Capitolo 2 - Caccia al cacciatore
"Rallenta!" esclamò un ragazzo schivando un gruppetto di studenti che chiacchierava amabilmente nel mezzo del corridoio. Corrugò la fronte e accelerò il passo cominciando quasi a correre. Il ragazzo si chiamava Nick Parks e aveva corti capelli scuri come il carbone e la carnagione olivastra. Seguiva una snella figura, alta e dal portamento fiero e inquisitorio, avvolta in un'aura di terrore, incuteva timore anche da lontano. Si trattava di Rudy.
Il biondino non si degnò di arrestarsi neanche per un attimo, nessun tentennamento di fronte alle suppliche dell'affaticato amico alle sue spalle, al contrario. Era ormai tutto il giorno che vagava per il campus; lo stava rivoltando da cima a fondo nella disperata ricerca di una sola e apparentemente insignificante persona.
Hazon.
Magari la sua identità fittizia poteva suscitare un certo scalpore, per lo meno nell'ambiente poliziesco e nella sua controparte, l'ambiente criminale. Ma in un contesto come quello, "Licorice" produceva lo stesso effetto del suono di una pagina di un libro sfogliata in biblioteca. Rudy aveva avuto modo di sperimentare quanto anonimo fosse quel nome d'arte e soprattutto quel cognome e non ne fu affatto contento.
Era un fascio di nervi.
"Dai Rudy, fermati un secondo."
Ma non gli stava dando retta; scese la scalinata a grandi falcate in movimenti fulminei, una macchia chiara a stento visibile che lasciava una folata di vento al suo passaggio mentre si dirigeva verso l'aula designata al secondo piano. Aveva scandagliato l'intero dipartimento: le facoltà di criminologia e di psicologia, ma niente. Nessuno aveva mai sentito parlare di Hazon nessuno aveva dato un volto a quel nome come se semplicemente non esistesse. L'ultima chance risiedeva nella facoltà di sociologia, se la sua ricerca si fosse dimostrata infruttuosa anche in quel caso Nick temeva che potesse risalire a metodi sicuramente poco ortodossi per perseguire il suo obiettivo.
Finalmente, il moro riuscì a raggiungerlo e nel bieco tentativo di attenuare i pesanti respiri cominciò a tossire piegandosi in due con le mani al petto.
"Comincio a credere che Lockhart mi abbia preso in giro." esordì mantenendo un tono apparentemente contenuto e tranquillo, tradito da un singolo fugace guizzo della mascella. Fermo, nel bel mezzo del corridoio, gettò un'occhiata altezzosa attorno a sè ma il suo sguardo era diretto ai suoi pensieri, urgenti, calcolatori, schematici. Si portò una mano al mento su cui raffioravano alcuni microscopici puntini dorati, i peli nascenti della barba rasata.
"Sono certo... che... non è così." Finalmente il suo sguardo si scostò sull'esausta e tossicchiante figura al suo fianco che sembrava sul punto di collassare per quanto scosso da spasmi. Inarcò brevemente un sopracciglio.
"Stai bene?"
"Si...mi è solo andata la saliva di traverso." si ricompose incontrando lo sguardo allibito dell'amico che sfuggito all'elucubrazioni interiori si stava ora concentrando sulla sua goffagine. Sbatterono ciglio un paio di volte e poi Rudy sospirò prendendo nuovamente la parola.
"Lockhart ne sarebbe capace. Ama manipolare le persone e guardarle esibirsi nelle sue sceneggiature, non a caso si è dato quella patetica nomea."
"Sei sempre così pessimista."
"No Nick, si chiama buon senso." D'improvviso aggrottò la fronte e scostò lo sguardo in un punto alle spalle dell'amico. Il corridoio improvvisamente pullulava di studenti e studentesse, una delle aule aveva vomitato un flusso chiassoso e acceso che incedeva nella loro direzione.
