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Capitolo 10

Ally e Camila si spostarono nell'ufficio della seconda per sistemare tutte le prove e rimasero a chiacchierare lì, fino a quando non le raggiunse Chris. "Ehi Cam, due unità vigileranno casa tua giorno e notte, sono tutti volontari,"

"Dì loro che li ringrazio," mormorò Camila, sorridendo largamente al pensiero che tanta gente si fosse offerta per aiutarla e per proteggerla. Chris sembrava felice, profumava di un'acqua di colonia eccessivamente forte e ondeggiava sulle gambe in modo strano. Camila puntò lo sguardo su di lui, alzando leggermente un sopracciglio. "Ally che cosa gli leggi in faccia?"

Ally spostò lo sguardo sul ragazzo, studiandolo dalla testa ai piedi e si focalizzò dopo sul suo viso. "Movimento dell'orbicularis oculi parts lateralis esterno... è felice,"

"Ma come, io sono nel mirino di un serial killer e la tua spatola occipitale laterale sta orbitando?!" mormorò la Detective fingendosi offesa. "Chris si è fidanzato," borbottò poi, rendendo così la situazione nota al Medico Legale.

"Ci conosciamo appena dai!" ribatté lui scuotendo la testa.

Camila rise ed alzò un braccio ad indicare il viso del ragazzo. "Oh guarda eccola! La spatola occipitale si è mossa ancora!" esclamò.

Chris ruotò gli occhi e incrociò le braccia al petto. "Sono felice perché ho trovato qualcuno che sa cucinare. Ieri mi ha invitato a cena," sussurrò.

"Aww," esclamarono in coro Ally e Camila, facendo sbuffare il ragazzo.

"Un terzo dei divorzi sono il frutto della disparità di impegno nelle faccende domestiche," lo informò Ally, che annuì poi con il viso, ritornano a concentrarsi su quello che stava leggendo prima.

"È presto se si conoscono appena," rispose Camila, stringendosi nelle spalle e mantenne un sorrisetto soddisfatto sulle labbra. "Ricordami di avvisare Lauren,"

"Posso prepararti la cena domani sera?" chiese Chris appoggiando entrambe le mani sulla scrivania della ragazza.

Camila scoppiò in una sonora risata, ma quando vide che il giovane Agente era serio scosse la testa più volte, ritornando seria. "No grazie, non sai cucinare,"

"E se portassi Lola e Lauren?" provò lui, piegando la testa da un lato.

"Dici davvero?" borbottò la Detective. "È così che vuoi presentarcela?"

"Oh dai Cam accetta," disse Ally e appoggiò i gomiti sul tavolo, reggendosi la testa con questi ultimi.

Chris colpì la spalla di Camila con il gomito e le sorrise. "Voglio fare qualcosa di carino per te,"

La Detective sospirò e lo sguardo con un'espressione sconfitta sul volto. "E va bene, vai adesso," mormorò, facendo un gesto con le mani ad indicargli di andare via. Chris non se lo fece ripetere due volte e lasciò la stanza lentamente. "Guarda Ally, il suo gluteo massimo è raggiante!" gli urlò dietro Camila

"Oh si va bene smettila," borbottò Chris prima di lasciare il suo ufficio.

Camila voltò immediatamente lo sguardo verso Ally. Aveva osservato che il Medico Legale aveva sottratto qualcosa dalla tasca del ragazzo nel mentre che lui la invitava a cena. "Cosa hai preso?" chiese e si avvicinò a lei. Ally tirò fuori una set di foto stampate da una macchinetta. I due facevano diverse facce buffe e sembravano davvero felici insieme. "È carina e penso che la madre di Lauren e Chris la odierà."

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Il giorno seguente arrivò carico di ansie e preoccupazioni. Camila si sentiva come se qualcuno l'avesse svegliata con una secchiata d'acqua gelata. Dato che non poteva occuparsi del caso, ma voleva comunque essere utile alle indagini, decise di presentarsi comunque al Distretto, solo leggermente più tardi rispetto al solito. Ally invece era arrivata all'alba, decisa a ricontrollare per bene le analisi dell'autopsia di James Stern.

Nella sala delle autopsie regnava il silenzio più assoluto e la ragazza si stupì quando vide arrivare Lauren Jauregui di corsa, che per poco non le sfondò la porta. "Puoi analizzare questa foto?" disse, allungandole in tutta fretta la foto di Camila che lei stessa aveva sottratto dalla maglietta di Hell. Lauren infatti si era accorta di alcune macchie presenti sul retro di essa.

