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Fynn

- Dovresti smetterla di pensarci. -

- Lo so. -

- E anche di spegnere la sveglia solo per rimetterti a dormire. -

- Lo so. -

- E di lasciare scarpe e calzini sparsi per il corridoio. Oggi ci sono inciampata, per poco non mi rompevo qualcosa. -

- Lo so. -

- E visto che ci siamo, lasciami dire che dovresti proprio smetterla di andare a letto alle due di notte solo perchè devi leggere, ci credo che poi non riesci a svegliarti! Insomma, se vai a letto presto, poi puoi alzarti presto per farlo, no? L'unica cosa che cambia è che così eviti di fare tardi. -

- Senti, ma... Per caso c'è qualcosa che non va? Ti è successo qualcosa? -

- Eh? -

Replicò la ragazza voltandosi perplessa verso l'amico.
Si aspettava da parte sua l'ennesimo "lo so" e invece ecco che si sentiva porgere quella domanda.

- Dovrei essere io a farti questa domanda. -

Gli fece notare, mentre senza fermarsi si aggiustava la lunghezza delle bretelle dello zaino.

- Quando c'è qualcosa che non va, di solito diventi apprensiva con gli altri. -

Le spiegò subito Dominik, benchè in realtà lui fosse l'unico a rientrare in quel "gli altri".

- Sciocchezze. -

Replicò seccamente la sedicenne voltando il capo di fronte a sè, appena in tempo per vedere il semaforo dei pedoni rosso e fermarsi di scatto sul bordo del marciapiede.
Solo un istante dopo una macchina le sfrecciò davanti a una velocità ben poco legale e lei rimase ad osservare attonita di fronte a sè per alcuni secondi.

- Wow... Per un pelo. -

Sentì dire dal moro alle sue spalle.

Njemile annuì lievemente con il capo, ma non disse nulla.
Dominik aggrottò la fronte perplesso nel notare come avesse improvvisamente aumentato la stretta sul manico della sua cartellina, chiedendosi il perchè di un gesto del genere.

Solitamente riusciva a capire al volo a cosa Njemile stesse pensando, come se non stesse facendo altro che anticipare le mosse dei personaggi di un libro che aveva già letto e riletto innumerevoli volte, però ogni tanto capitava che ci fossero alcuni particolari -uno sguardo sviato, una smorfia inspiegabile, un singulto, un attimo di esitazione di troppo- che per lui erano a dir poco indecifrabili.

Anche se a prima vista Njemile poteva sembrare una persona misteriosa e molto complicata, in realtà ben presto il ragazzo aveva scoperto quanto fosse semplice.
Ma non semplice in senso dispregiativo.
Si trattava più di un semplice del tipo: "faccio questo per questo".
Raramente faceva qualcosa senza averci prima pensato almeno un paio di volte, ogni sua azione e ogni sua parola aveva sempre un significato ben preciso.

- Muoviti, è verde. -

Disse Njemile, distogliendolo dai suoi pensieri.

- Ehi, senti. - Esclamò lui affrettandosi per raggiungerla. - Volevo chiedertelo già ieri, ma poi me ne sono dimenticato. Com'è che oggi tuo padre tiene chiuso il negozio? -

- Magari perchè ha finalmente capito che con te che giri per quegli scaffali, sia il futuro dei suoi affari, sia quello dei suoi DVD è rovinato. Ti prego di non offenderti se oggi, passandoci davanti, scopri che invece è aperto. -

- Ehi! - Replicò lui stizzito. - Guarda che in due anni che lavoro lì, tuo padre mi ha richiamato solo una volta e per un problema da nulla! -

- Far crollare tutti gli scaffali in stile domino per te è un problema da nulla? -

Ribattè lei, soffocando a stento una risata al ricordo di quell' episodio.

- Ma è successo durante la prima settimana! - Provò a giustificarsi il moro. - Ancora dovevo ambientarmi... -

- È un negozio di noleggio DVD, Nick. A cosa diamine ti dovevi ambientare? -

- Beh, comunque sia andata, ti ricordo che tuo padre l'ha buttata sul ridere e mi ha subito dato una seconda possibilità. -

- Perchè gli fai pena, ovviamente. -

- Magari invece sei tu a fargli pena e per questo ha voluto evitare di mettersi in cattivi rapporti con il tuo unico amico. -

- Uh, questa era bella. -

Commentò lei sorridendo divertita.

- Modestamente, era da almeno un paio di mesi che me la tenevo pronta. -

Si vantò lui, sorridendo soddisfatto.

- A volte mi chiedo che gusto ci provi la gente a prenderti in giro, visto che lo fai già da solo. E anche discretamente bene, devo ammettere. -

Commentò lei annuendo un paio di volte, per poi interrompersi e scoppiare insieme all'amico in una fragorosa risata.

