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9

Il fianco bruciava. C'era puzza di fumo e mi girava la testa. Eleonor aveva avuto la febbre alta. L'avevamo lasciata dalla nonna, mentre io volevo seguire i miei genitori per andare a comprare le medicine.
Il camion. Era apparso quasi dal nulla, travolgendoci.
"Meg...piccola"
Guardo mia madre che allunga una mano verso di me, toccando il mio viso.
"De-devi resistere."
"M-mamma..."
Poi rumori di passi. C'era qualcuno lì fuori?
"Ch-chiudi gli occhi." Non volevo.
"Fall-fallo per me."
Chiudo e canta la sua ninna nanna. La testa fa troppo male, e il dolore al fianco era insopportabile, ma ero stanca. Penso di essermi addormentata e poi, uno sparo.

Apro gli occhi e ansimo come se i polmoni avessero dimenticato a cosa servono.
Regolo il respiro e guardo il soffitto della stanza. Era un ricordo?
Questione più importante, com'ero arrivata a casa?
Avevo avuto un altro sogno?
Tocco la testa e la fitta di dolore e la presenza di un cerotto, constatavano che ero stata davvero presa dagli strozzini e sbattuta contro ad un muro.
Qualcuno ha persino cambiato i miei vestiti, e la cosa mi inquieta. Salvatore o meno, poteva anche risparmiarselo.
Scendo dal letto e vado in bagno per guardarmi allo specchio. La guancia è leggermente arrossata.
Stacco lentamente il cerotto, cercando di evitare di tirare i capelli. C'è un piccolo taglio, la ferita è anche sanata per quanto rossa. La copro e cerco di fare mente locale, dopo essere entrata sotto la doccia.
L'acqua calda lava il tocco dello strozzini, ma com'ero arrivata a casa? Qualcuno era entrato in quella cucina, e poi buio totale.
Chiudo l'acqua e fisso una goccia d'acqua scorrere lungo la parete.
Quando mi sono svegliata erano le quattro.
Eleonor è ancora da Taylor, ma sono talmente confusa.
Indosso l'accappatoio e vado in cucina. La casa è vuota, anche se penso che avrei dovuto accertarmene prima di entrare in bagno, ma ecco che qualcosa di nuovo è apparso.
Sul tavolino di fronte al divano c'è un tulipano, con tanto di biglietto allegato.
Sento il cuore in gola. Qualcuno era entrato liberamente in casa mia. Mi aveva spogliata, curata, e poi aveva avuto anche il pensiero di farmelo sapere.
In cosa diavolo mi stavo cacciando...
Prendo il fiore e il biglietto. C'era una leggera nota di fumo ad impregnare il pezzo di carta.
"A presto."
Cerco di restare calma, ma la mia mano trema leggermente.
Cazzo.
•••
Busso a Taylor intorno alle sette, dopo aver osato di più con il fondotinta e lasciato i capelli sciolti, nonostante il caldo.
Sono stata costretta anche ad indossare una canotta con il collo alto, che se pur di cotone, non è il massimo.
"Meg!" Eleonor mi salta addosso, e riesco a prenderla nonostante il dolore alla schiena. Trattengo l'espressione dolorante e le sorrido, baciandola sulla guancia.
"Hai fatto la brava?"
"Sempre, ma perché ieri non sei tornata?"
"Ho fatto tardi, mi dispiace."
Taylor si affaccia all'ingresso, e vengo letteralmente scannerizzata dalla vicina impicciona.
"Tutto bene Megan?"
"Alla grande, grazie per Eleonor, mi sdebiterò anche con te un giorno. Ora però dobbiamo andare o faremo tardi. Ceni da noi stasera? Mi fermo a prendere una pizza quando stacco al Bunny."
Sospira e annuisce, non mi crede, ma spero di essermela cavata.
Prendiamo il bus e faccio sedere Lele in braccio a me stavolta. Deve evitare di sforzare la schiena.
Avevo ricevuto cure mediche da un perfetto estraneo stalker, ma studiavo per diventare chirurgo, potevo curare da sola il mio corpo e sapevo ora cosa potevo fare o meno.
"Oggi ti vengo a prendere io."
"Davvero?" Sul suo viso appare un sorriso da stregatto.
"Si, poi andiamo trovare la nonna in ospedale."
"Possiamo fermarci a prendere dei fiori?"
"Va bene"
"E poi vorrei un gelato."
"Mmh Mmh"
"E andare al parco giochi." Scoppio a ridere. Trovo la sua eccitazione genuina, eppure so che dovrei esserne rattristata. Reagisce così perché vorrebbe passare più tempo con me.
Spero che questa sua innocenza, non scompaia con il passare degli anni. Voglio che la sua vita sia diversa da quella che sto affrontando io.
"Avrei le energie per fare tutto questo?"
"Si!" Rido alla sua adorabile determinazione.
"Va bene allora, però devi portarmi un bel voto al compitino di oggi, altrimenti niente gelato."
Mette il muso e le pizzico le guance riottenendo il suo sorriso.