Ally annuì e posizionò l'istantanea nel microscopio, così da poter vedere meglio. "Sono spore di muffa, la foto è stata conservata in un posto umido e buio,"

"Seminterrato?" ipotizzò Lauren riprendendo fiato. Aveva fatto una bella corsa per raggiungere il prima possibile quella stanza. La ragazza aveva il viso stanco, come se non avesse dormito per nulla e le nocche delle mani leggermente arrossate.

"Forse..." le rispose Ally

Lauren accettò quella risposta e si avvicinò alla sua collega. "Puoi capire che tipo di muffa sia?"

Ancora una volta Ally annuì, continuando poi a osservare il microscopio. "Sembra uno stachybotrys chartarum, fungo tossico. Non è comune... richiede un'ambiente umido come una casa danneggiata da un'alluvione... non posso dire altro con così poco."

A quelle parole Lauren si avvicinò al computer portatile della collega e incominciò a digitare velocemente. "Va benissimo. Ci fu un'alluvione a Edgewater, Midtown. Cinque famiglie che vivevano in quelle case fecero causa al comune quando i loro figli si ammalarono per colpa di quella muffa," la Detective ingrandì l'immagine così da farla vedere al Medico Legale. "Vedi questa zona? Le famiglie abitavano lì,"

"Hai detto cinque ma qui vedo sei case," le fece notare Ally, continuando ad osservare l'immagine.

"La sesta casa era vuota..." incominciò Lauren.

"O occupata dalla stessa persona che ha preso la foto di Camila e si è liberata del corpo di James Stern," finì Ally, spostando lo sguardo verso quello della Detective.

Fu tutta una questione di secondi. Lauren avvisò Lopez, che formò immediatamente una squadra di assalto. Soltanto Lauren ne fece parte, guidando il gruppo a testa alta. Quando si recarono nella casa eseguirono tutte le procedure e presero le precauzioni d'emergenza. Lauren sfondò la porta con un calcio, ma probabilmente quest'ultima si sarebbe aperta anche con una soffiata di vento, tanto era malandata. Non vi era nessuno dentro, ma ciò che ci trovarono bastò. C'era una cella frigorifera dove era stato conservato il corpo di James Stern. Sul tavolo di quello che poteva essere un salotto di una casa degli orrori c'erano sparpagliate una quantità insuperabile di foto di Camila, prese dai giornali o scattate di nascosto. Vicino ad esse c'era pure un CD con su scritto 'Per Camila da Connor Hell,'.

Sconfitta, ma con nuove prove, Lauren fece ritorno al Distretto per poter analizzare il filmato insieme alle sue colleghe. Anche Camila volle vedere e questa volta nessuno glielo impedì.

Dinah lo inserì nel computer e premette play. Subito comparve figura sfuocata di una donna che chiedeva aiuto e teneva un giornale tra le mani.

"Guardate è lo stesso giornale che aveva James Stern," esclamò Normani puntando il dito verso lo schermo.

"Aiuto, aiutatemi," gridava la ragazza. La sua figura però rimaneva nascosta nel buio della stanza dove stava. L'unica cosa messa a fuoco e in primo piano era appunto il giornale. Poi la ragazza si sporse in avanti, così da rientrare nel punto luce. "Aiuto!"

Le ragazze trasalirono e fissarono lo schermo inibite. Lauren aprì di poco le labbra assumendo un'espressione sconcertata. Ally scosse la testa e si coprì le labbra con entrambe le mani. Normani, l'unica che non era seduta, fece due piccoli passi indietro. Camila invece strinse i pugni arrabbiata e distolse lo sguardo. "Cecilia è viva," esclamò Dinah che fu l'unica in grado di dire qualcosa.

"Basta, io lo uccido," esclamò Camila, alzandosi di scatto dalla sedia e si diresse verso la sala degli interrogatori dove ancora stava rinchiuso e sorvegliato accuratamente Connor Hell. Entrò nella stanza con una furia tale che per poco non ruppe il vaso che stava dietro la porta di lato. "Dimmi dove è Cecilia,"

"Camila!" esclamò lui felice di vedere la Detective. Era ancora ammanettato e legato alla sedia, ma non sembrava comunque intenzionato a muoversi. "Non lontano... mi sembri molto frustrata, non dovresti occuparti di questo caso,"

"Tu morirai in prigione," disse Camila, avvicinandosi pericolosamente a lui.

Connor Hell rise e alzò leggermente le spalle. "Posso tornare nella mia bellissima e piccola cella?" chiese.

