Eros e Thanatos
L'ora ormai era tarda.
Seduta nelle sue stanze, Hesper si stiracchiò sui cuscini, incurante della propria nudità. Il suo corpo riluceva timido alla luce delle lampade a causa degli oli profumati con i quali si era cosparsa. Voltando lo sguardo, si incupì nel constatare che del banchetto per lei preparato era rimasto ben poco. Si sporse ad afferrare una delle ultime olive contenute in una ciotola. Nonostante avesse soddisfatto alcuni dei suoi appetiti, non si sentiva ancora sazia. Avrebbe voluto richiedere altre cibarie, disturbando così il riposo dei servi, ma non aveva la forza di distogliere lo sguardo dalla carnale danza che stava avvenendo davanti a lei.
Stelios aveva bloccato Nikolaos contro il suo petto nudo, costringendolo a inclinare il capo verso di lui in modo da soggiogarlo con un bacio famelico. Nel mentre di quelle effusioni, il soldato stava sollazzando pigramente la virilità del giovane, stringendola in una delle sue grandi mani.
Quei gemiti, accompagnati da blasfemie, la fecero sorridere mentre masticava con gusto il frutto.
Era passata più di una settimana da quel primo incontro e l'equilibrio che si era creato tra loro non si era ancora spezzato. Né aveva insospettito il padrone di casa, in quel momento lontano per un "viaggio d'affari". Malgrado le precauzioni che Hesper era solita usare, distrarre Karpos su ciò che avveniva all'interno della sua proprietà non era affatto complicato; bastavano le sue visite alle case di piacere e il buon vino per renderlo malleabile come la creta.
Tuttavia, c'erano state delle prime difficoltà. Non era stato semplice per Nikolaos abbandonarsi a quei piaceri perversi. Più volte era stato sul punto di rifiutare e redimersi, travolto dai sensi di colpa, ma alla fine aveva abbracciato con tutto se stesso quello stesso peccato che aveva giurato di abbandonare. E una parte di Hesper era grata di questo. Avrebbe reso tutto più semplice.
Sospirando, districò le gambe accavallate. Lasciò scivolare una mano tra le cosce, accarezzando la sua femminilità con lentezza mentre il suo sguardo vagava ancora tra i due uomini davanti a lei. Stelios si accorse della sua mossa e le rivolse un sorriso ferino.
«Credo che la tua padrona si stia annoiando» esclamò, lasciando andare Stelios. Il giovane emise un gemito di protesta, ma non appena Hesper aprì le braccia per accoglierlo, Nikolaos vi si buttò come un bambino in cerca di attenzioni. Si scambiarono un bacio appassionato; se Stelios si era rivelato un amante affamato e facinoroso, capace di farla tremare da capo a piedi per il piacere brutale che le procurava, Nikolaos era l'esatto opposto. Dolce, delicato, di una grazia reverenziale. Le sue labbra e le sue mani presero ad accarezzarla e a venerare il suo corpo nudo, provocandole caldi brividi lungo le membra. Lo guidò fin dove desiderava e, quando la lingua del giovane iniziò a lappare il suo sesso come il cane fedele che era, Hesper inclinò all'indietro il capo e si lasciò andare a un sospiro soddisfatto.
Socchiuse gli occhi, osservando Stelios avvicinarsi a lei per superarla e andare verso le cibarie. Si chinò ad afferrare un'oliva e se la rigirò tra le dita, per poi rivolgerle uno sguardo divertito. Se la mise in bocca ma, invece di porgergliela come aveva pensato, si tirò indietro all'ultimo, gustando quel frutto per conto suo. Lo fulminò con lo sguardo e l'uomo scoppiò a ridere.
«Sei proprio un'ingorda...»
