Eurus
Dopo cinque giorni di viaggio, finalmente erano arrivati: davanti a loro si profilava una scura grotta, grande quasi quanto una piccola isola. Solo un'esigua lingua di terra ne circondava un tratto, ma troppo piccola perché la Perla vi potesse attraccare.
Capitan Holmes la fissò, gli occhi ridotti a due fessure, per poi puntare il cannocchiale; Rosie, appoggiata alla balaustra, seguì il suo sguardo. Nonostante la distanza, avrebbe potuto giurare di sentire un soffio gelido provenire da essa. Rabbrividì, portandosi istintivamente le braccia intorno al corpo.
-Riducete la vele, e gettate l'ancora!-ordinò Sherlock alla ciurma, allacciandosi il cinturone delle armi intorno alla giacca, mentre si incamminava sul ponte. - Non c'è spazio per ormeggiare. Entrerò con una scialuppa.
Rosie sobbalzò, e gli andò subito dietro, mentre gli uomini della ciurma eseguivano gli ordini.
-... Vorrai dire che noi entreremo, vero?
-No, Rosie. Stavolta no. Tu rimarrai qui. E stavolta per davvero-le rispose lui, con un'espressione mortalmente severa.
Ma lei, sbalordita e furiosa, non si lasciò intimidire, e gli si mise subito davanti.
-No, zio! Tu non mi lascerai qui mentre vai a rischiare la vita da solo! Te l'ho detto quando sono venuta a cercarti. Voglio aiutarti a spezzare la maledizione!
Sherlock le posò entrambe le mani spalle, guardandola dritta negli occhi.
-L'hai già fatto, Rosie-disse, con serietà.- Mi hai portato il libro. Mi hai aiutato a decifrarlo. Senza il tuo aiuto, non sarei mai arrivato sin qui. Ma adesso, devo proseguire da solo.
Lei aprì la bocca per protestare, ma lui la anticipò.
-Rosie... Ascoltami. È importante -aggiunse infatti, stavolta in un tono decisamente più dolce, le mani sempre strette sulle sue spalle. -Tuo padre non mi perdonerebbe mai, se mettessi a rischio la tua vita. E nemmeno io potrei mai perdonare me stesso. Tu sei importante, per me. Ho già corso un grosso rischio, permettendoti di accompagnarmi in questo viaggio. Adesso però il pericolo è molto più grande. Inoltre, quel demone vuole me, lo sai. Devo andare da solo. Te lo chiedo per favore: resta qui, al sicuro. Promettimelo.
Rosie fissò a lungo lo zio, gli occhi colmi di lacrime; lesse talmente tanta preoccupazione nel suo sguardo che alla fine, seppur con un certo sforzo, annuì.
-Brava la mia ragazza...-sussurrò il pirata, sollevato, con un piccolo sorriso, stringendola poi a sè.
Lei rispose alla stretta, affondando il viso nella sua camicia bianca; improvvisamente, notò un dettaglio sulla sua giacca che, nonostante tutto, la portò a ridacchiare sommessamente.
-Zio... Questa giacca è la stessa da cui ho strappato il bottone quand'ero piccola...
Il corvino annuì, sorridendo con dolcezza.
-Sì, lo è. Non ho mai desiderato indossarne un'altra. Il ciondolo sul tuo polso è familiare...
Rosie sollevò appena il braccio, sfiorando il bottone legato al laccetto di cuoio sottile che le cingeva il polso e scambió con Sherlock un sorriso complice.
Ma solo per un attimo. Perché subito il dolore e la paura di perderlo ripresero il sopravvento.
Si strinse ancora di più allo zio, incapace di allentare quella stretta, e soffocando a stento un singhiozzo.
-Capitano! La scialuppa è pronta-intervenne però Archie, avvicinandosi cauto ai due.
Sherlock annuì e, seppur con riluttanza, dopo aver posato un lieve bacio sul capo biondo di Rosie, delicatamente si sciolse dall'abbraccio, per poi scendere con gesti rapidi ed esperti lungo la scala di corda.
Rosie si sporse a guardarlo, gli occhi blu pieni di lacrime, ma anche di paura.
Dopo essersi sistemato sulla piccola imbarcazione, Sherlock alzò un'ultima volta lo sguardo verso di lei, e la sua espressione era più risoluta che mai. Non scorse paura o dubbio, sul suo volto.
-Spezzerò la maledizione. Te lo prometto, Rosie. È il primo e unico giuramento che io abbia mai fatto, e ho intenzione di mantenerlo.
E dopo queste parole, iniziò a remare con decisione verso la grotta.
Rosie sentì una lacrima scivolarle lentamente sulla guancia. Archie, che era rimasto lì accanto, le accarezzò piano la spalla.
-Sono certo che il capitano tornerà-le disse, in tono sicuro.-È incredibile cosa è capace di fare quell'uomo...
Rosie si ritrovò ad annuire tra le lacrime, lo sguardo però ancora fisso su quella piccola scialuppa che si allontanava sempre di più.
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Finalmente, Sherlock giunse alla piccola insenatura, dove ormeggiò la scialuppa. Una volta sceso, iniziò a camminare cautamente tra le rocce, fino all'imboccatura della grotta; un brivido gelido lo percorse, portandolo a inspirare profondamente: dopo almeno una decina di minuti di cammino, la grotta diventò sempre più scura. Un'oscurità profonda e densa, che rendeva più incerto il suo passo. Per un istante, a quel timore, si sostituì il nervosismo: gli sfuggì uno sbuffo.
Che idiota. Ho lasciato la lanterna sulla scialuppa. Dovrò tornare a...
