambe le guance e due borse enormi sotto gli occhi.
In breve, è ora di ritornare ad essere una persona con una vita sociale.

Mi sciacquo la faccia e mi lavo i denti. Quindici minuti dopo, sono finalmente pronta. Il bikini bianco sotto un vestitino estivo che mi arriva a metà coscia.
Prendo anche i miei occhiali da sole e li indosso. Magari con questi la gente non mi riconoscerà.

A Clark Kent basta mettere un paio di occhiali da vista perché la gente non lo identifichi come Superman. Che cosa cambia?

- Possiamo andare - mormoro svogliata cominciando a scendere le scale.

Apro la porta e subito vengo accecata dalla luce del sole.

Okay, no. Ho cambiato idea.

Faccio per tornare indietro ma Martina, da dietro, mi spinge bruscamente in avanti. Che delicatezza!

- Andiamo!

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