Una vecchia amica
Non ho nemmeno la forza di volontà per alzare gli occhi e guardare la persona che ha aperto la porta; invece, stringo di più il bambino contro le mie gambe. "Posso... aiutare in quale modo?" mi sento domandare. La voce è inquisitiva ma delicata, forse solo un po' più vecchia di quanto la ricordassi. Posso sentire il suo sguardo su di me e ciò mi mette in soggezione. Alzo il viso e lascio che i miei occhi incontrino i suoi. È certamente invecchiato, tra i suoi lunghi capelli neri ora posso notare alcuni filamenti bianchi, e qualche ruga è apparsa sul suo viso. Il resto, però, è rimasto quasi invariato: lo ritrovo solo più atletico, tranquillo e rilassato; i suoi occhi azzurri sono vivi, intensi. Indossa una maglietta grigia a maniche corte un po' sgualcita e di alcune taglie troppo grande e un paio di pantaloni di tessuto a scacchi, sempre dall'aria un po' vecchia. Sulle braccia i tatuaggi si vedono, ma non sono neri come mr li ricordavo."Hai... posto a casa per un'amica?" domando flebilmente, abbozzando un sorriso tirato. Mi aspettavo che lui capisse e che il suo viso si illuminasse, ma ciò non accade. "Come?" torna a chiedermi con un'aria confusa. Uno dei miei maggiori timori riguardo il mio si è appena materializzato, e io mi blocco, sentendo il battito cardiaco aumentare di velocità. Come può non riconoscermi? Eppure sono sempre io, Hermione, quella che al terzo anno ti ha salvato dal bacio dei Dissennatori a cavallo di Fierobecco, quella con i capelli gonfi e crespi, gli occhi color nocciola, la mente perennemente attiva, i libri – prima che io me ne accorga, i miei occhi si appannano e nel profondo un forte senso di rimorso mi attanaglia. Mi pento di essere qui, vorrei sotterrarmi. "Mi scusi" riesco a mormorare con un tono ancora decente e dignitoso, anche se i primi singhiozzi iniziano a scuotere il mio diaframma. "Ho sbagliato indirizzo" termino, voltando le spalle a Sirius e iniziando a percorrere il dialetto, convinta a tornare in Islanda e non farmi più rivedere. Infilo una mano in tasca cercando il mio flacone di pastiglie solo per non trovarlo, e stringere il tessuto vellutato della giacca a vuoto. Devo averli lasciati sul piano cucina nella fretta di andare via... ora dovrò cercare una stanza d'hotel e cercare di sopravvivere fino a domani; poi, con William, torneremo in Islanda sperando che la tempesta sia finita. William... abbasso lo sguardo e guardo mio figlio, ancora attaccato alla mia gamba, che non parla, non osa dire nulla, ma io comprendo comunque la sua preoccupazione e anche la sua stanchezza. "Aspetta, sembri infreddolita. Entra anche solo un attimo, per favore, se non vuoi fermarti almeno permettimi di trovare chi stai cercando!" Mi volto e vedo Sirius, in ciabatte, che mi si avvicina. "Grazie" rispondo, pensando più al bene del mio piccolo che al mio. Sirius rientra nella sua abitazione e io lo seguo. Dentro spero ancora che mi riconoscerà, che mi inviterà a fermarmi, ma ormai sembra una speranza remota quanto terra all'orizzonte per un marinaio che naviga nel centro dell'oceano.
