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Capitolo 7 - Pugnalate d'arte

"Malgrado le avversità, le traversie, le vicissitudini il paladino della giustizia perseverò nel suo obiettivo di portare dalla sua la famosa leggenda, l'incubo di ogni criminale californiano e non."

declamò Lockhart procedendo a passi tranquilli, con le mani nelle tasche, alle spalle di Rudy che al contrario incedeva come al solito a passo svelto e pesante, come se fosse pronto a proclamare guerra con la sola intensità dei suoi movimenti.

"Ne sceglierei soltanto uno al posto tuo." bisbigliò Nick. "Avversità si incastra meglio."

"Dici? Perchè traversie dà quel tocco di buon auspicio. Dà la sensazione che gli ostacoli si possono 'attraversare'." spiegò gesticolando con una mano.

"Dateci un taglio." 

Rudy si voltò di scatto facendo inciampare i due nei loro stessi passi. Il suo sguardo tagliente attraversò entrambi come lame affilate, era più alto di entrambi di vari centimetri, ma in quel momento sembrò che torreggiasse su di loro nelle fattezze di un gigante, tanto che se ci fosse stato il sole ne avrebbe oscurato la lucentezza con il suo fare nebuloso.

"Lockhart" sentendosi chiamare a rapporto, il giovane rispose con il saluto militare. 

"Si generale, venti flessioni sul posto?" il biondino assottigliò lo sguardo rimanendo a scrutarlo per alcuni secondi di assoluta immobilità. 

"Questa tua continua telecronaca della mia vita sta cominciando a irritarmi molto. Devi smetterla."

"Ma sono il narratore"

"Ma sei completamente pazzo." lo corresse annuendo voluminosamente. "Nessuna persona sana di mente ne assiedia un'altra cominciando a leggere ad alta voce le sue azioni." A quel punto i suoi occhi si spostarono sull'altro.

"E tu." scosse la testa spalancando gli occhi e i palmi delle mani. "Non dargli corda."

"Hai un nuovo piano per convincere Lila ad aiutarci?" domandò Nick dopo avergli scoccato un'occhiata biasimevole. 

"Si" ammise compiaciuto. "Un'imboscata"

"Eh?"

"La stanerò quando e dove meno se lo aspetta, si troverà in una posizione talmente scomoda da non poter rifiutare di aiutarmi."

"Si chiama ricatto." precisò il suo amico. "E non hai abbastanza informazioni per farlo."

"Ed è qui che ti sbagli!" la sua bocca assunse un ghigno malefico che scomparve alla loro vista quando si voltò continuando a camminare. I due amici si scoccarono una breve occhiata per poi limitarsi a seguirlo a ruota.

"Si dà il caso che durante il nostro primo e turbolento incontro abbia notato una cosa."

"Solo una?" sbeffeggiò Lockhart sistemandosi il nodo della cravatta. 

"Aveva della pittura sul gomito." sganciò la bomba proprio quando raggiunsero l'ultima porta in fondo al corridoio, aula riservata al corso di arte, l'aula di pittura.

"Aspetta credo che-" ma Rudy non gli diede il tempo di finire perchè annuì con sufficienza per poi spalancare la porta ed entrare con nonchalance; incedeva come se l'intera università gli appartenesse, né Lockhart e né Nick potevano biasimare l'atteggiamento sfavorevole e bellicoso della biondina nei suoi riguardi.

Il ragazzo si ritrovò davanti un'aula punteggiata da cavalletti e tele issate ad essi, ognuna delle quali veniva studiata e lavorata a colpi di setole da uno studente. Il pungente odore di pittura gli avvolse i sensi, per un attimo si ritrovò a pensare che forse Lila gli era apparsa così acida a causa della lunga esposizione a quelle sostanze. L'insegnante, una donna con una treccia paglierina che scendeva lungo la schiena rimase così com'era alla luce del davanzale ad armeggiare con degli oggetti, probabilmente delle tavole da disegno. Aveva l'aria assorta nell'analisi di quelle che sembravano bozze, talmente tanto assorta da non curarsi minimamente di quell'intrusione. Rudy non le diede troppo peso, gli bastò vederla impegnata in altro per autoconcedersi il via libera, così cominciò ad allungare il collo alla ricerca della sua preda. 

Sollevò un angolo della bocca.