- Ma comunque, apparte gli scherzi... Perchè oggi il negozio è chiuso? -

Chiese Dominik alcuni istanti dopo, resosi finalmente conto di come Njemile fosse riuscita a sviare la questione.

La ragazza sbuffò di fronte all'insistenza del moro, ma alla fine si arrese e, puntando lo sguardo contro il marciapiede, parlò.

- Fynn è tornato. -

Lo disse tutto d'un fiato, così rapidamente che il sedicenne ci mise alcuni istanti per mettere insieme tutti i suoni e capire il vero significato di quelle parole.

Quando lo ebbe fatto, però, la sua reazione fu a dir poco esplosiva.

- Fynn!? - Esclamò, facendo sussultare la ragazza. - Ma è fantastico! Quand'è arrivato? Che dice? Rimarrà o è solo di passaggio? -

- Una cosa alla volta, Nick. - Lo interruppe lei ridacchiando. - È tornato solo questa notte, intorno all'una. Quando sono uscita stava ancora dormendo, ma appena tornerò da scuola ci spiegherà finalmente che fine ha fatto durante gli ultimi sei anni. -

- Sei... - Ripetè Dominik in un mormorio, non riuscendo quasi a credere che fosse passato così tanto tempo. - Quanti anni aveva? -

- Solo quindici. Ormai invece ne ha ventuno. È così strano... -

- Posso venire da te questa sera? -

- Vuoi conoscerlo? -

- Certo. Dopotutto di lui so solo quello che mi hai detto tu ma, senza offesa, non mi hai dato proprio l'impressione di essere una fonte particolarmente attendibile. Se mi avessi descritto il principe azzurro, avresti usato bene o male le stesse parole. -

- Esagerato. - Sbuffò lei alzando lo sguardo al cielo, per poi sorridere leggermente e aggiungere: - ...Ovviamente del principe azzurro avrei detto molto meno. -

Dominik scoppiò a ridere e per il resto del tragitto continuò ad osservare entusiasta il sorriso altrettanto eccitato di Njemile.
Quando lei era piccola, per esattezza dai sei ai dieci anni, le accadeva di frequente che i bambini della sua classe la ignorassero o prendessero in giro e in quelle occasioni era sempre stato Fynn, suo fratello, a correre in suo soccorso, proprio come un principe azzurro.
Njemile aveva sviluppato una vera e propria adorazione per suo fratello e la sua scomparsa improvvisa, quando lui aveva solo quindici anni e lei dieci, l'aveva a dir poco sconvolta, portandola a isolarsi e chiudersi in sè stessa ancora più di quanto già non fosse.

Dominik l'aveva conosciuta proprio in quel periodo, quasi un anno dopo la scomparsa di Fynn, ecco perché non aveva avuto modo di conoscerlo.
O almeno, fino ad allora.

- Magari questa sera no, abbiamo parecchie cose da raccontarci. - Disse Njemile, riprendendo il filo del discorso. - Ma forse questo fine settimana... -

- Sì, perfetto! -

Acconsentì subito lui.

Quindi, essendo ormai entrati nel cortile scolastico, si salutarono e, una volta entrati nell'edificio, si dovessero ognuno verso la propria classe.

Per tutto il resto della giornata, sia a scuola durante le lezioni, che a casa, il ragazzo si ritrovò spesso a pensare al fatto che fosse stata proprio una fortuna il fatto che Fynn fosse tornato. Sicuramente, pensava, lui sarebbe stato in grado di far scomparire una volta per tutte quel sottile velo di malinconia che di tanto in tanto scorgeva nello sguardo di Njemile.

Le cose, però, com'è naturale che sia, non vanno mai come si vorrebbe.

~

- Salve, risponde la segreteria telefonica di... -

Con un sospiro, il ragazzo mise fine alla chiamata e gettò il cellulare sul materasso.

Era da quattro giorni che non vedeva Njemile.

Non si era presentata a scuola e non rispondeva alle sue telefonate.
Ovviamente aveva provato ad andare direttamente a casa sua, ma in quelle occasioni si era sempre ritrovato davanti il signore o la signora Côté, i quali dal citofono gli avevano detto ogni singola volta di ripassare in un'altra occasione, dato che in quel momento Njemile era occupata a parlare con Fynn.

"Capisco che abbiano parecchie cose da raccontarsi, ma non è possibile che sia da quattro giorni che parlare ininterrottamente. Prima o poi la gola gli si dovrà pure seccare, no?".

Aveva pensato frustrato il ragazzo quando, solo un'ora prima, era stato mandato via a quel modo.

