Impossibile resistergli
Sospirai. Accidenti a lui.
Restai a lungo seduta per terra, con il telo avvolto intorno al corpo a nascondere la mia nudità, in testa vorticavano mille pensieri.
Ma chi era Samuel per mandare in poltiglia ogni briciolo di amor proprio che avevo in corpo? non riuscivo in alcun modo a resistergli. Mi sovrastava, mi metteva davanti a scelte da cui non sapevo tirarmi indietro.
Pensai a Chris, con lui era tutto, normale. I soliti gesti e i soliti atteggiamenti che preannunciavano, la richiesta nemmeno tanto velata di abbandonarci a qualche effusione d'affetto,. Funzionava con me come sistema. Non mi sentivo pressata, non avevo paura delle mie sensazioni, sembrava girare tutto a meraviglia e fino a due giorni fa, avrei anche potuto dire che mi mancava.
Da quando era entrato Samuel in questa casa ero vittima di sensazioni che non mi ero mai permessa di provare. La sua presenza era un minaccia, avevo paura di trovarlo in giro, che mi mettesse all'angolo, che mi toccasse in quel modo così dominante che mi terrorizzava ed eccitava allo stesso tempo. Facevo di tutto per stargli alla larga ma quando era distante lo andavo involontariamente a cercare.
Mi mandava al manicomio.
Soprattutto questa sua mania di sparire di punto in bianco e fingere che non fosse successo nulla. E poi quelle frasi buttate li in mezzo a discorsi comuni, o sussurrate all'orecchio in mezzo ad altra gente a cui non sapevo cosa rispondere e che mi gelavano il sangue e scaldavano il ventre allo stesso tempo.
Mi alzai e affrettai a vestirmi, occupavo il bagno da troppo tempo e non volevo che qualcuno venisse a cerarmi e a fare domande.
Speravo che una volta tornata alla luce del giorno, tutto questo avrebbe preso un senso e mi si sarebbero chiarite le idee.
Scesi in cucina e trovai Taylor e Samuel che facevano colazione insieme.
Per tenere sotto controllo la tensione che cominciava a fare capolino chiesi di Emily. Era tanto tanto stanca, mi fu detto, ed era in camera a riposare, ormai mancavano pochi giorni al parto, la pancia era pesante da portare. Decisi che sarei andata a trovarla subito dopo colazione.
Mi feci coraggio sedendomi accanto a Samuel, ero sempre dell'idea che averlo accanto e non direttamente sotto gli occhi fosse ideale per tenerlo a bada, ma appena Taylor si allontanò per prendere dell'altro caffè, ne approfittò per sussurrarmi all'orecchio in quel modo che mi destabilizzava :
"Piaciuta la doccia?" Avvampai e ogni ragionamento e organizzazione con cui mi illudevo di riuscire a resistergli cadde miseramente in sole tre parole.
Cercai di non darglielo a vedere, scavai a fondo nelle riserve di coraggio e sfacciataggine, ma sono certa che ci riuscii solamente perchè non mi stava toccando.
" A che gioco stai giocando Samuel?"
Il mio tono riuscì a risultare autoritario, mi finsi indispettita dal suo atteggiamento, ma sapevo bene che l'unica cosa che mi contrariava era questo suo tirarsi indietro non appena mi aveva provocata, in un modo così improvviso che mi faceva davvero impazzire e che lo rendeva ancora più desiderabile.
Si avvicinò nuovamente al mio orecchio e prima di parlare lo sentii aspirare dal naso il mio profumo e sfiatare leggermente dalle labbra un sospiro.
"Chi ti ha detto che è un gioco Baby?"
Avrei voluto chiedergli cosa si aspettava che facessi, ma non ne trovai il coraggio, la sua vicinanza e l'aroma di tabacco, misto a quello del caffè, inebriavano i miei sensi, così restai immobile guardando il vuoto davanti a me, finché non posò la mano sulla mia coscia.
Per un attimo mi permisi di godere del contatto, poi posai la mano sulla sua per impedirgli di proseguire la risalita verso il centro delle mie cosce, non gli avrei permesso di toccarmi davanti a Taylor.
Inspiegabilmente lui la sollevò e la baciò, come si bacia la mano di una principessa.
"A dopo Baby!"
Mi salutò così e si allontanò con Taylor, per sistemare il giardino.
Samuel non era un ospite pagante come me, avrebbe lavorato alla pari per il B & B dando una mano in cambio di vitto e alloggio, anche in previsione della nascita della piccola.
Ne approfittai per andare a salutare Emily.
Bussai delicatamente alla porta e attesi la risposta, la sua voce calma e cristallina mi invitò ad entrare. Adoravo la sua voce, la trovavo così rasserenante.
Avevo bisogno di parlare con lei di quello che succedeva con Samuel, ma senza allarmarla perchè comunque mi piacevano le sue attenzioni.
