Capitolo 9 - Il primo weekend
"Aurora, svegliati, dai, non vorrai mica passare il fine settimana qui in accademia! Possiamo andare a Caeux!" Riconobbi subito la voce di Eléonore. Strofinai gli occhi ancora un po' chiusi e mi accoccolai tra le coperte. Rabbrividii ancora una volta, così per sicurezza presi un'altra caramella dal barattolo. Sapevano tutte di more. Erano così buone! Mentre camminavamo tutte e cinque verso l'infermeria, sentii quella sensazione del giorno prima: rabbrividii, ma sentivo un caldo strano pervadermi in tutto il corpo. Senza nemmeno accorgermene, i miei occhi si erano riempiti di lacrime che, inavvertitamente, cominciarono a scorrere sulle mie guance rosse e calde. Abbassai subito il capo per non far vedere che stessi piangendo. L'eco della mia stessa voce mentre leggevo la lettera, mi rimbombò in testa, tormentandomi. Asciugai il mio viso come meglio potevo, quando ci fermammo proprio di fronte la porta, stavolta aperta. L'infermiera Ross era lì, seduta sulla sedia dietro la scrivania in legno.
"Aurora cara, vieni qui." Disse con la sua innaturale voce dolce. "Vuoi uscire, vero?" Chiese sorridendo. Capì che non avevo voglia di parlare, così prese in fretta la bacchetta e la poggiò sulla mia tempia, proprio come aveva fatto il giorno prima.
"Cara, prendi solo un'ultima caramella ora che vai un camera e ti sarà passata del tutto. Per tua fortuna, il tuo primo weekend qui non sarà una tragedia!" Sorrise con apprensione. Io non dissi nulla, annuii con nessuna emozione in volto e lasciai le ragazze lì, a guardarmi sbalordite.
"Non sappiamo cosa le stia prendendo ultimamente..." Sentii Eléonore mormorare alle mie spalle. Mi stavo dirigendo in camera quando incrociai la professoressa Dahl in un corridoio. La guardai in lontananza, ma lei non mi riconobbe da lontano. Abbassai lo sguardo fino a che non fummo ad un passo di distanza, allora rallentai il passo e la guardai con gli occhi rossi e gonfi di lacrime. Lei aprì la bocca come per dire qualcosa, ma parve che non riuscisse a pronunciare nulla. Trattenni le lacrime solo un'altra frazione di secondi, ma subito dopo sentii una lacrima scivolare delicatamente sul bordo del mio occhio. Mi misi a correre, mentre percepivo il suo sguardo su di me.
"Aurora! Aurora!!" Urlò lei. Io non risposi nulla né feci cenno di esitare, continuai solamente a correre con tutte le mie forze verso la mia camera. Una volta chiusa la porta alle mie spalle cominciai a singhiozzare. Non mi trattenni come avevo sempre fatto, singhiozzavo senza cercare di non fare rumore. Scivolai a terra con la schiena attaccata alla parete, misi le ginocchia al petto e poggiai la testa su di esse. Dopo un po' sentii bussare.
"Aurora, apri la porta! Ti prego!" Sentii dire a Florie. Trattenni il respiro per un po' e mi feci coraggio. Aprii la porta. Florie, appena mi vide, mi abbracciò fortissimo.
"Aurora... non so cosa stia succedendo... Perché fai così?" Mi chiese stringendomi più forte. Una volta staccate dall'abbraccio, non piansi più forte come prima.
"L-la professoressa..." Rivelai singhiozzando.
"Aurora, che succede con la professoressa?" Domandò con una calma che percepii essere solo apparente.
"M-mi posso fidare di te...?" Chiesi riluttante e singhiozzando.
"Ma certo che ti puoi fidare di me, Aurora! Che domande!" Rispose.
"M-mi ha scritto una lettera... s-secondo la q-quale non possiamo più parlare al di fuori delle lezioni..." Gemetti. La sua faccia si trasformò in un'espressione sconcertata. "Ma n-n-non è finita qui: dopo, quando sono ritornata in camera dopo pranzo, la lettera che avevo lasciato sul comodino era sparita..." Inarcò le sopracciglia e si morse un labbro.
"Aurora... non pensarci adesso! Ora usciamo, dai!" Mi sollecitò lei. Andai in bagno, sciacquai la faccia e cercai di togliere il rossore dalle guance. Misi un vestito di Florie, dato che non ne avevo ancora uno tutto mio in accademia, che parve starmi bene. Sopra misi una sciarpa lilla e sotto un paio di collant di lana dello stesso colore. Presi la cartella blu che mi avevano dato poco meno di una settimana prima e la misi a tracolla.
