Capitolo 2
Il mattino seguente al Distretto tutti i poliziotti della Omicidi si presentarono a lavoro con delle enormi occhiaie e un caffè doppio. I giornalisti avevano incominciato a fare sempre più domande, appostandosi fuori delle mura del Dipartimento e placcavano praticamente tutti quelli che entravano o uscivano.
"Secondo te si stancheranno mai?" chiese Camila nel mentre che sbirciava fuori dalla finestra e osservava dall'alto i giornalisti.
Lauren le rispose con un'alzata di spalle, sorseggiando il suo caffè. "Onestamente non credo,"
Le due ragazze furono interrotte dal rumore di una scrivania che veniva trascinata lungo il corridoio. Improvvisamente, la sagoma di Normani comparve da dietro la porta. "Ehi, voi due, mi dareste una mano?"
"Perché sostituisci una scrivania?" le chiese Camila, muovendosi per aiutare la collega.
Lauren uscì dall'ufficio per prendere la sedia, continuando però ad avere un'espressione confusa sul viso. "Non la sto spostando, la sto aggiungendo," le rispose Normani, sollevando un lato della scrivania in contemporanea con Camila che sollevò l'altro.
"Ma noi non ne abbiamo bisogno," continuò Lauren, appoggiando la sedia nell'unico spazio utile e libero.
"Oh ma andiamo ragazze," si lamentò Normani, sbattendo di poco il lato della scrivania che teneva in mano. "Mi trasferiscono qui da voi e mi accogliete in questo modo??"
Lauren, sentite quelle parole, corse ad abbracciarla, stringendola fortissimo. "Scusa! Ho sentito che Lopez aveva intenzione di cambiare alcune squadre ma non pensavo volesse farlo anche con la nostra," mormorò a bassa voce, nel frattempo che le due finirono di sistemare la scrivania. "Dinah lo sa?"
"Non ancora, lo capirà vedendomi qui," ridacchiò la ragazza, incominciando a sistemare le sue cose.
"Beh guardiamo il lato positivo, abbiamo un'Agente in più adesso, benvenuta nel nostroadessoanchetuo ufficio," disse Camila, sfoderando un grande e largo sorriso.
I cellulari delle tre ragazze squillarono e poteva significare una cosa sola.
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"Altra vittima. Adrian Benítez, 35 anni. La moglie è scomparsa e lui è stato legato e ucciso. Stesse macchie nel tappeto, stesso modus operandi," disse Dinah, nel frattempo che le due Detective ispezionavano la scena del crimine.
Camila infilò una mano in tasca, osservando un'angolo della sala da pranzo dove erano state appese nel muro delle foto della vittima e della sua famiglia. "Ci sono tracce di DNA? Testimoni? Qualcuno che ha visto qualcosa?"
Dinah scosse la testa in risposta. "No. La scientifica ha trovato solo le impronte della vittima e della moglie. Non ci sono testimoni, il postino ha visto la porta aperta e ha chiamato noi,"
"Ragazze, abbiamo un problema," esclamò Normani, facendo cenno alle due Detective di raggiungerla all'ingresso della casa, dove un fattorino teneva in mano un vaso con una pianta da consegnare.
"Sentite, io non so nulla. Devo consegnare questa alla Detective Cabello," disse il ragazzo.
"Sono io," rispose Camila, avvicinandosi al fattorino che le allungò un biglietto.
'Per te, -Cabs Fonditore. '
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"Chi è Cabs Fonditore?" chiese Ally, osservando Camila che digitava velocemente al computer.
"Frans Boto!" esclamò Camila, non trovando però nessuna corrispondenza nel database.
"No... non lo è, mancano quattro lettere nell'anagramma," le fece notare Ally, appoggiando una mano sulla sua spalla.
La ragazza si voltò di scatto, guardando la sua amica con un'espressione esterrefatta. "Ma come diamine fai?" esclamò, per poi voltarsi di nuovo ad osservare la corrispondenza segnalata dal database. "Francis Botode. Era un serial killer necrofilo, incarcerato nel 1978," Camila si voltò nuovamente a guardare il medico legale, questa volta spostando anche la sedia. "Ecco perché il corpo di Abby non è stato seppellito. Anche il nostro assassino è un necrofilo e non si aspettava che noi arrivassimo a lei."
