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Il ritorno del soldato



Quattro anni dopo...




C'era un gran fermento nell'aria.

Hesper continuava a impartire ordini ai servitori con una maschera austera sul viso, trovando il più piccolo difetto ogni qualvolta se ne presentava l'occasione. I fiori non erano freschi, le decorazioni non erano esposte secondo il suo volere, i mosaici non erano lucenti, le pietanze erano troppo cotte oppure insipide. La sua parola era legge e nessuno dei servi che correvano di qua e di là per le stanze del palazzo osava emettere un fiato. Si limitavano a tenere la testa bassa e a servirla al meglio delle loro possibilità.

Hesper, la fredda e bellissima padrona di casa, era del tutto conscia di ciò che avrebbe significato non rispettare i propri standard. Da quando era diventata la moglie di Karpos, aveva combattuto con le unghie e con i denti per ottenere una posizione privilegiata e, nel mentre, il suo corpo era sbocciato. Karpos si vantava di avere la moglie più bella di tutta la Grecia, una moglie che avrebbe fatto impallidire persino Elena di Troia, e lei permetteva quelle lodi senza alcun disagio. Preferiva essere esposta come un trofeo in bella vista, dove i suoi occhi avrebbero potuto studiare e carpire ciò che stava avvenendo attorno a lei, piuttosto che essere rilegata nelle sue stanze come quando abitava ancora con Leonte, il padre che aveva rinnegato il giorno stesso del matrimonio.

Ma per quanto la sua anima anelasse la perfezione, dopo pochi mesi di matrimonio una macchia indelebile aveva rischiato di rovinare sul nascere ogni suo progetto. E tale imperfezione in quel momento stava correndo a perdifiato verso di lei, fino a circondarle le gambe con le piccole braccia.

«Hesper!» esclamò gaio il bambino, osservandola con i suoi grandi occhi scuri.

Dovette trattenere una smorfia disgustata. Respingendo l'impulso di liberarsi dalla sua presa, gli passò una mano sulla matassa di morbidi boccoli che gli incoronava il viso paffuto. Il bambino gongolò, felice di quelle attenzioni, non immaginando nemmeno lontanamente l'odio che la sua matrigna covava per lui.

Makari era stato concepito da quel maiale di Karpos due anni prima del loro incontro con una prostituta, la quale, una volta rivelata la paternità, era stata ricompensata adeguatamente per il servigio reso alla famiglia dell'uomo e per tacere sull'accaduto. Il giorno in cui il piccolo fu consegnato sulla loro soglia, Karpos lo aveva degnato quel tanto che bastava per valutarne la bellezza e la salute. Dopodiché l'aveva immediatamente messo sotto le sue cure ed essendo la padrona di casa Hesper non aveva potuto rifiutare tale compito. Compito che venne presto assegnato alle sue serve. Quel bambino le ricordava ogni giorno che la sua reputazione era ormai compromessa. L'unica soluzione sarebbe stata quella di concepire lei stessa un erede maschio per il marito, ma tale pensiero le faceva venire puntualmente la nausea.

«Makari, quante volte ti ho detto di non uscire dalle tue stanze quando sono in atto i preparativi per la cena?» domandò fredda.

Il bambino mise il broncio. «Mi annoiavo! Volevo uscire e vedere se zio Stelios era già arrivato.»

«Perdonatelo, mia signora. Abbiamo finito la lezione e ho pensato che...»

Hesper distolse lo sguardo da Makari. Nikolaos, il precettore che aveva assunto un anno prima per occuparsi dell'educazione del bambino, si stava avvicinando con calma verso di loro. A causa della reputazione di Karpos, erano molti i maestri che avevano espresso il loro desiderio di insegnare al piccolo la filosofia e le scienze umane, ma la scelta di Hesper era ricaduta su quel giovane. Aveva sperato che, a causa dell'età e dell'inesperienza, si sarebbe rivelato un inetto su cui riversare la propria frustrazione. Invece, Nikolaos, figlio di Melia, aveva dato prova di essere un elemento prezioso. Inoltre, aveva la compiacenza di non incrociare mai il suo sguardo, dimostrando di sapere quale fosse il posto che gli spettava.

Hesper gli rivolse un'occhiata seccata. «Non mi ricordo di averti ingaggiato per pensare a come divertire il bambino. Siamo in ritardo con i preparativi e rischierebbe di farsi male andando in giro.» In realtà la sua preoccupazione principale era che non infastidisse i servi. Trattenne a stento un sospiro nell'accorgersi dello sguardo supplicante di Makari e alla fine dovette trovare un compromesso per levarselo di torno. «Portalo in cucina. Probabilmente Larissa troverà qualcosa con cui tenerlo occupato.»

Nikolaos rivolse un timido sorriso al piccolo, spronandolo a seguire l'ordine della matrigna. Makari lanciò un urlo di gioia e si mise a trottare per i corridoi affollati con grande disapprovazione di Hesper. Il precettore le rivolse un inchino prima di congedarsi per raggiungerlo, una riverenza che lei liquidò con un gesto della mano.