"Firmi qui, signorina Verdi." Disse gelido il professore di storia, che a quanto pare si occupava di farci firmare prima di poter uscire. Firmai in fretta togliendo da davanti i miei occhiali una ciocca di capelli biondi e uscii. Fu solo allora che notai bene tutti i pini al di fuori dell'accademia. Vista da fuori il cancello era così possente: si stagliava in mezzo al bosco buio, con tutta la sua immensa luminosità, con le sue pareti bianche e tutte le finestre e le poche torri presenti sopra gli uffici dei professori. Ci inoltrammo sempre di più nel bosco. Mentre passeggiavamo, la piacevole brezza ci accompagnava, così come il piacevole odore di erba bagnata. Di tanto in tanto prendevo respiri profondi; ed ogni tanto sentivamo la voce di Marisa strillare ordini a Kayla e Genevieve, le sue due "migliori amiche", dal percorso accanto.
"Ci siamo perse, lo sapevo! Non ne fate mai una buona voi!" Sentii Marisa urlare.
"Veramente siamo nella strada giusta..." Protestò invano Genevieve.
"Non è vero! Perché non c'è nessuno qui?" Continuava lei. Al sentire ciò, io e le altre quattro ci lanciammo un'occhiata d'intesa e andammo nel sentiero più lontano al loro affinché non ci potessero sentire.
'Devo ammettere che l'aria fresca mi sta facendo bene...' Ammisi a me stessa. Dopo circa venti minuti, arrivammo a Caeux. Allora rividi quella bambina, la bambina che mi aveva suggerito dove fosse il rifugio.
"Hey! Ma tu non sei Aurora?" Io ero sbalordita: come faceva a ricordare ancora il mio nome.
"Sì, sono Aurora... Tu sei la bambina che mi ha aiutata una settimana fa!"
"Sì! Io mi chiamo Anne!" I suoi capelli castani le volarono davanti agli occhi con una folata di vento. "Come mai sei di nuovo qui? Dove sei stata?" Ma prima che potessi rispondere, Florie mi interruppe.
"Voi due vi conoscete? Aurora... non venivi da quel posto strano?"
"Non è un posto strano, vengo dall'Italia!" Protestai. "Comunque l'ho conosciuta una settimana fa, non sapevo dove andare così lei mi ha dato una mano. Vero, Anne?" Le dissi guardandola dolcemente.
"Sì!" Rispose fiera lei. "Ma quindi? Come mai sei da queste parti?" Chiese con aria enigmatica, tipica dei bambini con quella curiosità innata.
"Oh, beh... Io sono qui perché è il mio primo weekend, l'accademia ci lascia liberi il fine settimana!" Risposi allora io.
"L'accademia? Dragonsoul...?" Continuò lei sbalordita. Io annuii sorridendo. Lei cominciò a guardarmi a bocca spalancata.
"Io desidero da quando avevo sei anni di andare in quell'accademia! Comunque penso proprio che ci andrò... lì insegna mia zia!" Per un attimo mi si raggelò il cuore. Stavolta ero io a guardare lei con aria sbalordita. "Sì! Mia zia si chiama Gloria Dahl, la conosci per caso?" All'improvviso il mio volto cambiò, da sorridente a triste anche se naturalmente cercai di mantenere la calma.
"Io... sì... la conosco, in effetti..." All'improvviso la sentii. Era lei.
"Hey, piccolina!" La professoressa Dahl era lì e stava accarezzando la testolina di Anne. Io non riuscii a guardarla negli occhi, ma all'improvviso capii che mi stava osservando. Fui allora costretta ad alzare lo sguardo, quando lei mi lanciò un'occhiata fulminante. Deglutii. Le ragazze alternavano i loro sguardi tra me e la professoressa. "Vi conoscete?" Chiese secca rivolgendosi a me. Prima che riuscissi a trovare il coraggio di rispondere, Anne mi risparmiò la fatica di parlare.
"Ma certo, zietta!" Rispose solare lei, non riuscendo a percepire la tensione nell'aria.
"Ehm... Anne, forse è meglio che me ne vada, adesso... c-ci vediamo..." Mi divincolai tra gli abitanti di Caeux ed entrai nel primo negozio che mi capitò a tiro seguita dalle ragazze.