La Detective andò ad attaccare le nuove prove nella lavagna vicino al muro e rimase a fissarle per qualche secondo. Avevano la foto di Hell e delle tre vittime, i risultati del laboratorio e il video del carcere. "Ci serve qualche altra prova, qualche indizio sull'apprendista di Hell, è impossibile che sia un fantasma."
"Come nuova prova ti va bene il corpo della moglie di Benítez?" chiese Lauren, entrando nel loro ufficio. "Il ragazzo che l'ha trovata stava facendo trekking, ha avvisato il 911 e hanno deviato la chiamata a me," spiegò la Detective, nel mentre che le due sue colleghe si preparavano ad andare. "È al Lummus Park, NW 3rd Avenue ad est della Interstate 95. Muoviamoci,"
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Lummus Park era un parco cittadino situato nel quartiere di Downtown Miami. In aggiunta ad un'ampia area verde, la zona orientale del parco ospitava campi di basket e pallavolo, parchi giochi per i più piccoli e panchine coperte per i visitatori. Oltre i confini del parco, verso la NW 3rd Avenue, si potevano anche ammirare gli equini della polizia a cavallo della città di Miami.
"Bisognerà far sgombrare l'area," disse Lauren una volta arrivate sulla scena del crimine. C'erano solo loro tre: Camila, Lauren e Ally.
"No," rispose Camila con un tono deciso e freddo. "Nessuno si muove da qui, non deve capire che lo abbiamo scoperto,"
Ally e Lauren si scambiarono un'occhiata leggermente confusa. "Cam? Che stai dicendo?" le chiese poi il medico legale. "Ogni secondo che passa sono prove scientifiche che se ne vanno, se non analizzo il corpo potremmo perdere qualcosa di importante..."
"Ally ti prego," mormorò Camila, quasi supplicandola. "Lo capisci che se facciamo sorvegliare gli ingressi del parco e questa zona abbiamo più possibilità di catturarlo?" vedendo lo sguardo di Ally ancora confuso e indeciso la Detective sospirò e scosse la testa. "Se noi la portiamo adesso in laboratorio, l'apprendista ucciderà qualcun altro... o me."
Entrambi gli occhi delle due Detective erano puntati sul medico legale. Era lei che doveva decidere adesso.
"E va bene," farfugliò Ally ormai rassegnata.
Camila le sorrise, abbraciandola poi per ringraziarla. "Lauren, chiama la centrare e manda due pattuglie a controllare le entrate. Io penso a Dinah, adesso andiamo via da qui," disse, nel frattempo che si allontanavano dalla scena del crimine.
Verso tarda notte, Camila e Dinah si trovavano nella NW 3rd Avenue, dentro l'auto della Detective. Loro avevano il compito di pattugliare quella zona, mentre un'altra squadra di Agenti, insieme a Lauren, sorvegliavano l'ingresso principale.
"Siamo qui da più di tre ore... non verrà Cam," mormorò Dinah, sbadigliando poi rumorosamente.
La Detective emise un rumoroso sospiro. Forse l'apprendista le aveva viste e insieme a Hell avevano cambiato i piani. Si passò una mano tra i capelli lanciando un'ultima occhiata verso il parco. Nulla. Tutto fermo, quasi immobile. Stava per rassegnarsi quando la sua radio suonò. "Detective, c'è del movimento vicino al campo da basket. Una persona, forse due," disse Rob, il responsabile delle squadre di attacco.
"È a cento metri di distanza da dove abbiamo trovato il cadavere," osservò Camila, per poi guardare la sua collega. "Sono loro, io vado," aprì lo sportello velocemente, buttandosi fuori dall'auto.
"Tu da sola non vai da nessuna parte," esclamò Dinah, seguendola fuori. Le due si infilarono nel bosco, tenendo le pistole alzate verso il viso. Un rumore dietro di loro le fece sobbalzare e girare di scatto. Dopo aver appurato che si trattava soltanto di uno scoiattolo, decisero di andare avanti.
