Prologo
Aveva paura. Una paura che molti avrebbero vagliato come irrazionale, inappropriata... priva di alcun fondamento etico.
"È solo una tappa della nostra esistenza". Così aveva esordito Larissa, la sua serva. Mentre le acconciava i ricci biondi e splendenti come l'oro più puro in un'elaborata conciatura, le aveva spiegato che doveva essere orgogliosa di quella sera, che quello era il suo momento. Un tale evento era obbligatorio nella vita di ogni giovane donna - sia di buona famiglia, sia di umili origini - che si riteneva per bene e che aveva preservato il proprio corpo per onorare l'uomo che l'avrebbe chiesta in sposa.
Il matrimonio; l'inizio di un nuovo ciclo, l'inizio di una nuova vita lontana dalle cure famigliari.
Un'elevazione sociale.
E allora perché si sentiva morire in quel momento?
Hesper trasse un sofferto respiro. Risucchiò l'aria tra i candidi denti regolari, ma quest'ultima sembrò non completare il proprio ciclo all'interno del suo casto e provato corpo. I polmoni incominciarono a bruciarle e fu scossa da brividi che le fecero tintinnare timidamente i bracciali e le cavigliere dorate che le decoravano gli arti. Chiuse gli occhi e si poggiò a una colonna per non perdere l'equilibrio. Non poteva farsi vedere debole. Non poteva permettere che la considerassero come della merce avariata.
Eppure dentro di lei lo sperava. Lo desiderava ardentemente.
Nascosta dietro le colonne del peristilio, Hesper strinse con forza il marmo fino a sbiancarsi le nocche. Non si rese conto di essersi morsa l'interno della guancia finché non avvertì il sapore del sangue sulla lingua. Quel gusto ferroso che conteneva in sé la vita le diede la forza di aprire nuovamente gli occhi.
Trattenendo un gemito, non poté fare a meno di spiare l'uomo che sarebbe presto diventato suo marito: un ricco mercante dalla pancia gonfia per il vino e un volto dimenticabile, che indossava più ori e ninnoli di quanti ne avesse mai portati lei in tutta la sua vita.
Karpos figlio di Criseo.
Ad Atene lo conoscevano tutti. Era uno degli uomini più ricchi della polis grazie alle sue rotte commerciali con Cirene, Naucrati e Bisanzio. Le sue merci valevano tutto l'oro che pesavano e portavano prosperità al commercio locale, oltre a stuzzicare l'appetito delle famiglie più abbienti. Ma se alla luce del globo trasportato dal dio Apollo veniva rispettato e trattato con riguardo, tutto si trasfigurava quando Nyx si protraeva sulla terra con il suo manto notturno e rivelava la natura predatoria dell'uomo. Karpos era insaziabile. Entrava e usciva dalle case di piacere, maltrattava i suoi schiavi e si diceva persino che partecipasse ai rituali dionisiaci. Non aveva scrupoli o sentimenti. Tutto ciò che lo caratterizzava non era nemmeno il suo fiuto per gli affari, ma la fame insaziabile che lo consumava. Una fame che, a quanto sembrava, si era accanita su di lei.
Il matrimonio era stato sancito per la prossima luna e con ciò il suo destino era stato deciso e vincolato. Quando suo padre l'aveva mandata a chiamare durante la cena con i suoi altolocati ospiti, Hesper aveva dovuto trattenere il suo stupore e la sua confusione. Tale invito era stato del tutto inaspettato. Non era mai stata convocata a partecipare a un tale evento, anzi, era sempre stata tenuta in disparte quando Leonte e gli altri politici si radunavano a discutere di affari. Ma nel momento in cui Larissa aveva fatto la sua comparsa nelle sue stanze con un nuovo peplo e gioielli tra le mani, Hesper aveva intuito che quella sera la portata principale del pasto sarebbe stata lei.
