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Capitolo 4 - Taglia sul cacciatore di taglie

L'algida espressione del suo viso, le braccia incrociate al petto e gli occhi irremovibili sulla figura autorevole; fu con questo atteggiamento sulla difensiva che Rudy si presentò al cospetto del rettore, seduto dall'altro capo della scrivania che si interponeva tra i due. Rudy era sempre stato un osso duro, difficilmente si dava per vinto quando non riusciva ad ottenere qualcosa o qualcuno. Chiamatelo testardo, caparbio o semplicemente viziato, la verità è che nessuno di questi aggettivi poteva incanalare la pura e autentica indole di Rudy Miller.
L'orologio sulla scrivania emise un inquietante ticchettio che attirò brevemente l'attenzione del biondino su una lancetta che andò staccandosi dal quadrante sotto i suoi occhi velati di indifferenza. Tornò a concentrare il suo sguardo sull'uomo che aveva davanti, che dal suo canto non poté far a meno di ricambiare l'intensa austerità che verteva su di lui da quelle spettrali iridi color rugiada.
Nessuno tra la sua famiglia e i suoi amici riuscì mai a spiegare come Rudy gestisse il grande paradosso su cui si costruiva la sua intera personalità, una frattura perenne, l'ago di una bilancia che non riusciva a trovare un equilibrio: era tutto un grande scherzo, ma prendeva ogni cosa tremendamente sul serio. In un momento come quello era in grado di far avvizzire gli alberi con uno sguardo e irretire tutta l'autostima e la sicurezza in sé stessi che un uomo adulto era in grado di possedere, mettendo a disagio chiunque ne fosse succube.
Il rettore, un uomo che superava i quaranta e la linea originaria dell'attaccatura dei capelli, afflitto da una prorompente calvizia che tentava di attenuare spostando i capelli tutto d'un lato con il pettine e il gel, si mosse sulla sedia girevole sistemandosi il nodo della cravatta; un tedioso cigolio invase la stanza diffondendosi in quell'ufficio con la stessa intensità di un lamento funebre.

"Dovrebbe far lubrificare la sua sedia." Rudy proruppe dal nulla, senza tuttavia produrre alcuna variazione emotiva nei suoi lineamenti affilati. Il signor Howard si protese in avanti secondo un movimento che non fece altro che aggravare il molesto rumore nella stanza e, fulmineo, la sua mano spostò un foglio che si frappose fra i due sul piano marrone scuro.

"Cos'è?"

Era il volantino di Rudy, che quest'ultimo non riuscì a ignorare e per cui abbassò lo sguardo in un istante che gli bastò a catturare la sua bizzarra opera d'arte.

"Un avviso di ricerca ovviamente." avrebbe potuto attenuare la spocchia impressa nel suo tono, almeno davanti ad una figura di spicco detentrice di un potere non indifferente, ma non era nelle sue corde e il fatto che suo padre era un membro del consiglio erroneamente gli dava l'impressione di poter evitare inutili e compiacenti convenevoli.

"E chi ti ha dato il permesso di cospargere la scuola con i tuoi avvisi di ricerca? Per di più qui dice che offri una ricompensa monetaria!"

Il tono del signor Howard cominciò pian piano ad alterarsi, il ché un qualsiasi studente l'avrebbe interpretato come segno di monito. Al contrario in Rudy balenò un fugace e incredibilmente luminoso pensiero. Distolse lo sguardo, sulle note di quell'idea che si insinuò in lui e, l'attimo dopo, i suoi occhi chiari si inchiodarono ancora una volta sull'uomo davanti a sé. Si sporse verso di lui appoggiando il gomito sulla scrivania.

"Perché? Lei sa chi è?" bisbigliò a toni bassi sollevando appena le sopracciglia incuriosito. Il rettore sospirò esasperato alzandosi di scatto e misurando la stanza a passetti inferociti. Si voltò verso la finestra alle sue spalle che dava direttamente sul cortile e strinse le mani dietro la schiena.

Silenzio.

"Ascolta Rudy. Conosco bene la tua situazione, dopotutto tuo padre è un mio collega e mio amico." proruppe addolcendo i modi. "Ma non tollero comportamenti irrispettosi."