Prima che potesse ribattere, Stelios si protrasse verso di lei e la baciò selvaggiamente, il gusto salato dell'oliva le pizzicò la lingua. Le mani del soldato corsero a strizzarle e a stuzzicarle il seno, pizzicandole i capezzoli turgidi fino a farle male. Gemendo, Hesper si ritrovò a contorcersi sulla sedia, spronando così Nikolaos ad aumentare il ritmo. Le succhiò e leccò la pelle umida e sensibile fino a farla gemere ad alta voce, ma prima che potesse arrivare all'apice, Stelios bloccò il ragazzo, allontanandolo da lei.
Non ebbe nemmeno il tempo di replicare; l'uomo la sollevò di peso e la portò verso il letto, dove la lasciò cadere a carponi. Fece cenno a Nikolaos di avvicinarsi, dopodiché iniziò a massaggiarle le natiche. Intinse le dita nei suoi umori e iniziò a lubrificarle il punto nascosto tra i suoi glutei, per poi penetrarla con un dito.
«Chi sarebbe l'ingordo adesso?» sospirò Hesper, tentando di sembrare seccata.
«Non ero io a lamentarsi le altre volte.»
In tutta risposta lei sbuffò, concentrandosi sul filosofo che si era disteso al suo fianco. Nikolaos la issò sopra di sé e Hesper fu lieta di accogliere la sua erezione palpitante dentro di lei. Incominciò a muoversi piano, mentre Stelios continuava a prepararla. Quando la reputò pronta, le agguantò i fianchi per metterla in una posizione ideale e la penetrò da dietro senza esitazione, facendola urlare.
In mezzo a due fuochi, Hesper si sentì finalmente piena. Il vuoto dentro di lei, in parte colmato dal cibo, scomparve, lasciandole una sensazione di pieno appagamento. Il suo corpo si tese, si modellò, assecondò le spinte dei due uomini che la stavano possedendo fino a trovare il ritmo giusto. Ogni suo muscolo fremeva mentre il filosofo le palpava il seno e il guerriero le lasciava una scia di baci e morsi sul collo. Come un unico corpo, si mossero in sintonia, fino a raggiungere l'apice del piacere. Stelios soffocò il ruggito primordiale che gli salì alla gola nella sua bocca, bevendo le sue urla, mentre Nikolaos s'inarcò sul letto, stringendo le coltri così forte da correre il rischio di spezzarle.
Ansanti e appagati, si ritrovarono a giacere insieme in un intreccio di arti indistinto. Una volta ripreso il controllo del proprio corpo, Hesper si sporse a baciare entrambi, sapendo che ben presto sarebbero ritornati nelle loro stanze. Il primo ad alzarsi fu Nikolaos. Recuperò senza alcuna fretta la sua tunica e la indossò continuando a mantenere il suo sguardo su di lei. Dal canto suo, Stelios non sembrava avere alcuna fretta di andarsene. Si mise comodo tra le coltri, le braccia piegate dietro la testa, come se si aspettasse un incontro in solitaria che probabilmente gli avrebbe concesso.
Quando il filosofo si sporse a baciare di nuovo le sue labbra, Hesper raggelò, notando un lieve movimento alle sue spalle. Seduta sul letto con gli occhi sgranati e senza emettere un fiato, osservò Makari, in piedi davanti alla soglia. Il bambino era ancora mezzo assonnato e li guardava confuso, incerto su come comportarsi. Erano stati così presi dal loro amplesso che non l'avevano sentito avvicinarsi.
Il primo a riprendersi fu Stelios. Si mise a sedere e lo guardò comprensivo, senza lasciar trasparire il suo shock. «Piccolo, che cosa ci fai in piedi a quest'ora?» gli domandò dolcemente.
«Non riuscivo a dormire» mormorò Makari stropicciandosi gli occhi. «Mi sono alzato e ho sentito degli strani rumori provenire dalla stanza di Hesper, per cui volevo controllare che stesse bene. Che cosa state facendo?»