Ciò l'aveva angosciata. Non aveva mai avuto alcun pretendente a causa delle rigide regole del padre, che la teneva sotto un controllo ferreo che a fatica le permetteva di respirare. Ma poi, tutta la sua inquietudine e la sua curiosità soccombettero a un sentimento ancora più oscuro, mai provato prima, quando vide che nel posto riservato all'ospite d'onore era stravaccato Karpos, già in preda ai fumi del vino.
Il ricordo di ciò che era venuto in seguito era sfuocato nella sua mente, come se non potesse sopportarlo nonostante fosse avvenuto poco prima. Non era passata nemmeno un'ora da quando lei e il suo pretendente avevano terminato l'engyesis, la cerimonia che sanciva in modo definitivo il loro fidanzamento. Nemmeno un'ora da quando era stata venduta.
Oh, quanto avrebbe voluto morire in quel momento.
Hesper si costrinse a resistere al pianto e a soffocare il terrore che la ghermiva.
Aveva da poco compiuto sedici anni; sedici anni di vita passati nel gineceo, al sicuro dal mondo esterno, per poi condividere la stessa sorte del bestiame ed essere venduta al migliore offerente. Se quella poteva definirsi vita...
A quel pensiero, una rabbia cieca la travolse. Distolse lo sguardo e si voltò a osservare l'uomo accanto al suo promesso. Nonostante il banchetto si fosse protratto fino al cuore della notte, Leonte non sembrava minimamente provato da quei divertimenti, nonostante la sua matura età.
Politico di grande rilievo e filosofo dilettante, suo padre non era mai stato una figura su cui potesse far affidamento. In passato era stato spesso lontano o troppo impegnato nell'amministrare la polis per rimanere accanto alla famiglia, ma dopo la morte della sua amata moglie a causa di parto era cambiato. Se dapprima era un uomo vincolato anima e corpo nella sua vocazione, dopo quell'infausto giorno diventò freddo e scostante. E ciò segnò la vita di Hesper. Non solo era diventata orfana di madre, ma anche di padre e sorella di un fratello che non aveva mai emesso il suo primo vagito. Aveva solo otto anni. Non le era rimasto nessun altro al mondo se non Larissa. Tuttavia, non avrebbe mai ponderato che tutto l'odio accumulato in quegli anni potesse riversarsi fuori dalle crepe del suo cuore in un istante, avvelenandola. Bruciava e la consumava.
La risata sganasciante del suo promesso sposo le risuonò alle orecchie come uno dei suoni più disgustosi al mondo. Strinse tra le dita il peplo immacolato, sentendo la stoffa lacerarsi sotto la pressione delle sue unghie. Non si mosse.
«Hesper, vieni.»
La voce di suo padre era calma, controllata, come se tutto quello che era accaduto nelle ultime ore non avesse alcuna rilevanza.
Senza aver potere sul proprio corpo, i piedi di Hesper si mossero da soli, dirigendosi verso l'origine di quell'ordine. Si sforzò di sembrare pacata e controllata, di sorridere, ma non appena incrociò di nuovo lo sguardo del suo promesso, la corroborante forza che le aveva infiammato le viscere si dissolse.
Furono gli occhi di Karpos a raggelarla non appena mise piede nella sala. Si posarono sul suo acerbo corpo, accarezzando languidamente ogni lieve curva celata dal peplo, indugiando sui boccoli biondi per poi spostarsi sul suo viso. Si leccò le labbra. Per un breve quanto lungo istante, Hesper fu sul punto di vomitare nonostante non avesse toccato cibo.
«È incredibile, mia adorata. La vostra bellezza farebbe persino ingelosire Afrodite. Diventate sempre più bella ogni volta che i miei occhi vi scorgono.»
Leonte lo ammonì con uno sguardo tagliente, ma Karpos non sembrava preoccupato per quella blasfemia. Era ancora concentrato su di lei e Hesper dovette sforzarsi di non scappare come un giovane cervo. Non dubitava che fosse la sincerità degli ubriachi a parlare, dato che, se l'uomo fosse stato sobrio, avrebbe malvisto il pallore del suo viso e le sue labbra secche martoriate dai morsi.
