v i n g t - e t - u n
Pierre's P.O.V.
Non avevo mai avuto così tanta ansia in tutta la mia vita. Durante il viaggio in auto per Monte-Carlo l'unica cosa che riuscivo a pensare e immaginare era la possibile reazione che avrebbe avuto Charles alla mia richiesta e Inés alla mia dichiarazione. Avevo paura di poter rovinare tutto. Nonostante ciò ne sentivo la necessità, perché credevo che, se avessi tenuto tutto per me, sarei stato travolto dalle emozioni al punto da non riuscire più a tornare indietro. E il desiderio di fare finta di nulla e andarmene di nuovo attraversò la mia mente nel momento in cui mi ritrovai dinanzi alla casa che condividevano i miei due migliori amici. «Sono ancora in tempo per fare finta di nulla e dire a Charles che era uno scherzo e che, in realtà, non avevo nulla da dirgli. Oppure posso semplicemente fingere di essere venuto qui per chiarirci e poi tornarmene a casa come se nulla fosse successo». Iniziai a pensare a delle possibili scuse da utilizzare e, talmente assorto, non mi resi conto che Inés avesse appena aperto la porta per uscire. Quando mi vide rimase ferma al suo posto, ma la sua espressione non mi sembrava fin troppo sorpresa, quindi immaginai che Charles le avesse già parlato della nostra conversazione, ma che non si aspettasse di vedermi per caso - che poi caso non era - dinanzi a casa sua.
«Pierre?». Mi domandò, quasi per accertarsi che fossi proprio io, sebbene sapessimo entrambi che non mi avrebbe mai confuso con nessun altro. In un primo momento non dissi nulla, azzardai semplicemente un passo nella sua direzione, aspettandomi una sua reazione che non giunse mai. «Non sapevo che tu e Charles aveste deciso di incontrarvi oggi. D'altronde lui è uscito e non mi ha avvertito di aspettarti qui». Continuò lei, prima di farsi spazio e accennarmi di entrare. «Vieni, accomodati. Non ti dirò di fare come se fossi a casa tua, perché questo posto lo conosci come le tue tasche e fondamentalmente è come se fosse una tua seconda casa». Si voltò a chiudere la porta e io abbozzai un timido sorriso. Nonostante tutto ciò che era accaduto tra di noi, continuava a comportarsi con me nello stesso identico modo in cui aveva sempre fatto. Andai ad accomodarmi sul divano, mentre Inés si avviò in cucina. «Desideri qualcosa? Un po' d'acqua o un succo di frutta?». Domandò, prima di continuare. «Certo che abbiamo proprio roba scadente qua dentro. Dovremmo andare a fare la spesa, ma nessuno dei due ha realmente voglia di farlo». Risi perché ero convinto che, se non fosse stato necessario per sopravvivere, i due avrebbero potuto benissimo continuare a vivere senza mangiare.
«Dell'acqua andrà più che bene». Mi limitai a rispondere. Inés, che aveva sporto la testa per guardarmi, tornò in cucina per prendere l'acqua.
«Mi dispiace che tu sia venuto fino a qui e che Charles non ci sia. Sicuramente avevi qualcosa di meglio da fare». Sebbene nel comportamento mi sembrasse uguale a com'era prima, era chiaro che qualcosa tra di noi fosse cambiato. Forse non sapeva come comportarsi dopo ciò che era accaduto oppure era ancora arrabbiata con me.
«In realtà dovevo parlare anche con te. Questo è il motivo per cui avevo chiesto a Charles di incontrarci qui». Mi guardò curiosa, mentre mi porgeva il bicchiere d'acqua e si accomodava al mio fianco. Con una mano mi fece cenno di continuare. «Volevo chiederti scusa per quella sera, non avrei dovuto illuderti». Fece per parlare ma la interruppi. «Se non altro ti ho fatto aprire gli occhi e comprendere che Charles è il ragazzo adatto a te e che siete fatti l'uno per l'altra».
«In realtà non è proprio così». Questa volta a essere confuso ero io. Ero sicuro che i due avessero iniziato una relazione e che fossero entrambi felici della loro situazione. «Quella fatidica sera ho preso l'aereo e sono tornata direttamente a Rouen dai miei genitori. Sono rimasta lì per diverse settimane e ho cercato in tutti i modi di dimenticare ciò che era accaduto, te e il dolore che stavo provando. Non so per quale motivo, forse perché è sempre stato con me e mi ha sempre dimostrato i suoi veri sentimenti, oppure perché - può sembrare davvero brutto - avevo bisogno di qualcun altro che rimpiazzasse la tua figura o ancora perché davvero provavo qualcosa per lui, ma ho iniziato a sentire sempre di più la sua mancanza e a pensare costantemente a Charles. Quando sono tornata qui a Monte-Carlo credevo di aver finalmente trovato la mia pace. Poi, però, mi sei ritornato in mente tu e quella promessa che ci eravamo scambiati tanti anni fa. Sentivo - e sento ancora - di averti deluso di non aver tenuto fede alla parola data. Io so per quale motivo ti sei comportato in quel modo, Pierre, però avrei voluto che mi dessi una possibilità di scelta. Hai idea di come mi sia sentita dopo il tuo rifiuto? Ero talmente imbarazzata che avevo paura che qualcuno potesse notare che c'era qualcosa che non andasse. Non riuscivo a smettere di piangere e chiamarmi stupida, perché avevo azzardato la cosa più folle nella storia». Mi voltai con il corpo verso di lei, afferrando la sua mano sinistra e mandando all'aria ogni mio buon proposito.
«Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto. Ti assicuro, però, che la mia situazione non era rose e fiori. Ero stato io a decidere di rifiutarti per far sì che Charles avesse una chance di conquistarti, eppure non potevo far altro se non maledirmi ogni giorno perché ti avevo lasciata andare. Il solo pensiero di te con lui mi faceva accapponare la pelle. Avevo bisogno di te e, soprattutto, avevo bisogno di dirti che-». Fui interrotto dalla porta che si aprì all'improvviso. Entrò, con non troppo stupore, Charles, che mi squadrò da capo a piedi prima di salutarmi.
«Ciao Pierre, non sapevo che saresti venuto, altrimenti non sarei uscito». Si tolse le scarpe e le sistemò vicino all'entrata. «Perché non mi hai inviato un messaggio? Sarei tornato il prima possibile. Da quanto tempo stavi aspettando?». Inés si lasciò andare a una breve risata a tutte le domande che il monegasco mi stava ponendo. «Ciao anche a te Inés». Le rivolse un lieve sorriso, prima di riportare lo sguardo su di me. «Vi ho per caso interrotti? Sembrava che voi due stesse parlando. Non badate a me, parlate pure, io andrò a cambiarmi». Non aspettò neanche la mia risposta ma si avviò direttamente verso la sua camera da letto.
«Perdonalo, lo sai meglio di me che questa è la cosa più normale che abbia mai fatto in vita sua». Ridacchiai per poi annuire. «Comunque, riprendendo il discorso di prima, di che avevi bisogno?».
«Di dirti che anche tu mi piaci e che volevo che tu scegliessi Charles solamente in nome della nostra amicizia. Non ho intenzione di rovinare ciò che abbiamo costruito in tutti questi anni e soprattutto continuare a vivere consapevole che non potremmo mai ritornare gli amici che eravamo prima. Mi piaci e ho sempre provato qualcosa per te, ma tu sai quanto, in realtà, io sia timido e con poca autostima. Credevo che Charles fosse la persona più adatta a te, eppure il solo pensiero di saperti con lui mi irritava».
«Vedo che Pierre non si è fatto scrupoli a dirti come stanno realmente le cose». Charles fece nuovamente la sua comparsa nel salone e si sedette sulla poltrona alla mia sinistra, così che potesse partecipare anche lui alla conversazione.
«Sono venuto qui a scusarmi e a raccontare ciò che è accaduto. Niente di più niente di meno». Risposi con un tono leggermente alterato, un po' infastidito dalla frase detta dal monegasco.
«Non sono il suo ragazzo, non devi darmi conto di ciò che le dici». Rispose lui, prima di spostare lo sguardo e guardare verso un altro punto della stanza.
«Non era mia intenzione rovinare neppure il nostro rapporto, per questo ho cercato di recuperarlo. Forse il modo non è stato dei migliori, ma sono venuto qui proprio per chiederti di ritornare com'eravamo prima. Purtroppo entrambi abbiamo preso una cotta per la nostra migliore amica e lei potrà scegliere solamente uno dei due, ma non voglio che, nonostante ciò, la nostra amicizia cambi». Potevo leggergli negli occhi che era indeciso e soprattutto ferito. Ad un certo punto si posizionò in maniera ancora più comoda sulla sua poltroncina, prima di guardarmi negli occhi ed annuire.
«D'accordo, fingiamo che nulla sia accaduto e che tutto sia esattamente uguale a prima. E Pierre, ora ascolta tu me». Io annuii, consapevole che qualsiasi cosa lui stesse per dirmi era davvero importante. «Ti chiedo anche io scusa per il mio comportamento e per aver concesso alla mia gelosia di prendere il sopravvento sulla mia persona. Da adesso in poi voglio che noi due giochiamo in maniera pulita, senza ferire di proposito l'altro e senza compromettere in alcun modo il nostro rapporto». Alzai un sopracciglio, non comprendendo il suo discorso. Giocare in maniera pulita?
«Ti riferisci alle corse? Non mi sembra di averti buttato fuori pista o che lo abbia fatto tu». Scosse la testa, forse anche leggermente divertito.
«Inés ha accettato la proposta che le ho fatto qualche giorno fa. All'inizio era titubante, però sono riuscita a convincerla». Rimasi a guardarlo negli occhi in segno di continuare a parlare e di spiegarsi. «Dovremmo provare a conquistarla, con uscite, cene, regali, bigliettini, qualsiasi cosa. In questo modo lei si schiarirà i pensieri e saprà dare definitivamente la risposta alla sua domanda». Non ero sicuro di voler prendere parte a questa follia targata Charles Leclerc, eppure credevo che fosse la cosa più sensata da fare nella nostra situazione. In questo modo non avremmo avuto rancore l'uno nei confronti dell'altro e saremmo riusciti a restaurare la nostra amicizia.
«Ne sei sicura?». Le domandai, volendo avere la certezza che lei fosse perfettamente d'accordo. Annuì, ma io non ero pienamente convinto.
«Ti dirò la verità, all'inizio la proposta di Charles mi sembrava folle. Non volevo mettere ancora più distanza tra voi due e, soprattutto, non volevo perdervi. Poi però ci ho riflettuto e ho capito che fosse la cosa più giusta da fare per chiarire i miei sentimenti. Detto ciò, non ho intenzione di vedervi litigare per colpa mia, quindi, qualora dovessi rendermi conto che la situazione sta degenerando, tornerà tutto alla normalità e saremo semplicemente amici. Tutto chiaro?». Il suo tono era perentorio e quasi mi fece scoppiare a ridere. Io e Charles ci guardammo negli occhi prima di annuire. «Ora che è tutto stabilito, chi sarà il primo a portarmi ad un appuntamento?».
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