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Tutta colpa di Potter


Sbuffo mentre percorro a passo sostenuto la scalinata diretta ai dormitori Corvonero. È lui ad essersi sbagliato, non io, eppure sono proprio io quello che ora deve percorrere mezza scuola di corsa mentre potrei benissimo star facendo altro, come per esempio dormire o fare scherzi ai gemelli. So benissimo di non aver ascoltato pienamente ciò che Draco mi stava dicendo quando mi ha dato appuntamento per la nostra prossima lezione, però sino sicuro che lui mi abbia detto tempo - mercoledì - luogo - aula numero tre al quinto piano - ma non l'orario. Ora, come può quel dannato ragazzino esigere che io sia puntuale se lui non mi dà l'orario?! 

Sia il corridoio sia la scalinata sono entrambi vuoti, quindi mi appoggio al muro di fronte al quadro d'entrata e aspetto che lui esca o che qualcuno di passaggio possa aiutarmi. Avanti, dov'è la gente quando serve? Sbuffo nuovamente e fisso il quadro. Rappresenta una donna dai voluminosi capelli neri che mi fissa in modo saccente. "Per accedere alla sala comune Corvonero, è per te necessario rispondere a un indovinello" proferisce, in tono piatto. E cosa ci vuole? Sogghigno piano immaginandomi già la faccia che farà Draco vedendomi stravaccato sui loro divanetti ad aspettarlo. "Vai, cosa aspetti?" le intimo.

"La mia vita può durare qualche ora, quello che produco mi divora. Sottile sono veloce, grossa sono lenta e il vento mi spaventa. Chi sono?"

Potrei decisamente aver sottovalutato la situazione. Roteo gli occhi e mi porto una mano tra i capelli, come faccio sempre quando devo pensare. L'indovinello dice vita, quindi magari si tratta di un qualcosa di vivente, no? Sbuffo mentre percepisco il mio cervello andare in surriscaldamento. La guardo come un pesce lesso. "Vita che dura qualche ora... un lombrico!" esclamo, battendomi la mano in fronte. Ma certo! I lombrichi vivono qualche ora, sono veloci se sono sottili e sono lenti se sono grassocci e hanno paura del vento... no? Fisso il ritratto aspettandomi di vederlo aprirsi, ma la donna non si degna nemmeno di rispondermi. Sta ferma, impassibile. "Chiama Draco Malfoy" provo a chiederle, ma lei non batte ciglio. Mi passo entrambe le mani sul viso in modo frustrato.

Ora, quando manca il cervello - per inciso, qui non è colpa mia, io sono molto intelligente, ma piuttosto di quel quadro altezzoso - non posso che affidarmi al fascino; e, per mia grande fortuna, sento dei passi provenienti dal corridoio proprio in fronte a me che sembrano dirigersi proprio dove sono io. Ridacchio passandomi una mano tra i capelli e montando la mia espressione migliore. Sedurrò chiunque stia per arrivare e lo convincerò a chiamare Draco per conto mio. Mi volto... e mi accorgo che tutti i miei preparativi sono andati sprecati.

"Cosa ci fai qui, Potter?" mi domanda una voce fredda e superba. L'idiota Serpeverde che ha fatto salire Draco sulla scopa. "Potrei farti la stessa domanda" proferisco, sistemandomi gli occhiali sul naso. Ci stiamo sputando addosso tanto veleno che se qualcuno misurasse ora il ph acido dell'aria la ritroverebbe a livelli così alti che le zone vulcaniche non sono nulla in confronto. Wow, Harry, complimenti! Se esternassi il pensiero che hai appena formulato con la donna del quadro, ti lascerebbe sicuramente passare, e allora- "Cosa succede, Potter, i tuoi due neuroni hanno perso il collegamento?" mi deride lui, battendo cinque con un altro Serpeverde. Quest'ultimo ha la pelle scura, è almeno due spanne più alto - dell'idiota, ovvio - e ha profondi occhi scuri. "Che c'è, hai portato il bodyguard? Paura che ti faccia male?" rido, vedendolo innervosirsi e notando la sua pelle bianca diventare rosso pomodoro. Ciò succede anche a Draco... Draco! Cazzo, ecco perché sono qui. "Non ho tempo da perdere con te, comunque" esclamo, appostandomi nuovamente davanti all'entrata dei dormitori. "Potter, devi stare lontano dal mio piccolo Draco, intesi?!" mi ringhia contro, sbattendomi al muro. La donna del quadro, allarmata, scompare. Cazzo, spero non sia andata a chiamare un professore. Spingo il Serpeverde e mi libero dalla sua presa. "Io faccio quello che voglio, e poi quel ragazzo non è tuo" sibilo. "Che c'è, Potter, è gelosia quella che sento nella tua voce?" "Ti piacerebbe" "Draco è-"