"Sì, quando troveremo il tuo amico, fino ad allora ti terremo qui affinché non possiate comunicare," rispose Camila, fingendosi dispiaciuta di non poterlo accontentare.

"È tardi Camila... vuoi vedere le mie mani?" chiese lui, mantenendo un tono freddo e distaccato. Hell alzò le mani ammanettate il tanto che bastava per far vedere le cicatrici provocate da Camila.

Puntò la pistola verso Hell, il quale ancora agonizzava per terra, tenendola con difficoltà per via del nastro adesivo sui polsi. La lasciò per terra, quando vide che né l'apprendista, né Hell si muovevano e avendo adocchiato il bisturi in un angolo del terreno, si allungò per prenderlo, così da liberarsi i polsi. Una volta fatto, riprese la pistola e senza pensarci due volte puntò e sparò due colpi nel centro di entrambe le mani di Hell. "Siamo pari," sussurrò a quell'uomo, che si limitò soltanto a ridere.

"Avrei dovuto ucciderti," mormorò Camila a denti stretti.

Hell si strinse nelle spalle, unendo le labbra insieme. "Ma non lo hai fatto, non lo trovi interessante? Perché non lo hai fatto, eh?"

"Continuo a chiedermi la stessa cosa, perché non ti ho ucciso?" mormorò Camila, sapendo che quell'uomo voleva solo giocare con lei, ma quella domanda le rimbombava spesso nel cervello. "Tutte quelle donne che hai seviziato, perché lo hai fatto? Cosa ti ha spinto verso di loro?" borbottò velocemente.

"La loro sfortuna?" rispose lui.

Camila si avventò verso di lui e sferrò un pugno dritto sulla sua guancia. "Vale anche per me?" Lauren entrò nella stanza, avendo osservato la scena dall'uscio della porta, ma non servì perché Camila si allontanò autonomamente da quell'uomo. Non si sarebbe sporcata le mani in quel modo, anche se forse, nel profondo, un po' lo desiderava. "Dimmi, è la sfortuna che ti ha attirato da me?"

"Cam..." provò Lauren, ma la sua partner la bloccò subito.

"No, io voglio sapere, si arriva in un punto dove non si ha più paura e io non ho paura di te," disse, puntando il dito verso Hell e lo guardò diritto negli occhi. Il suo tono di voce era forte e deciso. "Ma voglio sapere perché sei venuto da me,"

"Mi piaci quando sei arrabbiata," fu tutto quello che farfugliò Hell.

Camila ruotò gli occhi e si avvicinò alla porta. "Tu mi piacerai quando sarai morto,"

Connor Hell scoppiò in una rumorosa e gelida risata e richiamò l'attenzione delle due Detective prima che potessero abbandonare la sala e lasciarlo nuovamente solo. "Perché tu? Ogni buon pugile combatte un avversario valido o la vittoria non ha alcun senso. Tu sei l'unica valida avversaria che io abbia mai avuto,"

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Ally e Dinah rimasero nella sala multimediale ad analizzare il video che Lauren aveva portato da Edgewater.

"Ricordo di una ricerca condotta dalla Columbia University," disse Ally, incominciando a digitare velocemente contro la tastiera del computer. "Usando una serie di algoritmi si possono ottenere le immagini corneali," mormorò, allargando il frammento di immagine che aveva ricavato dal video di quando Cecilia si vedeva chiara e nitida. "Vedi? Riflette delle immagini. Non si vede molto,"

"Si che si vede, è uno scantinato a Flagami," esclamò Dinah, per poi sorridere soddisfatta.

"Come lo sai?" chiese Ally confusa, cercando di sgranare l'immagine il più possibile.

"Cecilia sta guardando una parete concava, finalmente so qualcosa che tu non sai!" disse Dinah ridacchiando rumorosamente e appoggiò una mano sulla scrivania. "È una soffitta a volta, vedi i mattoni? E in cima c'è una apertura a botola," aggiunse. "Quando si usava il carbone carretti lo scaricavano direttamente nelle cantine."

Ally voltò di poco il viso verso la sua collega. "Cecilia si trova in una cantina per il carbone?"

"Sì, e le uniche rimaste sono a Flagami," esclamò Dinah, prendendo il telefono per avvisare le due Detective.