La saluto all'ingresso e torno alla prossima fermata del bus quando, mentre aspetto guardando il telefono, mi ritrovo di fianco a me un altro tulipano.
Sussulto e mi alzo dalla panchina, fissando il fiore come se fosse maledetto.
No, no, no... quando...
Sono certa che vicino a me ci fosse una signora anziana, priva di tulipani. Parlava con il nipote e per sembrare meno invadente avevo messo le cuffie, ma come cazzo era possibile?
Ingoio a vuoto e appena arriva il mezzo salto sopra sedendomi in un posto vicino al finestrino, fissando ancora quel fiore.
Questa non è una coincidenza. E inizio ad avere seriamente paura.

Qualche ora prima...

Apro la porta dello studio medico con un calcio, avendo Megan tra le braccia, trovando Hide intendo ad estrarre una pallottola da un ragazzo che porta il nostro simbolo tatuato al fianco.
Un teschio attraversato da un serpente sanguinante.

"Merda Ice così mi costringerai a cambiare di nuovo la porta."
"Alza il culo e visita lei."
"Chiudo un attimo a questo."
"Ora Hide!"
Capisce dal mio sguardo che sarei disposto a uccidere quel tipo pur di dare la precedenza al mio canarino.
Gli dice di premere con la mano, la garza sulla ferita, per poi togliersi i guanti e lavarsi le mani.
Adagio Megan su un lettino.
"Da quanto ha perso i sensi?"
"Venti minuti. Ha sbattuto la testa."
Misura il battito e le vede le pupille degli occhi.
"Avrebbe bisogno di analisi più approfondite, dovrei controllare se ha un trauma cranico in corso o un emorragia."
"Non hai molto tempo doc. Ancora non deve sapere di questo."
"Chi diamine è questa donna Ice?"
"Dettagli che a te non interessano. Mettila in sesto e poi farò io."
Lo lascio solo con lei e vado nell'altra stanza per fumare una sigaretta. Sento il collo teso e le mani prudermi. Uccidere quei bastardi e bruciare il locale non era bastato per placare la mia rabbia.
Peccato che fossero in pochi a fare da guardia.
Aveva sofferto così tanto a causa loro.
Avrei voluto più tempo per torturarli, ma dovevo agire in fretta.
Quanto la volevo tra le mie braccia. Sarebbe stata al sicuro con me, più o meno. Potevo uccidere chiunque le facesse del male, ma penso che dopo vedrebbe anche me come un mostro.
Dovevo insinuarmi nella sua mente, anche se volevo dannatamente il suo corpo, ma mai quanto il suo cuore.
"Fatto?"
Esce, pulendosi le mani.
"I parametri sembrano apposto, ma ha bisogno di osservazione, almeno per la notte."
"La porto a casa."
"Mi hai sentito o parlo da solo?"
"Ci penso io a lei."
"Quanto vorrei ucciderti quando ti comporti così. Fai come cazzo ti pare, se va male, non osare darmi colpe."
Torna a curare il ragazzo e la riprendo tra le mie braccia, portandola a casa sua.

Prendo le chiavi dalla sua tasca, apro, cercando di non fare rumore, evitando di rendere nota la mia presenza ai vicini.
L'adagio sul letto e fa una smorfia.
La cambio mettendola solo una maglietta e la giro a pancia sotto, alleviandole il dolore.
La fisso dormire tutta la notte e alle prime luci dell'alba esco a prendere un fiore.
Scrivo un biglietto, come lei aveva fatto con me quella notte.
Le bacio la guancia, cercando ancora il suo profumo, la sua stanza ne è impregnato, ma non è mai abbastanza.
"Presto canarino, molto presto non potrai più volare. Ho così bisogno di te..."

Privacy ne abbiamo?😂
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Manu

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