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Lights Of Dawn: Episodio 3 | Atto 2

In pochi minuti Ryan e Drake avevano apparecchiato la tavola sotto gli sguardi spenti e annoiati dei tre compagni, che li fissavano dal corrimano delle scale, una decina di gradini sopra di loro. Harold li scostò per scendere, li invitò a sedersi e sparì dietro il portone che conduceva alla cantina.
"Sherry resta di sopra ad allattare Charlie." esclamò l'uomo da dentro il seminterrato. Ryan annuì al vuoto e si prodigò a riportare il seggiolone di plastica in cucina. La vista di quell'oggetto infantile lo aveva lievemente turbato. Gli aveva ricordato il suo periodo infantile, e gli aveva trasmesso un senso di impotenza, una vaga sensazione di pietà nei confronti della quasi certa morte di un bambino in quel mondo. Era un oggetto che aiutava un essere troppo debole a sollevarsi fino al tavolo per riuscire ad eseguire un'azione semplice come mangiare. Cercò di ricacciare indietro il pensiero della responsabilità, e si sedette al suo posto senza aprire bocca.
"Voi fate la preghiera prima di mangiare?" domandò Harold, risalendo dalla cantina con una bottiglia di vino, una forma di formaggio e, poggiato sopra di essa, un mucchio di scatolette di latta contenenti carne conservata in gelatina.
"Di solito no." rispose Larry, accarezzando col dito la lama dell'ossidato coltello. Ryan vide Candace sussultare ed abbassare lo sguardo a quelle parole, ma non intervenne. Intravide, però, con la coda dell'occhio, che lei lo stava fissando con discrezione. Si udì il rumore di lattine scartate dalla cucina.
"Sherry è vegetariana. Penso di avere nascosto queste scatolette per mangiarmele di nascosto non so quanto tempo fa." mugugnò Harold, armeggiando con dei piatti di ceramica nell'altra stanza.
"Alla carne non si rinuncia, signore..." gli fece eco Larry dal tavolo. Harold uscì dalla cucina con sei piatti ricolmi di carne e formaggio, perfettamente bilanciati sugli avambracci. Servì prima i tre ospiti.
"Andrebbe versato prima il vino, ma vi vedo affamati. Scusatemi." disse Harold, mentre porgeva a Larry il piatto più sostanzioso.
"Non c'è problema..." rispose Larry, riempiendosi gli occhi delle pietanze appena arrivate.
"È un Cabernet Sauvignon del 2013. Dalla California. Invecchiato in botti di rovere francese. Non è il mio vino migliore, ma mi è costato una piccola fortuna." rispose l'altro, sorridendo e finendo di distribuire i piatti ricolmi di ordinato cibo.
"Colleziona vini?" Larry agguantò il coltello e cominciò a tagliare la fetta di formaggio in sottili fogli.
"Beh... Non è proprio una collezione... Non è un granché in effetti... Però sì. Il vino era la mia passione." Harold sospirò, dirigendosi verso la cantina per prelevare l'alcolico "Ma ora penso che non ci sia più nessuno a cui mostrare i miei vini migliori...".
"D'altronde, meglio berli piuttosto che lasciarli marcire su uno scaffale..." sentenziò Larry, preparandosi a divorare la carne in gelatina. Ryan lo fissò alzando il sopracciglio, poi addentò il suo formaggio senza aspettare. Aveva una fame da lupi, e, nonostante quello non fosse certo il suo cibo preferito, avrebbe mangiato qualunque cosa.
"Sì... Sì... Sicuro..." rispose timidamente Harold, riemergendo con una bottiglia dall'etichetta piena di fronzoli dorati e lettere eleganti. Versò il vino nei bicchieri con cura meticolosa, cercando di riempirli con porzioni esatte per ognuno, e facendo attenzione a non sollevare troppe bollicine. Si sedette infine a tavola, gettandosi pesantemente sulla sedia di legno e velluto.
