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Resta a cuccia bestiaccia

Beatrix

Ero sdraiata sul letto da lungo tempo, cercando di dare un senso alla marea di sensazioni che mi pervadevano. Samuel mi piaceva ma mi metteva anche maledettamente a disagio. Si comportava in modo assurdo. Mi travolgeva con attenzioni smisurate, eccessive, intime, inadeguate al nostro livello di conoscenza, poi si ritraeva e scappava. Mi stuzzicava continuamente ma poi non era in grado di sopportare che gli tenessi la mano. Era incapace di manifestare i suoi sentimenti, questo aveva detto a Taylor, quando avevano parlato la sera prima, ma cosa voleva dire di preciso? Avrei dovuto veramente parlare con lui. 

Eravamo soli, però, solo adesso mi resi conto che non lo conoscevo affatto, non sapevo come avrei iniziato una conversazione con lui, cosa avrebbe risposto, cosa avrebbe fatto, se possibile la sensazione di disagio che provavo in quel momento, peggiorò. 

Rimasi ancora li a pensare alla prossima mossa ma, mentre il tempo passava, non arrivai a nessuna conclusione. 

Samuel

Rientrai in casa dopo aver salutato Taylor ed Emily e aver assorbito le ultime raccomandazioni. Un senso di ansia mi attanagliò quando mi resi conto che adesso ero da solo con Bibi. Lo stesso senso che mi pervadeva quando rimanevo da solo con Valéry, la moglie di mio fratello. 

Cercai di ignorare le mie sensazioni. 

Iniziai a fare la conta delle cose necessarie per preparare qualcosa di buono. 

Avrei potuto stupirla ai fornelli. 

Non appena si diffuse il profumo della cena, mi decisi a chiamarla. Mi sentivo un fascio di nervi, quella ragazza mi piaceva davvero tanto, era tutto quello che desideravo nella vita, giovane bella e delicata. Mi faceva impazzire quel rossore sulle guance e mi piaceva provocarlo. 

Quanto devo esserle sembrato stronzo sta mattina nel bagno. La verità è che quando l'avevo vista entrare, mentre uscivo dalla doccia, avevo desiderato infilarmi sotto il getto dell'acqua insieme a lei, ma invece di comportarmi da persona civile avevo deciso di fare la cosa più stupida. Avevo atteso che tornasse per lavarsi e mi ero infilato dentro insieme a lei. 

L'avevo guardata a lungo mentre si lavava e canticchiava serenamente sotto la doccia. Ero indeciso sul da farsi, una parte di me avrebbe voluto spogliarsi ed entrare, ma la mia coscienza mi diceva che non era il modo di approcciarsi ad una ragazza per bene come lei. Lei non era Valéry e nemmeno una delle sgualdrine che avevo frequentato negli ultimi sei anni, solo donne del genere potevano assecondare le mie follie. Così avevo fatto, come sempre , la cosa sbagliata.

Le avevo sottratto il telo e l'avevo stuzzicata con qualche battuta irriverente. Poi lei era uscita dalla doccia, con gli occhi chiusi, con le guance arrossate dalla vergogna e io non ero più riuscito a trattenermi. Mi ero spinto oltre e quando l'avevo vista perdere il controllo in quel modo, inerme, appoggiata con le mani al vetro della doccia, la mia coscienza mi aveva giocato un brutto scherzo: sei proprio come Valéry. 

Non avevo potuto fare altro che scappare via. 

Adesso lei era li davanti a me, con quello sguardo spaventato da preda. 

Cazzo dovevo recuperare in qualche modo. 

Mi affaccendai preparando il resto con grande cura.

Lei si offrì di mettere i piatti e si sedette ad aspettarmi. 

Avevo riempito due calici di vino bianco, sollevai il mio:

"Ai tuoi occhi color smeraldo!" dissi con un sussurro languido. 

"Possiamo rilassarci?" Sorrise imbarazzata.

"Vuoi la tregua Baby?"

"Almeno il tempo della cena, è così buona e io voglio fare due chiacchiere, conoscerti un po'!"

Mi si strinse lo stomaco. Non c'è nulla da conoscere di bello, pensai, meno sai di me meglio è. 