Già, erano tutti ansiosi di rivedere Stelios, sebbene il compito di preparare il banchetto in onore del suo ritorno era spettato a lei. Fratello minore di Karpos, aveva deciso d'inseguire la carriera militare, venendo meno alle aspettative della famiglia. Diseredato a causa delle controversie con il padre, si era dedicato anima e corpo alla difesa della polis, fino a diventare un grande generale, rispettato e amato da tutti. Dopo aver viaggiato in lungo e in largo per il mondo conosciuto, aveva deciso di ritornare in patria per riallacciare il rapporto con l'uomo che l'aveva cresciuto, ormai in punto di morte, in modo da adempiere alle sue ultime volontà.

Non avendolo mai conosciuto, Hesper si basava sulle storie che aveva sentito sul suo conto per farsi un'idea della sua persona, così diversa dal suo sposo. Eppure, il pensiero di avere un altro uomo che condivideva il sangue di Karpos per i corridoi del palazzo le faceva torcere le viscere.

«Mia signora?»

La voce di una giovane serva la richiamò dai suoi pensieri. Voltandosi, osservò di sottecchi la ragazzina che chinò prontamente il capo.

«I preparativi sono stati ultimati. Larissa ha portato il resto nelle vostre stanze come da voi richiesto.»

«Molto bene. Puoi tornare alle tue occupazioni» disse senza alcuna emozione.

La serva le rivolse una riverenza e se ne andò. Hesper osservò ancora per qualche istante i dintorni per poi procedere rapida e leggera verso la zona a lei dedicata. Non aveva ancora oltrepassato la soglia che l'odore delle pietanze da lei scartate in precedenza le riempì le narici, riaprendo il vuoto che la sua anima doveva sopportare ogni giorno.

Barricandosi all'interno in modo che nessuno, in particolare Makari, potesse disturbarla, Hesper si diresse verso il basso tavolino dove un vasto assortimento di cereali, formaggi, verdura e pesce fresco erano accompagnati dal kykeon, un composto che Larissa le preparava con acqua, farina, miele e menta. Senza sprecare altro tempo, vi si buttò ferocemente, incurante dell'aspetto selvaggio che aveva assunto. E più mangiava, più la sensazione del vuoto incolmabile dentro di lei si affievoliva, dandole la falsa speranza che, prima o poi, non avrebbe più provato alcun dolore.




Stelios fece la sua apparizione al tramonto. In piedi davanti all'ingresso della loro abitazione e alle spalle di Karpos, Hesper tentò più volte di acquietare la sua espressione. Larissa aveva compiuto come sempre un lavoro sublime. Dopo aver ripulito le sue stanze e averle preparato un bagno profumato, l'aveva vestita con ricche vesti e truccata fino a renderla più splendente dei gioielli che la decoravano. Persino alcuni servi avevano osato guardarla intensamente mentre si apprestava ad accogliere i suoi ospiti, incuranti di poter essere puniti per la loro insolenza. Era il risultato che sperava, ma nonostante ciò non riusciva a tranquillizzarsi. Di fianco a lei, Makari continuava a saltellare sul posto, impaziente di conoscere lo zio di cui aveva sentito così tanto parlare.

Lo scalpito degli zoccoli che si avvicinavano alla proprietà la colse alla sprovvista. Fu quando alzò lo sguardo che lo vide per la prima volta. Magnifico nella sua panoplia, Stelios scese dalla cavalcatura con un movimento fluido, imitato dai soldati che l'avevano accompagnato quella sera. A quella vista, Hesper dovette mordersi il labbro per contenere la sua sorpresa. Se Karpos era basso e grasso, Stelios era alto e slanciato; i muscoli frementi e tesi grazie all'addestramento e alle battaglie in cui aveva combattuto. Persino il suo viso era affilato e regale, i tratti marcati. La linea di sangue che condivideva con il fratello si poteva ammirare dal taglio degli occhi scuri e dai corti capelli bruni. Senza accorgersene, Hesper aveva trattenuto il fiato. Stelios era stato benedetto dagli dei, al punto da reincarnare gli attributi di Ares nella sua persona.

«Stelios, fratello mio!» Karpos zampettò ad abbracciarlo, e lui ricambiò la sua presa con ilare curiosità.

«Karpos! Non ti ricordavo così grasso. Devo dire che la vita da nababbo ti dona molto» ridacchiò il generale con voce profonda, dandogli una pacca sulla spalla così forte da farlo quasi cadere. Quando alzò lo sguardo verso il piccolo corteo che era uscito a dargli il benvenuto, la sua attenzione si puntò su di lei come un falco. Le sue pupille si allargarono e ci mise un momento a ricomporsi.

«E così è lei, la famosa moglie di cui vai tanto fiero. Pensavo che le storie che giravano sul suo conto fossero esagerate, ma ora rimpiango la mia diffidenza. Se il mio scetticismo non mi avesse annebbiato la ragione, sarei venuto a trovarti prima per ammirare il raro gioiello che nascondi nella tua dimora.»

