Capitolo 9 - Ammalianti farfalle
"E ti ha perdonato?" domandò Maya infilando le confezioni di latte una ad una nel carrello. Rudy con il suo solito cipiglio le scoccò un'occhiata sbilenca per poi sollevare la mano destra appoggiata sul manubrio del carello del supermercato. Una fascia blu dai bordi bianchi spiccava sulla sua pelle chiara, avvolgendogli il dorso e il polso. Se faceva un piccolo sforzo di immaginazione poteva vedere un'aura violacea come lo sgorbio pittorico che aveva deturpato, avvolgergli l'arto in minaccioso silenzio. Piccolo disclaimer che forse Rudy non aveva ben colto all'inizio: non si fotte con Lila Hazon.
"Tu che dici?" sibilò a denti stretti suscitando lo stupore della sorella che si fermò con il latte a mezz'aria a sbattere le palpebre allibita. Non vedeva uno sfoggio del risultato di rappresaglie femminili nei confronti di un uomo da quella notte in macchina con Lexi.
"Cazzo!" ridacchiò una terza persona avvicinandosi al carrello con una confezione di patatine aperta. "Ti ha slogato il polso?!" esclamò con un misto di stupore e ammirazione impresso nella voce. Wyatt mantenne una nota divertita mista allo stupore nello sguardo e poi con una mano ricolma di briciole fece per toccare la fascia del cugino, come si trattasse di qualche mistico manufatto antico dall'improbabile pulsione attrattiva a cui non poteva divincolarsi in alcun modo. Rudy fece una smorfia e con quella stessa mano gli strappò via il pacchetto di patatine serbandogli un'occhiataccia in cagnesco.
"Ehi!"
Diciamo che Wyatt sembrava quasi normale quando non era succube delle sue paralisi momentanee; insomma normale quanto lo poteva essere un tredicenne vivace e con una particolare fissa per Anakin Skywalker... Relativamente normale, ecco.
"Per impedirti di fare cazzate funziona ancora."
Wyatt alzò gli occhi al cielo, aveva gli angoli della bocca sporchi di briciole. "Rilassati, non facevo niente di male." schioccò la lingua al palato volgendo lo sguardo annoiato ai vari scaffali che fiancheggiavano il corridoio.
"Sai che non puoi mangiare quelle schifezze." attaccò Rudy con il suo consueto tono paternalistico, continuando tuttavia a spingere il carrello. "Se cadi paralizzato qui che cazzo faccio?" borbottò guadagnandosi uno scimmiottamento dal marmocchio poco più indietro.
"Quindi sei punto e a capo." subentrò Maya sconsolata. Ormai aveva sviluppato un portentoso tempismo, sviando gli abituali battibecchi dei due ragazzi all'insegna di un qualsiasi altro argomento che dettasse un minimo di serenità, quel tanto sufficiente a non farle venire l'emicrania.
"Troverò un modo." rispose Rudy cercando di dissipare quel tono funereo e disperato, infondendosi una nota di positività nella voce. Già...una nota stonata e forzata ai limiti del normale. Maya alzò gli occhi al cielo gettando alla rinfusa un pacco di fazzoletti nel carrello.
"Posso chiamare Noah."
Silenzio.
Rudy si bloccò nel preciso istante in cui quelle quattro lettere assemblate assieme abbandonarono le sue labbra. L'impugnatura del carrello stretta a fondo da entrambe le mani le cui nocche sbiancarono, nemmeno la fitta al polso gli impedì di dar sfogo a quella tensione.
"Sono sicuro che verrebbe se glielo chiedessi io." proseguì Wyatt.
Maya gettò un'occhiata d'ammonimento al cugino per poi spostare prudentemente lo sguardo sul fratello. Rimase timorosamente sconcertata nel vedere che non una nota di dissapore aleggiò sui suoi lineamenti, non una ruga o una vena paurosamente evidente. Niente. Eppure le nocche lo tradirono e Maya se ne accorse.
"Wyatt" il ragazzino perdurava nella sua indifferenza, non cogliendo gli stessi segnali d'allarme che coglieva Maya. "Nominalo ancora e ti rispedisco da tua madre in un trasportino per cani."
Minacciò lapidario per poi continuare a spingere il carrello come se nulla fosse, non degnando nessuno di uno sguardo.
Noah Izard.
Il secondogenito, ma il primo discendente degli Izard, il primo figlio maschio, la prima grande incognita della famiglia Miller. Colui che ne falciò le radici, ne bruciò le fondamenta, rendendo instabile quello che ora ne resta di questa astrusa impalcatura genealogica. La sua sola nascita diede inizio al preludio di una lunga, insidiosa e bellamente celata faida che perdura ancora, sottoforma di ascia sepolta sotto niente meno che polvere. E, tuttavia, un portento.
Ma Rudy avrebbe preferito far crollare il cielo piuttosto che invocare il suo aiuto.
