La foto nel diario
Mercoledì, primo pomeriggio. Fuori dalla finestra il cielo è grigio, a giudicare dal lento tamburellare sui vetri posso pensare che stia piovendo – anche se più che pioggia sembra un diluvio – ma comunque, sono troppo impegnato a non ascoltare il ragazzino biondo che mi sta leggendo un capitolo del mio libro di Storia della Magia. È forse la terza volta che lo legge interamente, con pazienza, ed è sempre la terza volta che io non presto attenzione in maniera assoluta. La mia testa è occupata da mio padre, da ciò che mi ha detto, da come sono sbandato via in preda alla rabbia e beh, anche dal modo nel quale l'ho poi scaricata, quella medesima rabbia. Né Draco né io abbiamo più nominato ciò che è avvenuto in quell'aula, ma ancora posso vedere i segni che gli ho lasciato sul collo, malamente coperti da uno strato di fondotinta babbano. Prima di tornare nei nostri dormitori, mi ha dato appuntamento per la prossima lezione – Storia della Magia – e mi ha baciato, sparendo poi tra i corridoi. E ora mi ritrovo qui, nella sua stanza, cullato dalla sua morbida voce nei meandri dei miei pensieri.
Mi lascio cadere a peso morto tra le coperte blu oceano del letto del biondo, sbuffando; il piumone mi avvolge morbidamente, gonfiandosi ai lati del mio corpo. Piego pigramente il collo alzando la testa incontrando subito gli ordinatissimi capelli del biondo, tagliati perfettamente di modo che non superino la nuca. È seduto proprio accanto alle mie gambe, la schiena leggermente piegata a livello delle spalle, lui ricurvo su un libro aperto appoggiato sulle sue gambe. "Harry, riprova per favore" mi prega, la sua voce leggermente lamentosa non tradisce la sua stanchezza. "In che anno i Troll di montagna hanno dichiarato guerra alla comunità dei G. L. U.?" Io alzo gli occhi, studiando il baldacchino blu del letto come se contenesse la risposta che sto cercando. G. L. U.? So che l'ha nominato un paio di volte prima, eppure non riesco a ricordare cosa significhi... "1066" sparo, sperando sia la risposta giusta. "No, no, no! Harry, non è difficile, nel 200! Per favore, concentrati... per cosa sta l'acronimo G. L. U.?" Io mi taglio gli occhiali per poi portarmi una mano sugli occhi, massaggiandoli piano. "Galli... Letargici Unici?" sparo, aspettandomi già una sfuriata da parte del ragazzo – e me la meriterei, dato che è da ore che sta ripetendo le stesse cose, eppure io non riesco a concentrarmi proprio per niente. "Goblin Liberi e Uniti" rivela, guardandomi. Non si arrabbia, sembra quasi... sconsolato. Mi accarezza distrattamente il dorso della mano con il pollice, per poi chiudere il libro e appoggiarlo sul suo comodino. "Sei distratto... cosa c'é?" mi domanda poi, avvicinandosi di più a me sino. entrare nel mio capo visivo senza il bisogno che io pieghi il collo.
