Decisioni
Molly corse a perdifiato, la bussola stretta tra le mani, il cuore che batteva all'impazzata, mentre intorno a lei la ciurma stava già duellando.
Ma lei corse e basta, senza fermarsi, gli occhi saldamente fissi sul quadrante.
"Hai quello che ti serve per trovarmi", le aveva detto Sherlock un momento prima di essere catturato.
No, non era vero... le aveva anche chiesto scusa... per una vecchia storia...
Aveva infatti intrapreso una finta relazione per risolvere una delle missioni affidate da Mycroft... e non le aveva detto nulla. Come se la sua opinione... come se i suoi sentimenti... per lui non avessero mai avuto alcun valore. Per questo lei non aveva più voluto vederlo, e si era così arrabbiata quando le era apparso davanti dopo anni, e dopo averle preso pure la barca, per di più!
Ma poi... si era scusato. D'improvviso. Come se fosse certo che sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero visti...
Aumentò il passo.
Entrò cautamente nella grotta, la spada sguainata, aspettandosi di trovare sentinelle a guardia del prigioniero, ma non c'era nessuno.
La grotta era del tutto deserta. Ma in un angolo c'erano una giacca e un cinturone inconfondibili.
Corrugó la fronte, guardandosi intorno, e consultando la bussola per l'ennesima volta. Con suo grande stupore, l'ago puntò verso il nord, più precisamente verso una pozza d'acqua. Non aveva senso...
A meno che...
Colta da un'improvvisa e terribile intuizione, si sporse oltre il bordo.
E vide, con suo immenso orrore, Sherlock riverso sul fondale, ammanettato, con dei pesi di piombo legati alle caviglie. E perfettamente immobile.
Il suo cuore si fermò.
Molly non perse un momento: estrasse dalla camicia una forcina che portava sempre con sè, prese un respiro profondo, e si tuffò in acqua. Era vitale liberare Sherlock dalle manette: altrimenti, non sarebbe mai riuscita a tirarlo fuori da lì, con quei pesi.
Con una rapidità inaudita-nonostante le mani accusassero un tremito non proprio leggero- finalmente riuscì ad aprirle, forzandone la serratura: cinse poi Sherlock per la vita con entrambe le braccia, risalendo faticosamente in superficie. Con altrettanta fatica, lo tirò completamente fuori dall'acqua, lo sdraiò supino e, subito, gli appoggiò l'orecchio sul petto: non sentiva nessun battito.
-Sherlock!!! Sherlock!!-lo chiamó ripetutamente, la disperazione nella voce.
Ma lui non reagì: il suo volto era pallido come la cera, le labbra cianotiche, e Molly si disperò ancor di più. Per quanto tempo era rimasto lì sotto??
Iniziò a premergli le mani sul petto, poi gli aprì la bocca e vi soffiò aria, pregando che riprendesse a respirare. Lo fece una, due, tre volte.
Ma non ottenne nulla. Nessuna reazione.
Ma continuò, imperterrita.
"No".
"Non puoi essere morto".
"Non così". "Non adesso".
-Non azzardarti a morire, Sherlock Holmes!! -si ritrovò a urlargli, la voce colma di dolore, le lacrime agli occhi, ma anche infuriata.-Mi hai sentito??? NON OSARE!!
Fu in quel momento, miracolosamente, che il capitano riprese conoscenza, tossendo con violenza ed espellendo acqua dai polmoni.
La gioia che provò Molly fu indescrivibile: non potè infatti evitare di stringerlo in un abbraccio, mentre anche il suo, di cuore, finalmente, riprendeva a battere.
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Porse la bussola a Sherlock, gli occhi bassi.
Puntava ancora verso di lui.
In realtà, da quando la aveva avuta, non aveva fatto altro.
Per quanto non volesse ammetterlo, nemmeno con sè stessa, amava Sherlock Holmes. Quell'uomo indisponente, sarcastico, spesso e volentieri privo di tatto... Ma lo amava. Non aveva mai smesso, nonostante tutto. Così stavano le cose.
Ma la vera domanda era... Sherlock la amava?
In fondo, non l'aveva più cercata...
Forse, avrebbe dovuto finalmente dimenticarlo, e andare avanti...
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Il proiettile le perforò il fianco, facendola gridare per il dolore e quasi cadere a terra: ma Sherlock la sorresse, poi la prese del tutto tra le braccia. Molly sentiva di stare perdendo i sensi. Alzò faticosamente lo sguardo verso di lui, e ciò che vide la colse di sorpresa: aveva gli occhi colmi di... paura???
Il grande pirata Sherlock Holmes che aveva paura???
E... per lei??
Questo fu il suo ultimo pensiero, prima che il mondo davanti a lei scomparisse del tutto.
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Un tenue ma caldo raggio di sole colpì il suo viso: Molly aprì pian piano gli occhi, e si guardò intorno, ancora confusa e dolorante.
Realizzò di essere sdraiata su un piccolo letto, con una candida coperta a coprirgli appena la parte inferiore del corpo. Riuscì a tirarsi su, seppur di poco, facendo un'involontaria smorfia, e un piccolo gemito le sfuggì dalle labbra, mentre ricordava.