"Dobbiamo separarci. Tu vai a destra, io a sinistra," bisbigliò Camila. Dinah provò a controbattere, ma la sua amica decise di ignorarla e si incamminò nella direzione che aveva annunciato. Continuò a camminare per diversi metri, ispezionando tutta la zona e tenendo la guardia alzata, quando improvvisamente vide davanti a sé una sagoma di una figura maschile correre via. Senza pensarci due volte incominciò a corrergli dietro. I suoi passi rimbombavano nell'erba secca del bosco. Con le braccia spostava quei rami che le intralciavano il cammino. Voleva urlargli di fermarsi, ma non ci riusciva. Con un piccolo scatto, approfittando del fatto che la sagoma avesse tagliato per il piccolo fiume che si trovava all'interno del bosco, e quindi rallentato la sua corsa, Camila gli saltò addosso, prendendogli le mani e bloccandogliele dietro la schiena.
"Fermo, non ti muovere," biascicò Camila, premendo il corpo del ragazzo contro il suolo.
"Cam...Cam...sono io, Chris!" mormorò lui, girando il viso da un lato per potersi far identificare.
Camila si alzò di scatto da sopra l'Agente e per poco non lo colpì dalla rabbia. "Chris? Che ci fai qui? Ma non hai sentito il piano? Tutti gli agenti dovevano..."
"Camila...Agente ferito," la voce flebile di Dinah interruppe la discussione. La Detective aveva una mano sul suo collo e il viso stanco. Una piccola incisione si faceva largo sotto le sue dita e qualche goccia di sangue colava già lungo il collo, bagnandole leggermente la maglietta. Improvvisamente poi cadde a terra. "Mi dispiace..." sussurrò ancora, quando sia Camila che Chris si precipitarono verso di lei. "Mi ha preso alle spalle, io non..."
"Ssh, Dinah, va tutto bene, ci siamo noi. Andrà tutto bene," disse la Detective, stringendo l'amica tra le sue braccia. "Agente ferito. Abbiamo bisogno di soccorso," esclamò ora rivolta alla radio che teneva attaccata alla spalla. "Stanno arrivando DJ, non preoccuparti,"
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Martedì mattina, Ally si trovava nel suo ufficio, qualche piano sotto quello delle Detective ed era intenta a raccogliere alcune scartoffie da portar via, quando Camila fece capolinea da lei. "Ho saputo di Dinah," le disse per prima cosa, nel mentre che la Detective prendeva posto nella sedia davanti a lei. "Come sta?"
"Sta bene, fortunatamente. Vogliono tenerla lì fino a stanotte per sicurezza, ma sta bene. Soltanto un brutto spavento," mormorò in risposta la ragazza, scivolando poi con il corpo contro lo schienale della sedia. "Tu che stai facendo?" le chiese con aria sospetta, avendo visto che il medico legale incominciava a nascondere qualche documento o lo teneva lontano dalla sua visuale.
"Uhm," borbottò Ally, incrociando le gambe sotto al tavolo. "E va bene, tanto lo avresti scoperto comunque..." fece un respiro profondo, alzando poi lo sguardo verso la sua amica. "Io e Lauren dobbiamo andare nel laboratorio di ricerca a Quantico,"
Camila si rizzò nella sedia. "Seguite un altro caso senza di me?"
"No, è in relazione a questo caso, Cam, ma non puoi venire con noi. Lo facciamo per te... Lopez ci ha detto che sarebbe stato meglio così," Ally cercava di spiegarsi, ma si fermò poi quando vide l'espressione di Camila diventare sempre più arrabbiata.
La Detective si alzò dalla sedia, facendola quasi ribaltare. "Meglio così per chi? Perchè fai parte del club del 'Bisogno Di Sapere' e io no? Stiamo parlando di un serial killer con un conto in sospeso con me e voi mi state tenendo fuori dalle indagini,"
"Camila non è così, è un caso assai più grosso di quanto ci aspettavamo. Si tratta di sicurezza nazionale,"
"Questa storia mi ha stancato," disse Camila decisa, per poi lasciare l'ufficio dell'amica, dirigendosi verso l'ascensore.