"Aurora..." Mi disse Florie sottovoce. "Aurora, calma..." Disse cercando di mantenere un tono calmo, nonostante non riuscisse a nascondere la sua voce tremolante. Dopo essermi assicurata che nessuno mi vedesse, chiusi gli occhi e respirai profondamente. Ogni volta che la vedevo, dovevo esercitare tutto il mio autocontrollo. Ma fu allora che sussultai.
"Aurora." Mi chiamò qualcuno freddamente. Mi girai per vedere che era la professoressa Dahl.
"Professoressa..." La mia voce tremava più che mai prima d'ora.
"Ragazze, ve la posso rubare due secondi?" Chiese cortesemente. Loro annuirono lievemente con apprensione. Poi, rivolgendosi a me, lanciò un'occhiata che avrebbe terrorizzato anche il mio professore di italiano del liceo. Improvvisamente trovai estremamente interessante l'unghia del mio anulare, tanto che riuscivo a seguire la professoressa solo perché vedevo la sua ombra sott'occhio: non staccavo gli occhi dalle mie dita.
"Aurora, non avrai detto a qualcuno cosa c'era scritto in quel-... Aurora, per favore, guardami negli occhi mentre ti parlo!" Sentii il mio cuore sobbalzare. Da quanto mi batteva, mi faceva male il petto. Cominciai a respirare affannosamente. "Dicevo... Non avrai mica detto a qualcuno della lettera?" Per un attimo pensai che Florie avesse parlato, ma lei era stata con me da quando glielo avevo detto, quindi era impossibile.
"N-no, p-professoressa." Balbettai.
"Allora come fa a saperlo mezza accademia?" Allora ebbi come un flash.
"P-professoressa... non ho parlato... davvero... ma la lettera... In pratica, dopo aver letto la lettera, l'ho lasciata sul comodino; sono andata in infermeria, ma quando sono tornata in camera non c'era più... mi sono messa a cercarla, ho messo a soqquadro una camera intera, ma senza riscontro. Allora ho rimesso tutto a posto e, sfinita, mi sono addormentata a letto... Non è colpa mia!" Protestai.
"Impossibile che la signora Leroy abbia preso la lettera! Stai mentendo!" Disse seccata.
"Ma non è vero!" Risposi frustrata. Stava per aprire di nuovo bocca, quando continuai. "Comunque, se non mi vuole credere..." Dicendo ciò, la lasciai visibilmente scossa.
"Aurora... Aurora!" Mi ero girata per andare via quando mi richiamò. Mi girai di scatto e vidi che stavolta non mi fissava secca, pareva spiazzata. "Scusa se sono stata così... dura..." Il suo sguardo si addolcì gradualmente. "Appena ritorniamo, la cerchiamo insieme... che ne dici?" Io annuii lievemente, con lo sguardo ancora un po' turbato.
"Se vuole possiamo pranzare insieme più tardi!" Cercai di sistemare la situazione.
"Per me è ottimo! Ci vediamo nella piazzetta principale alle 13 in punto, ci stai?" Annuii nuovamente. Mi salutò guardandomi dolcemente ed allora mi diressi verso le ragazze.
"Che voleva?" Chiese preoccupata Eléonore.
"Nulla... State tranquille!" Sorrisi io. "Ho chiesto alla professoressa se volesse pranzare con noi." Continuai allora.
"Che cosa?" Chiesero in coro. "Ci odia!" Aggiunse Florie in fretta.
"Non è così, tranquille." Mi affrettai a rispondere. "Ora andiamo... mi aiutate a comprare un paio di vestiti? Non ne ho nemmeno uno!" Esclamai.
"Ma certo!" Rispose Clarissa eccitata. Ci dirigemmo verso un negozio, ma fu allora che un dubbio mi travolse.
"Ragazze...? Con cosa pago?" Chiesi incerta.
"Non hai nemmeno un ekatet?" Chiese Clarissa sconvolta.
"Un eka che?"
"Un ekatet. L'ekatet è la nostra moneta. Per oggi offro io, tranquilla." Disse togliendomi ogni dubbio Florie. Entrammo in un negozio e subito adocchiai un vestito. Era davvero carino, così decisi di provarlo e guardai il prezzo: 100 ekatet.
"Cosa?!" Esclamai incredula.
"Che c'è?" Chiese Florie.
"100? Non sono molti?!" Continuai io.