Karpos non sembrò offeso da quella rivelazione e si limitò a sganasciare come al suo solito. «Oh, è non è solo bella. Ha anche un buon occhio per gli affari. Ormai non devo nemmeno preoccuparmi di intrattenere i miei fornitori. È capace di tenerli a bada come se fossero degli agnellini indifesi.»

A quel punto Stelios le si era avvicinato così tanto che Hesper poté percepire il suo odore; un miscuglio di sudore, calore e una nota speziata che non riconobbe. Rimase immobile quando l'uomo le prese una mano in segno di saluto. Si concesse un istante per osservare il contrasto tra di loro: la sue piccole e pallide dita intrappolate nelle sue, callose e scure per il tempo trascorso all'aria aperta.

«Una così splendida donna che possiede pure un fine intelletto. Sei davvero un uomo fortunato» constatò il generale rivolto al fratello, nonostante i suoi occhi fossero incatenati ai suoi.

«Non sono degna di tutte queste lusinghe» mormorò Hesper. «Ogni buona moglie che si rispetti sa come amministrare il patrimonio del proprio marito» proferì in un soffio, sforzandosi di sorridere docile. «Io mi limito a rispettare tale compito e a consigliarlo su quali rari artefatti tenere per la sua collezione.»

«Sempre colma di contegno e umiltà la mia bella moglie. Gli dei non potevano farmi dono più gradito» chiosò Karpos, per poi distogliere l'attenzione di Stelios da lei con la scusa di Makari, ormai fremente e desideroso di ascoltare le storie di guerra che quell'uomo aveva da offrirgli.

Hesper ringraziò per quell'attimo di respiro, sentendo il cuore batterle con forza nel petto. Una volta finiti i convenevoli, che le diedero il tempo di ricomporsi e di non essere al centro dell'attenzione, si apprestò a far accomodare i suoi ospiti nella suntuosa sala da pranzo e di far servire la prima portata.




Il banchetto si protrasse fino a tarda notte, mettendo a dura prova la resistenza di Hesper. Giocherellò col cibo, cercando di trattenere i suoi impulsi alla vista delle suntuose pietanze che aveva costretto i servi a cucinare per tutto il giorno. Tali prelibatezze avrebbero potuto essere un affronto verso i ceti più poveri a causa del raccolto magro di quella stagione, ma non le interessava granché. Tutta quella ricchezza non era altro che un pretesto per soddisfare i suoi appetiti e quelli del marito. Per quanto riguardava il loro ospite, sembrava avere un altro tipo di desiderio.

Per tutta la durata della cena, quando non era impegnato ad assecondare il fratello o a intrattenere il nipote, lo sguardo di Stelios era rimasto concentrato su di lei. Hesper non aveva preso tale insolenza come un'offesa. Sapeva bene quale effetto provocava negli uomini e sapeva come gestirlo. O almeno era così che credeva fino a quel momento. Inoltre, dovette contenere il suo fastidio nell'accorgersi anche Nikolaos aveva notato quegli sguardi roventi. Appariva come l'unico a non aver preso in simpatia Stelios, forse per le loro diverse vedute di vita; l'intellettuale e il guerriero. Quasi si strozzò quando l'uomo raccontò a Makari i dettagli cruenti di alcune sue battaglie, ma il bambino ne parve affascinato, forse non consapevole della gravità di quelle azioni.

Per quello che la riguardava, nonostante la differenza d'età, le risultava difficile credere che non fosse quel soldato l'erede della famiglia Criseo. Sapeva come muoversi, come incantare chi lo circondava ed emanava un'aura austera che esigeva il rispetto che meritava. Avrebbe intimidito persino l'avversario più agguerrito e per un attimo Hesper si concesse d'immaginare come sarebbe stata la sua vita se al posto di Karpos ci fosse stato il fratello.

Tali illusioni risultarono spente e acerbe, essendo a conoscenza del motivo per cui Stelios era rientrato in città. Secondo le ultime volontà del padre, avrebbe dovuto convolare a nozze con una giovane nobile che Hesper aveva già incontrato durante le panatenee; una ragazza silenziosa e cagionevole che probabilmente avrebbe mal servito un uomo come lui; troppo diversi sia di carattere sia d'ambizioni.

Perché ormai conosceva ciò che un uomo anelava con ogni parte del suo corpo e della sua anima.

Infatti, quando Hesper ritornò nelle sue stanze, separate da quelle del marito per dare a entrambi la loro intimità, non si stupì di trovare Stelios ad aspettarla.





Glossario:

- Kykeon: bevanda composta che costituiva anche un pasto.

- Panoplia: il complesso delle varie parti dell'armatura.

- Panatenee: la maggiore festa civile e religiosa dell'antica Atene, celebrata nei mesi di luglio-agosto in onore di Atena Poliade.

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