"Basta! Cosa succede qui?!" urla Draco, fiondandosi fuori dal buco lasciato libero dal quadro. "Ha iniziato lui!" esclamiamo all'unisono, pronti a mollarci un pugno in faccia. "Due bambini... Harry, cosa ci fai qui?" mi domanda. Sorrido vittorioso. "Dovevo chiederti a che ora saranno el nostre lezioni private di oggi" dico ad alta voce con un tono suadente. Lui arrossisce. "Alle 17, ho chiesto il permesso a Silente". Il Serpeverde guarda Draco confuso e lo trascina in un angolo. Si sussurrano qualcosa. Li guardo, faccio per avvicinarmi ma il ragazzo dalla pelle color cioccolato mi ferma. Lo lascio fare, ma se dovesse succede qualcosa non esiterei a liberarmi. "Fai come credi allora" dice il Serpeverde squadrandomi, per poi fare un cenno al suo amico e sparire nella direzione dalla quale era venuto. "Ti ha infastidito?" domando. Draco scuote la testa innervosito; ha gli occhi leggermente lucidi. "La prossima volta, Potter, mandami un gufo" sbraita, rientrando nel suo dormitorio. Cosa ho fatto di male?! Scrollo le spalle e anche io me ne vado.

L'orologio scandisce a battiti lenti le cinque del pomeriggio mentre io mi ritrovo a salire per la milionesima volta le scale che portano ai piani alti. La prossima volta giuro che lo obbligo a raggiungermi in camera, o per lo meno a fare lezione in giardino. Come sempre, il quinto piano è completamente deserto e avvolto da una semi-oscurità. "Lumos" sussurro, estraendo la bacchetta e avvicinandomi alle porte. Questa è la quinta. Percorro gran parte del corridoio e ne controllo un'altra. Questa è la prima. Cosa gli sarebbe costato mettere le porte in ordine?! Impreco tra i denti e passo altri dieci minuti a ispezionare tutto il piano alla ricerca della porta giusta. Sto per arrendermi quando sento la voce di Draco chiamarmi alle mie spalle. "Potter, cosa stai facendo?!" Mi volto, torno verso la porta uno e scopro la porta due, e lì accanto la porta tre. Mi gratto la nuca imbarazzato ed entro, accarezzandogli un fianco al mio passaggio accanto a lui.

"Tieni giù le tue luride mani da Draco" mi intima una voce. Cosa ci fa il Serpeverde idiota, qui?! "E lui, perché è qui?!" ruggisco verso Draco. Il biondino scrolla le spalle. "Ha insistito... dice che non si fida, non vuole lasciarmi solo con te". Io squadro il Serpeverde e mi siedo. "Cazzate. Vattene, coglione, non ho intenzione di stuprarlo" proferisco innervosito. "Oh, Potter, sai che non ti credo? E comunque non sono qui solo per quello. Draco non sa insegnare Divinazione, mentre si dà il caso che io sia alquanto bravo". Draco annuisce, e io lascio uscire dalle mie labbra un lamento esasperato. "Bene allora, prima iniziamo e prima posso smettere di vedere quel tuo viso deforme" sibilo. Lo vedo stringere i denti. "Lo faccio per Draco, se fosse per me potresti anche venire rispedito al primo anno, Potter!" Io sghignazzo. "Scusa, prima di iniziare, hai la decenza di dirmi come ti chiami oppure mi obblighi a usare nomignoli? Perché ne ho già in mente un paio carini" lo schernisco. "Chiamami Abraxas" risponde freddo per poi estrarre una sacchetta contenente delle rune. 

L'ora passa a stento, quasi come una tortura, ma almeno alla fine ho capito qualcosa. Guardo Abraxas sistemare le rune nel suo sacchetto di cuoio. "Devo... andare ora, voi due non uccidetevi, promesso?" biascica Draco dopo essere stato in silenzio durante tutta l'ora. "Ci proverò" rispondo, accarezzandogli distrattamente il labbro. Lui si stacca velocemente e se ne va. "Smettila di toccarlo in quel modo, lui è mio" proferisce in tono minaccioso il Serpeverde. "Altrimenti cosa mi fai?" lo sfido io. Scusa, Draco, non riesco a sopportarlo: colpisce i tasti più sensibili, sembra essere nato per rompere i coglioni! Lui estrae la bacchetta. "Dovresti avere paura di me, Potter, te lo consiglio". Gli scoppio a ridere in faccia ed estraggo la bacchetta. "Chi dei due rimane in piedi porta Draco ad Hogsmeade sabato" propongo divertito. "Lo faccio solo per non vederti uscire con lui" mi risponde, assumendo la posizione di attacco. "Expelliarmus" urlo, ma lui para con un incantesimo scudo e vedo un raggio rosso partire nella mia direzione. Incantesimi non verbale, che bastardo! Rispondo, e andiamo avanti così fino a quando la porta non si spalanca.