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Ancora una volta, Lopez organizzò una squadra che ispezionò tutto il quartiere di Flagami. La situazione non migliorò quando, ormai all'ultima casa da controllare, incominciò a piovere. Dinah e Normani sfondarono la porta della casa disabitata e si precipitarono dentro. La voce di Cecilia rimbombava dalla cantina. "Aiuto, aiutatemi," ripeteva. Le due scesero le scale con una velocità impressionante e quando arrivarono al punto dalla quale proveniva il rumore si guardarono intorno. "Aiutatemi, sono qui," quello era il punto dove aveva registrato il video, ma al centro della stanza c'era solo un registratore che faceva risuonare una voce. "Figlio di puttana," esclamò Dinah quando si rese conto che era tutto finto.

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Verso tarda sera Camila rientrò nel suo appartamento in compagnia di due Agenti di turno quella sera. Una volta dentro, però, trovo la nuova ragazza di Chris intenta a cucinare. "Lola?"

"L'ha portata Chris, ha detto che lo sapevi," mormorò Joe, il primo Agente, osservando poi la Detective in segno di conferma.

Camila si passò una mano sulla fronte, tremendamente mortificata di aver dimenticato l'appuntamento. "Oh la cena, si giusto...Lauren ha le chiavi di casa,"

"Ti senti bene? Stavo preparando la cena..." mormorò Lola, osservando la ragazza.

"Non lo ricordavo... è stata una lunga e brutta giornata," le rispose Camila sinceramente.

"Vuoi che me ne vada?" chiese Lola.

Camila si morse il labbro, per poi scuotere la testa. "No sai cosa? Non voglio pensare al lavoro," esclamò, rivolgendo ora l'attenzione ai due Agenti. "Voi potete andare, rimanete qui fuori grazie," disse e i due obbedirono. Una volta usciti chiuse la porta e si avvicinò alla cucina dove Lola era intenta a preparare del sugo. "Dove sono Chris e Lauren?"

"Sono andati a prendere delle birre," rispose la ragazza.

A quelle parole Camila sorrise. "Fantastico. Che prepari?" chiese, sporgendosi in avanti per osservare dentro la pentola.

"Penso ci voglia più sale," mormorò, prendendo un po' del liquido con il cucchiaio e lo passò poi alla Detective.

Camila soffiò leggermente e assaggiò il contenuto. "Mmh è fenomenale," esclamò, annuendo velocemente con il capo.

"Io adoro cucinare,"

"Oh beh se tra te e Chris non dovesse funzionare puoi venire a cucinare da me quando vuoi," le rispose la Detective e le due risero. Camila si stiracchiò leggermente e si spostò verso la sua stanza da letto. "Vado a cambiarmi,"

Quello che trovò una volta aperta la porta della stanza non le piacque per niente. Lauren e Chris stavano seduti per terra, con uno strofinaccio sulle labbra, le mani ammanettate e i piedi legati insieme. Senza avere neanche il tempo di realizzare ciò che le si presentò davanti agli occhi, Camila sentì subito dopo dietro di lei il rumore del caricatore di una pistola e si voltò di scatto.

"Siediti," le ordinò Lola.

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Intanto al Distretto Dinah, Normani e Ally ultimavano le ultime cose prima di andare via. "Dov'è Camila?" chiese il Medico Legale, occupando il posto dietro la scrivania della Detective.

"A casa, l'amica di Chris le prepara la cena," rispose Dinah.

"Che succede?" mormorò Normani, notando che il Medico Legale teneva qualcosa tra le mani.

Ally fece cenno alle due di avvicinarsi. "Voglio farvi vedere una cosa," prese il computer di Camila e fece comparire sul monitor due foto che ritraevano Cecilia. Una era quella presa dall'articolo del giornale, l'altra faceva parte del video che aveva portato Lauren al Distretto. Ally fece combaciare le due, segnalando così le somiglianze. "Le guance e il mento combaciano,"

"Si è rifatta il naso," notò Dinah, puntando il dito verso lo schermo.

"E la sola cosa che non si può modificare è lo spazio tra gli occhi, si è fatta una plastica," affermò Ally.

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"Mettiti queste," le ordinò Lola, lanciandole addosso un paio di manette.

Camila si era seduta vicino agli altri due e aveva appoggiato una mano su quella di Lauren per rassicurarla. "Ha ucciso tuo marito, vero Cecilia?"

"Non è il tipo di relazione che una come te potrebbe capire," rispose la ragazza e abbassò la pistola. "Potete anche dirvi addio,"

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"Perché la vittima di un rapimento dovrebbe chiudersi in una cantina e rifarsi la faccia?" borbottò Dinah, incrociando leggermente le braccia sotto al seno e continuò a osservare lo schermo del computer.