"Eccoli là, dividiamoci." ordinò Rudy sorpassandolo andando incontro alla corrente. Nick non riuscì a fare a meno di sospirare arrendevolmente. Dopo un'intera mattinata all'insegna della caccia al cacciatore la sua lingua si rifiutava di muoversi per formulare ancora quelle sillabe. Hazon.
Più lo ripeteva nella sua mente e più esso assumeva sfumature inquiete. Quando il suo migliore lo aveva coinvolto in quella ricerca disperata, illustrandogli il suo arzigogolato piano di giustizia, non l'aveva trovato poi così ambiguo. Ma più si avventuravano in quella missione e più si sentiva a disagio; come immerso in una radura di alberi ricurvi, alla cupa sfumatura notturna a smuovere le acque di uno stagno di cui fondo è celato. Deglutì ed esasperato cominciò l'ennesimo interrogatorio.
"Non l'ho mai sentito nominare"
"Ne sei assolutamente certa? Si tratta di una cosa seria." la ragazza aggrottò la fronte sorpassando l'alto studente di legge intransigente che implacabile passò al prossimo gruppetto che stava uscendo dall'aula.
"Fermi, devo farvi delle domande." incrociò le braccia al petto facendo stizzire la giovane combriccola. "Conoscete un certo Hazon? Frequenta questa università, forse la vostra facoltà."
"Ehm no"
"E' un cacciatore di taglie. Vi dice niente?"
"No. Niente"
"Ne siete assolutamente certi? Ripeto, si chiama Hazon."
"Miller non c'è nessuno con quel cognome qui, adesso levati dal cazzo." il ragazzo tentò di scostarlo dalla loro traiettoria assestandogli un colpetto sulla spalla, ma esso non fu accolto gradevolmente. Rudy inarcò un sopracciglio guardandosi il punto in cui la sudicia mano di quel ragazzo si era posata e poi placidamente portò lo spietato sguardo nei suoi occhi. La bocca stretta in una linea dura.
"Quando parli con me cerca di abbassare i toni Karl Marx perchè sono stato fin troppo gentile."
L'interlocutore frettoloso non potè che assottigliare lo sguardo di fronte a quell'aria pretenziosa e sbottò.
"Karl Marx? Tsk.. senti non ho tempo per te, stupido coglione."
Rudy gli assestò una spinta; sovrastandolo di una buona manciata di centimetri sembrava abbastanza imponente da elargire il suo complesso di superiorità. Il ragazzo barcollò sgranando gli occhi abbastanza da acquisire un'espressione stupefatta e spiazzata, per qualche secondo la sorpresa di quel gesto lo rese inerme e fu colto da un'ulteriore spinta.
"Hai detto qualcosa?" continuò Rudy plasmando il tono di voce a docile e mansueto. Persino il suo sguardo aveva preso quella piega, l'attimo dopo sollevò un angolo della bocca in un eloquente ghigno malizioso.
"Bastardo!" ringhiò l'altro ricambiando la spinta e risvegliandosi da quella bizzarra fase di stallo. Ben presto il diverbio sfociò in un riottoso incontro; molti altri studenti si prestarono a guardare scalpitando e sollevandosi in punta di piedi per non perdersi la scena.
"Calma calma, ragazzi finitela!" esordì Nick precipitandosi nella mischia nel bieco tentativo di dividere i due avversari, ma l'unico risultato di quell'indole pacifica fu una sberla in pieno viso. Nick, travolto dalla rissa, ruzzolò a terra prendendosi il naso dolorante tra le mani. I due intanto non si accorsero neanche lontanemente di aver ferito un'altra persona, impegnati nel vile tentativo di far prevalere la forza. Lo scontro divenne talmente movimentato che in molti avevano avanzato il proprio cellulare per riprenere la scena e fu solo quando un rivolo si sangue comparì alla loro vista che qualcuno intervenì. Che sia stato per casualità o per tardivo senso del dovere una presenza famigliare subentrò nel quadretto sbracciandosi e gridando talmente tanto che riuscì ad interromperli frapponendosi tra i due.