"Mh" proferisce una voce piatta:"un duello non autorizzato mentre dovreste essere in Sala Grande". È Snape. "Bene, vorrà dire che sabato mi aiuterete a pulire la dispensa degli ingredienti delle pozioni. Senza. Magia." Cazzo, davvero?! Sbuffo sonoramente. "Professore, è tutta colpa di Potter!" proferisce Abraxas. "Ne sono sicuro, ma una punizione deve essere equa. Ora seguimi, devo parlarti" mormora, e i due escono. Come, colpa mia?! Ringhio arrabbiato ed esco dalla classe. Non ho voglia di andare in Sala Grande, quindi mi dirigo verso la Torre di Astronomia. Arrivo abbastanza velocemente, ma la camminata non mi ha affatto calmato. È ingiusto! Solo perché quel tale, Abraxas, è di Serpeverde, allora Snape deve ovviamente avere favoritismi ver- "Harry Potter" sento una voce chiamarmi dall'ombra e trasalisco. È Silente, che con passo deciso esce dal suo nascondiglio e quasi inciampa nella sua lunga barba bianca.

"Signore, come mai si trova qui?" gli domando, appoggiandomi al parapetto. "Snape mi ha detto che eri in giro tra i corridoi, e io speravo proprio di incontrarti. Ci sono delle cose che devo dirti, se vorrai seguirmi ovviamente" mi comunica, dandomi le spalle e iniziando a camminare. Gli vado dietro senza esitazione, e piano piano mi conduce a una statua. "Che posto è questo?" gli domando. Lo vedo sporgersi verso la statua e mormorare qualcosa; allora, il colosso di pietra si muove, mostrando una scala, che il preside inizia a salire. Lo seguo cautamente. Attraversa una piccola sala con delle poltrone per poi entrare in uno studio pieno di libri e oggetti di ogni tipo. Alla sua sinistra si trova una gabbia contenente una maestosa fenice. Wow... quindi questo è il leggendario ufficio di Silente, allora esiste davvero! Mi siedo su una delle sedie e lo guardo. "Non capisco, Signore, cosa ci faccio qui?"

Lui mi porge una pila di giornali ingialliti. Sulla prima pagina appare un omuncolo basso e tarchiato con dei penetranti e piccoli occhi neri, denti storti, verruche, collo tozzo e praticamente calvo. Ha in mano il numero identificativo per i detenuti di Azkaban. "E... questo chi è?" domando. Silente cammina avanti e indietro davanti alla sua finestra. "Speravo che i tuoi genitori te ne avessero già parlato..." sospira piano. "Harry, lui si chiama Peter Minus, e circa venti anni or sono ha provato a conquistare il Mondo Magico.

Al principio, sembrava solo un semplice impiegato ministeriale, uno come tanti. Solo che poi, improvvisamente, iniziò a salire di grado con una velocità direi quasi... esagerata. Era diventato membro del Wizengamot in due settimane dove altri ci mettono anni. Merito? Tutti lo speravano, ma nessuno ci credeva davvero. Nel mentre, molti funzionari avevano iniziato a sparire, altri si licenziavano, e Minus accresceva il suo potere. Era arrivato a far parte del consiglio ristretto del Ministro della Magia quando, grazie a una segnalazione importante, venne beccato a versare del veleno nel calice di Fudge. Come ben avrai capito, aveva fatto così con anche tutti gli altri. Pensavamo sarebbe stato facile arrestarlo, ma non fu così: Minus aveva stretto attorno a sé una cerchia di eletti che lo aiutarono a scappare. Fu una caccia lunga ed esaustiva, ma alla fine lo trovammo e venne arrestato"

Io lo guardo. "E lei mi sta raccontando ciò perché...?" gli domando, perplesso. "Ebbene, Harry, come ben ricorderai già ti avevo raccontato di dei movimenti particolari tra le creature oscure. Temiamo che Minus voglia ritentare la sua impresa... ma che questa volta non userà mezzi pacifici". Io lo guardo. "Ma signore, lei ha detto che Minus ora è ad Azkaban." Lui sorride, porgendomi un profeta che sembra abbastanza recente. Lo apro e leggo il titolo principale in copertina. "Peter Minus evaso da Azkaban". Fisso Silente incredulo. "Signore, perché lo sta dicendo proprio a me?" domando. Lui sta per rispondere, quando un suono lo blocca. "Harry, indossa questo e torna al tuo dormitorio. Avremo tempo di parlarne più avanti" mi intima, avvolgendomi in un mantello. 

Mi vedo riflesso... o meglio, non mi vedo, e trasalisco; Silente mi fa segno di stare in silenzio e io mi dirigo verso l'uscita, quasi rischiando di andare a sbattere contro l'uomo che sta ora entrando, ovvero Snape. Potrei fermarmi a origliare ma decido di non farlo e me ne torno al mio dormitorio, più confuso che mai. Prendo un foglio di pergamena e una penna. "Papà, vediamoci al più presto. Harry" scribacchio, infilandomela in tasca. Domani la invierò. Devo avere risposte al più presto.

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