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Ciao a tutti! Questo è il mio primo angolo lettore per questa nuova avventura. Vi ruberò poche righe.
È presto chiedervi cosa ne pensate, ma fatemi sapere più avanti.
Sono stata ferma un po' per diversi motivi, ma cercherò di riprendere anche perché personalmente leggere e scrivere sono valvole di sfogo a ciò che mi circonda nel quotidiano 😂. Spero che lascerete un cuoricino❤️
Da domani gli aggiornamenti verranno fatti a giorni alterni.
Buona lettura

Osservo quella foto e imprimo nella mia mente quei volto felici. L'unica salvata sul mio telefono della mia famiglia pochi giorni prima dell'incidente.
Un tir ci era venuto addosso, il guidatore era ubriaco ed era stato arrestato, ma io persi tutto.
A volte gli incubi mi tormentavano la notte, la voce di mia madre che cantava. Mi parlava, ma ogni volta che mi risveglio perdo quelle parole.
Erano ricordi forse, molto confusi e quando capitava, cedevo al lusso di aggrapparmi ancora a quella felicità persa. Una sorta di ricarica.
Ero così simile a lei fisicamente, stessi capelli e occhi, anche era più bassa rispetto alla le di oggi,mentre mia sorella sembrava la copia di nostro padre. Occhi marroni come la cioccolata calda d'inverno, e bionda come riccioli d'oro. Mi manca la piccola peste, ma domani sarò in viaggio per tornare a casa e non vedo l'ora di abbracciarla.

Le settimane che mancavano per la scadenza del contratto era andate abbastanza bene. Nella suite non ero più tornata, e per mia fortuna quel cliente dallo sguardo magnetico, aveva evitato di rapportarmi al direttore per la mia cordiale risposta.
Cercavo di non pensarci, ma con lo sguardo mi ero trovata a fissare i volti degli ospiti in cerca di quel verde e quel marrone, senza risultati.
Probabilmente volevo vederlo un'ultima volta, ma perché? Non ero talmente sciocca da sperare di diventare la prossima Julia Roberts in Pretty Woman, ma c'era qualcosa che mi attraeva, come ad una falena alla luce, anche se lui era tutt'altro che luminoso.
"Cinque minuti Megan"
L'albergo aveva organizzato una serata evento per concludere la stagione estiva. Certo avrebbero riaperto il mese successivo, ma a loro piaceva fare le cose in grande, potevano permetterselo.
Io sarei uscita tra poco, cantando alcuni pezzi famosi blues e contemporanei, e successivamente ci sarebbero stati spettacoli pirotecnici in piscina.
Il resto del personale invece aveva organizzato una festa per noi in un locale poco distante.
Sistemo le spalline dell'abito rosso. Scende aderente, e porta uno spacco generoso alla gamba destra. La schiena è di nuovo scoperta e stavolta raccolgo i capelli in una acconciatura morbida, esaltando il collo.

Riscaldo la voce e prendo il microfono entrando in sala .
"Buonasera, è con piacere che il Luxury Hotel ha organizzato quest'ultima serata insieme. Speriamo che il soggiorno sia stato piacevole, che i ricordi costruiti qui siano sempre con voi e con affetto speriamo di rivedervi per l'apertura a settembre. Vi invitiamo a preparare i costumi da bagno per dopo. Successivi ai fuochi d'artificio sarete accompagnati fino all'alba da un beach party in grande stile.
Ora con piacere canterò per voi, un'ultima volta. Vi auguro una piacevole serata."

[Dovrebbe esserci un GIF o un video qui. Aggiorna l'app ora per scoprirlo.]

Il pianoforte parte e chiudo gli occhi. Amo questa canzone.

Canto per ore, fino a quando i clienti sono invitati a dirigersi in piscina.
La sala si svuota e la fisso mentre sistemiamo il palco.
È piacevole esibirmi, ma lo è altrettanto il silenzio.
Ho fatto una bella stagione, e guadagnato abbastanza per permettermi di respirare un po' di più dagli strozzini.
Canticchio ancora, accompagnata dal rumore dei miei tacchi, mentre percorro il vialetto che porta agli alloggi dei dipendenti.
Sono esausta e ho male ai piedi, quindi i miei programmi sono quello di sprofondare nel letto e dormire fino alle sei, quando dovrò alzarmi per prendere l'aereo per Boston.
"Hai cantato magnificamente stanotte."
Sussulto e mi giro verso il mio interlocutore, il signore viscido del bancone.
"La ringrazio, ma dovrebbe godersi i fuochi d'artificio. Questa zona è riservata ai dipendenti."
"Io vorrei godermi altro in realtà, la tua compagnia."
Si avvicina e faccio un passo indietro, la voce è cadente, deve essere ubriaco.
"Penso ci sia di meglio per lei."
"Forse, ma adesso voglio te."
Scatta in avanti e lo scanso per poco, sollevando l'orlo dell'abito, dandomi alla fuga, difficile se porti i tacchi e sei stata in piedi per ore.
Ho il fiatone e mi sono disorientata, allontanandomi dal vialetto principale. Cerco di girare l'angolo che porta nei parcheggi, ma una mano mi afferra il polso, strattonandomi indietro.
Sbatto contro la parete e me lo ritrovo addosso.
Scalcio e gli graffio il viso, aumentando la sua rabbia.
Sento le sue mani sul mio corpo.
"Mi lasci andare! Fermo!" Gli pesto un piede con il tacco e in risposta alza il braccio per colpirmi. Chiudo gli occhi, ma lo schiaffo non arriva e il peso del suo corpo scompare.