"Chiaro?"

Silenzio.

Poi Rudy roteò gli occhi e assentì.

"Si, mi perdoni."

"Liberati di tutti quei manifesti, non puoi mica mettere una taglia su uno studente maledizione!" si voltò con una smorfia impressa a fuoco su un'espressione che di indulgente aveva ben poco. Riprese posto alla scrivania. "Non ha commesso nessun crimine per quel che mi risulta."

Rudy corrugò la fronte mentre i suoi occhi verde giada sfioravano ogni angolo della stanza alla ricerca di qualcosa per poi posarsi di nuovo sull'uomo.

"Allora c'è un Hazon qui, credevo di star diventando pazzo!" esclamò

"C'è solo una persona con quel cognome, credo sia inglese." fece in tutta risposta, pensieroso e ponderante lasciando da parte la sua maschera da dirigente autoritario.

"E chi è? Che facoltà frequenta? Può darmi il numero di telefono?" sparò a raffica inflessibile, una domanda dopo l'altra con la stessa severa impronta che contraddistingueva un ispettore determinato e spietato. Tanto che il rettore rimase visibilmente colpito e sbatté le ciglia un paio di volte interdetto.

"Sono dati personali." rispose con voce sconvolta da quella veemenza a cui stava assistendo.

Rudy serrò la mascella e chiuse gli occhi, il pugno stretto sulla scrivania, dava l'impressione di trattenere a stento la crescente collera.

"Mi dica almeno il nome completo e che facoltà frequenta." tentò ma anziché addolcire i modi o sembrare almeno più disperato da trovare un ché di compassionevole nell'uomo, i suoi modi rimasero quelli di un pitbull ringhiante.

"Il suo nome completo credo di potertelo dire." Il biondino si sporse ancora di più, mancò tanto così da un suo acrobatico salto sulla scrivania con tanto di cravatta del rettore impugnata con morbosa impazienza tra le mani. Sebbene per un microscopico istante questa scena caricaturale gli balenò nella testa, fu scacciata come un moscerino dispettoso.

"Si chiama..."

La porta si spalancò all'improvviso, interrompendo la rivelazione e una segretaria subentrò quasi catapultandosi pur di arrivare al rettore.
Rudy picchiò il pugno sul tavolo afflosciando le spalle cariche di una tensione di cui non si era accorto fino a quel momento.

"Ma che succede?"

Aveva il fiatone e si reggeva con forza alla maniglia della porta, al chè Rudy non potè che voltarsi con un sopracciglio inarcato.

"Si-si-si...signore." intervenne respirando a fatica. "Le hanno urtato l'auto."

"EEH?" il rettore scattò in piedi di colpo facendo il giro della scrivania. "Chi è stato?"

"Una moto, credo, non è stato ben identificato."

"E' molto grave?" domandò ancora teso lanciando una rapida occhiata al ragazzo per poi posare definitivamente gli occhi su di lui. "Fuori Miller, continueremo un'altra volta."

Rudy con lo sguardo adombrato continuava a fissare il pavimento dell'ufficio, rimanendo seduto.

"E fa sparire quei volantini." urlò di rimando mentre si precipitava fuori dall'edificio.

Così vicino.

Era così vicino.

[...]

"Sembra che l'universo non voglia farmi trovare Licorice." bofonchiò mentre con lo zaino in spalla si dirigeva verso il parcheggio assieme a Nick. Teneva la mano in tasca e lo sguardo cupo, di cui intensità avrebbe presto fatto comparire una scura nuvoletta piovigginosa sopra la sua testa.

"Magari è davvero così."

"Stai dando ragione a Lockhart?"

"Dico solo che sembra sospetto che Hazon venga riconosciuto ad una festa ma poi nessuno sa chi sia."

Nick non aveva tutti i torti, c'era qualcosa che puzzava in tutta quella faccenda e più il tempo passava più il tanfo diventava acre. Se dapprima la figura sconosciuta deteneva un velato tocco di fascino e mistero, destando la curiosità del ragazzo, adesso quell'arcano aveva acquisito dimensioni abnormi. Più si nascondeva, più Rudy aguzzava l'olfatto; avrebbe inventato ogni modo possibile sulla faccia della terra per smascherarlo.