"Black" proferisce una voce proveniente dalla scalinata che conduce ai piani superiori. È una voce piatta, che sembra giudicarti e ti fa sentire inferiore. Potrebbe mai essere... scrollo le spalle convincendomi dell'impossibilità di ciò che ho appena pensato. Giro il collo per liberarmi del mio sospetto, ma termino solo con il confermarlo. Severus... Snape, a casa di Sirius? Mi passo una mano sugli occhi. Potrebbe essere che la stanchezza mi faccia immaginare fatti e persone, ma ciò che mi ritrovo davanti è invece più vero che mai. Ha i capelli legati in un codino dietro la testa, taglio molto più corto rispetto a quello di Severus, e due grosse cicatrici di forma tonda sul collo. Indossa una maglietta a maniche lunghe nera e un paio di pantaloni di seta anch'essi neri. Le rughe sul suo volto sono molto più numerose rispetto a quelle sul volto di Severus – potrebbe essere che Snape passi le sue giornate corrucciato? – ma ha decisamente meno capelli bianchi; magari se li tinge. Lotto contro la risata che stava per sfuggirmi immaginando il mio ex-potionmaster tingersi i capelli in una doccia e uscire completamente ricoperto da tintura nera. Sirius gli fa un cenno. "Ha bussato alla porta ma deve aver sbagliato casa, così l'ho invitata dentro per aiutarla a capire dove dovrebbe andare" risponde Sirius, quasi sulla difensiva. Severus annuisce per poi riportare i suoi piccoli occhi neri su di me. "Quanto sei stupido..." inizia, scandendo ogni parola come gli orologi scandiscono i secondi. "La rappresentazione vivente della frase il lupo cambia il pelo ma non il vizio, non pensa, signorina Granger?" Mi paralizzo, ma internamente vorrei solo saltare dalla gioia e stringere quell'uomo arcigno. Mi ha riconosciuta? Davvero, o sto sognando? Dovrei forse darmi un pizzicotto? Sì, ecco, probabilmente sono svenuta su un marciapiede e questo è tutto frutto della mia fantasia. "Snape, di cosa stai blaterando? Questa ragazza non è Hermione, se fosse stata Hermione non credi che me–" si volta nella mia direzione per poi sfoderare uno dei sorrisi più grandi e splendenti che io abbia mai visto. "HERMIONE! Hai visto, Severus? Io ti avevo detto che questa era proprio Hermione, e tu credevi che non lo fosse! Ah, se non ci fossi io..." Snape rotea gli occhi e apre la porta della cucina, puntando poi il suo sguardo addosso a me, o meglio, alle mie gambe. Le gambe? Perché il professor Snape dovrebbe mai– William! Seguo lo sguardo di Severus e accarezzo la testa a mio figlio. Lo chiamo dolcemente, ma lui non si muove né dà cenno di rispondere; mi accorgo di che si è addormentato, e quindi mi affretto a stringerlo tra le braccia. "Sul divano" mi indica Severus, rispondendo alla domanda che ancora non avevo chiesto. Poi estrae la bacchetta e la punta sul bambino. "Lascia fare a me" mi intima, facendo levitare mio figlio e adagiandolo su alcuni cuscini. Lo copre poi con una coperta e finisce con il chiudere la porta alle nostre spalle. Gli accenno un ringraziamento per poi sedermi al tavolo della cucina.
