Oh, my Handsome Knight....
Lavoravo per la signora Jerard da ormai nove anni. Ero la domestica, ma la signora mi trattava come la figlia che non ha mai avuto, essendo nubile.
La signora era un'appassionata d'arte. Aveva esposti ogni genere di dipinti nella villa dove viveva; alcuni erano riproduzioni, altri invece erano opere originali, di inestimabile valore.
Come quel quadro.
L'autore era sconosciuto, ma aveva sicuramente un grande talento. Il cavaliere, a grandezza naturale, era perfetto in ogni minimo particolare, dai capelli neri, agli occhi azzurri e magnetici alla mano che tende verso l'osservatore, come per invitarlo alla festa che si tiene nel palazzo alle sue spalle. Il misterioso ragazzo è di tre quarti, con un piede sulla scalinata che porta al portone, come se stesse salendo i gradini e si fosse fermato per aiutare l'accompagnatrice.
Questo quadro era molto speciale per la padrona, tanto che l'aveva sistemato in una stanza vuota ad eccezione di un'unica sedia, sulla quale la signora sedeva per ore, rimirando ancora ed ancora il cavaliere.
Non diedi troppo peso a questo comportamento: la signora amava osservare le opere appese sulle pareti della villa.
Ma ora stava esagerando.
Dopo qualche giorno dall'arrivo del quadro, l'ora che la padrona passava in quella stanza divennero due, poi tre, poi cinque, poi dieci, fino ad arrivare a giorni interi. La vedevo solamente qualche secondo quando le portavo da mangiare, ma poco dopo smise persino di aprire la porta per prendere il vassoio.
Continuai comunque a lavorare per lei, preoccupandomi sempre più quando la sentivo parlare passando al di fuori di quella stanza.
-Mio bel Cavaliere, sto arrivando!-.
Appena sentii questa frase, mandai a farsi benedire l'ordine di non entrare per nessun motivo, spalancando la porta e scandagliando l'interno della stanza con lo sguardo.
-Signora, si fermi!-
-Emily, guarda! È lì! Non lo vedi? Mi sta aspettando per il ballo! Ha invitato proprio me! Ha preparato una cornice anche per me! Là! Guarda che bella!-
Stava chiaramente delirando, ne ero consapevole, ma l'adrenalina che le scorreva nelle vene rendeva quella donna minuta abbastanza forte per liberarsi dalla mia stretta e correre verso la parete, accanto al dipinto,
Gridai e corsi immediatamente, tentando ancora di fermarla, ma fu vano.
Mi avvicinai tremante al muro, accanto al quadro, e guardai fuori dalla finestra. Appena posai lo sguardo sulla figura scomposta della donna che tanto ammiravo, stesa tre piani più sotto, sopra una rosa di sangue, mi ritrassi immediatamente dal cornicione.
L'occhio cade istintivamente sul cavaliere, fermo come dovrebbe essere, ma con un lieve sorrisetto beffardo sul volto.
No. Impossibile. Sto impazzendo anch'io. Basta. Guardo ancora il quadro, prendendo una drastica decisione. Ha portato solo danni da quando è qui. Lo odio. Odio quel dipinto. Voglio bruciarlo, farlo scomparire dalla faccia della Terra.
Sto scrivendo la mia testimonianza su questo pezzo di carta, perchè non credo che in futuro mi affiderò alla memoria di questi momenti confusi. Vado a prendere i fiammiferi.
...
Sono tornata. Ne ho acceso uno. Guardo un'ultima volta l'opera; distruggerla mi sembra un insulto alla memoria della pardona, ma non ne posso più.
Lo sguardo vaga sui bei lineamenti, resi perfettamente, poi sullo sfondo raffigurante lasera, sulle luci del palazzo alle sue spalle.
Poi sui suoi occhi magnetici.
Il fiammifero si è consumato. Ne accendo un altro. Poi guardo ancora il quadro.
-Oh, mio bel cavaliere, sta invitando proprio me al suo ballo?-.
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