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Camila trovò Lopez nel corridoio poco prima del suo ufficio e lo bloccò per avere delle informazioni. Il Comandante però non si dimostrò particolarmente collaborativo inizialmente, e invitò la ragazza a seguirlo nel suo ufficio. "Sono tutte stronzate, ho diritto di sapere," esclamò la ragazza, sgranando gli occhi quando si rese conto che non erano da soli nella stanza. Un uomo in divisa stava in piedi vicino alla scrivania di Lopez. Era alto, molto magro e aveva i capelli grigi. Sulla sua targhetta identificativa attaccata nella sua divisa c'era scritto Tom Fontaine.
"Detective Cabello, le presento il Senatore capo commissione affari militari," disse Lopez, andando a prendere posto dietro la sua scrivania.
"Non si preoccupi Detective, ho già sentito quella parola prima d'ora," rise l'uomo, stringendo la mano poi della ragazza.
Camila accennò un sorriso, per poi prendere posto nell'unica sedia libera vicino al Senatore. Davanti a lei c'era un fascicolo verde e senza pensarci due volte lo aprì, sfogliando le foto che c'erano dentro. "Sembra ci sia passato Hell qui, dove è successo?" sussurrò, continuando a guardare le foto, che ritraevano soldati morti in guerra alla quale era stata poi tagliata la gola, similmente alle vittime del suo caso.
"A Kabul, Afghanistan. Una zona di guerra è una scena del crimine perfetta per un serial killer," le fece notare Lopez, appoggiando entrambe le mani sulla scrivania.
La Detective prese il fascicolo tra le mani, così da poterlo analizzare meglio. "Aspetti, mi sta dicendo davvero che c'entra Hell e il suo apprendista con tutto questo?" chiese Camila esterrefatta, guardando poi entrambi gli uomini.
"All'inizio pensavamo che fossero dei crimini di guerra, quindi..." incominciò Lopez.
"Quindi avete nascosto le informazioni lasciando noi polizziotti girare a vuoto senza scopo," lo interruppe la Detective, puntando lo sguardo verso il suo. Non riusciva a credere che il Capitano avesse potuto tenerla all'oscuro di tutto.
Prima che potesse dire altro, il Senatore prese la parola, catturando l'attenzione dei due su di lui. "Sono responsabile io di questo, Detective, è un'indagine delicata."
"Crediamo che l'apprendista, finite le sue missioni, sia venuto qui a Miami a cercare Hell," sostenne Lopez, mostrando altre foto alla Detective che continuava a sfogliare le pagine del fascicolo.
"Per uccidere insieme," mormorò Camila. "No, aspettate... no. Se l'apprendista fosse un soldato avremmo trovato traccia delle impronte o del DNA nel database militare, invece non c'era niente,"
I due uomini si scambiarono un'occhiata veloce, poi il Senatore parlò per primo. "Ha mai sentito parlare della Pecora Sommersa, Detective?"
Camila scosse velocemente la testa. "No," rispose la ragazza, lasciando i fogli sul tavolo. Il suo sguardo si spostava da Lopez al Senatore, che parlò per primo.
"Si dice quando la C.I.A. prende un soldato per una operazione segreta. Come con i Berretti Verdi, quegli uomini che furono reclutati qualche anno fa, le loro identità furono rimosse dal database affinché non fossero riconosciuti come soldati americani,"
La Detective si alzò dalla sedia e incominciò a camminare lentamente. "State dicendo che l'apprendista era un berretto verde che lavorava per la C.I.A.?"
"Sì"
Camila scosse la testa, sospirando rumorosamente. Erano di nuovo in un punto morto. Improvvisamente però qualcosa si fece largo nella mente della ragazza. "Ci aiuta però sapere che era un soldato, è questa la relazione con Hell,"
I due uomini non riuscivano a capire il collegamento alla quale alludeva Camila e la guardavano confusi. "Quale?" chiese il Sergente Fontaine.
"Non potete saperlo, non era scritto nel fascicolo," mormorò Camila, agitando di poco il braccio e gesticolò poi per spiegarsi meglio. "Hell ha usato un nome fittizzio per entrare in un programma di addestramento medico, possono essersi incontrati lì,"
Lopez annuì, concordando con le parole della ragazza. "Sì, può essere. Cercherò di mettermi in contatto con chi si occupava di questo,"
"Chieda un controllo incrociato con Hell, inchioderemo quei figli di puttana," esclamò Camila, per poi lasciare l'ufficio del Capitano Lopez.