"Potresti avere ragione." Osservò il protagonista sollevando lo sguardo in un punto imprecisato davanti a sé. "Ma con la mia idea alla fine sarò io a vincere." un ghigno soddisfatto prese forma sul suo viso spigoloso mentre percorrevano il parcheggio fiancheggiando una fila di auto.

"La taglia darà i suoi frutti fidati, alla fine potrebbe anche essere lui a venire da me." speculò tutto compiaciuto.

Nick non potè trattenere una smorfia dubbiosa.
Come si vince contro un nemico che non puoi vedere?
Rudy non l'avrebbe ammesso neanche sotto torchio, ma stava brancolando nel buio con nient'altro che un fiammifero acceso e seppur fosse piuttosto intelligente, non era un investigatore, non aveva le competenze necessarie a stanare una persona specie se essa era il miglior cacciatore di taglie della capitale. Prima o poi si sarebbe scottato con quel suo stesso fiammifero.

"Pensa per assurdo" una voce fin troppo famigliare fece capolino in quella conversazione e nella loro visuale. Nick spostò lo sguardo.

Lockhart sedeva sul cofano di un'auto con un ginocchio al petto e una gamba penzolante mentre li guardava venire verso di lui.

Quell'auto era di Rudy.

"Brutto bastardo! Levati dalla mia macchina!" imprecò il biondino inferocito, mollando lo zaino quasi in mezzo alla strada per agguantare il ragazzo con gli occhiali per la collottola. Dal suo canto Lockhart non fece che sollevare le sopracciglia fissandolo con aria divertita e un sorriso fastidiosamente bianco e smagliante.

"Ma è così comoda." Rudy aggrottò ancora di più le sopracciglia trascinandolo giù a forza, il che non fu poi così difficile data la sua costituzione asciutta e la sua statura che non arrivava neanche al metro e ottanta. Una volta a terra Lockhart si sistemò il nodo della cravatta con un tocco appena accennato che non servì a granchè effettivamente perché rimase incorreggibilmente storta. Dopodiché tirò fuori dalla tasca interna della giacca un famigliare foglio piegato.

"Devo ammettere che quando ti ho dato quel consiglio non mi aspettavo lo seguissi così bene." si complimentò sollevando le sopracciglia e spostando lo sguardo prima sul ragazzo davanti a sé e poi sul manifesto, annuendo compiaciuto.

"Una taglia...su un cacciatore di taglie!" esclamò ridacchiando mentre rimetteva il foglio al suo posto e prese ad applaudire. "Wow"

"So di essere attraente ma non pensi di star diventando un tantino... persecutore? Ti trovo sempre in mezzo ai piedi ultimamente." incrociò le braccia al petto squadrandolo dalla testa ai piedi.

"In assenza di un binocolo a teatro devo occupare il posto più vicino." disse in tutta risposta accompagnandosi con un plateale gesto della mano. Quel suo parlare per metafore non faceva che accrescere la repulsione di Rudy.

"Solo tu potevi trarre divertimento dalle tragedie altrui." sibilò tra i denti voltandosi per andare a raccogliere lo zaino qualche passo più in là.

"Che accadrà quando ti porteranno le informazioni richieste Rudy? Cinquecento dollari sono tanti per un qualche pettegolezzo." fece presente Nick.

"Dirò che ho già assegnato la ricompensa a qualcun altro." fece spallucce allargando le braccia nella sua direzione per poi abbassarsi a raccogliere lo zaino.

Fu allora che un rombo sconquassò il parcheggio coprendo ogni altro suono, facendo tremare l'asfalto sotto di lui. Rudy con una mano protesa verso la bretella dello zaino corrugò la fronte e seguendo un impulso improvviso si voltò verso la sua sinistra.
Ebbe appena il tempo di cogliere una sagoma scura farsi largo verso di lui, la sagoma di una motocicletta che destò numerose urla di protesta e di spavento dagli altri studenti nel parcheggio. Le sentì a stento, per quanto rapido potesse essere, quel motociclista lo era di più.

Sgranò gli occhi cercando di togliersi dalla sua traiettoria.

Ma fu troppo tardi.




04/12/2022

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