"Sto... pensando a mio padre" gli rivelo, guardandolo negli occhi. "Non... capisco. Siamo compagni, amici, facciamo tutto insieme, lui... perché dovrebbe impedirmi di fare una cosa che anche lui alla mia età ha fatto? Perché rivelarmi tutto per poi chiedermi di starmene seduto in un angolo senza poter partecipare, senza poter aiutare? Solo... mi ha deluso, mi ha deluso tantissimo" continuo, sospirando pesantemente mentre stringo la mano del ragazzo. Il mio aspetto, in questi giorni, rispecchia i miei sentimenti: sono trasandato, indosso lo stesso paio di pantaloni da lunedì – il che dovrebbe essere considerato un crimine, la mia camicia è abbottonata storta, con i bottoni che non corrispondono alle asole, la cravatta è lassa, il nodo disordinato, i miei capelli opachi e indomabili. "Immaginavo..." sussurra piano. "Dai, siediti, avanti... stare sdraiati non aiuta. Harry, muoviti!" mi intima, al che io mi metto seduto, le gambe a penzoloni fuori dal bordo del letto. "Mio padre non mi aveva mai trattato da... figlio" mormoro assente. Non capisco perché ciò che è successo con James mi faccia sentire così arrabbiato, triste, piccolo. "Mai una volte. Sono abituato a uscire con lui e i suoi amici, con lui che mi dà consigli su come fare gli scherzi migliori ai professori! Come hai visto, anche durante l'incontro nella Stanza delle Necessità, loro non trattavano né me né i gemelli come ragazzi, piuttosto come coetanei!" spiego, agitandomi leggermente e muovendo le mani nell'aria. Draco mi guarda interessato. "Lo fa solo perché tiene a te, Harry, e ha paura che ti succeda qualcosa... non se lo perdonerebbe mai" mi rivela, allungandosi e prendendo il suo zainetto decorato con fella flanella blu intarsiata di fili d'argento. "Tuo... padre che tipo era?" gli domando allora, la voce bassa per paura di toccare un tasto dolente.
Vedo il ragazzetto irrigidirsi leggermente. "Lui... era severo, come si addice a un buon padre di famiglia. Non è mai stato troppo sentimentale, Lucius, e aveva molte regole, una facciata che tutti percepivano, ma dietro questa era addirittura apprezzabile" racconta lentamente, soppesando ogni parola come se temesse di pronunciare quella sbagliata. È cambiato da un attimo fa: prima sembra rilassato, ora è come se su di lui fosse stato calato un filtro, una maschera. "Ti picchiava?" Mi lascio sfuggire la domanda quasi fin troppo spontaneamente. Sirius mi raccontava che, per esempio, sua madre era molto severa e adorava le punizioni corporali o con incantesimi che mai dovrebbero essere usati su nessuno, specialmente su giovani ragazzi adolescenti. Draco mi guarda in modo analitico, come se stesse cercando di leggermi la mente per capire che risposta mi aspettassi. "Come mai me lo chiedi?" "Sirius. Lui è un Black, e papà mi ha sempre raccontato tutte le punizioni che quel mostro di sua madre gli impartiva. Una vera stronza. Ho visto tua madre un paio di volte, non mi sembra proprio il tipo di persona capace di alzare un dito su chiunque... ma tuo padre, metteva i brividi!" Le spalle di Draco, prima rigide, si rilassano dolcemente. "Un paio di volte" mormora. "Ma è una pratica comune nelle famiglie Purosangue. Insegna la disciplina, il controllo sopra le emozioni, tempra il carattere" aggiunge poi, parlando più con sé che con me. Ora sono io a passare il mi pollice sul dorso della sua mano.
"So che non mi crederai mai ma... lui teneva a me, Harry, mi voleva bene., e le volte in cui ha alzato le mani – non lo avrebbe mai fatto se fosse stato per lui. So che non è facile da capire, però per fare parte di qualcosa di più grande di te a volte devi essere disposto a fare sacrifici. Mio padre teneva al suo onore, lo amava come un figlio e per il suo onore avrebbe fatto di tutto" "Hai ragione, Draco, non lo capisco ma lo rispetto... difficilmente, ma lo rispetto" sorrido, dandogli un leggero buffetto sulla guancia destra. Lui annuisce. "Posso... mostrarti una cosa?" aggiunge poi, tirando fuori il piccolo diario blu con lo stemma di Corvonero dallo zaino. Lo guardo in silenzio e annuisco, analizzando ogni sua mossa mentre estrae sfila la lettera di Lucius da in mezzo alle pagine. "Questa è l'ultima lettera che mi ha spedito, da Azkaban. Questa lettera è Lucius Malfoy senza maschere né stupide facciate e nemmeno aspettative... vorrei che la leggessi" Annuisco rispettosamente e la apro, lasciandomi scorrere le parole sotto gli occhi, fingendo di non aver mai visto questa lettera. Avendo sentito la storia di Draco, però, le parole assumono un significato diverso. "Come mai stai condividendo con me tutto questo?" gli domando dopo avergli dato indietro la pergamena.