"Mi sta bene, ma dopo ti tormento con gli interessi!" Risposi per non sembrare disarmato dalla sua affermazione.

La vidi alzare gli occhi al cielo sorridendo, sembrava divertirsi. 

Mangiammo parlando dei nostri interessi. Mi raccontò della sua vita, della sua famiglia e di quello che aveva scoperto l'anno precedente. Mi raccontò perchè era qui e come mai il suo, ormai ex ragazzo, era scappato a gambe levate mentre lei era rimasta. 

Le raccontai dei miei studi e della mia famiglia, del fatto che vivevo da anni con mio fratello e sua moglie. Ma non osai pronunciare il suo nome, avrebbe reso l'aria irrespirabile. 

Passammo una bella serata. A vederci avremmo potuto sembrare anche una bella coppia, se io non fossi stato lo stronzo che ero, con un solo pensiero in testa. 

Si offrì di risistemare la cucina, si affaccendava energicamente al lavello  e io la guardavo tenendomi a distanza perchè avevo già voglia di saltarle addosso. 

Calmati Samuel, lei non è quel tipo di donna, non spaventarla!

Mi alzai di scatto dalla sedia procedendo verso di lei con passo pesante, le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni e la presi per la vita, la sentii fremere di paura e sentii svegliarsi dentro di me il mio demone nero. 

Resta a cuccia bestiaccia, lei non è una di quelle.

Diedi retta alla mia coscienza, anche se solo parzialmente, la attirai a me sussurrando:

 "Tregua finita!"

Lei sorrise tirando la testa indietro e io ne approfittai per accanirmi sul suo collo, il suo sapore inebriante mi mandava su di giri. 

Lei mi respinse con la mano.

"Samuel, io non sono un buon partito, in questo momento!"

Sapessi io!

Non diedi voce ai miei pensieri ma continuai a guardarla senza interrompere il contatto con il suo corpo trattenendola per la vita ma delicatamente. Anche se le mie mani stavano già bruciando. 

"Ascoltami, Samuel, io no so cosa voglio, ho una storia finita male da dimenticare e non voglio fare del male a me stessa e nemmeno a te. Sentimentalmente sono un disastro, sotto il profilo, diciamo, pratico, sono un'imbranata totale. Il tuo atteggiamento mi eccita e mi spaventa allo stesso tempo e io non so come gestirlo."

Aveva parlato senza nemmeno prendere fiato, chissà quante volte si era ripetuta queste frasi nella testa. 

Era una creatura meravigliosa, delicata e a tratti timida. E io ero davvero uno stronzo ad approfittarmene. 

Decisi di essere sincero, almeno con lei, se mi avesse respinto, e sarebbe successo, avrei solo avuto quello che mi meritavo. 


Le raccontai che mio fratello e sua moglie mi avevano accolto in casa loro quando ero appena tredicenne e i miei erano morti in un incidente. Mamma e papà si stavano lasciando, erano mesi che litigavano ogni sera. Quella sera lui aveva bevuto e la macchina era uscita di strada. Inutile rinvangare il dolore di quella notte e di quelle a venire. Mio fratello era stato la mia salvezza. 

Aveva accettato di sospendere temporaneamente i viaggi all'estero, che gli garantivano di vivere negli agi, per stare a casa e occuparsi di me. 

Sua moglie, Valéry, appunto, si era sempre comportata con me come una madre, gentile premurosa, accogliente. Ero un ragazzino turbato e triste, non le avevo reso di certo la vita facile.


Fino a qui ci potevo arrivare facilmente ma oltre avrei avuto bisogno di un aiutino, così decisi di tornare in cucina a prendere ancora due bicchieri di vino. 

Quando tornai sul divano lei mi aspettava con le gambe rannicchiate accanto al corpo, la trovai stupenda e un nuovo impulso di farla mia accese i miei sensi.

Mi avvicinai e feci tintinnare il mio bicchiere con il suo.

Mi dovette sfuggire uno sguardo fin troppo chiaro e allusivo perchè mi bloccò immediatamente con il palmo della mano davanti al viso.

"Alt, non provare a cambiare argomento, mi stavi parlando di te!"