"Hermione" proferisce Sirius, sedendosi a tavola e invitandomi a fare lo stesso. Snape intanto va ai fornelli e inizia a prepararsi una tazza di tè. "Come mai sei qui?" Io mi siedo a gambe incrociate e appoggio entrambi i gomiti sul tavolo. "Oh beh, ero a casa e–" ma un forte suono di qualcosa che picchietta contro a un vetro mi interrompe. Il gufo, con la mia lettera! Sirius va ad aprire e l'animale atterra sul tavolo. Non appena viene liberato dal messaggio, il rapace apre le ali e, velocemente, si fionda ai piani superiori. Sto in silenzio nel mentre che i due uomini aprono il messaggio e lo leggono. "Wow, ti ha trovato davvero? È strabiliante... e sono felice che ti fermerai per Natale" mormora Sirius. "Ma ciò comunque non spiega la sua visita inaspettata, signorina Granger" spiega Snape, appoggiando una tazza sul tavolo; tazza che, senza scrupolo alcuno, viene presa da Sirius sotto lo sguardo innervosito ma non sorpreso del professore. Lui, come rassegnato, versa altre due tazze, una per sé e una per me, per poi sedersi definitivamente e scoccare a Sirius un'occhiataccia quando l'uomo si volta quasi a chiedergli altro. Ridendo, Black si alza e mette in tavola un piattino sul quale fa apparire dei biscotti. "Stavi dicendo?" inquisisce poi, assumendo una posizione più comoda: svaccato sulla sedia con le gambe divaricate, quella destra piegata con il piede che appoggia sulla seduta. "Da dove iniziare..." sussurro a bassa voce. "Magari potreste illustrarci in che maniera ha sviato i famigli, Signorina Granger" "No, meglio, che ne dici se ci racconti da dove viene quel bambino, Hermione?" "Credo, Black, che entrambi ben sappiamo come vengono generati i bambini; troverei quindi più interessante conoscere il modo nel quale la signorina–" "Hermione è intelligente, per questo ci è riuscita, e ora raccontaci del piccolo!" Sirius vince questo breve botta e risposta, al che io annuisco e inizio. "Dopo la fine dell'ottavo anno..." poi mi mordo il labbro. Come continuare? Ero stanca, esausta, vuota, disperata. "necessitavo i miei spazi, e quindi sono andata in vacanza un paio di mesi in Islanda." Prendo un breve respiro, guardando i due uomini negli occhi. "E mi è piaciuto davvero molto, a tal punto che... ho comprato casa, e i due mesi sono allora diventati anni. Lavoravo come barista, una ragazza come tante" normale, senza gli incubi della guerra, senza panico, pressioni. Un essere umano. "E in questa occasione ho conosciuto quello che poi sarebbe stato il padre di William" "William? William Granger? Mi piace" Io sorrido piano. "Come hai fatto a capire che abbiamo deciso di tenere il mio cognome" "Sesto senso canino" Mi lascio sfuggire una risata.
"Alto, ben costruito, occhi color ambra, capelli scuri. Non era ancora un anno che ero lì, in Islanda. Mi faceva la corte da mesi e ho deciso di concedergli un'uscita. Pensavo non avrebbe mai funzionato. Siamo usciti, due drink di troppo, una serata da dimenticare" rido, sentendo i miei occhi divenire lucidi. "Eravamo perfetti insieme, davvero. William è arrivato subito, e qualche mese dopo la sua nascita mi ha sposato. Questo era sette anni fa, sette, come la sua età" Sirius mi guarda. "E dov'è ora, ci raggiungerà per Natale, suppongo!" Io non rispondo. "Black, lasciala finire" Io prendo un respiro profondo. "Non... ci raggiungerà a Natale, Sirius" mormoro, rigirandomi la fede tra le mani. "Avete divorziato? Non funzionavano le cose, tra voi?" Io non rispondo. "Oh Hermione quanto mi dispiace, lo dico sempre che quelli troppo perfetti spesso nascondono qualcosa" "Non abbiamo divorziato, Sirius... lui è morto" L'aria sembra bloccarsi nei miei polmoni, e la stanza si fa silenziosa. Morto. Non tornerà. Andato, per sempre. "È successo una sera... abbiamo sentito dei rumori provenire dal garage, come di vetri rotti. Il vento è solito essere forte, in Islanda, e quindi non ce ne siamo curati... e poi era già pomeriggio tardi, al termine di una giornata stancante, e né io né lui avevamo davvero voglia di andare a controllare. Inizio a cucinare, servo il cibo in tavola così come facevo sempre, nulla di diverso. Arriva l'ora di mettere a dormire Will, vado io, mentre lui spegne tutte le luci della casa e accende le candele in salotto. Lo raggiungo: avevamo in piano di vedere un film insieme, il signore degli anelli.