Quell'uomo...
Mi ha sparato...
La sua mano corse istintivamente al fianco destro, e le sue dita incontrarono una fasciatura: qualcuno aveva medicato la sua ferita.
-Molly...-mormorò una voce nota vicino a lei, facendola sussultare.
Si girò piano: Sherlock era lì, seduto su una poltrona, in maniche di camicia, la giacca nera abbandonata sullo schienale, un'espressione chiaramente sollevata in volto, gli occhi però stanchi, come se non avesse dormito da ore.
-Da quanto tempo sei qui?-gli domandò, sorpresa.
-Te l'avevo detto che era pericoloso... non saresti dovuta venire!-ribattè lui, eludendo la domanda e sedendosi su una sedia accanto al suo letto.
-... Già-ridacchiò lei, piano, mettendosi nuovamente sdraiata. Si sentiva ancora molto debole.- Ma tu mi conosci, Sherlock... ti ho forse mai dato retta? Come quella volta a Nassau, ricordi?
Sherlock si ritrovò, suo malgrado, a ridacchiare sommessamente, ricordando l'occasione.
-Certo che mi ricordo. Anche quella volta mi salvasti la vita, se non vado errato...
Molly sorrise, complice: Sherlock, d'impulso, le sfiorò con delicatezza la mano posata sul copriletto, un sorriso incredibilmente dolce sulle labbra.
Per alcuni lunghi istanti, rimasero così, in silenzio, i loro sguardi incatenati l'uno all'altro: ma, d'improvviso, quello della ragazza si incupì e la sua mano corse alla tasca dei pantaloni che ancora indossava: miracolosamente, la pergamena tradotta era ancora lì e, soprattutto, integra: il tessuto impermeabile l'aveva preservata.
Non che fosse necessaria. Conosceva il testo a memoria.
E ne temeva le conseguenze.
-Sherlock... ricordi che dovevo dirti ciò che avevo scoperto riguardo la dea del mare?
Il capitano annuì, e anche la sua espressione si fece seria.
-Cosa hai scoperto?-le chiese, un pizzico di trepidazione nella voce.
Senza parlare, la ragazza gli porse la pergamena: gli occhi celesti del capitano si mossero a destra e a sinistra, scorrendo le righe di quel breve testo.
-Buffo...-mormorò infine, dopo un tempo che parve infinito.-Irene Adler si è guardata bene dal riferirmi questo dettaglio. E credo anche di conoscere il perché...
Molly vide che le sue mani sembravano essere scosse da un leggero tremito.
-Sherlock... non farlo. Ti prego.
Seguì un altro lungo silenzio.
-Sai che non ho altra scelta-replicò il capitano, la voce stavolta dura.
-Sì, invece!-ribattè lei con forza, nonostante si sentisse ancora debole, e il tono di voce fosse basso.-Fallo fare a qualcun altro. Chiunque altro!
-No, Molly. Sai che io sono l'unico che possa farlo. E anche Irene lo sapeva. Sapeva che non avrei avuto scelta...-ribattè il capitano, accartocciando con rabbia il foglio tra le dita.
-E poi, in parte, ciò volge a nostro vantaggio...-mormorò di nuovo, un pericoloso scintillio negli occhi chiari.
-Non mi importa della missione, Sherlock!! Ma di te, sì!!-replicò Molly nuovamente, quasi con rabbia.- Se lo farai, noi due non potremo più... Io ti...!
Non riuscì a finire la frase: lacrime copiose avevano già iniziato a scivolarle sul volto.
Il capitano le sfiorò il viso con una inaspettata delicatezza.
-Lo so, Molly. E tu sei uno di quei motivi per cui farlo sarà mille volte più difficile. Sono stato un idiota. Ho rovinato tutto. Anch'io ti...-aggiunse con amarezza, asciugandole una lacrima col pollice, e incapace anche lui di completare la frase: ma Molly capì perfettamente.-Ma questo è l'unico modo per liberarsi di James... e forse anche di Magnussen, se giochiamo bene le nostre carte.
-... Che intenzioni hai?-mormorò la ragazza, la voce ancora rotta.
-Ricordi il Codice dei pirati, Molly?
Lei annuì; ovvio che lo ricordava: era la guida di ogni singolo pirata da tempo immemore.
-C'è una regola che farà al caso nostro-disse lui, un ghigno appena accennato sul volto, mentre indossava di nuovo la giacca.-A cui persino Magnussen si atterrà, una volta capita la posta in gioco.
Molly parve capire, e sgranò gli occhi, incredula.
-Oddio... non vorrai davvero...??
-Sì. Hai capito bene.
Capitan Sherlock Holmes prese il cappello, rivolgendo uno sguardo risoluto fuori dall'oblo.
-È tempo di "Parlamentare con gli avversari"... Chiamalo "Parlay", se preferisci...
E su quell'ultima precisazione, uscì dalla cabina, negli occhi una feroce determinazione.
Molly sospirò, lo sguardo perso nel vuoto, mentre altre lacrime le rigavano le guance. Aveva rischiato di perdere l'uomo che amava, in quella grotta.
E ora, a causa di James Moriarty e di Irene Adler, l'avrebbe perso di nuovo.
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