Ally abbassò lo sguardo e vide la foto che aveva precedentemente rubato dalla tasca di Chris. Immediatamente le idee le si chiarirono. "Perché non vuole essere riconosciuta," mormorò, prendendo le foto e le diede con velocità a Dinah. "Puoi passarle allo scanner?" Ally aspettò che comparisse sullo schermo e quando successe fece la stessa cos che aveva fatto con la foto precedente. La compatibilità era maggiore. "È la stessa donna,"

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"Lei pensa di avere il controllo," mormorò Camila. Aveva rimosso la benda dalle labbra di Lauren così da poter parlare con lei. Lola, ormai riconosciuta come Cecilia, aveva abbandonato la stanza, forse per permettere alle due di salutarsi come volevano o più probabilmente era andata a controllare i due Agenti fuori dalla porta d'ingresso.

"E lo ha," la interruppe Lauren.

"No se le facciamo credere che non è vero," le disse Camila, prendendole ancora la mano e la strinse forte.

Forse troppo presto Cecilia fece ritorno nella stanza "Tenente la bocca chiusa," ordinò.

"Hell non ti ama," esclamò Camila, alzando la voce.

La ragazza alzò la pistola e la puntò dritta verso Camila. "No, non è vero, ti vuole morta," le rispose Cecilia, guardandola dritta negli occhi.

"Non è quello che ti ha detto vero Cecilia? Ti ha detto di non uccidermi," Camila conosceva Hell e sapeva che tipo di lavaggio del cervello poteva averle fatto. Brancolava nel buio in quel momento, ma sperava davvero di riuscire a convincerla.

"Cecilia è morta e morirai anche tu," disse lei, serrando la mascella e si avvicinò di più alla Detective.

"Hell vuole avermi viva, perché mi vuole tutta per sé, non lo capisci?" affermò Camila, alzando leggermente le braccia in segno di resa. "Non ti ama, ti ha usata solo per arrivare a me," continuò e vide l'espressione sul viso della ragazza cambiare leggermente.

Cecilia rimase immobile, per poi puntare la pistola ora verso i suoi amici. "Adesso vedrai morire i tuoi amici,"

"Aspetta!" urlò Camila. Con uno scatto felino e inaspettato Chris si mosse e si avventò contro la ragazza. date le mani occupate, Chris sferrò una testata contro quella di Cecilia, tramortendola e la buttò a terra e facendole cadere la pistola dalle mani. Fece un passo indietro e la afferrò, nonostante le manette che gli tenevano i polsi e la puntò verso Cecilia. Senza aspettare, sparò due colpi dritti al petto della ragazza.

Camila lo raggiunse, inginocchiandosi verso di lui. "Ehi mettila giù, basta... è finita,"

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Lauren, Camila e Ally si ritrovarono qualche ora più tardi nel loro ristorante preferito, il Leynia, poco lontano da dove abitava Camila. "Era proprio caduta nella sindrome di Stoccolma non è così?" mormorò Camila, arrotolando nella forchetta un nel boccone di spaghetti al sugo.

"Cecilia Stern non poteva fare nulla contro Hell, era una donna maltrattata. Ha visto Hell uccidere il marito ed è crollata," mormorò il Medico Legale. "L'ha tenuta nello scantinato per sei mesi. La picchiava, la premiava, la picchiava di nuovo."

La Detective scosse la testa, rilasciando un piccolo sospiro. "E poi Chris... non avrei mai voluto coinvolgerlo..." sussurrò.

"Ma non sei stata tu è stato Hell," le rispose Lauren, appoggiando una mano sulla sua e le lasciò un piccolo bacio sulla guancia per tranquillizzarla.

Ally finì di sorseggiare il suo bicchiere di vino e si schiarì la voce. "La sindrome di Stoccolma è un particolare stato di dipendenza psicologica e/o affettiva che si manifesta, in alcuni casi, in vittime di episodi di violenza fisica, verbale o psicologica. Il soggetto durante i maltrattamenti subiti, prova un sentimento positivo nei confronti del proprio aggressore che può spingersi fino all'amore e alla totale sottomissione volontaria, instaurando in questo modo una sorta di alleanza e solidarietà tra vittima e carnefice," le informò.

"Grazie, Wikipedia parlante," borbottò Camila, tirando il tovagliolo verso il Medico Legale. Le tre scoppiarono in una rumorosa e liberatoria risata, per poi continuare con la loro cena.

Intanto, al carcere di massima sicurezza del Dade Correctional Institution, nei pressi di sud Homestead, la notizia arrivò a Hell e non ne fu per nulla felice.

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