"La mia passione prima che questo casino succedesse, invece, era il baseball." intervenne Larry, dopo aver deglutito avidamente un grosso boccone "Purtroppo allenavo solo la squadra della Darwin High School, ad Alleigh. Un paio di bambini strillanti che colpivano la palla sì e no un paio di volte a partita. Ma non appena avessi potuto, avrei firmato per allenare una squadra più seria, magari una regionale.".
"Oh..." rispose Harold con lieve imbarazzo "Non me ne intendo molto di sport, io...". Ryan accennò un sorriso all'intervento dell'uomo. Con quei chili di troppo sul ventre non c'era da stupirsi che l'argomento non lo riguardasse. Larry annuì con mascherato disinteresse, e sollevò l'angolo della bocca.
"È sicuramente un buon argomento parlare delle nostre passioni prima di questo casino. Sarebbe bello che ognuno dicesse qualcosa, così, per conoscerci meglio." disse, spostando lo sguardo su Ryan e Drake, e poi sul distratto Delfino "Finn, tu eri bassista, giusto?".
"Finn?" lo interruppe Drake.
"E come dovrei chiamarlo? Delfino? Non so nemmeno pronunciarlo." rispose Larry, mentre il compagno lo guardava senza sapere se sorridere o restare perplesso.
"Sì, ero un bassista." rispose quello, riscossosi dai suoi pensieri. Cominciò finalmente a tagliare la carne "Non sono mai diventato famoso, però. Ho suonato giusto un paio di volte con gente importante: Rob Zombie, Jonathan Davis... Ho preso qualche lezione da Balzary... Ma non so quanto possa interessarvi in realtà...". Tornò a concentrarsi sul suo piatto. Ryan aveva osservato che i due compagni di Larry, oltre ad essere dieci volte più silenziosi, erano piuttosto annoiati dal suo atteggiamento. Sembravano soppesare ogni parola, parlando lentamente e frenando svogliatamente dentro di loro ogni emozione, in modo da apparire timidi. Ma forse erano solo stanchi e spossati.
"Ci interessa perché così ci conosciamo meglio..." disse Larry, guardando l'amico negli occhi "Candace, tocca a te. Avevi detto a Dave di essere una sarta, giusto?".
"Un'ottica..." lo corresse lei, dopo aver riflettuto un attimo, fissando con gli occhi in basso a sinistra.
"Lei è un'ottica?" domandò sorpreso Harold "È perfetto, perché qualche settimana fa ho perso i miei occhiali, e non vedo più molto bene. Sono a quasi due decimi e mezzo.".
Candace strabuzzò gli occhi per qualche decimo di secondo, poi espirò piano l'aria dai polmoni. Ryan la osservò. Le sue tempie stavano lievemente pulsando, ed il battito cardiaco era certamente aumentato. C'era qualcosa che stava nascondendo. Cercò di calmarsi rimanendo più rigida nelle spalle.
"Senza i macchinari non posso fare niente..." rispose infine con tono sbrigativo e titubante. Ruotò le pupille ad osservare per un millisecondo Ryan, accortasi che l'uomo la stava guardando. Harold annuì con lieve confusione, e fece spallucce, tentando di abbozzare un fugace sorriso.
"E voi due? Quali erano le vostre passioni?" Larry interruppe la tensione che cominciava a saturare l'aria muschiva, squadrando Ryan e Drake con sguardo morboso.
"Io sono un poeta."
"Un poeta?"
"Sì. Scrivo spesso poesie. Anche racconti se mi capita."
"È vero." lo interruppe Drake "È davvero bravo. Alcuni dei suoi pezzi sono vere e proprie opere d'arte.".
Larry sollevò la mascella, annuendo lievemente con la testa "E tu, ragazzo? Avevi qualche passione?". La situazione cominciava davvero a sembrare un interrogatorio.
Drake si spostò la frangia arancione dagli occhi "Non credo. Facevo un po' di tutto prima. Leggevo, guardavo film, giocavo ai videogiochi, facevo sport.".