Entrai vagando con lo sguardo per la stanza. Era arredata in modo molto elegante, un grande letto a baldacchino bianco, tutti i dettagli viravano sui toni lavanda e rosa. Era raffinata e semplice allo stesso tempo, emanava un senso di pace, un legame costante con la natura i suoi profumi e i suoi colori. Non sapevo molto di Emily ma quella stanza le si addiceva proprio, era semplice ma sofisticata come lei.
Chissà perchè mi ritrovavo a desiderare di parlare dei fatti miei con una donna che conoscevo appena. Non l'avrei fatto nemmeno con mia madre di affrontare certi argomenti, nemmeno avevo mai parlato del mio rapporto con Chris, di come vivevamo la nostra vita privata. Invece ad Emily bastava solo guardarmi perchè io mi sentissi libera di raccontare tutte le mie sensazioni, non senza imbarazzo, certo, quello faceva parte del mio carattere, però con lei riuscivo ad aprirmi. Sapevo che mi avrebbe aiutata a chiarirmi le idee.
Spaziai con lo sguardo, sdraiata tra una marea di cuscini colorati c'era Emily, il viso rilassato e roseo, le labbra carnose e gonfie, le gambe distese davanti a se sollevate anch'esse da qualche cuscino. Era bella, di quella bellezza tipica delle donne in attesa, raggiante.
"Come stai?" le chiesi.
"Stanca , ma bene, vieni siediti qui sul letto, vicino a me e raccontami cosa sta succedendo tra te e Samuel!"
Ancora una volta mi sorpresi a pensare che mi leggesse nel pensiero.
"Non è così difficile da capire che vi piacete".
Sorrisi.
" E' che mi rivolge delle attenzioni molto esplicite e io non so come reagire, non so se è la cosa giusta da fare!"
"So che ieri sera quando noi siamo andate in stanza lui e Taylor sono rimasti a lungo in giardino a parlare." Sgranai gli occhi.
"E' interessato a te BIbi, ma non sa come fare a fartelo capire, si è definito incapace di manifestare questo tipo di emozioni"
"Oh beh a cosa è interessato si capisce benissimo!" Mi sorpresi della schiettezza della mia affermazione, ma non arrossii come mi era solito fare.
" E' che non so se è la cosa giusta in questo momento, per me, per Chris, per Samuel, non vorrei usarlo per scacciare via i ricordi. Non voglio una relazione adesso."
Emily si raddrizzo con la schiena contro i cuscini.
"Allora diglielo, parlatene!"
" Parlare? Con Samuel? ma se quando mi sta vicino io non so nemmeno quale sia il mio nome!" MI ritrovai a sorridere distogliendo lo sguardo per l'imbarazzo.
"Non aiuta, è di poche parole e per lo più usa le mani." Arrossii.
"Quando è nei paraggi non riesco a ragionare, se si avvicina mi manca il fiato, se mi tocca anche solo per sbaglio avvampo, se mi vuole stuzzicare allora vado davvero in blackout!" Accompagnai queste ultime parole con un cenno del viso, inarcando le sopracciglia ma era davvero chiaro a cosa mi stavo riferendo.
"Capisco! Se è così, ti posso consigliare solo di vivere il momento, magari sarà solo una parentesi della tua vita, ma ti potrebbe aiutare a capire cosa vuoi veramente. Non mi sembra che ti lasci del tutto indifferente. Prova a portare la cosa in un terreno che conosci, parlate dei vostri interessi delle vostre vite passate. Potresti anche scoprire che è tutto quello di cui hai bisogno. Vedi Bibi, da quando ci siamo sedute su quella panchina, a chiacchierare del tuo ex, ho capito che forse fino ad ora hai vissuto come in un film, scritto da qualcun altro, dove tu hai preso il ruolo che ti è stato assegnato. E credimi so bene di cosa sto parlando. Prova a prendere in mano il copione della tua vita e a rimaneggiarlo, scrivi tu il prossimo atto. Non lasciare che sia Chris o Samuel o chiunque altro a dirti cosa vuoi e cosa devi fare":
D'istinto mi protesi verso di lei per abbracciarla e lei ricambiò con trasporto stringendomi a se, per un attimo mi sentii a casa, come se i pezzi del puzzle della mia vita si fossero riallineati.
Rimasi con quella sensazione di benessere sulla pelle per il resto della giornata.
Verso l'ora di cena, però, Emily e Taylor ci chiamarono in salotto, era arrivato il momento per loro di andare in ospedale, io e Samuel saremmo rimasti da soli per un paio di giorni. Nessun problema ce la sapevamo cavare. Eravamo entrambi due persone abituate a badare a se stesse. Io cucinavo spesso per i miei fratelli anche se erano più grandi di me e Samuel a quasi ventisei anni aveva il suo bagaglio di esperienze.
La cosa che mi terrorizzava era rimanere da sola con lui due giorni e due notti. Solo all'idea avevo le mani sudate.
Salutai entrambi con un bacio e mi feci un appunto mentale, volevo fare un regalo alla bambina. Quando la macchina si allontanò il panico mi colse alla sprovvista, il cuore prese a martellare nel petto, la gola si strinse in uno spasmo doloroso. Rientrai di corsa e mi chiusi nella mia stanza cercando di prendere tempo.
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