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The beginning of a new chapter

Port Royal, qualche giorno prima

-E così... Eurus è definitivamente scomparsa...
Il cucchiaino d'argento tintinnò piano sulla tazza di porcellana, mentre Mycroft mescolava lentamente lo zucchero nel suo tè, osservando fuori dalla finestra le navi attraccate al porto e il continuo andirivieni della gente: osservare quella frenetica ma concreta attività era in quel momento l'unica cosa che lo aiutasse a tornare su un piano razionale, dopo l'incredibile racconto del  fratello, seduto in quel momento su una poltrona del suo ufficio.
-Sì. Ora i Mari sono al sicuro. O almeno, lo sono da quel demone in particolare...
Sherlock incrociò le gambe, in volto un sorrisino appena sarcastico, sorbendo anche lui un sorso dalla sua tazza.
-Chissà quanti altri demoni ci sono in questo vasto mondo...-aggiunse infatti, pensieroso.
-Sotto la superficie del mare se ne nascondono molti, di certo-concordò il politico, seppur di malavoglia, sorbendo anche lui un sorso del liquido fumante e ambrato.
-E non solo in quella del mare...-mormoró Sherlock di nuovo, lo sguardo, d'improvviso, cupo e perso nel vuoto.

Mycroft stavolta si voltò a guardarlo, sul volto un'ombra di preoccupazione: il fratello gli aveva raccontato tutto quello che era accaduto nella grotta di Eurus, senza omettere alcun dettaglio; compreso ciò che era quasi riuscita a spingerlo a fare attraverso quel terribile potere mentale.
-I tuoi, a quanto pare, hanno atteso per molto tempo...-osservò, la voce bassa velata di sincero rammarico.
Sherlock sospirò e posò la tazzina sul tavolino, chiudendo gli occhi per qualche istante. Ciò che gli era accaduto lo aveva ferito nel profondo e, nonostante l'appoggio datogli da Rosie, Molly e la sua ciurma, faticava a riprendersi del tutto. Poteva ancora sentire quel dolore vivo e reale, come se le parole false e malevole di quelle visioni si fossero incise non solo nella sua mente, ma anche nel suo cuore.
E non solo: ricordava perfettamente la paura provata.
Un brivido gelido lo percorse.
La paura di essere lasciato solo, abbandonato in quell'oscurità... Con la consapevolezza di non essere amato da nessuno.
Era così immerso in quei cupi pensieri da non accorgersi dei passi del fratello, che si era avvicinato alla poltrona dov'era seduto.
Ma la sua mano sulla spalla... quella la avvertì perfettamente.
E, per quanto gli costasse ammetterlo, quel leggero tocco lo fece sentire protetto... al sicuro.
Amato.
Un sottile sospiro sfuggì di nuovo dalle sue labbra; questo, però, non era di sofferenza, bensì di sollievo, mentre quel freddo provato poco prima pian piano spariva, rimpiazzato da un nuovo calore.
Scese qualche minuto di silenzio, durante il quale il fratello non lasciò mai la presa dalla sua spalla.
Alla fine, Sherlock si alzò piano dalla poltrona, obbligandolo a toglierla, seppur con una sorta di dolcezza.
-Ora devo andare-disse, schiarendosi la voce, senza commentare quel gesto, ma con uno sguardo più eloquente di mille parole.
-Sì, lo so-rispose lui, con uno sguardo in risposta altrettanto eloquente.-Credo anche di sapere dove... Porta i miei saluti al dottor Watson.
L'altro accennò un sorriso, seppur a fatica.
-Lui ti perdonerà, Sherlock-aggiunse però Mycroft, con sua sorpresa, mettendo a nudo la paura che non era stato in grado di celare del tutto.-Non ti ha mai odiato. Non per davvero. E questo tu lo sai.
Il corvino sentì l'insolito calore di poco prima farsi più intenso. Non rispose, ma annuì, confortato da quelle parole più di quanto avrebbe mai pensato.