Penultima fila, quasi all'angolo della sala, sulla sua destra, sedeva Lila Hazon.
Con i capelli corti da sfiorare a mala pena le spalle legati sulla nuca da un mollettone, una t-shirt aderente scura con qualche band a lui sconosciuta raffigurata sopra e dei jeans cargo dal lavaggio chiaro. Con la mano sinistra stringeva una tavolozza dai colori tutti impiastricciati e misti in un torbido viola scuro, mentre la mano destra avvolta da un guanto di pelle blu cobalto conduceva il pennello in picchiettate accurate e precise lungo la tela. 

Senza ulteriori indugi le si avvicinò discretamente afferrando uno sgabello al lato della parete per posizionarlo accanto alla sua tela. 

"Vuoi morire?" bisbigliò Lila senza staccare gli occhi dalla sua opera. 

"Solo con te al mio fianco, Hazon." i suoi occhi azzurri si congelarono, le pupille smisero di muoversi assieme al pennello e lentamente ruotò il capo verso la sua sinistra dove contro ogni aspettativa si ritrovò Rudy Miller e la sua solita spocchia perpetua. 

I suoi occhi agghiaccianti ebbero un fremito che tradì velato stupore nell'averlo lì, ma fu una sensazione momentanea destinata a dissolversi come un puntino luminoso nel cielo, la sua espressione stoica non tardò a sovrastarla.

"Come hai fatto a trovarmi?" mormorò semplicemente guardandosi prudentemente attorno. Nel farlo non potè non notare Nick e Simon che sbirciavano la scena dalla fessura della porta non completamente chiusa. 

"Ce l'avevi dipinto in faccia che facevi l'artista fallita." Se quel commento la offese Lila non lo diede a vedere. "Il motivo per cui sono qui è ormai lapalissiano, quindi non giriamoci intorno: se acconsenti ad aiutarmi ti lascerò in pace." 
La prepotenza che scalfiva ogni sua parola in quel suo tono perentorio non fece altro che esacerbare la vena astiosa che Lila nutriva nei suoi confronti. Di certo non era una persona molto incline agli slanci emotivi, di nessun tipo, neppure rabbiosi; diciamo che tesseva la sua personalità su un nucleo di natura epicureista, ma Rudy Miller riusciva a rovinare quella trama come carta straccia.

"Altrimenti."

Rudy gettò un'occhiata prima alla docente, ancora incurante della presenza estranea nella sua aula, e poi al dipinto; aveva colori così cupi, violacei e una forma che a stento riusciva a individuare. Una specie di curva resa tale da un chiaroscuro, un cerchio... forse rigirandolo un paio di volte su sè stesso avrebbe colto il soggetto ma semplicemente non gli importava. 

"Posso renderti la vita difficile in molti modi" sibilò avvicinando il dito alla vernice fresca appena stesa. La pelle del guanto stridette mentre ella aumentava la presa sul pennello. 

"Ti ricordo che stai parlando con una cacciatrice." replicò seguendo il tratto che stava lasciando il dito sul dipinto, guastando tutto il suo lavoro di chiaroscuro. 

"Appunto." il suo tono si alzò appena "Prendi questo caso e aiutami a sbattere in prigione quel coglione assassino." 

Lila a quel punto si voltò completamente verso di lui. La tavolozza ancora per le mani, ma lo sguardo deciso e insondabile puntato su quello avversario; non doveva impegnarsi, era una prerogativa dei suoi occhi dal taglio insolito, le sue iridi svettavano di un pallidissimo azzurro ghiaccio, più piccole rispetto all'occhio, di cui biancore risultava quasi esagerato. Gli chiamavano occhi sanpaku in Giappone, fin da quando era piccola l'avevano sempre fatta apparire triste e spettrale, tanto da donarle la capacità di suscitare un certo tedio in chi la guardava troppo a lungo. Poi crescendo i suoi lineamenti si erano affilati, le occhiaie sotto gli occhi scurite e quel suo sguardo acuì di intensità. Lila certe volte trovava esagerato il modo in cui tutti si intimidivano, anziani e coetanei, non c'era scampo. Ed era per questo che quando Rudy continuò a mantenere il contatto con quella sua intrinseca superbia ghignante, Lila si trovò a serrare le mascelle disturbata.

"Sei sicuro di voler ricevere un rifiuto per la seconda volta in due giorni?" 