- Non c'è di che...-fece una voce sarcastica alle sue spalle, facendolo trasalire. Si voltò di scatto: una figura a lui familiare aveva in mano una lanterna accesa, le labbra increspate in un sorrisetto.
-Ma è mai possibile che nessuno mi ascolti quando parlo?!?!-sbottò, esasperato.-Ho specificatamente detto che dovevo andare da...!!
-Sherlock, avremo tempo di continuare questa interessante conversazione quando il demone sarà eliminato-lo interruppe Molly, con malcelato sarcasmo, sguainando la spada e porgendogli la lanterna.-Fai strada tu?
-Immagino che non riuscirò a convincerti in nessun modo a tornare alla Perla...-borbottò il capitano.
-Immagini bene. Andiamo o no??-replicò Molly, impaziente.
Sherlock, con un ultimo sbuffo, stavolta rassegnato, scosse la testa, e prese la lanterna che gli porgeva, addentrandosi con lei sempre di più nell'oscurità ora debolmente illuminata. Inspiegabilmente, però, si ritrovò a sorridere, rinfrancato dalla presenza della donna, che aveva in qualche modo rischiato non solo la grotta, ma anche il suo spirito: un pensiero folle-almeno per lui-iniziava a prendere forma nella sua mente, mentre la guardava con la coda dell'occhio.
Non era la prima volta che si ritrovava ad indugiare in quel pensiero. Ma aveva deciso, fin dal principio, di aspettare il momento giusto.
E forse, se fossero riusciti a spezzare la maledizione-e a uscirne vivi-quel momento sarebbe arrivato...
Camminarono verso il lato nord della grotta: alla fine giunsero proprio al suo centro. Questo, al contrario di tutto il resto, era ben illuminato da alcune torce disseminate un po' ovunque sulle pareti.
Sherlock sguainò la spada, procedendo con cautela, seguito a ruota da Molly.
Il luogo sembrava deserto. Ma due cose attirarono subito il suo sguardo.
La prima, ovviamente, fu il Tridente di Poseidone: si trovava proprio sul lato est, in bella mostra, adagiato su una roccia.
Sarebbero bastati pochi passi, per raggiungerlo. Ma Sherlock ricordava fin troppo bene, le parole della sirena.
Non basterà distruggere il Tridente per uccidere il demone...
La seconda cosa che attirò la sua attenzione furono due rudimentali scranni di pietra, posti proprio al centro della stanza.
Ma vuoti.
In quell'esatto momento, una figura sembrò materializzarsi davanti ai loro occhi: se la prima volta era stata sotto forma di acqua, ora sembrava essere puro vento, eterea e mutevole.
Ma stavolta i suoi tratti erano ben visibili. Era una donna dai lunghi capelli neri, i lineamenti duri e affilati, seppur all'apparenza gradevoli, l'espressione intensa e allo stesso tempo distante. Ma, al vedere il capitano, i suoi occhi-di un azzurro così chiaro da sembrare bianco-si tinsero di pura malvagità e insieme soddisfazione.
Quando parlò, infatti, la sua voce era del tutto simile al soffio di un vento gelido, tuttavia malignamente compiaciuto.
-Glielo avevo detto, Sherlock Holmes, che un giorno il Vento dell'Est l'avrebbe ritrovata.
-Non è esatto. Tecnicamente, sono io ad aver trovato lei... Eurus-ribatté Sherlock, la spada sguainata, nella voce un filo della consueta ironia, anche se il cuore gli batteva in petto molto più velocemente del consueto.
Eurus, però, scoppiò a ridere.
Una risata fredda e crudele.
-Crede davvero di essere giunto fin qui per caso? È più ingenuo di quanto pensassi... È stato manovrato da me sin dall'inizio. Anche se ho dovuto usare un tramite, lo ammetto. Quella stupida ragazzina... Ma almeno è servita al suo scopo. altrimenti non avrebbe mai potuto arrivarci... A proposito, molto saggio non portarla fino a qui, altrimenti mi sarebbe toccato toglierla di mezzo seduta stante. Ma non avrei potuto fare neppure questo, senza l'altro mio tramite, che ha fatto arrivare il libro a quella ragazzina. Anche se è più un alleato, abbiamo visioni e interessi molto simili, tra cui il suo annientamento... Farete tra poco la sua conoscenza...
La voce del demone grondava soddisfazione e perfidia, mentre li squadrava.
Sherlock tiró mentalmente un sospiro di sollievo, al pensiero che Rosie si trovasse al sicuro sulla Perla, ma aggrottò la fronte, confuso, lanciando di sottecchi un'occhiata a Molly, che pareva ancor più interdetta di lui.
Quindi era stato proprio il demone, ad attirarlo fin lì, come aveva sospettato quasi fin dall'inizio. Ma non poteva agire sulla terraferma, dunque si era servito di qualcun altro... Ma chi??
Un tramite... Un alleato... Identità di vedute... Il mio annientamento...
All'improvviso, da una delle gallerie della grotta uscì lentamente una figura incappucciata di nero: d'istinto, Sherlock si pose davanti a Molly che, però, si mise di nuovo al suo fianco, stringendogli appena il braccio. E, come tanto tempo prima, lui si sentì, nonostante tutto, confortato da quel tocco.
La figura affiancò Eurus, fronteggiando così i due. Infine, abbassò il cappuccio sulle spalle, mostrando il suo volto.
Sherlock si pietrificò.
-Ti sono mancato?-ghignò James Moriarty, fissandolo con quei suoi occhi scuri, la voce colma di malvagia soddisfazione.
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