Ma prima che potesse aprire la porta e uscire, il fratello lo fermò.
-Sherlock, aspetta. Devo ancora chiederti una cosa, circa Eurus. È una questione che ancora non mi è chiara.
Il minore si voltò.
-Chiedi pure.
-Hai detto che non bastava distruggere il Tridente. E che l'hai sconfitta evocando... "Pensieri di luce"?- domandò, dubbioso.
Sherlock annuì, e sul suo volto quell'accenno di sorriso si fece più convinto e più caldo.
-Esatto. Anche se, devo ammetterlo, è stata Rosie ad aiutarmi. Lei mi ha spinto a lottare contro le ombre manipolate da quell'essere. E lei mi ha invitato ad evocare quei ricordi per contrastarle. Ricordi che dovevano essere, per l'appunto, pieni di gioia e di luce.
Mycroft rimase in silenzio per qualche momento, assorto.
-... Incredibile... Un demone così potente sconfitto da dei semplici ricordi...-osservò, colpito.
-No, Mycroft. Ti sbagli. Non sono stati i ricordi, a sconfiggerlo. Ma l'amore contenuto in essi-ribatté Sherlock, con fermezza.
L'altro sollevò un sopracciglio, stupito e ironico al tempo stesso.
-Sono i "sentimenti" a parlare, fratellino?
-No. Sono io-ribattè il corvino tranquillo, senza vergogna alcuna.
-Non li hai sempre reputati un difetto?
Lui si strinse nelle spalle.
-... Tutti commettiamo errori, qualche volta... Persino io, il grande capitan Sherlock Holmes.
Mycroft sogghignò appena.

Sherlock posò la mano sulla maniglia: ma non aprí la porta.
-Mycroft...-sussurrò, esitante.
-... Sì?
-Io... volevo... Grazie- sbottò lui infine, lasciando andare il fiato.
Il politico fissò incredulo il fratello, gli occhi sgranati.
-... Oh, santo cielo... Sapevo che mettermi a dieta era una cattiva idea! Devo avere un calo di zuccheri...-esalò, portandosi una mano alla fronte in un gesto volutamente teatrale. -Ho già le allucinazioni...
-Non sto scherzando, Mycroft! -protestò Sherlock, voltandosi e alzando finalmente lo sguardo.
-Inutile negarlo. Spesso sei una palla al piede. Molto. Spesso-sottolineò, guadagnandosi un'occhiataccia da quest'ultimo.

-Tuttavia...-continuò però lui, abbassando gli occhi.-Devo ammettere che ti sei sempre preso cura di me... a modo tuo, certo. E io te sono... grato. Davvero. Anche se non te l'ho mai dimostrato.
Nella stanza scese un silenzio quasi irreale: era la prima volta che Sherlock esprimeva apertamente i suoi sentimenti nei confronti del fratello maggiore. Mycroft, d'altro canto, era rimasto attonito, da quelle parole, tanto da non sapere come replicare: fece poi un sorriso lievissimo, ma sincero.
-Io mi preoccupo per te continuamente, fratellino...-disse infine, con una nota affettuosa nella voce.-E non smetterò mai di farlo. Anche se ciò potrebbe rappresentare, per me, una gran seccatura. Specie quando non mi dai retta...
L'altro ridacchiò, scuotendo la testa.
-... Qui stai alludendo a James.
-Già...
-Non ti è mai piaciuto. Sin dall'inizio.
Dopo essersi scambiati un ultimo ghigno, Sherlock fece per uscire.

Ma, anche stavolta, esitò. C'era ancora qualcosa, che sentiva il bisogno di dirgli. E, soprattutto dopo i gesti e le parole di poco prima, glielo doveva.
- Mycroft... Rammenti i "pensieri di luce" a cui abbiamo accennato?
Lui annuì, aggrottando la fronte.
-Be'... C'eri anche tu, tra quelli.
Quelle parole uscirono rapide ma chiare dalle sue labbra: poi il pirata uscì precipitosamente dall'ufficio, senza lasciare al fratello il tempo di replicare e senza voltarsi.
Perciò non poté vedere il sorriso commosso che solcò il volto di Mycroft Holmes.

---

Isola di Northumberland, giorni dopo

Quella giornata fu, per Rosie, colma di felicità: ogni singolo istante. Una felicità così intensa da farle dubitare, per qualche istante, che fosse reale.
Ma la mano di suo padre che, durante la conversazione, le sfiorava i capelli in una leggera carezza, subito la rassicurava. L'altra sua mano, invece, era perennemente intrecciata a quella di sua madre: sembrava incapace di staccarsene anche solo per un secondo. Lo zio Sherlock aveva persino azzardato qualche battuta ironica al riguardo, incapace di resistere; ma la gioia nei suoi occhi era inequivocabile.
Lei, sua madre, suo padre, e lo zio, infatti, passarono non solo la notte, ma anche la mattina e il pomeriggio del giorno seguente, insieme, su quella scogliera, parlando di tutto, scordandosi finanche di dormire, desiderosi com'erano di recuperare il tempo passato lontani. E le loro conversazioni furono, il più delle volte, inframmezzate da fragorose risate.
Ma vi furono anche discorsi di un tenore più serio. Di come suo padre aveva passato gli anni a bordo della Hope, per esempio. E di come lei e Sherlock l'avevano liberato dalla maledizione. Del libro. Della trappola organizzata da Moriarty ed Eurus.
Non raccontarono esattamente tutti i dettagli, ma già quei pochi bastarono a far sbalordire e terrorizzare a morte John. Specialmente quando Rosie accennò al suo duello con Moriarty.
-... Ti sei buttata in una missione a dir poco suicida!!-sbottò infatti, stropicciandosi il viso.-Mi sa che qualcuno ha avuto fin troppa influenza su di te...-aggiunse, lanciando un'occhiataccia al capitano, che assunse un'espressione innocente.
John, tuttavia, non riuscì a trattenersi dal sorridere, mentre stringeva a sè la figlia con calore, e non potè che sentirsi orgoglioso di lei e del suo incredibile coraggio. Era anche grazie a lei se adesso la loro famiglia era riunita. Ma scambiò anche un sorriso pieno di calore con il suo capitano: l'uomo che, nonostante tutto, gli aveva salvato la vita. Di nuovo.
Lui, accorgendosene, ricambiò quel sorriso, insieme ad uno sguardo più eloquente di mille parole.

---

Era ormai scesa di nuovo la sera, e le stelle brillavano già luminose nel cielo.
Rosie si ritrovò a volgere lo sguardo su di esse, un sorriso sulle labbra, mentre passeggiava col padre lungo la spiaggia della baia.
-Papà... Com'era, traghettare le anime all'altro mondo?-gli domandò poi, rompendo improvvisamente quel silenzio.
Lui, colto di sorpresa da quella domanda, si portò una mano al mento, pensieroso. Aveva già raccontato della sua vita a bordo della Hope, ma era arduo descrivere appieno ciò che davvero aveva significato per lui, e il segno che vi aveva lasciato.
-È difficile da spiegare...-rispose infine, con sincerità, lo sguardo perso nel vuoto.-Nonostante fossi costretto a svolgere quell'incarico, non l'ho mai sentito come un peso. Almeno, non all'inizio. Mi piaceva sapere di essere d'aiuto a quelle anime che, senza di me, sarebbero state perse. Ciò che davvero, mi pesava, era sapere di essere lontano da voi. La consapevolezza che non avrei mai potuto vivere tutti insieme, come una famiglia. E questa consapevolezza mi ha schiacciato sempre di più. Credo, a un certo punto, di aver proprio perso del tutto la speranza.
Rosie, sentendo la voce del padre farsi sempre più tremante, per poi tacere del tutto, gli strinse piano la mano, proseguendo la passeggiata stavolta in silenzio.
-... Ti mancava anche lo zio Sherlock e la sua ciurma, vero?-gli domandò poi, dopo un po'.
John, stavolta, sorrise con dolcezza.
-Certo, che mi mancavano. Non hai idea di quante cose abbiamo passato insieme... Li hai conosciuti anche tu, no?... Un branco di canaglie...-ridacchiò sommessamente.-Ma la migliore ciurma che si possa desiderare.
Rosie sorrise, scuotendo la testa. Quelle parole gli ricordavano qualcuno...
-Mi piacerebbe vedere di nuovo anche loro... Prima o poi...-rifletté il biondo, pensieroso.- Sempre che Sherlock abbia tenuto la ciurma unita per tutto questo tempo. Certo, sono passati più di quattordici anni, ormai si saranno anche dimenticati di...

Le sue parole vennero soffocate da un improvviso boato, che lo fece trasalire. Un boato fatto di urla gioiose.
John sbarrò gli occhi, incredulo: davanti a lui, sulla spiaggia, c'era l'equipaggio della Perla Nera al gran completo. Era evidente che lo stavano aspettando. Anche perché la nave, ormeggiata lí vicino, era illuminata da lanterne e decorata con nastri di stoffa dorata. Una festa di bentornato in piena regola.
Prima che potesse dire una sola parola, o fare un passo, tutta la ciurma lo raggiunse e lo circondò, abbracciandolo, urlando ancora di gioia- quasi assordandolo- e dandogli grandi pacche sulle spalle.
John, seppur frastornato, si ritrovò a sorridere, incredulo ma, anche lui, pieno di gioia. Si sentì anche pervaso da una grande commozione: nonostante fossero passati anni, non l'avevano dimenticato.

Mentre salivano sul ponte della Perla, decorato e sfavillante di luci, si voltò verso la figlia, ancora incredulo.
-Rosie... è opera tua, tutto questo?!??!
Lei sorrise, scuotendo la testa in segno di diniego.
-No, affatto, papà. Io dovevo solo condurti qui. È sua.
E indicò Sherlock, appoggiato alla ringhiera, e che sorrideva a entrambi.
Lui rimase impalato per un momento a fissarlo, a bocca spalancata per lo stupore.

Sherlock Holmes mi ha organizzato una festa...

- Ehm... Rosie...-mormorò, un filo di incertezza nella voce.-Non è che tu zio, di recente, abbia ripreso a far uso di oppio, vero??
Rosie soffocò una risata: ma Sherlock, che aveva udito perfettamente la sua domanda, seppur sussurrata, gli scoccò un'occhiata sarcastica.
-No, John. Niente oppio. E comunque, sappi che non è tutta solo opera mia. - Fece un largo gesto col braccio, alludendo ai presenti.-Tutta la ciurma voleva celebrare il tuo ritorno.
Si levò l'ennesimo boato di urla cariche di gioia: lui arrossì appena, e passò lo sguardo su ognuno di loro, gli occhi lucidi, e pieno di commozione.
Il capitano, a quel punto, alzò la mano, e la ciurma tacque: si schiarì dunque la voce, e gli si avvicinò, esitante, mentre rimanevano tutti in silenzio, in attesa, e lui aggrottava la fronte, confuso.
-John... So che, molto probabilmente, ora non vorrai tornare in mare per chissà quanto tempo, e passare finalmente del tempo con la tua famiglia. Tuttavia, io...
Prima che potesse dire altro, John lo interruppe precipitosamente.
-... Stai scherzando!!?-esclamò.-Certo, voglio stare con la mia famiglia. Ma di certo non smetterò di andar per mare! Se c'è una cosa che quest'esperienza mi ha insegnato, è che appartengo a questa vita.
Capitan Holmes, a quelle parole così cariche di sincera passione, sorrise.
-Speravo che lo dicessi. Valuteresti, perciò, la possibilità di tornare sulla Perla come mio primo ufficiale?-esitò per un istante, vedendo gli occhi di John ridiventare nuovamente lucidi.-Lo so che ora sei un capitano, e che quindi magari vorrai una nave tua, oppure offrire la tua abilità a un altro che...
-Sherlock. Fermati. Non c'è bisogno di dire altro-lo interruppe lui di nuovo, alzando la mano, gli occhi blu ancora lucidi, ma con una scintilla di divertimento.- Te l'ho già detto una volta: per me c'è sempre stato, e ci sarà sempre, un solo capitano. Non potrei mai stare a bordo di una nave diversa da questa. O con una ciurma che non sia questa. Perciò, la mia risposta è .
L'equipaggio della Perla Nera esplose in urla di esultanza-Rosie compresa- mentre John stringeva nuovamente a sé Sherlock per un rapido istante, ma con forza: e quest'ultimo ricambiò quella stretta, cercando di celare, seppur con estrema difficoltà, la sua intensa gioia e commozione.

---

La festa era ormai nel suo pieno svolgimento: anche Mary si era unita alla ciurma sul ponte, e chiacchierava con tutti animatamente.
Sherlock, al contrario, si era un isolato sulla prua, lo sguardo fisso sull'orizzonte.
-A cosa stai pensando?
Si girò: John l'aveva raggiunto e gli stava porgendo un boccale di rhum: lo accettò con gratitudine.
-A niente di specifico, in realtà...-gli rispose, puntando però nuovamente lo sguardo in quella direzione, mentre anche lui faceva altrettanto, sorbendo poi un sorso di rhum dal suo boccale.
Rimasero dunque in silenzio, senza parlare, godendo della reciproca compagnia.
Il biondo si lasciò sfuggire un sospiro soddisfatto e rilassato, mentre osservava però Sherlock di sottecchi, dubbioso: era evidente che avesse eccome, qualcosa che lo impensieriva: conosceva fin troppo bene il suo capitano, per farsi trarre in inganno.
Ma prima che potesse decidersi a domandarglielo nuovamente, fu proprio lui il primo a rompere quel silenzio. Anche se non nel modo in cui lui si aspettava...

-Ti sei tolto i baffi, eh...-osservò il corvino infatti, sollevando le labbra in un leggero ghigno.
Seguì un breve silenzio.
-... Tanto non piacevano a nessuno...-borbottò John, con uno sbuffo, soffocando però un sorriso.
-Hai fatto bene. Soprattutto ora che tornerai sulla mia nave. Preferisco i primi ufficiali ben rasati...-replicò l'altro, con un sorrisino.
Lui ridacchiò, sorseggiando il rhum.
-Di certo non è una frase che si sente tutti i giorni...
All'improvviso, Sherlock sbarrò gli occhi, allibito, e gli strinse il braccio con veemenza, facendolo trasalire, lo sguardo puntato verso la spiaggia.
-John... credo di avere le allucinazioni...
Il primo ufficiale aggrottò la fronte, senza capire, e volse lo sguardo nella medesima direzione.
Grande fu la sua sorpresa, quando scorse Mycroft Holmes in persona, impeccabilmente vestito, come suo solito, con un abito di alta sartoria, salire la passerella della nave e venire verso di loro.

Istantaneamente, Sherlock si nascose dietro a John... o almeno, ci provò, considerata la sua altezza.
Il biondo scoppiò a ridere.
-Sherlock... a parte il fatto che di sicuro ti avrà già visto, ti ricordo che sono di parecchi centimetri più basso di te...
-Zitto, John! Non far saltare la mia copertura!!- ribatté lui, acquattandosi ancora di più, proprio mentre Mycroft gli si avvicinava, facendosi largo tra la ciurma che, evidentemente sbalordita, pareva dividersi al suo passaggio.
-Buonasera, dottor Watson-esordì con un breve sorriso e un cenno del capo.-Sono lieto che sia tornato fra noi.
John sorrise, stupito da quella frase.
-Anch'io, mi creda-rispose con calore.
-Ha visto mio fratello, di recente? È per caso qui?-gli domandò lui poi, fingendo ostentatamente di non vedere una chioma corvina riccioluta spuntare dietro il biondo, e ben sopra le sue spalle.
-Mmh... no, non mi risulta-rispose lui, stringendo le labbra e cercando di non ridere. Anche le labbra di Mycroft si strinsero nel medesimo modo, mentre una scintilla divertita brillava nei suoi occhi scuri.
-Me ne rammarico...-replicò, in tono all'apparenza sinceramente dispiaciuto.-Poiché dovevo affidargli una missione...
Una testa riccioluta emerse infine borbottando, ma con un leggero ghigno.
-Copertura saltata... Non so resistere ad una missione.
-Lo immaginavo...-Mycroft fece un sorriso trionfante.-Ma, dato che sei al momento impegnato, ti fornirò i dettagli domani mattina, nel mio ufficio.
E, dopo un ultimo cenno col capo, voltò la schiena a entrambi.

-Perchè non resta qui?-gli chiese invece John, d'impulso.-La Perla non sarà certo lussuosa quanto la Diogenes, ma il rhum e gli alcolici non ci mancano...-aggiunse, con un pizzico di sarcasmo.
Mycroft si voltò, genuinamente stupito e poi quasi pensieroso: infine annuì, sul volto l'ombra di un sorriso.
-... Perchè no? In fondo, questa è pur sempre una delle mie navi.
-Sì, ti piacerebbe...-borbottò Sherlock, sollevando però un angolo della bocca.
Fu così che alla festa si aggiunse un inatteso e quanto mai illustre ospite: infatti la ciurma, inizialmente, si trovò intimidita, di fronte a quello che sapevano essere il " grande capo", colui che muoveva le fila della maggior parte delle missioni o degli incarichi; ma, dopo qualche momento, si assuefarono alla sua presenza, e persino Mycroft stesso sembrò apprezzare la compagnia di quel "branco di pirati", come li definì.

Sherlock passò lo sguardo sulla sua ciurma, immerso nei suoi pensieri. In verità, uno in particolare occupava del tutto la sua mente. C'era infatti una cosa che voleva fare, e ci pensava da quando aveva lasciato la grotta di Eurus: anzi, da molto prima. Ma solo pensarlo era un conto, farlo un altro.
All'improvviso, la vide: stava parlando con un membro della sua ciurma-che sembrava fin troppo loquace- e rideva per qualcosa che lui le aveva appena detto. Una risata sincera, divertita.
Fu quello a dargli la scossa decisiva.
-Tutto bene, capitano?-gli chiese John, che aveva notato il suo irrigidimento.
-... Sì. Devo solo fare una cosa...
Davanti allo sguardo dubbioso del suo primo ufficiale, Sherlock tracannò in un colpo solo il suo boccale di rhum, glielo passò tra le mani e si allontanò.
John, sconcertato, lo seguì con lo sguardo, in principio senza capire.
Poi finalmente comprese verso chi si stava dirigendo e le sue labbra si curvarono in un sorriso, mentre anche il suo atteggiamento pensieroso di poco prima trovava infine una spiegazione.
Finalmente...
Forse questa è la volta buona...

---

- Tom, sono spiacente, ma devo portarti via Molly per un momento. Non ti dispiace, vero?
Il capitano non lasciò a quest'ultimo il tempo di replicare: semplicemente, prese Molly per mano-che era, inutile dirlo, alquanto interdetta-e la trascinò, letteralmente, verso la poppa della nave, in quel momento deserta.
-Ma... Sherlock, che ti prende??-esclamò lei, confusa.
Lui fece qualche passo avanti e indietro, senza risponderle: anche perché non sapeva da dove cominciare. Poi, finalmente, prese un respiro profondo, e le prese entrambe le mani, stringendole piano.
-Molly... sei stata al mio fianco, su questa nave, per più di quattordici anni-esordì, gli occhi color acquamarina piantati nei suoi.-E mi hai sostenuto per tutto il tempo. Senza pretendere nulla in cambio.
Lei lo fissò di rimando con i suoi occhi nocciola, inizialmente interrogativa.
-Be', ma è questo che si fa, per le persone che si amano-gli replicò, con semplicità, un dolce sorriso sulle labbra.
Anche capitan Holmes si ritrovò a sorridere: come aveva potuto credere a quella falsa ombra creata da Eurus?
Questa era la sua vera Molly.
La sola ed unica.
-Solo che... devo chiederti un'altra cosa...-proseguì il capitano, voltandole la schiena e frugandosi nelle tasche della giacca. Poi impietrì.
Accidenti.
Era certo di averlo portato con sé!
E ora come diavolo poteva risolvere quel contrattempo??

Dopo aver nuovamente frugato, sospirò però di sollievo: grazie al cielo, teneva sempre in tasca del filo per reti da pesca. Non si poteva mai sapere, sarebbe potuto tornare utile per qualcosa. Certo, non era quello che aveva progettato. Ma sempre meglio di niente...
Con rapidi movimenti delle dita, e dando ancora le spalle a Molly, cominciò dunque ad armeggiare con esso.
-Sherlock, si può sapere cosa stai...?-sbottò ad un certo punto però Molly, esasperata, non potendo vedere cosa stesse combinando.
Ma ammutolì, quando il capitano si voltò di nuovo verso di lei, porgendole quel filo da reti modellato nella forma inconfondibile di un anello. Sbarrò gli occhi, incredula, portandosi una mano sulla bocca.
Sherlock le si inginocchiò di fronte, con una nuova e inusuale timidezza nello sguardo, porgendole quell'anello improvvisato.
-... Allora, vorresti...?
Gli mancò la voce, e si scoprì incapace di proseguire. Non se le era mai cavata bene, con le faccende umane.

Avanti... una parola, una!
Non è così complicato!
Lo saprebbe fare persino Anderson!
-Vorresti...-riprovò dunque, di nuovo: ma niente. Quella parola non voleva saperne di uscire dalla sua bocca.
-... Pssst! Capitano! La parola è "sposarmi"!-si intromise una voce in un sussurro quanto mai udibile.
Sia lui che Molly si voltarono di scatto... e si trovarono dietro tutta la ciurma che li fissava: suo fratello incluso-che aveva un sopracciglio sollevato, sebbene i suoi occhi brillassero-John e naturalmente Rosie, che li guardavano entrambi col sorriso sulle labbra.
-Grazie Mike... Non ci sarei mai arrivato da solo...-sibilò Sherlock, rivolgendosi al suggeritore inopportuno, che abbassò gli occhi, ridendo sommessamente.
Il capitano si voltò di nuovo verso Molly, imbarazzato oltre ogni dire, specie ora che aveva un pubblico indesiderato. Ma lei non gli lasciò il tempo di dire nulla: gli buttò le braccia al collo, per poi baciarlo di slancio, incurante dei loro "spettatori".
-. Assolutamente sì!-mormorò infine, con le lacrime agli occhi, quando finalmente si staccò dalle sue labbra.
Lui sorrise, colmo di gioia, e la baciò a sua volta, mentre la ciurma prorompeva in un applauso fragoroso.

Sherlock strinse ancora le mani di Molly fra le sue, in volto un dolce sorriso.
-... Che ne diresti di farlo... adesso?-le chiese, con un pizzico di timidezza, ma anche risoluto: ora che aveva finalmente trovato il coraggio di farle quella proposta, infatti, non voleva perdere un solo altro istante.
Lei spalancò gli occhi.
-Ora?? Ma... non sono pronta... Non ho un vestito adatto...
-A questo posso pensarci io-intervenne Mary, sorridendole.-Potrei darti il mio... non è molto elegante, lo so...
Ma Molly annuì all'istante, grata e piena di gioia: Sherlock, dal canto suo, lanciò a John un'occhiata carica di significato.
-Tecnicamente sei ancora un capitano, giusto?-gli chiese, sollevando un angolo della bocca.
Il biondo capì all'istante, e i suoi occhi si fecero lucidi.
-Sarà un onore, per me. E poi... tu l'hai fatto al mio. Devo pur restituirti il favore.
-Manca il testimone!-si intromise Wiggins.-Be', capitano, ha l'imbarazzo della scelta, qui...

Il capitano percorse con lo sguardo la sua ciurma, sorridendo: di certo, nessuno di loro si sarebbe tirato indietro. Lasciò dunque per un momento la mano di Molly... Si diresse verso di loro... E si fermò di fronte a Mycroft, che era rimasto in disparte e in silenzio per tutto il tempo.
John rimase a bocca aperta.
-Se non hai altri impegni per stasera...-fece il corvino, un pizzico di ironia, ma con un calore vero nella voce.
Mycroft, esterrefatto, lo fissò per qualche secondo. Poi finalmente annuì, mentre sul suo volto si apriva in un sorriso incredulo, ma chiaramente felice: forse il piú grande e sincero che avesse mai prodotto in vita sua.
Mentre tutti attorniavano Sherlock e Molly, John rimase indietro un istante, ancora stupefatto da ciò a cui aveva appena assistito.
-... Ok, adesso ne sono sicuro-borbottò, passandosi una mano nei capelli. -Ha ripreso con l'oppio...
Rosie, udendolo, scoppiò a ridere di cuore, gli occhi brillanti di gioia.
Pareva proprio che quella fosse una giornata piena di sorprese...

---

Finalmente, sotto un cielo stellato, Capitan Sherlock Holmes e Molly Hooper si scambiarono il loro primo bacio come marito e moglie, applauditi da tutti i presenti.
Mentre le infilava con cura quell'anello all'anulare, legandosi così finalmente a lei per tutta la vita, guardando il suo volto raggiante di gioia e pieno d'amore, Sherlock si scoprì completamente felice, per la prima volta dopo tanto tempo.
Da solo, appoggiato alla balaustra, alzò di nuovo lo sguardo verso il firmamento, a quelle stelle che tanto avevano significato per lui negli ultimi giorni.
Sospirò di sollievo, mentre avvertiva il dolore provocatogli dalle buie visioni del Vento dell'Est scivolare via una volta per tutte dalla sua mente e dal suo cuore, lasciando spazio solo a quei pensieri pieni di gioia e di luce che pochi giorni prima l'avevano salvato dall'oscurità.
Mentre osservava Molly ricevere dalla ciurma le dovute congratulazioni da tutta la ciurma-scambiandosi un'occhiata complice e piena d'amore, che sarebbe stata solo la prima di molte altre- John gli si avvicinò, porgendogli un boccale.
-... Allora... finalmente anche tu sei un uomo sposato-gli disse, stuzzicandolo bonariamente, dandogli di gomito.
-Non è cambiato nulla, John-replicò però lui con una smorfia, accettando la bevanda.
-Oh , invece!-ribattè l'altro, ridendo.
E il corvino, seppur non volesse ammetterlo apertamente, sapeva che il suo primo ufficiale aveva ragione. Si sentiva diverso lui stesso. Ma senza alcun dubbio, in meglio.
-Personalmente preferisco considerarlo come l'inizio di un nuovo capitolo...-ammise però dopo un po', con un leggero sorriso.
-Allora dobbiamo festeggiarlo, non trovi?-Il biondo sollevò il boccale con un sorrisetto.-A cosa brindiamo? Al matrimonio? All'amicizia? All'amore?
-Direi più... alla vita-rispose lui, riflessivo.-E, non meno importante... al gioco. Che ricomincia.
-No, capitano. Che non è mai finito-lo contraddisse John, con un'occhiata allusiva.
Un ennesimo sorriso increspò le labbra di Sherlock.
-... Hai perfettamente ragione.

In quel momento, Rosie li raggiunse, le guance rosse per l'entusiasmo.
-Zio! Ho sentito che partirete per una nuova missione! Verrò anch'io, vero?
John si affrettò a correre ai ripari.
-Ehm, tesoro, credo che ora dovremmo puntare sulla tua istruzione, piuttosto che portarti a rischiare la vita nelle nostre...
-... Noioso- borbottò Sherlock a voce bassa.
-Sherlock...-lo ammonì l'altro con un'occhiata.
-Ma cosa vuoi che insegnino, nei collegi d'oggi??-protestò però lui con veemenza. -A fare l'inchino?? A come tenere la forchetta?? O, Dio non voglia, il Sistema Solare?!!?
Sia Rosie che John scoppiarono a ridere, incapaci di trattenersi.
-Be'... vedremo-concesse infine lui alla figlia, con un sorrisetto.
Lei li abbracciò entrambi, felice: la videro poi correre dalla madre e da Molly, in quel momento impegnate in una fitta conversazione; spesso e volentieri, però, lanciavano eloquenti occhiate verso di loro.
-A quanto pare, Rosie non è l'unica a volersi unire a noi...-constatò il biondo.
-Complimenti per la deduzione-borbottò ironico il capitano, ma sempre col sorriso sulle labbra.-Credo, però, che il meglio debba ancora venire.
Levò con decisione il boccale di rhum verso il suo migliore amico, finalmente di nuovo al suo fianco.
-Be'... è ufficiale. Il gioco...
-... é cominciato-concluse John per lui, brindando.
Capitan Sherlock Holmes e il suo primo ufficiale John Watson voltarono poi lo sguardo all'orizzonte, sorridendo entrambi, e domandandosi quali altre incredibili avventure li stessero aspettando oltre quella sottile linea.

TO BE CONTINUED...

~•~

Le avventure del capitan Sherlock Holmes continuano in
"Heroes and Demons"

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