"Pensavo di meritarmi almeno un premio!" Risposi sfacciatissimo.

Incredibile ma vero si protese verso di me e mi diede un bacio leggero a fior di labbra.

Sorrisi, mi sentivo un vincente, mi ero conquistato quel bacio onestamente.

Non montarti la testa, amico, appena avrai finito di raccontare non ti vorrà nemmeno più guardare. 

Mi feci coraggio e proseguii con il mio racconto.


Tre anni dopo, ne avevo appena sedici, mio fratello riprese a partire per i suoi viaggi di lavoro, la mia presenza era per loro una spesa, anche se io cercavo di non chiedere mai nulla di superfluo. Valéry aveva organizzato una serata pizza e film, la tipica serata madre figlio, quando fai il contrario di quello che vuole papà e mangi schifezze sul divano davanti alla tv, sorridendo all'idea di contravvenire alle regole. Quelle serate che legano gli animi e i cuori con una dolce complicità. 

Ma non era andata del tutto così. 


Il suo sguardo divenne serio. Nell'aria si sentiva l'attesa per una rivelazione importante, sconvolgente. 

Mi appoggia con gli avambracci alle mie ginocchia divaricate. Mi concentrai sul pavimento davanti a me, non avrei potuto pronunciare la frase successiva se l'avessi guardata negli occhi.

Stavo per abbassare l'unica carta che non sapevo giocare: la sincerità. 

Negli anni avevo usato una donna dopo l'altra per cercare di dimenticare le sue mani su di me. Le conquistavo, me le portavo a letto, travolgendole con la mia foga e poi non le chiamavo nemmeno più. 

Alla fine avevo iniziato a frequentare solo prostitute. Con loro potevo dare libero sfogo alla mia follia. Potevo trattarle male, prenderle con la forza, umiliarle- Qualcuna era uscita persino piangendo dalla mia stanza, ogni volta mi comportavo sempre peggio. 

Feci un respiro, respingendo tutti questi pensieri dannati e proseguii il mio racconto. 


"Quando mi ero ritirato nella mia stanza per dormire Valéry era entrata per la prima volta nel mio letto. Da quella sera in poi le partenze di mio fratello erano diventate il mio incubo. "

Non mi ero accorto che  Bibi si era fatta più vicina a me, finché non mi cinse in un abbraccio delicato, che non sapeva di compassione ma solo di tenerezza. 

"Non ne ho mai parlato a nessuno, mi sono sempre vergognato, come se qualcosa nel mio atteggiamento potesse aver dato inizio a queste frequentazioni. Ma non era quello che volevo. Capisci?".

"Capisco!" 

Il suo viso era serio, gli occhi tristi, le labbra incurvate.

"Sono fatto così, sono rovinato oramai, sono un disastro e non posso essere altro":

Mi rassegnai convinto di aver rovinato la serata ad entrambi quando lei mi scavalcò passandomi sopra fino a sedersi sulle mia gambe.

Mi prese il viso tra le mani e mi sussurrò sulle labbra: 

"Sei un bellissimo disastro!"

Non è scappata! e adesso cosa faccio? 

Le presi il viso con le mani e la baciai dolcemente, lei assecondò i miei movimenti trattenendomi con le mani tra i miei capelli. 


Spazio sue

Questo capitolo in origine non doveva esserci, è un breve capitolo di spiegazione del punto di vista di Samuel e serve per capire il perchè del suo atteggiamento scostante.

Ha un trascorso difficile, la moglie di suo fratello ha cominciato ad abusare di lui che aveva sedici anni, per ora sappiamo solo questo ma la situazione è complicata e dolorosa. 

Samuel ha sviluppato una personalità aggressiva con le donne perchè quando si sente dominato ha l'impressione che sia di nuovo lei a mettergli le meni addosso. 

Per dimenticarla ha trattato male molte donne e le ha ferite, solo così gli sembrava per un attimo di liberarsi di lei.

Con Bibi vuole comportarsi diversamente, ma quando la vede arrossire e intimidirsi il desiderio di schiacciarla prende il sopravvento, per fortuna decide di essere onesto e si gioca la carta della verità che sembra essere quella vincente. 

Buona lettura!!!

ps. attendo le vostre impressioni.


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