"Che sport?"
"Calcio era il mio preferito, ma mi allenavo anche in salto in lungo, salto in alto e nuoto.".
Larry annuì compiaciuto e soddisfatto, quindi alzò la testa quasi altezzosamente, facendo passare alcuni secondi di silenzio.
"Che ne dite se questo pomeriggio vi mostro la diga? Magari potete restare lì con noi." disse infine, guardando Ryan e Drake con espressione più seria.
"Quale diga? Avete costruito un rifugio lì?" gracchiò Harold, dilatando le pupille dalla sorpresa.
"È molto più sicuro di questa casetta, e siamo in ventidue. Ognuno con un proprio compito. Ognuno con delle proprie capacità. E siamo ben armati e difesi." rispose Larry, senza mezzi sorrisi o smancerie ruffiane "Lì potresti far crescere tuo figlio senza problemi. Abbiamo un medico, dei campi nella fattoria sopra, ed un meccanico. Stareste tutti bene.".
"Mio Dio..." Harold sorrise, benedicendo il cielo. Era parecchio entusiasta. Ryan masticò ed ingoiò l'ultimo boccone, poi si rivolse a Larry: "Saresti disposto a portarci fin lì?".
"Non preoccuparti, amico... Abbiamo tempo... Però dovete venire con noi questo pomeriggio." rispose Larry. Ormai il gracile pranzo era quasi finito, e rimanevano pochi avanzi da finire. Le croste mangiucchiate del formaggio erano disposte ordinatamente sui bordi dei piatti. Larry sembrava avere fretta di partire, ma d'altronde la sua missione era finita. Avevano disattivato la funivia.
"Non ci staremo mai tutti. Qualcuno deve rimanere qui al rifugio." intervenne Drake, ripulendo il suo piatto dagli ultimi grumi di gelatina con lo sporco indice.
"Già, siamo in troppi..." gli fece eco Ryan, poi fissò Harold, che si era versato con cura un altro bicchiere di vino, dopo aver pregustato intensamente il primo "Tu rimarresti qua al rifugio con Sherry e Charlie?".
"Faccio restare qui uno di loro due se vuoi. Così hai compagnia. Che ne dici, Finn?" lo interruppe Larry, evidentemente d'accordo con l'idea del poeta.
Delfino scrollò le spalle "Va bene... Basta che ripassiate entro stasera...". Candace alzò di nuovo gli occhi al cielo.
"Ottimo!" esclamò Larry soddisfatto "Allora è deciso. In quattro ci stiamo eccome sul pick-up.".
Ryan si rivolse a Harold, il quale era lievemente confuso per le frettolose decisioni "Tu resta qui e bada al bambino. Io vado e ti dico se è il posto ideale per mantenere tuo figlio. Che ne dici? Non puoi lasciare Sherry da sola, è stremata..." gli sussurrò, cercando di mutare il tono e renderlo più paterno. Stavolta non stava usando la retorica, però. Larry non lo convinceva ancora del tutto, con i suoi modi artificialmente cordiali e ruffiani, e voleva rischiare di persona prima di portare il piccolo con loro. Qualcosa comunque gli diceva dentro di sé che si stava preoccupando troppo, e che non era affatto una brutta idea recarsi alla diga.
"Beh, sembra che abbiate deciso." rispose Harold, libando il vino con insicura eleganza "Per me va bene.".
"Sparecchiamo e andiamo, allora." disse Larry, alzandosi da tavola. Agguantò il piatto, e fece un cenno agli altri due, che lo seguirono stancamente.