Il telefono di Camila squillò nel mentre che percorreva il lungo corridoio e la Detective lo tirò fuori dalla tasca per rispondere. Era Ally. "Che cosa c'è?" disse leggermente alterata ancora dall'episodio precedente.
"Cam... sono nel tuo appartamento..." disse lei.
Camila incurvò le sopracciglia in un'espressione confusa e si fermò. "Perché?" chiese dopo qualche secondo di silenzio. Sentiva dei rumori strani. Come se la sua amica stesse camminando sopra dei vetri rotti.
"Perché loro sono stati qui"
"Aspetta, arrivo."
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Camila parcheggiò l'auto proprio sotto casa. Ally le aveva detto che era tutto distrutto praticamente tutto, mobili, quadri, infissi, ma l'assicurazione avrebbe coperto qualche danno. Come se i due stessero cercando qualcosa, ma di fatto, volevano lei. Il suo telefono squillò ancora, questa volta era Lopez. La ragazza mugolò frustrata. "Sì?"
"Camila, aveva ragione. Mi dovevano un favore e ho delle informazioni. Il nostro apprendista è un agente delle forze speciali... Jacob Hortor, 32 anni, ha fatto quattro viaggi in Afghanistan e ha partecipato alle spedizioni,"
"A quale unità era assegnato?" chiese la ragazza nel mentre che si sfilava la cintura.
"Alla 618, gli specialisti di assistenza medica,"
Camila si passò una mano tra i capelli, per poi uscire dall'auto. "È la stessa di Hell,"
"Ho mandato le pattuglie all'indirizzo di Hortor,"
"Okay, sarò lì l prima possibile," disse velocemente, riattaccando il telefono, e si precipitò poi verso la porta di casa.
"Detective Cabello," la fermò un ragazzo vestito con un uniforme medica. Camila si fermò puntando l'attenzione su di lui. "La dottoressa Hernandez vuole che identifichi il corpo," disse.
Camila corrugò le sopracciglia. "Quale corpo?" Ally non le aveva detto nulla.
"Scusi, credevo lo sapesse. Quello della sua vicina, la ragazza di vent'anni," mormorò il ragazzo incominciando ad incamminarsi verso un furgone.
"Oh no, Kate..." Camila supplicò che non fosse lei. Corse verso il furgone, entrando poi. Allungò la mano verso il sacco dei cadaveri, abbassando velocemente la zip. Non poteva essere lei. "Oddio no, per favore, no," sussurrò, ancora sconvolta.
Ma quando Camila aprì il sacco, non ci trovò Kate dentro. "Salve Detective," le disse Hell, prima di elettrizzarle il petto con il taser. La ragazza cadde all'indietro e Hortor, travestito da finto medico, le iniettò qualcosa nel collo. "Che gioia vederti,"
Il furgone poi sfrecciò via.
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Camila si svegliò lentamente. I suoi polsi erano stati legati e fermati con del nastro adesivo, lo stesso che aveva sulle labbra. Cercò la sua pistola, ma quando la sua visuale riprese a vedere le immagini chiare e nitide, la figura di Hell le comparve davanti. "Cercavi questa?" disse lui, con la sua pistola tra le mani. Oltre a quella teneva anche un bisturi. "Sai, il tuo problema è che il tuo cuore governa la tua testa, mh..." con un gesto secco le tolse il nastro adesivo dalle labbra.
"Dov'è il tuo piccolo aiutante?" mormorò Camila, la sua voce tremò di poco ma lei cercò di nasconderlo.
Hell sorrise. "Oh, si sta preparando per il nostro gioco finale. Sono così felice di finire ciò che abbiamo cominciato," le incise leggermente il collo con il bisturi e Camila trattenne le urla di dolore.