Un'ombra lo colpisce con un pugno al viso. Barcolla e cerca di reagire, ma l'uomo arrivato in mio soccorso, lo sovrasta fisicamente. Afferra la sua mano e la torce dietro la sua schiena, fino a quando si sente il rumore delle ossa rotte. Urla, per poco, perché sbatte la sua testa contro il muro, crollando sul pavimento.
Ho il respiro ancora affannoso, e non riesco a collegare la testa con la bocca, e con il resto del corpo. Resto immobile , fin quando l'ombra si gira, rivelandosi per il cliente della suite.
"Stai bene?" L'adrenalina passa e sento le gambe deboli, tremo, e prima di rispondere devo mordermi il labbro.
"N-non è morto vero?" Dovrei accertarmene, studio per quello. Giurerò di curare i malati, che siano brave o cattive persone, ma sento ancora il tocco viscido su di me e desidero che soffra.
"Purtroppo no." Viene verso di me, e mi fissa negli occhi, prima di notare le unghie conficcate nel mio braccio. Poggia la mano sulla mia.
"Vieni con me." Faccio una ristata stizzita
"Dovrei essere al sicuro con lei?"
Sollevo il mento, al primo incontro non avevo notato quanto mi sovrastasse.
"Hai bisogno di allontanarti da qui, prendere aria fresca e forse bere qualcosa di pesante."
"Lei non finirà nei guai per quello che ha fatto?"
Accenna ad un sorriso, mostrando la fossetta a destra.
"Verrà qualcuno a ripulire."
Questo di certo non mi rende più tranquilla. Guardo quell'uomo ancora privo di sensi e sospinta per il fianco dal mio salvatore, vengo guidata verso una Bugatti nera. Apre lo sportello e torna a fissarmi, aspettando la mia mossa.
"Non ti sto costringendo a venire con me, se vuoi posso portarti ai tuoi alloggi, nessuno se la prenderà con te." Tutti se la prendono con me nella vita reale, forse sto avendo un incubo in questo momento, ma alla fine gli passo di fianco entrando nell'auto.
Chiude lo sportello e mi raggiunge.
Doveva essere una serata tranquilla. Avrei cantato, sarei tornata nella mia stanza e forse mi sarei concessa una passeggiata in spiaggia.
Essere inseguita da un maniaco ubriaco e salvata dal bel tenebroso era senz'altro un fuori programma.
"Non so nemmeno il suo nome."
Parte e una volta fuori sento di nuovo la sua voce.
"Malik, e puoi darmi del tu."
Mi prendo del tempo, indecisa se proseguire o meno la conversazione.
"Eviterei troppa confidenza, direi che lei sia più grande di me."
"Cosa te lo fa pensare?"
"Ho ventitré anni, lavoro e studio, ma prendo o mezzi pubblici e vivo in un piccolo appartamento. Lei se avesse più o meno la mia età dovrebbe essere senz'altro un ereditiero."
Accelera, sorpassando le auto, e afferro saldamente il mio sedile.
"Dammi del tu." Ignora il mio ragionamento e continua a correre, facendomi quasi dimenticare del tentato stupro.

Si ferma davanti ad un locale privato, il Red, almeno sono in tema.
Esce dall'auto e mi precede nell'aprire lo sportello, porgendoli la mano.
Lascia la chiave ad un ragazzo ed entriamo, saltando la lunga fila, sentendo l'invidia degli altri sulla pelle.
"Sarebbe bastato anche un kebab"
"Saresti stata in grado di mangiare qualcosa?"
No, la stretta allo stomaco era sempre presente, nonostante la corsa spericolata.
La musica è piacevole, del mio genere.

Ci sediamo al bancone e ordina per entrambi.
"Lei ha sempre il controllo su tutto?"
"Non tutto." Il suo sguardo è rivolto a me.
"Mi hanno abituato a non chiedere se voglio qualcosa."
"A me hanno abituato al contrario."
Il barista torna. Porge a me un cocktail penso alla fragola, e a Malik whiskey con ghiaccio.
"Ti sentì un po' meglio?"
"Io continuo a darle del lei, ma continua a darmi del tu."
"Rispondi alla domanda Megan."
Una strana sensazione si fa largo in me, quando sento il mio nome pronunciato con la sua voce.
Deve averlo memorizzato nelle sere in cui mo presentavano.
Sorseggio il cocktail, trovandolo piacevole, ma ci vado piano, avendo una scarsa tolleranza all'alcol.
"Ora mi da degli ordini?"
Si avvicina silenzioso, e sento le sue labbra sfiorarmi la spalla e salire verso il mio orecchio.
"Ho come la sensazione che non possa farlo con te."
È una frase con un sospeso, voleva aggiungere altro.
Tocca il polso, un po' arrossato per l'aggressione e una serie di brividi mi pervadono.
"Sto bene." Continua ad accarezzarmi, come se potessi rompermi da un momento all'altro.
"Menti. Nessuna donna lo sarebbe."
"Perché si preoccupa così tanto per me? È bipolare per caso? Quella mattina era più propenso a farmi incazzare e ora..."
"Vuoi ballare?"
"Lei continua a non ascoltarmi."
" Allora cambio. Balla con me Megan."
Questa è una pessima scelta, seguirlo lo è stata.
Avrei dovuto agire di logica. Denunciare quel porco, rinchiudermi in camera e sperare nell'arrivo del mattino, e invece mi ritrovavo a guardare la mano, con  un teschio in un fiore di loro, con la scritta death sulle nocche.
Chi era quest'uomo in realtà.

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