«Hesper, mia cara. Saluta il tuo promesso prima di coricarti. I prossimi giorni saranno molto impegnativi per entrambi» esordì suo padre.
Hesper trattenne a stento la lingua.
«Ma certo, padre mio.» Fece una riverenza a Karpos, stando bene attenta a trovarsi fuori dalla portata delle sue unte e grosse mani. «A presto mio diletto. Che gli dei veglino su di voi.» E su di me, facendomi diventare vedova ancora prima della celebrazione.
Karpos scoppiò a ridere. «Ma com'è graziosa la mia sposa. Non vedo l'ora di condividere con lei la mia casa, il mio nome, il mio letto...»
Hesper deglutì sonoramente nell'udire tale constatazione e trattenne le lacrime nel sentire in bocca il bruciore del reflusso acido. Finalmente libera dai suoi obblighi, ritornò nella sua camera con movimenti meccanici e bruschi.
Sulla soglia, Larissa l'aspettava.
Non oltrepassò nemmeno il varco che scoppiò in lacrime. Gettandosi tra le braccia della serva, capì che nemmeno lei, che per tanti anni era stata il suo punto di riferimento, avrebbe potuto salvarla.
Per Hesper, i giorni che seguirono non furono altro che un brutto sogno. Per quanto pregasse Ipno e suo figlio Morfeo, sapeva che non sarebbe mai riuscita a risvegliarsi. Ormai era sola. Sola contro un destino infausto che era caduto su di lei come una punizione divina. Aveva fatto qualcosa di male? Non aveva onorato abbastanza suo padre? Non aveva portato sufficienti offerte al tempio? Non lo sapeva.
Trascorse la proaulia con Larissa e alcune figlie degli amici del padre, invitate da quest'ultimo. Per lei, quei volti sconosciuti non significavano nulla. In preda a uno stato di torpore, lasciò la sua fidata serva a occuparsi della maggior parte delle offerte.
Ma poi accadde.
Il risveglio avvenne nel giorno del gamos. Prima ancora di rendersene conto, Hesper si ridestò al tempio mentre il rito era in pieno svolgimento. Ciò la lasciò frastornata, in balia della realtà che fino a quel momento le era parsa nebulosa, lontana. Calde lacrime le scesero sul viso, accarezzandole le guance arrossate sotto lo sguardo sbigottito dei presenti.
Leonte aveva sbrigativamente liquidato il fatto, affermando che si trattava dell'espressione della sua massima felicità. Lei però non commentò, né si prestò ad asciugarsi il volto o a ricomporsi. Tutti i presenti dovevano sapere la verità; che lei era stata venduta e che quello che stava per sposare non sarebbe mai stato davvero suo marito, ma il suo carceriere.
Tale ruolo divenne definitivo durante la prima notte di nozze.
Nemmeno Larissa avrebbe potuto aiutarla.
Sola con la presenza di Karpos che incombeva su di lei, Hesper perse molte cose. La sua speranza, la sua gioia, la sua verginità.
Mentre l'uomo, ubriaco e fuori di sé, depredava il suo corpo lasciandolo inerte e vuoto tra le ricche coltri di seta, la mente di Hesper incominciò a vagare lontana e si fece una promessa.
Un giorno avrebbe riempito la voragine che si era aperta dentro di lei con la vendetta.
Glossario:
- Peristilio: cortile circondato da porticati come quelli della parte centrale delle case greche e poi delle romane.
- Engyesis: accordo matrimoniale stipulato come una convenzione orale, ma solenne. I due contraenti si scambiavano una stretta di mano e qualche frase rituale molto semplice.
- Gineceo: zona interna della casa, riservata alle donne e ai bambini.
- Proaulia: ultimi giorni in cui la futura sposa passava a casa della madre, duranti i quali venivano fatte offerte.
- Gamos: il giorno del matrimonio, costituito da una serie di celebrazioni che riguardavano il trasferimento della sposa nella casa del marito.
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