"Assolutamente no, che cosa dici! Oh che sciocca... voi avrete sicuramente un'altra moneta!" Arrossii un po', provando imbarazzo. "Su, dai! Andiamo a pagare!" Continuò. Dopo un paio di ore, si era fatta l'ora stabilita.
"Aurora... non prendertela, ma non ci va di pranzare con la professoressa..." Disse Melissa.
"Okay, lo capisco..." Non che fossi particolarmente dispiaciuta, ma non mi andava proprio giù l'idea che mi lasciassero sempre sola! Comunque, mi avviai verso la piazzetta principale e la trovai lì, ad aspettarmi.
"Aurora!" Mi salutò con un gran sorriso stampato in faccia.
"Professoressa! Ehm... dove andiamo?" Chiesi arrossendo.
"Possiamo andare a casa di Anne, pranzeremo a casa sua!" Io annuii. "Ma dove sono le ragazze?" Chiese con tono preoccupato.
"Hanno preferito pranzare altrove..." Risposi lievemente turbata. Percepì la situazione, così si affrettò a cambiare discorso.
"Andiamo? Non so tu, ma io ho davvero tanta fame!"
"Sì, anche io ho tanta fame... anche se per me, non è poi così strano: io ho sempre tanta fame!" Ammisi sorridendo. Lei si voltò verso di me, sorridendo a sua volta. Il suo sguardo pareva colmo di gioia, aveva gli occhi lucidi quasi. 'Questa donna... È così strana... ha un carattere così simile al mio: entrambe sembriamo dolci all'esterno, ma dentro abbiamo così tanti conflitti; cambiamo umore da un minuto all'altro, non ci fidiamo molto, però perdoniamo facilmente...' Pensai tra me e me.
"Sono io, Gloria!" Esclamò dopo aver bussato.
"Zietta! Zietta! Zietta! Hai portato qui Aurora?! Che bello! Aurora, vieni qui che ti faccio vedere la mia camera!" Esclamò Anne. Io la seguii su per le scale e mi portò nella sua camera. Era davvero carina: tutta rosa e viola, con tutte le loro sfumature. Sulle mensole c'erano tantissimi libri, che sembravano impossibili per una bambina di dieci anni. "Mamma e papà tengono molto al fatto che io venga istruita bene, vogliono che io vada bene alla Dragonsoul!" Esclamò spiegando il perché di tutti quei libri.
"Ma quanto sei brava!" Le accarezzai la testolina.
"Ho sempre voluto una sorella..." Mi rivelò fissando il pavimento.
"Allora facciamo che io sono la tua sorella maggiore?" Le sorrisi dolcemente.
"Sì!" Esclamò affettuosamente.
"Aurora, Anne, scendete per pranzare!" Sussurrò la professoressa socchiudendo la porta.
"Arriviamo, zietta!" Dopo un po', scendemmo per pranzare. Era tutto così buono che non avrei voluto rifiutare nulla, ma per corretta educazione fui costretta a non dire 'sì' ad ogni singola cosa o avrei mangiato tutto io!
"Professoressa... non è meglio se ritorniamo un po' prima degli altri? Mi aiuterà a cercare la lettera, vero?" Cercai il cenno di approvazione che arrivò poco dopo.
"Anne... mi dispiace, piccolina, ma dobbiamo proprio andare adesso..." Disse allora lei visibilmente dispiaciuta.
"Ma io volevo stare ancora un po' con Aurora..." Rispose ancora più triste lei. Non potevo dire di no a quella faccina dolce, però dovevo proprio andare, così la abbracciai forte poco prima di andare.
"Aurora, io vado nell'ufficio di Leroy con la scusa di aver perso un ciondolo da qualche parte nell'accademia... tu cerca nelle nicchie, sono da sempre ottimi nascondigli qui! Quindi ora vai, ci rivediamo nel salone d'ingresso!" Mentre camminavo, mi sentivo leggermente osservata da alcuni sguardi inquisitori di alcuni professori che avevano scoperto della lettera. Appena mi vedevano, mi fissavano ed una volta passata, bisbigliavano tra loro. Sia professori che conoscevo che professori che non conoscevo. Cercai in ogni angolo dell'accademia ma non c'era proprio nulla, così decisi di ritornare nel salone d'ingresso. La professoressa non era ancora lì, così decisi di recarmi lentamente all'ufficio di Leroy. Una volta arrivata lì, sentii la professoressa litigare con qualcuno.