Pulirono le stoviglie in men che non si dica, e Harold mostrò loro dove gettava le immondizie: in un grosso bidone vuoto fuori dal rifugio, dove si ammucchiava solitamente l'organico per fare il compost. Ryan lo vide fissare di tanto in tanto la funivia dalle finestre aperte, e subito dopo ricacciare indietro quell'istinto, tossendo e grattando con la faringe per schiarirsi la gola. Appena finito il lavoretto salì da Sherry per avvertirla della partenza, e lei reagì con titubanza alla notizia del probabile trasferimento alla diga. Non sorsero però litigi. Delfino chiese a Harold cosa potesse fare nel frattempo, e insieme decisero di andare nell'orto del rifugio per togliere le erbacce, dato che l'uomo non le controllava più da molto. Larry e Candace accompagnarono Ryan e Drake fino al pick-up, ed il primo propose di partire subito. Il sole era alto, ed il cielo era senza una nuvola adesso, entrambi sintomi del cambiamento repentino del clima di alta montagna. I quattro salutarono Delfino e Harold, che continuava a ringraziare quest'ultimo, e Larry mise in moto il pick-up. Volle che Drake montasse davanti, mentre Candace e Ryan si sedettero sul cassone dietro. Il poeta acconsentì con titubanza, e la donna si sdraiò malinconicamente sul telone grigiastro che copriva un paio di casse. Il pick-up partì quindi sulla strada sterrata, lasciando sulla ghiaia asciutta l'impronta degli pneumatici.

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Dave entrò nel suo rimorchio di camion masticando la sua gomma preferita alla cannella. La testa gli girava per via dell'alcool ingurgitato avidamente a stomaco vuoto, ma una lieve sbronza gli era solo conveniente. Avrebbe accresciuto l'aura di autorità e severità che voleva crearsi attorno, e questo era solo un bene. Ora però una sola cosa gli comprimeva la mente tra le meningi, infiammandole, ed era la crisi di astinenza che già il suo corpo revocava. Aveva tirato l'ultima pista di cocaina quella mattina, ed ora aveva bisogno di un'altra dose. Aveva mitigato parecchio il suo uso della droga, rispetto alle settimane precedenti, rendendosi conto che era arrivato ad avere quasi una doppia personalità. Quando non c'era più droga era come se il mondo stesso stesse collassando sopra di lui. Tutti lo odiavano, e lo sapeva. Doveva solo risucchiare dentro le narici quella magica polvere bianca per dimenticarlo, e continuare come un freddo calcolatore a mantenere vivida la sua opera. Conservava solitamente la droga in sacchetti di plastica piuttosto piccoli, e li nascondeva nell'imbottitura del nudo materasso su cui dormiva. Non era un gran nascondiglio, ma nessuno di quei codardi aveva le palle di entrare dentro il rimorchio di Dave. Sapevano cosa li avrebbe aspettati se avessero infranto una regola così fondamentale. Aprì lentamente la cerniera del materasso, e frugò nell'imbottitura, inserendo nella fessura tutto l'avambraccio. Subito il sangue gli ribollì nelle vene.
La cocaina non c'era più.
Inserì tutto il braccio, e cominciò ad estrarre flaccida imbottitura a fiocchi, graffiando la stoffa e il cotone per la rabbia e la confusione. Ghermì con le mani l'interno del materasso, ma senza afferrare niente che non fosse gommapiuma. Aveva ragione. La droga era scomparsa. Tirò un furioso calcio al comodino, mentre lo sguardo cominciava a diventare rossastro. Percepì le narici dilatarsi, e le scarlatte vene pulsare per la furia. A stento riuscì a controllare le braccia, e ad impedire che venissero prese da un raptus di odio e distruzione. Gli tremavano le gambe dalla voglia di lacerare tutto.
Era stato Ben. Sicuramente. Lo aveva spaventato troppo con la ramanzina sulla piattaforma della diga. Ora quel figlio di puttana stava andando a portare le prove della sua pazzia a suo padre. Aveva fatto una mossa molto sbagliata, e ora avrebbe pagato caro. La crisi di astinenza diede una nuova fitta alle cervella dell'uomo, che strozzò un grido di furia in gola, e strinse i pugni fino a graffiarsi i palmi con le unghie. Gli avrebbe fatto molto male questa volta, a quello stupido, codardo di un ragazzino.

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