«Stavamo giocando alla guerra» gli spiegò pazientemente lo zio. «Hesper e Nikolaos voleva vedere delle mosse di combattimento e gli ho accontentati.»
Nell'udire quell'affermazione, il bambino s'illuminò. «Posso giocare anch'io?»
Hesper emise un verso strozzato. L'uomo le lanciò di sfuggita un'occhiata e ritornò a osservare il nipote. «Quando sarai più grande. Sei ancora troppo piccolo per queste cose. Però non dovrai dire a nessuno di questo, soprattutto al tuo papà. Purtroppo non siamo a Sparta e potrebbe vietarcelo. Ho la tua parola?»
Makari annuì vigorosamente.
«Bene» sorrise l'uomo. «E ora corri a letto. Nikolaos ti riaccompagnerà.»
Il giovane, rimasto immobile per tutto il tempo, si riscosse come se si fosse ridestato da un sogno. Intorpidito, annuì e prese Makari per mano, uscendo dalle stanze di Hesper. Nemmeno quando rimase sola con il soldato riuscì a rilassarsi. Lui parve notare la sua tensione e le mise le mani sulle spalle, baciandole la testa.
«L'angoscia non ti dona, mia cara. La tua bellezza sfiorirà presto se continuerai a preoccuparti per ogni minimo dettaglio. Makari è un bravo ragazzo. Non dirà nulla.»
Hesper represse l'impulso di urlargli in faccia, di ammettere che era grazie alle sue preoccupazioni e ai minimi particolari se era riuscita ad arrivare fin lì, ma si costrinse a rimanere in silenzio. Si appoggiò a lui, come in cerca di un appiglio e respirò contro il suo collo. «Mi fido del tuo giudizio.»
Stelios le sorrise e la baciò. Fu un bacio lungo e dolce, diverso dal solito. La sua lingua la cercò oziosa, senza risultare vorace. Quando si separarono, Hesper non riuscì a trattenere un sospiro.
«Pensi mai di annullare il matrimonio?» gli domandò a bruciapelo, per poi pentirsi di quella domanda.
Lui rimase in silenzio, lo sguardo perso nei suoi pensieri. Si distese sul letto, trascinandola con sé e prese ad accarezzarle la schiena nuda. «Molte volte» ammise, tracciandole linee invisibili con le dita, gli occhi rivolti verso il soffitto. «Ma non sono fatto per l'amore, Hesper. Anche se ripudiassi quella ragazzina, tu rimarrai sempre la moglie di mio fratello e Nikolaos... Nikolaos è fin troppo preso da ciò che sta avvenendo per guardare la realtà dei fatti. E anche se il futuro mutasse a nostro favore, non potrei comunque darti ciò che desideri...»
«E chi ha parlato di amore?» chiese lei, appoggiando il mento sul suo petto per guardarlo.
Stelios ricambiò il suo sorriso e la baciò nuovamente. Quando le mani di Hesper trovarono la sua virilità, la fiamma che ardeva nel suo sguardo si riaccese, e così le sue silenziose promesse.
Si cercarono e si possedettero ancora, con un'urgenza quasi febbrile. Hesper lo privò di ogni sua forza, lasciandolo prosciugato e appagato nel letto, docile come un infante. Prima di allontanarsi da lui col favore delle tenebre, gli accarezzò i capelli scuri con dolcezza, osservandolo mentre si assopiva profondamente. Dopo un attimo di esitazione, sì rivestì e uscì dalle sue stanze.
«Hesper?» mormorò Makari, la voce impastata dal sonno.
«Va tutto bene, non volevo svegliarti.» Si sedette sul bordo del letto, accarezzandogli la testa. «Volevo solo assicurarmi che fossi tornato nella tua camera invece di compiere qualche scappatella in cucina.»
Un po' più vigile, il bambino si stiracchiò e si girò verso di lei. «Sì. So che siete preoccupati, ma non dirò nulla. Non voglio perdere la possibilità di allenarmi con zio Stelios. Lui è un grande soldato e un giorno anch'io diventerò forte come lui. Il vostro segreto è al sicuro con me, anche se...»
«Cosa?» gli chiese curiosa.
Makari si morse il labbro. «Sembrava che ti stessero facendo male...»
Hesper dovette soffocare la risata che le risalì dentro la gola, mascherandola con colpo di tosse.
«No, piccolo. Stavo solo fingendo. Dopotutto in battaglia bisogna ferire il proprio avversario se si vuole vincere, no?»
«Hai ragione! Non vedo l'ora che zio Stelios m'insegni qualche mossa.»
«Quando sarai più grande, forse...» mormorò Hesper, dandogli un buffetto.
Fece per alzarsi, quando Makari sospirò. «Non vedo l'ora che papà torni a casa.»
Colpita e allo stesso tempo paralizzata da quelle parole, Hesper osservò il bambino con occhi diversi. Strinse le coperte tra le mani, cercando di mantenere la calma. «Come mai?»
Il piccolo arrossì, ma rimase in silenzio.
«Lo sai... Non è così?» La sua voce era ridotta a un sibilo. A quanto sembrava, quel bambino aveva una predilezione nell'ascoltare e vedere ciò che non doveva.
Alla fine, Makari annuì. «L'ho sentito dire da Larissa. È vero che presto avrò un fratello? Papà sarà contento. E magari un giorno io e lui potremmo giocare alla guerra insieme!»
Un sorriso amaro le illuminò il volto e si portò una mano sul ventre ancora acerbo. Annuì, incapace di proferire parola. Rimase a osservare quel dolce e innocente bambino, ignaro delle regole che vigevano in quel mondo corrotto creato dagli uomini per gli uomini. Lo guardò mentre le rivolgeva un grande sorriso, rivelando un dente mancante ed esprimeva la sua felicità per quel lieto evento. Lo guardò mentre si assopiva, cullato dalle note della ninnananna che gli cantò tra le labbra chiuse. E lo guardò mentre moriva, soffocato dallo stesso guanciale che aveva comprato appositamente per lui. Glielo tenne premuto contro il viso per un tempo indefinito. Non osò muoversi nemmeno quando gli ultimi spasmi abbandonarono il suo corpo, lasciandolo vuoto e immobile sul letto.
Quando finalmente lo lasciò andare, a fatica riuscì a muovere le dita intirizzite. In silenzio, gli sistemò il cuscino dietro la testa, gli rimboccò le coperte con cura e gli baciò la fronte ancora calda.
Uscì senza guardarsi indietro.
Il mattino seguente, quel tragico evento risuonò in urla e pianti per i corridoi del palazzo. I servi, le guardie, i parenti, tutti piansero quell'innocente bambino spirato troppo presto, rivolgendo ingiurie contro gli dei, supplicandoli di riportarlo indietro. Persino Stelios non riuscì a fermare le lacrime, mentre osservava la salma di suo nipote. Nikolaos, al suo fianco, non fece altro che mormorare preghiere, chiudendosi in se stesso.
Karpos venne fatto chiamare con urgenza e i preparativi per il funerale permisero agli abitanti di quella reggia di trovare un modo per non pensare al dolore che gli aveva colti così subdolamente. Hesper pianse lacrime amare per poi chiudersi nelle sue stanze, lasciando a Larissa il compito di sovraintendere l'organizzazione dei riti. Tutti pensavano che la padrona di casa fosse fin troppo sconvolta per farsi vedere in pubblico, ma in realtà approfittò di quei momenti di solitudine per prepararsi a ciò che sarebbe accaduto in seguito.
Quando Larissa la richiamò per avvertirla dell'arrivo del suo ospite, Hesper si lisciò il peplo scuro e a testa alta si diresse verso la sala da pranzo. Quando vi entrò, Leonte ricambiò il suo sguardo impassibile.
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