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Lascia che bruci

Che rabbia!
Non ce la faccio più!
Com'è potuto succedere? Come?
Continuo a chiedermelo e continuo a non avere una risposta. Ho fatto tutto nel modo giusto, ho dato il meglio di me come ogni volta, eppure qualcosa non ha funzionato.
Io non ho funzionato.
Sono un fallimento, continua a ripeterlo, ogni giorno, ogni ora, ogni fottuto minuto della mia vita da quando avevo tre anni. Forse ha ragione, oggi ho fallito, oggi l'ho deluso.

Sono così incazzata, ogni parte del mio corpo vorrebbe urlare contro di me, contro di lui, contro il mondo intero e invece sono qui a sfrecciare per le strade buie da quasi un'ora dentro la mia macchina senza una meta ben precisa.
Senza accorgermene, mi ritrovo in un luogo appartato. Mi guardo intorno, non c'è nessuno, proprio quello di cui avevo bisogno. Delle panchine costeggiano lo spiazzale, illuminato si fa per dire, da lampioni mal funzionanti.
Prendo le cuffiette buttate sopra i libri di testo sul sedile del passeggero ed esco fuori. Che meraviglia, c'è un silenzio quasi disarmante in questo posto. Una brezza leggera mi scompiglia i capelli mentre faccio partire le mie canzoni preferite, sedendomi sul cofano caldo della macchina.

Mi scoppia la testa, la rabbia ha superato il mio livello di sopportazione, la morsa che sento alla gola continua a stringere, sempre più forte. Fatico a respirare, ho bisogno d'aria, è un dolore che abbraccio, ogni volta, provo ad esternare i miei sentimenti, ma vengono ignorati.
Anche la musica non riesce a farmi uscire da questo loop continuo in cui la mia mente continua a portarmi.
Chiudo gli occhi e...

Corro, continuo a correre, sento sugli spalti le grida, mio padre mi incita a correre ancora più veloce, la sua voce dura sovrasta le centinaia di urla che sento.
C'è qualcosa a terra che noto troppo tardi, inciampo e in un attimo cado, cazzo!
Che dolore!
È la caviglia, quanto male mi fa!!!
Mi rimetto in piedi e continuo a correre, anche se il dolore è lancinante, arrivando seconda.
Ricordo ancora lo sguardo di mio padre, così furioso...

Ho bisogno solo di silenzio, nella mia mente ci sono troppi pensieri disordinati che mi stanno risucchiando in un vortice.
Non mi sento abbastanza brava, non credo di essere abbastanza brava in realtà; non riesco a correre come lui vorrebbe, non sono all'altezza delle sue aspettative, non lo sono mai stata come continua a ripetermi.
Perché non riesce a vedere chi sono veramente, ad apprezzarmi per le vittorie e per le sconfitte, perché non riesce ad amarmi per quello che sono...

Le lacrime mi rigano le guance, porto le mani sul viso e le lascio andare senza riuscire più a trattenerle.
Mi prende un colpo e caccio un urlo girandomi spaventata quando sento una mano posarsi sulla mia spalla.

<Ciao, scusami non volevo metterti paura> sussurra la ragazza dai capelli scuri guardandomi preoccupata.

<Ci sei riuscita, cavolo!> le rispondo bruscamente tirando via il resto delle lacrime con il dorso della mano.

<Mi dispiace, ho provato a chiamarti prima di avvicinarmi ma sembravi troppo scossa> mormora.

<Ok, ma sto bene tranquilla> mento.

<Non si direbbe dalla tua faccia> puntualizza alzando un sopracciglio.

Con una spinta si siede accanto a me. <Ti va di raccontarmi perché ti ho trovata in lacrime in questo posto tutta sola?>

I miei occhi diventano subito lucidi, ma non riesco più a tenere tutto dentro, ho bisogno di tirarlo fuori e forse è un bene che questa ragazza così gentile non mi conosca.
Inizio a parlare con l'intenzione di non scendere nei particolari, d'altronde è una sconosciuta, una persona che ho incontrato per caso e che non ho mai visto in vita mia.
Lei non stacca mai gli occhi dai miei, mi ascolta in silenzio sembra sinceramente interessata, così, senza accorgermene le dico tutto quello che mi passa per la testa, le dico della mia famiglia incasinata, dei loro sacrifici, di mio padre che pretende il meglio di me e della corsa.
Mentre le parlo non riesco più a sostenere il suo sguardo, sembra possa leggermi dentro, vedere tutto ciò che non va in me. Così abbasso lo sguardo sulle mie mani e continuo a parlare.

Dopo un tempo infinito, mi giro verso di lei e la trovo ancora lì ferma a guardarmi con quei suoi occhi penetranti, che mi fanno tremare le gambe poi, ad un certo punto si avvicina e mi dà un bacio.
Rimango spiazzata per un secondo, non so cosa dire o cosa fare, resto solo a fissare i suoi occhi scuri che mi osservano in un modo in cui nessuno mi ha mai guardata.

<Scu...scusami...io non...posso> balbetto senza riuscire a dire altro.

Si solleva e con un piccolo balzo scende giù dalla macchina. Si ferma di fronte a me, appoggia le mani sulle mie ginocchia e con una piccola pressione mi divarica le gambe, per poi mordersi un labbro e sorridermi ammiccando.