Poi sentiamo un rumore ancora provenire dal garage. Io propongo di chiamare la polizia, ma lui risponde dicendo che di sicurò sarà stato un animale del bosco, un procione, una volpe; è capitato di vedere anche orsi e cervi. L'ho pregato di non andare, ma lui è sceso... e il garage era vuoto. Mi raggiunge, eppure non sono ancora tranquilla; mi sento osservata. Glielo confido, lui mi stringe. Mi allontano da lui un attimo, solo un attimo per andare a controllare William... solo per sentire uno sparo proveniente dal salotto. Torno di corsa e non lo vedo; la finestra è aperta, spalancata, posso vedere una figura allontanarsi di corsa verso la foresta; l'aria fresca entra, solo che è buio, io non vedo niente, cammino a tentoni con le mani avanti e inciampo in qualcosa di grande, finendo con le mani dentro una sostanza calda. Lo chiamo, lui non risponde, lo chiamo ancora e mi decido ad accendere la luce... a terra, una ferita da arma da fuoco nel petto, in una pozzanghera rossa che copre anche me. È lì, lo chiamo e non risponde, lo scuoto e non risponde, chiamo la polizia. Loro arrivano, mi fanno domande, solo per poi rivelarmi che era morto, ucciso per l'esattezza. Il malvivente non aveva toccato altro, non aveva preso nulla." Sento delle lacrime calde scorrermi lungo il viso, anche se nemmeno mi ero accorta di star piangendo. Sirius, di scatto, mi stringe e Severus mi lascia uno sguardo compassionevole. "Bevi, il caldo aiuta." Ascolto il suo consiglio e prendo un sorso, riacquistando la calma con ogni sorso. "Scusatemi" sussurro imbarazzata spazzando via le ultime lacrime. "Non ho ancora risposto alla sua domanda, Professor Snape! Mi scusi..." Lui scuote la testa stirando un sorriso. "Mi dia del tu, signorina Granger, Severus va benissimo." Annuisco. "Solo se tu, Severus, mi chiamerai Hermione." Dare del tu al mio professore lascia una sensazione di onnipotenza assoluta, il che mi solleva un po' il morale; o magari è ancora il tè miracoloso.
"Ho costituito una barriera subdola, non rintracciabile che confonde i famigli e fa sì che non mi rintraccino... gioca con le loro rotte di orientamento e fa cambiare loro la meta" spiego. Severus sorride quasi orgoglioso. "Molto ingegnoso, Hermione" Il primo complimento mai ricevuto da Piton, lo segnerò sul calendario appena lo avrò sotto mano– appena tonerò a casa, se ci tornerò. "Hermione, ho tralasciato un dettaglio, prima, una cosina-ina-ina che non ti ho ancora detto" "Parla pure, Sirius" "Harry e Ginny stanno arrivando" Lo fisso con la stessa espressione vacua e persa che hanno i pesci lessi. Harry, il mio migliore amico Harry, mio fratello Harry? Torna la paura, i dubbi, e anche un po' di tachicardia. Non dovrei essere qui, Harry non dovrebbe vedermi, Non sono pronta ad affrontarlo. Le lettere che mi inviava, arrivate ma mai aperte, sono ancora nel mio cassetto. Cosa posso inventarmi per spiegare la mia fuga? Quale scusa, quale, quale bugia? Hermione devi pensare, svelta e veloce. Pensare a una scusa? È inutile, lo farà arrabbiare ancora di più. Magari già mi odia. Magari non si ricorda più chi sono. Magari sono indifferente per lui, ora, una delle tante persone che ha incontrato, conosciuto, ma che sono ora come vecchie foto sbiadite. In un attimo, posso percepire la mia ansia crescere esponenzialmente. Poi, il suono di qualcuno che bussa alla porta e Sirius che gira il pomello. Vorrei urlargli di non fare nulla, ma le parole mi muoiono in gola; la porta che, centimetro per centimetro, si apre sempre di più e le due figure dietro ad essa.
Come promesso, oggi è mercoledì AKA nuovo capitolo! Cosa ne pensate? Come reagiranno Harry e Ginny al ritrovamento di Hermione? Alla prossima puntata :3
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