"Non capisci che non fa nulla di male?" Urlò la professoressa. Sentii solo un lieve bisbiglio, così lieve che non riuscii a capire chi fosse.
"Ma devi dirglielo!" Disse la voce che parve maschile.
"Non posso! Non dire sciocchezze! Non mi crederebbe! E poi non è ancora arrivato il momento di dirglielo! Ora dammi la lettera!" Ritornai nel corridoio centrale, cercando di sembrare disinvolta, quando la vidi uscire.
"Aurora, ce l'ho! È qui! Ma prima di dartela..." Fece un incantesimo che, a quanto riuscii a capire, era di protezione. "Non ho pensato di farlo prima perché pensavo non ce ne fosse bisogno, ma a quanto pare non bisogna mai dedurre nulla in quest'accademia..." Dicendo ciò, me la porse. Era ancora presto e nessuno era ancora arrivato nell'accademia, così decisi di passare un po' di tempo senza sprecarlo.
"Professoressa..."
"Sì?"
"Lei un paio di giorni fa mi aveva detto che non potevo mai più ritornare indietro sulla Terra, giusto?" Lei annuì. "Ma ne è sicurissima...?" Chiesi ancora speranzosa.
"Sicurissima!" C'era un non so che di insicurezza in quell'esclamazione, così decisi di passare il resto del pomeriggio a cercare in biblioteca qualche libro che potesse servirmi.
'Viaggi in altre dimensioni' Era il titolo di un libro. Lo presi e mi recai dalla vecchia signora che registrava tutti i libri.
"Come mai questo libro?" Era l'ultima cosa che volevo, non poteva fare domande! Allora inventai la prima scusa che mi venne in mente.
"Mi incuriosisce, sono sempre stata affascinata dalle altre dimensioni..." Lei sorrise ed io, una volta aver registrato di averlo preso, mi diressi a passo veloce verso la mia camera. Mi sedetti sul letto e cominciai a leggere, ma ben presto notai che c'erano così tante dimensioni da poter esplorare! Allora cercai la Terra, che nonostante iniziasse con la 'T' non era nemmeno una tra le ultime.
"Non è molto pericoloso andare sulla Terra, dato che si può andare e ritornare. Infatti, si può attraversare 'il varco' delle dimensioni solo ed esclusivamente due volte." Lessi ad alta voce. Fu allora che mi passò per la testa un pensiero orribile: io avevo già attraversato il varco una volta, quindi, se avessi voluto, sarei potuta ritornare al costo di abbandonare la mia vita a Dragonsoul. Continuai a leggere, ma dopo c'era solo la descrizione di come fosse la Terra, cosa che mi importava ben poco essendoci cresciuta. Fu, però, interessante leggere come gli esseri magici ci considerassero quasi primitivi. Dopo aver finito di leggere, cercai di riflettere, ma non c'era modo, la regola era quella: se avessi passato un'altra volta il varco, non sarei mai più ritornata indietro. Mi sdraiai a pancia in su sul letto fissando il tetto. Finalmente Florie era ritornata e, insieme a lei, anche Eléonore, Clarissa e Melissa.
"Aurora, come è andata?" Chiese Florie fredda.
"Bene." Risposi altrettanto pungente.
"Tra un po' dobbiamo cenare."
"Sì, lo so."
"Cosa c'è che non va?" Capì che ero giù.
"Ho scoperto una cosa." Dissi semplicemente. "Se decidessi di ritornare sulla Terra, non potrei mai più tornare qui..." Continuai dispiaciuta, questa volta.
"Cosa?!"
"Hai capito bene... Non so cosa fare... voglio rivedere solo un'altra volta Carlotta e i miei, ma allo stesso tempo voglio restare qui! Ormai qui mi piace!" Risposi con tono disperato.
"Aurora, da amica ti dico solo una cosa: segui quello che ti dice il tuo cuore e se hai un conflitto interno, vedi cosa prevale alla fine... sarà sicuramente la scelta più giusta da fare..." Con aria funebre, mi avviai verso la grande sala.
"Che succede?" Mi chiese Eléonore percependo il mio umore.
"Dopo ti spiego..." Abbassai lo sguardo un attimo e, subito dopo, arrivò la cena. Una volta finita, io e le ragazze ci dirigemmo ognuna verso le nostre rispettive stanze e nel frattempo spiegai tutto alle altre. Posai il libro dentro la cassettiera a muro, che chiusi a chiave, e mi addormentai tra mille pensieri.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro