Sacrificio di sangue
-Ahi! Fa' piano!-Sherlock si scostó bruscamente, mentre John gli ricuciva la ferita.-C'è una testa, qui sotto! E il mio preziosissimo cervello!
-Se stessi un po' fermo, non ti farebbe tanto male!-lo redarguì il biondo.- E non mi vanterei tanto del tuo cervello, dopo la stupidaggine che hai fatto la notte scorsa...
L'altro sbuffò, ma rimase finalmente immobile, conscio, suo malgrado, di meritarsi quell'osservazione da parte dell'amico.
John scosse la testa, esasperato, continuando la medicazione, ma attento a non causargli più sofferenza del necessario; dopo essere fuggiti dalla villa di Culverton, erano tornati quasi immediatamente a Port Royal, dove l'amico aveva intrattenuto una lunga conversazione con Mycroft-a cui lui non era stato stavolta invitato-a discutere di Dio solo sapeva cosa. Nonostante le proteste del suo primo ufficiale, dunque, il capitano non si era fatto nemmeno controllare la ferita fino a quel mattino: per forza ora si lamentava!
Scosse la testa, esasperato, ma gli scostò con delicatezza i ricci corvini dalla tempia; tamponò poi il taglio con altrettanta cura, usando una piccola pezza bianca imbevuta di disinfettante.
-Ecco. Ho finito. Ma fossi in te, eviterei di prendere altre botte in testa, in futuro.
Anche il corvino sbuffò, ma con una certa vergogna, al non tanto velato rimprovero del suo primo ufficiale.
-Rischi del mestiere, mio caro Watson-non potè però evitare di commentare.- Resta il fatto che ora abbiamo ciò che Moriarty vuole.
Si rigiró il medaglione tra le dita, osservandolo con sguardo cupo e assorto: anche il biondo lo fissò insieme a lui, pensieroso.
-Hai avvisato tuo fratello?-gli domandò, sperando di ricevere ulteriori informazioni in merito a ciò che li attendeva.
-Sì-replicò però il corvino, laconico, e lui non insistette oltre. Non ne aveva bisogno: si sarebbe fatto bastare quel poco che aveva. Si fidava di Sherlock, e avrebbe continuato a farlo.
Rimasero dunque a fissarlo entrambi in silenzio, mentre la luce del sole gli si rifletteva sopra, e una lieve brezza soffiava sul mare.
Il mare non era calmo, quel giorno.
Era in arrivo una tempesta.
E non solo atmosferica.
-John. Quella ragazza, Mary...-chiese Sherlock, d'improvviso.-Perché non l'hai sposata? È evidente che ne sei ancora innamorato.
Lui, colto di sorpresa, abbassò gli occhi, arrossendo.
-Volevo farlo, ma... suo padre l'ha iscritta in un collegio, le ha fatto frequentare solo persone altolocate... e io potevo vederla sempre di meno, e per pochissimo tempo, fino a che non l'ho più vista del tutto. Sono passati almeno dieci anni, dall'ultima volta che la incontrai, poco prima di essere arruolato in Marina. Quando ci sono entrato ho pensato di avere finalmente una possibilità, proprio come le avevo promesso. Ma poi...-Fletté la spalla, in volto un'espressione eloquente.- E adesso non avrei proprio alcuna speranza. Suo padre non accetterebbe mai un genero pirata, anche se al servizio della Corona.
Il capitano, stranamente, sorrise.
-Credo che questo non sarà più un problema. Ho parlato con mio fratello, e lui ha parlato col governatore. Pare che l'uomo al quale la giovane Morstarn era stata promessa abbia... improvvisamente cambiato idea. Credo abbia ricevuto un'offerta migliore.
John sgranó gli occhi, guardandolo incredulo.
-... Cosa??? Tu hai..!?? Ma come...?!?
-Credo che adesso non avrai più nessun ostacolo-affermò Sherlock, sorridendo di nuovo, senza fornire ulteriori spiegazioni.
Il biondo non riuscì neppure a dire un'altra parola, incredulo e commosso da quello che il suo capitano aveva fatto per lui: ma poi, si incupí.
-Be'... sempre che lei mi ami ancora, come quando eravamo ragazzini... e, fatto non secondario, che riusciamo a salvarla da quel Moriarty.
Il capitano, avvertendo chiaramente quanta reale preoccupazione ci fosse dietro le sue parole, lo fissò, una sicurezza ferrea negli occhi cerulei.
-Non mi preoccuperei. Per nessuna delle due. La salveremo, John. Te lo prometto-gli disse infatti, con voce ferma, stringendogli poi appena la spalla.
Contagiato dalla sua sicurezza, e confortato da quel gesto, l'altro volse lo sguardo verso il mare, con aria quasi di sfida: nubi temporalesche si stavano già addensando all'orizzonte, preludio di una ormai sicura tempesta.
-Se mai la sposerò... mi faresti da testimone?-gli chiese d'un tratto, con una leggera timidezza, lo sguardo sempre rivolto all'orizzonte.
Seguì un profondo silenzio.
-Ma certo-rispose lui infine, senza emozione nella voce, ma con un sorriso sul volto. Anche le labbra di John si sollevarono in un leggero sorriso.
Dopo aver rapidamente approntato la nave, fecero rotta verso il punto di incontro dove Moriarty lo attendeva .
Sono certo che te lo ricordi.
Le labbra di Sherlock si tesero in un altro sorriso, ma stavolta amaro.
Oh, sì... lo ricordava.
Quante volte avevano attraccato, lí?
Spiegarono dunque le vele, diretti alla Barts.
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L'isola di Barts era abbastanza lontana dalle coste principali, e dunque poco frequentata: per questo Sherlock e la sua ciurma, all'epoca, vi erano soliti attraccare per prendersi una pausa dopo le loro scorrerie in mare aperto.
Ma veniva spesso evitata dagli altri pirati anche per un'altra ragione: la scogliera di Reichenbach.
Nota anche come Punta del Diavolo.
Era una scogliera molto alta, direttamente a picco sul mare, e le cui frastagliate insenature tendevano a dissuadere i marinai e i pirati poco esperti ad avvicinarsi, che avrebbero rischiato di finire contro qualche scoglio. Ma era la sommità della scogliera stessa, a incutere il maggior timore: essa si ergeva sulle acque tumultuose, impervia, e alta una ventina di metri, o forse più.
Voci dicevano addirittura che fosse stregata, e che tutti coloro che avessero osato scalarla fossero morti.
Ovviamente, capitan Holmes non credeva e non aveva mai creduto a quelle assurde storielle. Certo, questo prima che saltasse fuori la storia della maledizione...
Arrivati in vista dell'isola, Sherlock cominciò ad avvertire un certo nervosismo. Da lì a poco, si sarebbe trovato di fronte all'uomo che aveva inferto un duro colpo alla sua vita.
James Moriarty.
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John e il suo capitano lasciarono la nave a poche miglia dalla Barts, raggiungendo quest'ultima con una scialuppa.
Il biondo si scoprì teso, ma era in parte anche curioso di incontrare l'uomo che l'aveva preceduto come primo ufficiale a bordo della Perla Nera. E, allo stesso tempo, se solo avesse osato sfiorare il suo capitano e la donna che amava, era più che pronto a infilzarlo con la sua fedele spada, che in quel momento pendeva dalla sua cintura legata alla vita.
La grotta in cui entrarono era buia e umida, rischiarata da alcune torce, ma immensa. Mossero cautamente alcuni passi, guardandosi intorno; ma non sembrava esserci anima viva.
Si sentì un leggero sgocciolio d'acqua, chiaramente udibile in quel silenzio così profondo.
Dopo essersi scambiati uno sguardo d'intesa, sia John che il suo capitano sguainarono le spade. Arrivati verso la parte più ampia della grotta, finalmente, lo videro.
Un forziere di pietra.
John non poteva ancora vedere cosa contenesse, ma era piuttosto sicuro di saperlo. Avanzarono dunque cautamente in quella direzione, un passo dopo l'altro.
-...Vi ringrazio di essere venuti. Ora siete pregati di gettare le vostre armi a terra. Altrimenti questa bella signorina morirà.
I due si voltarono di scatto verso una galleria sulla destra, da cui era venuta la voce che avevano udito.
Da essa uscì un uomo completamente vestito di nero: i suoi occhi stessi erano pozzi neri e profondi.
I suoi capelli erano corti, neri anch'essi; non era particolarmente alto, ma il suo stesso sguardo, da solo, lo rendeva già minaccioso quanto bastava.
La sua voce pareva mielosa, ma in realtà era intrisa di minaccia: e, proprio per questo, ancora più terrificante.
John, vedendolo, rabbrividì istintivamente, capendo all'istante perché i pirati ne avessero paura: quell'uomo era davvero l'incarnazione del demonio.
Dunque, a malincuore, obbedì, e buttó la sua spada a terra; Sherlock invece no, quasi sfidandolo.
Il pirata, stranamente, sembrò non badarvi, ma lo sguardo di John corse alla donna che teneva come ostaggio, tenendole un coltello premuto alla gola. Lei cercava di divincolarsi, ma lui la teneva ben stretta.
Il cuore del biondo ebbe un fremito.
Mary...
Era proprio come la ricordava: gli anni passati non avevano fatto altro che accrescere la sua bellezza.
I capelli biondo miele le ricadevano sciolti e scarmigliati sulle spalle, e gli occhi celesti- il medesimo colore dell'abito da lei indossato-erano colmi di paura. Ma quando riconobbe John, la paura lasciò lo spazio allo stupore.
-John!? -esclamò, incredula.-Che ci fai tu, qui?!?
-Be'... ho sentito che quest'isola é ottima per pescare... Secondo te cosa ci faccio?!?!-ribattè lui, d'istinto, dimostrando un sarcasmo per lui non comune, dettato dal nervosismo e dalla paura.
-É una domanda legittima! Non ti vedo da almeno dieci anni!-protestò però la ragazza, irritata nonostante la situazione, fulminandolo con lo sguardo.-Hai perso il mio indirizzo, per caso??
John, per poco, non alzò gli occhi al cielo: il suo carattere era rimasto il medesimo di quando erano ragazzini.
E anche la sua abitudine di rispondere per le rime, a dispetto della sua educazione aristocratica.
-Sono successe delle cose... -ribattè, passandosi una mano dietro il collo, in imbarazzo nonostante tutto.-Io...
-Hmh hmh...-tossicchiò James Moriarty, la voce carica di ironia.-Per caso volete anche un tè, già che ci siamo?
-Non ha tutti i torti...-commentò Sherlock, volgendo finalmente lo sguardo verso James.
Che, di rimando, lo volse finalmente verso di lui. I suoi occhi sembrarono scurirsi ancor di più.
-Bene bene bene... Capitan Sherlock Holmes...-James sputò ogni singola parola.-E immagino che quell'insulso omuncolo sia il tuo nuovo primo ufficiale...
Il biondo sentí il sangue arrivargli alla testa per la rabbia, e strinse i denti.
Moriarty non gli badò neppure; la sua attenzione era tutta concentrata su Sherlock. Scosse infatti più volte il capo, sprezzante, senza tuttavia mollare la presa sulla donna.
-Mi hai profondamente deluso, Sherlock...-disse, e dalla sua voce trapelò, a parte il disprezzo, una delusione sincera ed evidente.
Ma capitan Holmes non raccolse la provocazione.
-Potrei dire la stessa cosa di te, James-replicò tranquillo, senza abbassare lo sguardo neppure per un istante.-Da quando in qua ti sei messo in affari con la Compagnia delle Indie Orientali?
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L'espressione di Moriarty mutò improvvisamente. Sembrava colpito.
Quasi... deliziato.
-Allora... sai...
-Sì.-Sherlock seguitò a fissarlo senza alcun timore, la mano sempre stretta intorno all'elsa della spada.-Non sei stato molto furbo. O almeno... non lo sono stati i tuoi alleati. Da quando?
-Tre anni fa... e mi pagano bene. Molto meglio di quanto lo facesse la Corona.
Moriarty sputò a terra in segno di palese disprezzo.
-É per questo che hai cominciato a uccidere... l'ammutinamento... e poi hai cercato di consegnarmi a loro... Il medaglione era un'esca... hai sempre saputo, dove trovarlo...-mormorò il capitano, mentre finalmente comprendeva.
-Io ho cercato di avvertirti, Sherly... di portarti dalla mia parte. Ma tu non mi hai ascoltato. Hai preferito rimanere fedele a quel borioso arrogante di tuo fratello.-La voce del pirata era carica di disprezzo.-Il mio capo invece capisce. Lui comprende che ci sono persone che vanno estirpate da questa terra. Come le erbacce. Stiamo creando un nuovo mondo: e in questo mondo non c'è spazio per la feccia...
-E cosa ti dice che il tuo capo non si libererà di te alla prima occasione?-gli domandó Sherlock, in tono freddo. -Ti rammento che sei un pirata. Quindi anche tu, per lui, sei feccia.
James scoppiò a ridere.
Una risata fredda, priva di allegria.
-Semplice. Perché io gli servo. Specie ora che sono invulnerabile.-Schioccò la lingua, infastidito.-Mi dispiace solo che non possiate vederlo. Niente luna, stasera. Diciamo solo che ho meno pelle, sotto la sua luce...-ghignò.
John si ritrovò a rabbrividire.
-Sarò generoso. Ti offro ancora la possibilità di essere al mio fianco.
John notò un chiaro mutamento nell'espressione di Moriarty: sembrava quasi... speranzoso.
-Noi due insieme ci libereremo della Compagnia, e domineremo il mare incontrastati. Nessuno a cui rendere conto, nessuno a dirci cosa fare! Nessuna autoritá, se non la nostra! Su, Sherlock... Un uomo intelligente quale tu sei non può non aver considerato questa eventualità, almeno una volta...-lo lusingò, il tono simile a quello di un diavolo tentatore.
Lui, però, stette in silenzio per qualche lungo secondo, mantenendo lo sguardo fisso negli occhi scuri di Moriarty.
Finché...
-Mi conosci bene, James. Non serviva che mi facessi questa proposta...
Moriarty assottigliò lo sguardo. Sherlock, improvvisamente, mosse rapido il braccio, puntando la spada alla gola di John.
-...Perché avevo intenzione di fartela io stesso.
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John sbarrò gli occhi e si immobilizzò, guardandolo scioccato.
-... Sherlock??! Sei impazzito?!?!
Il capitano non replicò: rimase imperturbabile, limitandosi a premergli contro la lama: Moriarty, invece, sorrise entusiasta. Un sorriso fanciullesco e insieme inquietante.
-Lo sapevo, Sherlock... sapevo che in fondo in fondo eri come me-ghignò, compiaciuto.-Portalo qui, vuoi?
Il corvino strinse bruscamente il suo primo ufficiale per un braccio, conducendolo a forza verso il forziere.
-Non ci posso credere...-mormorò il biondo, incredulo, ma con voce rotta.-È questo il tuo ringraziamento?? Dopo due anni passati insieme, sulla tua nave... tu...??
-Te l'ho sempre detto, John. Io non ho amici. Mi serviva solo un primo ufficiale-replicò però Sherlock, con voce glaciale.
-Hey, Sherly! Così mi offendi! E io cosa ero?-si intromise James, falsamente offeso, ridacchiando.-No, riflettendoci... hai ragione. Noi non siamo mai stati amici. Ma complici. Colleghi d'affari. É molto più efficiente così. Niente legami. Niente sentimenti. Solo scopi comuni.
Gli occhi di John si riempirono di lacrime.
-Sei un bastardo...-sibilò.
-Parli con me o con il tuo ex amico?-sghignazzò James, con cattiveria.
Il biondo lo ignorò, rivolgendo invece al suo capitano uno sguardo carico di amarezza, dolore e odio. Sherlock rispose allo sguardo, gli occhi azzurri simili a due pezzi di ghiaccio, il volto una maschera di pietra.
-Aspetta, però. Non é ancora tempo di spezzare la maledizione-lo ammonì Moriarty, volgendo lo sguardo verso il soffitto della caverna, dove una piccola apertura permetteva di vedere uno spicchio di cielo notturno.
-E come mai?-gli domandó il capitano, agrottando la fronte, continuando però a tenere John contro il forziere, impedendogli qualsiasi tentativo di fuga.
-Perché proprio in questo momento, la mia ciurma sta assaltando Port Royal. Sarà una strage... quasi quasi, mi dispiace per loro... anzi, no!- Jim rise di nuovo con malefica soddisfazione.
-Pensavo che avresti voluto rimanere invulnerabile...-commentò Sherlock, sollevando un sopracciglio.
-Te l'ho detto, Sherly, essere immortali annoia... ti lascio l'onore di scegliere chi sacrificare. In realtà basterebbe una goccia di sangue... ma che gusto c'è, a spargerne così poco?-L'espressione di James divenne il ritratto della malvagità.
Ancora trattenuto dal suo capitano, e sempre sotto la minaccia della sua spada, John tremò.
-Sai già chi voglio sacrificare, dico bene?
-Oh, certo... L'ho capito subito...-Gli occhi di Moriarty scintillarono di cupa soddisfazione.- Ma che ne facciamo della ragazza?