Dopotutto, era la nemesi di Eddie.
"Ehi Rudy." il biondino si voltò corrugando la fronte. Davanti a lui, dietro un altro carrello spiccava in tutta la sua bellezza la figura di Valery. Sorridente, nella sua felpa oversize, i capelli legati in una voluminosa e lunga coda. Si tolse le airpods e si avvicinò al ragazzo ancora spiazzato.
"Val" proruppe sorridendo appena. "Credo tu sia la cosa più bella che abbia visto da giorni." sospirò come se tutta la tensione accumulata in questi giorni fosse svanita in un lampo, uno sfoggio di emotività veramente convincente che sorprese persino i due qui presenti, cugino e sorella.
"Ma che dici, addirittura?"
"Credimi, sono stati giorni irruenti."
"Alla fine alla festa te ne sei andato senza salutarmi." si imbronciò fintamente.
"Si è che sono successe tante cose. Dovrei raccontartele davanti ad un caffè che ne dici?"
"Dico che va bene."
Dopotutto Lila Hazon poteva essere immune al bel faccino di Rudy, ma fortunatamente il mondo intero non aveva ancora scampo.
[...]
"Che hai combinato alla mano?"
Valery prese la mano bendata di Rudy nella sua passandovi il pollice sul dorso, in una tenue ed innocente carezza. Il ragazzo fissò quel contatto riuscendo tuttavia a concentrarsi solamente sul volto insondabile di una fredda biondina dagli occhi azzurri. Per poco non gli scappò una smorfia di disgusto, ma si salvò all'ultimo sfoggiando un lieve sorriso dall'aleggiante nota misteriosa.
Era molto tentato di propinarle un racconto ammaliante nel quale figurava come un eccellente combattente, già...una rissa, una stupida scazzottata finita molto bene per lui e molto meno bene per il presunto avversario. Ma sarebbe stata una bugia fin troppo elaborata da inventare così su due piedi.
Quasi poteva sentire la voce di Lila, graffiante quanto un coccio di vetro, schernirlo per aver dovuto inventarsi una balla grande quanto una casa pur di non ammettere che una ragazza alta la metà di lui gli aveva fatto il culo.
Lila.
Lila.
Sempre Lila, doveva smetterla una volta per tutte di pensare a quella arpia.
"Ehm solo un piccolo incidente." tergiversò pur di allentare quel nodo di rabbia che lo trastullava alla bocca dello stomaco. "Ma non parliamo di me, dimmi qualcosa tu." sorrise appoggiandosi completamente allo schienale con il cappuccino retto nella mano sinistra.
Valery sorrise, con la cannuccia del suo frullato di Starbucks tra le labbra.
"Non c'è molto da dire, sai già che frequento economia...oh gioco a pallavolo."
"Ah si? Scommetto che al liceo eri anche una cheerleader."
"Si vede tanto?" domandò scoppiando a ridere. Rudy la guardò facendo ondeggiare la cannuccia nel bicchiere. La luce artificiale sopra di lei le illuminava gli occhi rendendo chiaramente visibili le pagliuzze verdi nel marrone.
"Hai degli occhi bellissimi." disse in un soffio.
E pentendosene l'attimo dopo.
Un attimo.
Cos'era quella spontaneità?
Non gli apparteneva di certo; i complimenti dovevano essere studiati con cura prima di essere detti, era una delle sue regole pre impostate. Il loro scopo primo era incentivare una reazione positiva nei suoi confronti anche se così finivano sempre per perdere valore. Ma questo gli sembrò così naturale e genuino da spaventarlo e allo stesso tempo confortarlo del fatto di non aver perso quel barlume di sensibilità che tanto raramente sentiva.
"Finiscila, che adulatore!"
Così era troppo, l'avrebbe fatta ossessionare da lui e inevitabilmente le si sarebbe spezzato il cuore. Non poteva farle questo.
"Dovremmo vederci più spesso Rudy."
"Ehm...a questo proposito." cominciò sistemandosi sulla sedia e mettendo entrambe le mani sul tavolo.
A quel punto accadde una cosa che non si aspettò di certo.
Valery si alzò, infilandosi la giacca sotto lo sguardo corrucciato del biondino.
Se ne stava andando?
Ma erano appena arrivati.
"Mi chiami tu?" domandò, quelle parole si profusero con sensualità nelle sue orecchie, le ciglia lunghe sbatterono come ali di farfalle addensando il suo sguardo di una furba innocenza, le sopracciglia inarcate come se stesse aspettando una risposta.
Ma Rudy non fece altro che boccheggiare senza sapere esattamente cosa dire; vedeva solamente i suoi occhi e le ciocche ondulate dei suoi capelli castani scivolarle lungo le spalle.
"Si."
17/01/2024
Capitolo un po' di passaggio, ma non sottovalutatemi. Questa è solo la quiete prima della tempesta HAHAHAH
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