<Ne sei sicura?> domanda scostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Al suo tocco smetto di respirare. Non so cosa stia provando, ma lei... lei è così carina e dolce e poi profuma di buono.
Le sue labbra si posano di nuovo sulle mie con delicatezza, come se aspettassero un mio tacito consenso. Il cuore mi martella nel petto, schiudo la bocca, forse involontariamente o forse perché questa sensazione è così piacevole e spaventosa da non riuscire a pensare in modo lucido.
La sua lingua si fa strada, cerca la mia trovandola. Sono senza fiato ed eccitata da morire. Il bacio divampa come un incendio, ogni parte del mio corpo si surriscalda pronta ad esplodere come un detonatore.
Le sue mani dal mio collo scendono giù sulle mie braccia, sui miei fianchi fino a trovare l'orlo della maglietta. Le labbra si tuffano sul mio collo, mi morde un lobo ed io gemo.
Appoggio le mani sul cofano e senza accorgermene mi abbasso un po' beandomi dei suoi baci che riescono a farmi rabbrividire, mentre un'onda calda si riversa nel mio basso ventre.
Che cosa sto facendo? Che cosa mi sta facendo questa ragazza?

Sento le sue lunghe dita sulla pancia, scorrono su e giù sorvolando le costole. Il mio petto si alza e si abbassa in modo furioso quando la sua mano arriva al seno.
Inizia a giocare con un capezzolo, stringendolo e sfregandolo mentre le sue labbra cercano di nuovo le mie. Le nostre lingue si esplorano a vicenda danzando in estasi.
Porto una mano sul suo fianco esile, sento il calore della sua pelle da sotto la camicia che indossa e non posso fare a meno di pensare che anch'io vorrei toccare il suo corpo, vorrei scoprire se la sue pelle è morbida e liscia, vorrei scoprire cosa le piace, vorrei farle provare tutto ciò che lei sta innescando in me.
Quando intuisce i miei pensieri, si scosta e con movimenti veloci e sexy nello stesso tempo, fa saltare tutti i bottoncini e mi lascia interdetta alla vista del suo reggiseno in pizzo.

Continua a osservarmi, i suoi occhi ombrosi velati dal desiderio incastrati ai miei.
Riprende il bordo della mia t-shirt e la tira su. Dovrei sentirmi in imbarazzo, mezza nuda di fronte a lei e soprattutto qui fuori in un luogo pubblico ma, stranamente non sono a disagio, tutt'altro.
Abbassa il viso sul mio seno, scosta la fascia sportiva che indosso solitamente quando vado ad allenarmi e afferra con la bocca uno dei miei capezzoli massaggiandolo con la lingua. Stringo i denti sul labbro inferiore trattenendo gemiti incontrollati e le infilo le dita tra i capelli mentre si sposta sull'altro capezzolo.

Voglio baciarla ancora, ho bisogno di assaggiarla ancora una volta. Le prendo il viso tra le mani, lo sollevo verso di me e le faccio scivolare la lingua in bocca per poi morderle quelle labbra deliziose. La sua mano esplora le mie cosce fasciate dai jeans, arriva al bottone, lo slaccia senza fatica e tira giù la zip. Trattengo il respiro tra un bacio e l'altro, vorrei bloccare la sua mano per non farla andare nel punto in cui la desidero così tanto, ma sono inerme sotto il suo corpo e sotto i suoi baci che mi stanno divorando.
Avverto la sua mano sopra le mie mutandine sicuramente bagnate. Apro un po' di più le gambe prima di sentire le sue dite dentro di me. Gemo sulla sua bocca e vengo ricompensata dal suo sorriso mentre una scarica di puro piacere si riversa sulle mie guance già arrossate.
Fa scorrere la lingua sul mio collo, lo morde, lo succhia, seguendo gli stessi movimenti della sua mano. Ogni parte del mio corpo si contrae, vogliosa, verso la fonte di quel piacere. La afferro per il sedere e la spingo verso di me cercando di più.
Senza pensarci due volte porto la mano libera sul suo seno pieno, lo massaggio in modo rude e la sento fremere su di me respirando a fatica.
I nostri corpi aderiscono alla perfezione, ogni volta che le sue dita si spingono in profondità, mi trascinano sempre più vicino sull'orlo dell'orgasmo.

Prese dalla frenesia, le stringo il braccio intorno alla vita per portarla ancora più vicina a me, le graffio la schiena, sento i suoi capezzoli dalla stoffa del reggiseno sfregare sui miei sempre più veloce, i miei fianchi che si muovono sulla sua mano, i nostri gemiti che fendono questo posto vuoto e buio.
Stringo i muscoli attorno alla sue dita prima che il suo morso mi faccia scoppiare in mille pezzi.
Chiudo gli occhi e mi lascio cadere indietro sfinita. Ho ancora i postumi dell'orgasmo, le gambe continuano a tremarmi, sento il sangue incanalarsi e pulsare in mezzo alle mie cosce.
È stato assurdo e surreale, bello da togliermi il fiato, talmente intenso da non riuscire a resistere.

È passato troppo tempo dall'ultima volta che mi sono sentita così, così fottutamente viva.
Apro nuovamente gli occhi e osservo stravolta la coperta nera sopra la mia testa mentre la mia mente torna lucida.
Poco dopo mi sollevo, mi guardo intorno ancora svestita, ma non c'è nessuno. Non c'è più traccia della bella ragazza che ho conosciuto e che mi ha portata in paradiso e che adesso è sparita nell'oscurità della notte.

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