Quella che però un occhio esterno, come ad esempio sua nonna, avrebbe potuto interpretare come gelosia e senso di abbandono, in realtà altro non era che preoccupazione.

Già, vera e propria preoccupazione.

Perchè ogni volta che faceva una telefonata a vuoto o si affacciava nella classe della ragazza solo per vedere il suo banco deserto, nella mente di Dominik si riaffacciava l'immagine di Njemile come l'aveva vista cinque giorni prima, la mattina seguente alla sua riunione con il fratello.
L'ultima volta che l'aveva vista.

- Che vi ha detto? -

Le aveva chiesto lui, durante il tragitto verso casa.

- Oh, tante cose. È una storia davvero incredibile. - Gli aveva risposto la ragazza, evitando accuratamente di incrociare il suo sguardo. - Ma ti va se ne parliamo più tardi? -

In quel momento il suo sguardo era perso nel vuoto, quasi vacuo.
Perfino più indecifrabile e malinconico di quello che Dominik era stato solito vederle assumere durante i primi tempi della loro conoscenza, nel periodo in cui lei si ritrovava circa ogni cinque minuti a pensare al fratello e i bulli erano più agguerriti che mai.

- Ok, certo... - Le aveva risposto perplesso. - Ma per caso c'è qualcosa che non va? Con Fynn, intendo. -

- No, certo che no. - Gli aveva risposto atona, rivolgendogli un sorriso che gli aveva fatto accapponare la pelle. - A dopo! -

Aveva detto subito dopo, prima di affrettare il passo per entrare nel cortile scolastico, scomparendo nel giro di pochi istanti nella folla di studenti.

A ricreazione non era riuscito a trovarla e neanche all'uscita.
Da quel momento in poi non aveva più avuto sue notizie.

- Basta, così non può continuare. -

Sbuffò il ragazzo prima di scendere dal letto con un balzo e correre al piano di sotto per prendere cappotto e scarpe, deciso a non lasciare lo zerbino di casa Côté finchè non l'avessero fatto entrare.

Aveva appena aperto la porta d'ingresso di casa sua, però, quando per poco non si prese un colpo.

Lì, immobile sull'uscio, c'era...

- Njemile! - Esclamò Dominik abbracciandola di slancio. - Cos'è successo? Perchè non vieni più a scuola? Riguarda Fynn, vero? -

Non sentendo alcuna risposta, lentamente il ragazzo la lasciò andare, osservando con un misto di perplessità e preoccupazione i suoi occhi spenti e le sue labbra strette in una piccola linea sottile.
Nello stesso istante si rese conto di avere tutte le mani e i vestiti inzuppati e, sollevando nuovamente lo sguardo sull'amica, con stupore si rese conto del fatto che la ragazza fosse completamente fradicia.

- Njemile? - Chiamò, aggrottando la fronte perplesso. - Ma che ti è successo? -

A quel punto lei volse lentamente i suoi occhi di ghiaccio verso di lui e, dischiuse le sottili labbra scure, disse in poco più di un sussurro:

- Addio. -

Fu in quel momento che Dominik si risvegliò nel suo letto.

Si guardò intorno più volte, disorientato e preso dall'agitazione. In un primo momento quasi sperò di essersi sognato ogni cosa, dal ritorno di Fynn in poi, ma accendendo il suo cellulare per vedere data e ora, capì di essersi semplicemente addormentato dopo essere tornato dalla casa dell'amica.
Erano le dieci di notte.

Come aveva fatto anche nel suo sogno, subito il ragazzo si precipitò fuori di casa, trovando fortunatamente (o sfortunatamente, non avrebbe saputo dirlo) l'uscio di casa deserto.

Quando giunse nei pressi di casa Côté, la prima cosa che notò furono le sirene dell'ambulanza, mischiate in una cacofonia a dir poco assordante alle voci concitate dei presenti.

Per un istante smise di respirare e il suo cuore perse un battito.

- Cos'è successo? -

Neanche lui riuscì mai a capire come aveva fatto a giungere di fianco ai due coniugi, fatto sta che tutte le sue speranze andarono in frantumi nel momento in cui la donna, nel sentirsi porgere quella domanda, rivolse per un istante i suoi occhi ambrati su di lui e poi scoppiò in lacrime, gettandosi disperata tra le braccia del marito, benchè egli fosse sconvolto almeno quanto lei.

Fu solo chiedendo in giro che il ragazzo riuscì ad ottenere le due informazioni che gli servivano, una più terribile dell'altra: la prima era che Fynn non era affatto tornato a casa, mentre la seconda che quella sera, al loro rientro dal lavoro, Kayla e Samuel Côté avevano trovato la figlia in bagno, annegata nella vasca.
Sicuramente, avevano decretato di comune accordo medici e carabinieri, si era trattato di suicidio.

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