Mary cercò disperatamente di sottrarsi alla presa del pirata, gemendo.
-Sherlock...-intervenne all'improvviso John, la cui voce era tremula, irriconoscibile.-Ti prego... lasciala andare. È evidente che per te non ho mai significato nulla... Ma... in onore di quello che ho fatto in questi due anni... lasciala vivere! Non ti chiedo altro.
Seguì un profondo silenzio.
-Commovente...-commentò Moriarty, una smorfia disgustata in volto.-Sento che tra poco darò di stomaco...
Ma John lo sentì a malapena: fissò solo negli occhi il suo capitano, implorante.
-Lascia andare la ragazza-concesse infine lui, con un'espressione indifferente.-Tanto non ci serve.
James fece spallucce, e annuì.
-D'accordo... capitano...-ridacchiò, allontanandola con un violento strattone, tanto da farla finire a terra.-Vai. Prima che cambiamo idea.
Ma Mary, una volta alzatasi, gettò un'occhiata colma d'angoscia verso John.
-Vai! -gli sillabó però lui, con sguardo deciso, sbattendo ripetutamente le palpebre, gli occhi lucidi di lacrime.
La donna tentennò un istante; poi, dopo un ultimo sguardo, scappò via rapida in una delle gallerie.
Moriarty strinse un braccio intorno al collo di John, puntandogli il coltello alla gola, come aveva fatto poco prima con la ragazza.
-Sai, Sherlock, sono felice che tu abbia accettato di unirti a me... altrimenti avrei dovuto ucciderti!
-Allora ho fatto proprio bene!-replicò Sherlock, sollevando un angolo della bocca.
James sghignazzò nuovamente.
-A proposito, dov'è il medaglione?-chiese, tornando serio.
Sherlock lo estrasse dalla tasca, rigirandolo tra le dita per qualche istante, quasi affascinato.
-...Buffo che un oggetto così piccolo e insignificante sia legato ad una maledizione così potente.
-È il sangue, il vero motore-ribattè Moriarty, gli occhi scuri fissi su di esso.- Nulla può sostituire il sangue.
Sherlock annuì e, con un breve sorriso, si avvicinò.
-Ah, se non ti dispiace, Sherl, butta via la spada. Non che non mi fidi di te, eh, sia chiaro. Ma, sai... l'occasione fa l'uomo ladro. Che proverbio stupido, non credi? Non é l'occasione a far divenire un uomo qualcosa. Un uomo é quello che é... e basta-sentenziò il pirata, un sorriso saputo sulle labbra sottili.
Sherlock la buttò lontano con noncuranza, mentre gli porgeva con l'altra mano il medaglione: Moriarty, sempre tenendo John stretto, tese la mano per prenderlo.
-No, figurati, James...-replicò tranquillo, mentre glielo porgeva.-Anche se, devo contraddirti... A volte, i proverbi hanno ragione... CAMMEI VATICANI!-urlò, improvvisamente.
Il segnale.
John, rapidissimo, rifilò a Moriarty una violenta gomitata nello stomaco, facendolo indietreggiare per la sorpresa e allontanandolo da sé.
Il coltello gli cadde in acqua.
James stesso inciampò, e cadde con lui.
Sherlock, una volta appurato che l'amico non era più trattenuto da Moriarty, fece cadere il medaglione nel forziere, lo ripescó ed estrasse altrettanto rapidamente dalla manica un pugnale sottilissimo. Poi, con un unico fluido movimento, si fece un taglio sul palmo della mano, stringendo con essa il medaglione. Infine lo lasciò cadere, bagnato del suo sangue, di nuovo nel forziere, sopra agli altri, producendo un tintinnio leggero ma che nel silenzio della grotta si udì chiaramente.
Il tutto era avvenuto in poco meno di dieci secondi, ed era incredibile che ci fosse voluta tutta quella messinscena, per attuarlo.
Ma ce l'avevano fatta.
John, lasciando Moriarty a terra, si affrettò a raggiungerlo, porgendogli poi la spada che aveva raccolto, con un sorriso soddisfatto: capitan Sherlock Holmes la prese, rivolgendogli un piccolo cenno col capo; la puntò poi alla gola del suo ex primo ufficiale James Moriarty, una luce di trionfo negli occhi chiari.
-Credo che la tua ciurma non sia più invulnerabile... E tu nemmeno...-commentò, sarcastico.
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