Intinse il pennello nel viola e spostò lo sgabello girevole con una spinta verso il suo fino a far cozzare le ruote. Erano molto più vicini e i loro sguardi emanavano scintille d'odio puro, ma nessuno di loro osò arretrare, menti sollevati, occhi gelidi e poi inaspettatamente sollevò il pennello sul suo viso.
"Il tuo ego smisurato e narcisista ne risentirebbe incredibilmente" tracciò delle linee sinuose sulla sua guancia scarna. Rudy rimase impassibile ma i suoi occhi stavano via via accendendosi d'ira.  "Mmh ti rappresenta." commentò una volta finito ammirando il suo schizzo con un angolo della bocca appena appena sollevato, quel tanto da restituirgli un briciolo della sua tracotante boria.

Non molto lontano, Lockhart non riuscì a trattenere una risata strozzata osservando la scena assieme a Nick, anche lui aveva l'aria vagamente divertita seppur si sforzasse di mascherare quel sorrisetto mordendosi le labbra.

"Il paladino affrontò la cacciatrice con indicibile sfrontatezza, ma perì nell'umiliazione finale del rifiuto." recitò silenziosamente mantenendosi pronto a registrare la prossima mossa di Rudy. 

Egli concesse un lieve sorriso, una sorta di implicito touché, strofinandosi una mano sulla guancia, il tentativo non bastò a cancellare il pene stilizzato.

"Oh Lila, così non va." sospirò con finto rammarico portando una mano su quella che teneva il pennello. "Devi lavorare meglio sulla prospettiva." 

In un baleno il pennello le sparì dalle dita e venne piantato nella tela, come una pugnalata nel petto. Il biondino sorrise ancora ricevendo nient'altro che un'occhiata indecifrabile dalla ragazza, non alcuna reazione, il ché lo spinse a continuare. Non stava degnando nemmeno di un'occhiata quel quadro, i suoi occhi erano del tutto concentrati su di lei, non aveva occhi che per lei. L'istante successivo il rumore di uno squarcio invase la stanza. Molte teste si voltarono verso di loro, catturate da quel suono che alle orecchie di qualunque artista sarebbe risultato straziante. Dall'esterno, invece, i due spettatori esalarono un respiro sorpreso scambiandosi una breve occhiata terrorizzata.

"Non ci credo, l'ha fatto davvero?!"

"Oh oh, credo che morirà per questo affronto." cantilenò Simon pronto a godersi ogni attimo dello spettacolo.

Rudy estrasse l'arma del delitto notando come gli avesse lasciato delle macchie di vernice sui polpastrelli e la restituì alla legittima proprietaria con nonchalance. "Così è molto meglio. Ma non penso tu sia in grado di capire l'arte."  

Non trascorse molto tempo prima che quella sua stoccata suscitò la viva curiosità degli altri studenti, un vociferare si profuse nella classe, qualcuno sporgeva la testa per guardare meglio mentre la ragazza di fianco si affacciò tendendo il naso che per poco non andò a finire sul profondo taglio che apriva in due il quadro. 

"Cavolo ma che hai fatto?? Lila, quello va consegnato entro oggi!" fece presente mordendosi un labbro preoccupata. Rudy le lanciò un'occhiata divertita. 

"Grazie della tua consulenza Frida Khalo, puoi tornare ai tuoi scarabocchi adesso." la ragazza tornò a farsi gli affari propri assumendo un'espressione vagamente risentita.
Seppur si stesse crogiolando nel suo frangente di puro sadismo, Rudy sentiva nel profondo una nota dolente che stonava vagamente con l'atmosfera; si trattava dell'assoluta mancanza di irrequietezza da parte di Lila. Ella rimase ambiguamente immobile, davvero, il marmo aveva una presa emotiva maggiore della sua. 

"Ci vediamo a pranzo nella caffetteria, ci metteremo d'accordo su come procedere. Chiaramente voglio essere messo al corrente di ogni sviluppo riguardo al caso, non tralasciare niente." mise in chiaro alzandosi in piedi raggiante.

Uscì tranquillamente dall'aula senza preoccuparsi di passare inosservato e si richiuse la porta alle spalle. Nick e Lockhart lo fissarono con le sopracciglia inarcate per poi scambiarsi un'occhiata e scoppiare a ridere rumorosamente e sguaiatamente. 

"Sei proprio un coglione, Miller."

Fu in quel momento che si ricordò della vernice sul viso.



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