Improvvisamente lo sportello del furgone si aprì e da dietro sbucò l'apprendista. Si era cambiato e adesso indossava una maglietta grigia, con delle piccole macchie di fango, e dei jeans decisamente troppo larghi per lui. Aveva i capelli leggermente arruffati. "Capo, venga a vedere,"
Hell uscì dal furgone, lasciando un ultimo veloce sguardo alla ragazza e poi chiuse lo sportello.
Camila si dimenò mettendosi seduta. Cercava in tutti i modi e in ogni singolo angolo del furgone un qualcosa di appuntito da usare come arma o che potesse almeno liberarle le mani. Trovò un altro taser nascosto, arrotolato in un pezzo di stoffa. Lo prese e sentendo dei passi, si affrettò a caricarlo, nascondendolo poi attaccato al petto. La ragazza si mise nuovamente sdraiata, nel mentre che Hell apriva lo sportello "Eccomi qui,"
Quando Hell le si avvicinò, lei si alzò di scato e puntò il taser, ormai carico, dritto verso l'occhio sinistro, premendo poi il grilletto. Camila continuò a premere fino a quando questo non si scaricò. Hell cadde all'indietro, contorcendosi dal dolore al suolo. La ragazza allora approfitto di quel momento per uscire, ma quando sentì i passi dell'apprendista troppo vicini si fermò di scatto e si sdraiò per terra, fingendo di essere priva di sensi. Non poteva colpirlo con il taser scarico.
Jacob, ignaro di tutto, si incamminò lentamente verso il furgone. "Dottor Hell!" esclamò poi, incominciando poi a correre quando si accorse che sia l'uomo che Camila erano a terra. "Dottore," continuò, cercando di capire se fosse vivo o morto.
Camila premette contro il grilletto più volte, impaziente. "Caricati, cazzo. Caricati..."
Una volta che il taser fu abbastanza carico Camila si ruotò di scatto e puntò alla gamba dell'apprendista, che cadendo a terra dolorante fece rotolare via la pistola che teneva in mano.
Con uno scatto quasi felino Camila si buttò a prenderla, battendo il ragazzo in velocità, e gli sparò due colpi dritti nel petto. Puntò ora la pistola verso Hell, il quale ancora agonizzava per terra, tenendola con difficoltà per via del nastro adesivo sui polsi. La lasciò per terra, quando vide che né l'apprendista, né Hell si muovevano e avendo adocchiato il bisturi in un angolo del terreno, si allungò per prenderlo, così da liberarsi i polsi. Una volta fatto, riprese la pistola e senza pensarci due volte puntò e sparò due colpi nel centro di entrambe le mani di Hell. "Siamo pari," sussurrò a quell'uomo, che si limitò soltanto a ridere.
Le autorità arrivarono poco dopo e i paramedici medicarono la ferita sul collo di Camila. Le diedero una coperta termica e nel mentre che portavano via il corpo senza vita di Jacob Hortor, lei si sedette nel retro dell'ambulanza ad aspettare.
"Hai ustioni di secondo grado," le mormorò Lauren, avvicinandosi poi alla ragazza. Le due si scambiarono uno sguardo veloce e fu Camila a sorridere per prima.
"Già, i raggi sono caldi," rispose Camila, accennando una piccola risata. "Ha ucciso tre medici per farsi infilare in un sacco per cadaveri," sussurrò poi, osservando l'ambulanza con dentro il corpo di Hortor sfrecciare via.
Lauren appoggiò una mano sulla spalla di Camila, sedendosi poi nel posto libero vicino a lei. "È finita Cam, non pensarci più," le disse piano, accarezzandole poi la schiena. Camila appoggiò la testa sulla spalla della ragazza e si strinse a lei, rilasciando un rumoroso sospiro per poi chiudere gli occhi.
"Andiamo, usciamo, facciamoci un bloody mary," esclamò Camila dopo qualche minuto di silenzio, nel mentre che si alzava e si levò la coperta dalle spalle.
Lauren la guardò confusa ma allo stesso tempo divertita da quelle parole. "Come...cosa?"
"Dici sempre che dobbiamo fare qualcosa al di fuori della scena del crimine," Camila allungò una mano verso la sua per aiutarla ad alzarsi, aspettando che Lauren la afferrasse. "Beh... andiamo," disse e le due si incamminarono verso l'auto della Detective Jauregui.
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