"Per farti capire che le azioni di una persona possono ferire, ma se la persona in questione tiene a te non sono azioni casuali, hanno una direzione, uno scopo... solo che ancora non puoi vederlo" sussurra, i suoi occhi leggermente lucidi. Gli passo il pollice sullo zigomo; dopo ciò, sembra accorgersi del suo momento di debolezza e si ricompone. Sta mettendo via il diario, quando la foto di lui con la ragazza Serpeverde scivola a terra. Vedendoli insieme, una morsa torna a stringermi lo stomaco. Mi chino a raccogliere la foto, rigirandomela tra le mani. L'aria è tesa, capisco che non è ancora il momento di chiedergli chi sia questa persona misteriosa e cosa voglia dal mio Draco. "Nella lettera, tuo padre nomina un regalo" inquisisco, guardandolo negli occhi. Lo vedo annuire, affondando nuovamente le mani nella sacca. Estrae un piccolo astuccio di pelle di serpente nero; l'astuccio riflette cromature scure, ipnotiche. Con le sue piccole dita pallide – cosa non hanno fatto, quelle bellissime dita – fa scattare il piccolo gancio che mantiene chiuso l'astuccio, rivelando una penna nera e una boccetta d'inchiostro dalla chiusura argentata. Sembra tutto così prezioso, così costoso... "È una piuma di corvo, vedi? Quando la metto sotto la luce, assuma cromature violacee e verdastre. E questa, questa è una boccetta di inchiostro di nero di Thestral. È una tintura purissima e rarissima" spiega eloquente e orgoglioso. "Nera come la notte più buia, perfetta, asciugatura rapida e veloce, non crea sbavature" Annuisco piano, sollevato: non per la penna, ovviamente – scusa Draco, per quanto bella sia a me non interessa – ma per quando la tensione nell'aria sia diminuita.
"Prima ti è caduta questa" rivelo allora, porgendogli la piccola fotografia. Nella foto, la ragazza stringe Draco e ride, facendo il segno della pace con la mano libera. Alle spalle hanno il San Mungo, mentre dietro a loro sfrecciano alcune persone vestite pesanti. Il giovane Draco sorride guardando direttamente nell'obiettivo, facendosi stringere dalla ragazza. La gelosia mi investe nuovamente. "Lei chi è?" chiedo, senza scrupoli. Draco alza lo sguardo, nota la foto e trasalisce. "Ridammela Potter!" esclama, strappandomela dalle mani e incastrandola nuovamente dietro al copertina. "Dimenticatene" aggiunge poi. Io lo studio: i suoi movimenti sono frettolosi, disattenti, al che lo fermo. "Tutto a posto?" Lui annuisce, per poi lanciare un'occhiata all'orologio. "Oh, guarda quanto è tardi, devi proprio andare ora, ho altri impegni, Potter. Ci vediamo Venerdì al quinto piano" proferisce, spingendomi verso la porta della sua stanza e abbandonando la mia borsa tra le mie braccia. "No, aspetta Draco! Cosa c'è, come mai ora fai così?" chiedo. Lui non risponde e abbassa lo sguardo. "Se me lo dici, prometto di non dire nulla a nessuno" sussurro a bassa voce accanto al suo orecchio. Lo percepisco ricoprirsi di pelle d'oca. "Va bene... va bene" asserisce, sospirando profondamente. "La ragazza nella foto è... Michel."
Salve popolo di Wattpad! Oggi, 17 Maggio 2020, giornata contro omofobia, transfobia, bifobia, lesbofobia, afobia e qualunque altra stupida fobia generata dall'odio delle menti inferiori e chiuse, ecco a voi un simpatico turn of event! Cosa ne pensate?
Piccola domanda personale, fate pare della LGBTQIA+ community?
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