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28

Quando apro la porta mi ritrovo davanti ancora tutti gli uomini che occupavano la "sala operatoria".
Sono tutti preoccupati, tranne Knox che resta poggiato contro la parete opposta a me.
"È vivo, per ora, chiamate un medico qualificato e tenetelo d'occhio per la notte."
Uno di loro mi abbraccia, cogliendomi di sorpresa. "Grazie mille dottoressa"
Gli altri lo seguono nei ringraziamenti e rientrano nella stanza, lasciandomi sola con il loro capo, che mi osserva con un sorriso appena accennato.
"Ti piace il nuovo lavoro?"
Gli riservo il mio miglior sguardo di disprezzo. "Non lo farò mai più."
"Pensi di avere scelta?"
"Non puoi giocare così con la vita delle persone!"
Alzo la voce e quel sorriso sparisce. Afferra il mio polso e mi trascina fuori attraverso una porta che si affaccia in un vicolo dietro al ristorante.
Mi spinge contro al muro e poggia entrambe le mani ai lati della mia testa.
" Canarino, dimentichi sempre che con me non puoi rivolgerti come con chiunque?"
"Fanculo Knox! Cos'è hai paura che i tuoi dipendenti ti sentano e perdano il timore nei tuoi confronti?"
Una mano preme sulla mia gola e avvicina le labbra al mio orecchio.
"Megan, tu non sai di cosa sono capace." cerco di nascondere il brivido che la sua voce mi provoca ogni volta che dice il mio nome con quel tono. "E per il tuo bene, ti converrebbe restare ignara di questa mia parte, a meno che tu abbia qualche tendenza suicida o masochista, la situazione in quel caso diventerebbe interessante." Mordo il labbro inferiore e cerco di spingerlo con le mani al petto. "Ti prego, io non posso farlo." un verso trattiene al suo voce.
"Pregami ancora, ma dì il mio nome."
Quest'uomo, era malato, di me per giunta. Sarei riuscita davvero a levarmelo di torno a debito risarcito?
"Ti prego Malik, io non sono un chirurgo, non posso giocare con la vita delle persone in questo modo."
Lascia il collo e lo accarezza.
"Basta che non sbagli no?" il sangue si gela nelle vene. Davvero la vita degli altri è priva di valore? Lo spingo lontano. Sono esausta.
"Riportami a casa." 
Non riesco più a sopportare tutto questo. Sento lentamente strapparmi qualcosa dal petto. Pezzo dopo pezzo, cosa sta diventando?

Entriamo in macchina e stavolta non cerco di farlo parlare. Poggio la testa sul finestrino e chiudo gli occhi. Mi sembra che sia passata un'eternità da quando l'ho rincontrato in quel bar, in quell'albergo.
Senza rendermene conto mi appisolo, ma resto in un dormiveglia.
"Sarebbe tutto più semplice se solo ti abbandonassi a me canarino."
Resto con gli occhi chiusi. Se seguissi il suo volere probabilmente sarei davvero un canarino chiuso in gabbia e l'unico ad avere le chiavi sarebbe Malik.
Il tragitto è abbastanza breve, grazie allo scarso traffico. Sento la macchina fermarsi e riapro gli occhi. Faccio per scendere ma la mano di Knox mi blocca.
"Cosa vuoi ancora? Per oggi mi hai usato più che abbastanza."
"Usato dici?" Lo fisso e rido di scherno. "Useresti un altro termine per ciò che c'è tra noi?"
"Quindi c'è un noi"
"Dovresti cogliere anche le altre parole della frase."
"E tu dovresti cogliere questa occasione canarino."
"Quale occasione? Eh? Diventare il tuo medico in caso di sparatorie? Oppure la tua puttana."
"Non ti ho mai trattata come tale!" La presa diventa più salda e la paura inizia a stringere la mia gola.
"Lasciami. Mi fai male." Abbasso lo sguardo, ma me lo ritrovo ancora davanti. Quell'occhio chiaro, gela suo posto, mentre quello scuro riscalda, lasciandomi in un pericoloso equilibrio.
"Mi odi davvero così tanto?"
"Si..." accarezza il polso con il pollice .
"Va bene, sai si dice che il confine tra odio e amore è celato da un sottile velo..."
"Spero che io mi innamoro di te ?"
"Non lo spero, so che lo farai Megan."
Con uno strattone libero la mia mano, anche se è stato lui ad allentare la presa. Esco dal veicolo e a passo veloce salgo le scale fini ad arrivare al mio appartamento.
Il telefono vibra e vedo che si tratta del suo messaggio.
"Per quanto tu provi a scappare, finirai sempre tra le mie braccia Megan."
Sono tentata di sbattere il telefono contro al muro, ma non posso permettermi questo lusso.
Indosso la migliore delle mie maschere, e quando apro la porta vedo una testolina bionda sbucare da dietro il muro, prima di corrermi in contro e saltarmi addosso.
"Sorellona!" Ricambio l'abbraccio, come se fino a venti minuti fa non fossi impegnati a togliere una pallottola dal corpo di un uomo.
"Lele, tutto questo affetto perché ti sono mancata i perché hai fatto qualche casino?"
"Diffidente, io sono brava come un angioletto."
"Ma se urli persino quando dormi razza di monella."
Le faccio il solletico e ride fino alle lacrime, togliendomi dal cuore quel peso che mi si era formato.
"Meg sei tornata?" Stampo Lele in braccio, fin quando riuscirò a farlo, diventa sempre più una signorina e spero solo che non abbia mai la fase di ribellione.
"Taylor, grazie mille come sempre. Volevo passare in pasticceria  per comprarti i tuoi dolci preferiti, ma sono stata trattenuta a lavoro e ho fatto tardi."
Riesco a mentire così facilmente, che inizio ad avere paura di me stessa.
"Non devi preoccuparti Megan, lo faccio con piacere. Ti ho preparato anche qualcosa da mangiare con quello che c'era un frigo."
"Ti sei disturbata anche di farmi la cena? Dovrò svaligiare la pasticceria domani."
"Hahaha ti ripeto che non devi sentirti in obbligo con me. Ora vado, ci sentiamo domani."
"Ciao Tay!" Eleonor la saluta dopo essere sgusciata dalla mia presa e sospiro.
"Grazie ancora Taylor."
"Ringraziami ancora e ti picchio." Alzo le mani in segno di resa. Avere una vicina come lei ha alleviato in parte i miei problemi, ma tornando alla mia peste la trovo intenta a finire i compiti sul tavolino del salottino.
"Dove sei stata?"
"Da Trix, oggi poi ho avuto una giornata stressante e non vedo l'ora di buttarmi sotto le coperte, ma prima devo prepararmi per un esame quindi è probabile che mi sentirai imprecare."
Ride e giuro che devo registrarla così quando mi trovo in situazioni di merda avrei lei a risollevarmi il morale.

Peccato che ancora non sapevo cosa stesse per accadere. Espormi aveva dato la luce a qualcuno che agiva silenzioso nell'ombra e presto avrei capito ti essere davvero in trappola tra due realtà che non mi appartenevano.

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Manu

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