"Basta! Basta!" allargò le braccia scoccando velenose occhiate all'uno e all'altro. "Potreste finire in guai seri per questo!" aggiunse ricomponendosi e cancellandosi dal viso quell'espressione truce in favore di una colma di apprensione mista al disappunto.
Rudy si pulì il sangue dal naso con il dorso della mano, fissando la striscia scarlatta sulla pelle storse le labbra in un'espressione disgustata. Quando sollevò di nuovo lo sguardo, finalmente, si rese conto di chi aveva davanti rimanendo a bocca aperta.
La riconobbe.
Era lei.
Era Valery.
Si costrinse ad assumere un tono più contenuto e meno trafelato e scapestrato, passandosi la mano tra i capelli con frenesia più volte. Rendendosi conto di quanto i suoi gesti fossero nervosi si immobilizzò all'istante.
Ma che gli stava prendendo? Non era proprio il tipo da sbavare per una ragazza in quel modo, era forse in astinenza?
"Ehi" gli disse concedendogli un timido e incerto sorriso. Tutto intorno a loro la folla si stava dissipando e ognuno tornava alle sue attività con la stessa nonchalance che caratterizzava le mattinate al campus, dimenticando già il diverbio manesco che aveva avuto atto.
"Ciao" fu tutto ciò che riuscì a formulare, la bocca stretta in una linea dura, gli occhi verdi incollati ai suoi color nocciola dalle vaghe striature verde scuro.
"Stai bene?" domandò mordendosi un labbro ed ispezionando il suo viso alla ricerca di particolari ferite.
"Dimmelo tu, il mio bel faccino è ancora intatto?" ella sorrise portandosi i capelli dietro l'orecchio.
"Direi di si."
"Sto bene anche io grazie dell'interessamento." borbottò Nick spolverandosi i jeans mentre si rimetteva in piedi. Al sorriso furbo e malizioso il ragazzo traspose un'espressione alquanto perplessa, come se non capisse cosa Nick facesse per terra in mezzo alla polvere.
"Valery, questo è il mio amico Nick Parks." fatte le dovute presentazioni la tensione sulle spalle di Rudy sembrò allentarsi, ma probabilmente fu una sensazione momentanea dovuta al cambio d'attenzione della ragazza che adesso si focalizzava sull'altro ragazzo.
"Ciao" spiccicò timidamente Val, stendendo le labbra in un momentaneo sorriso imbarazzato. Nick ricambiò il saluto con un cenno delle sopracciglia per poi portare l'attenzione sull'amico.
"Venerdì sera la KKP da una festa, dovreste venirci." aggiunse sempre lei sollevando le sopracciglia con velato entusiasmo.
"Avevamo già in programma di farci un salto."
"Grandioso! Allora...insomma...ci vediamo lì?" si guardò attorno non sapendo dove posare lo sguardo. Rudy se ne accorse e la piega del suo labbro si distese ancora di più. Si dice che quando una ragazza non riesce a mantenere il contatto visivo probabilmente il ragazzo in questione le piace. E a lui piaceva piacere.
"Certo che si" rispose con quel sorrisetto compiaciuto avanzando di un passo nella sua direzione. Ella sbattè più volte le lunghe ciglia, la sua ombra incombeva su di lei e d'un tratto si sporse lentamente verso il suo orecchio. "Ti cercherò." sussurrò Rudy con voce roca e sensuale. Un soffio sulla sua pelle che si riempì immediatamente di brividi. Il cuore le palpitava riempiendole i timpani di quel suono, lo stomaco le si strinse in una morsa e le guance le si tinsero irrimediabilmente di rosso.
Con un'ultima lenta occhiata Rudy si dileguò lasciandola, sola, in mezzo al corridoio, ancora avvolta dagli effluvi del suo charme e del suo profumo.
Quando i due amici furono abbastanza lontani Nick proruppe in un'esclamazione di sconcerto contenuto.
"Wow"
"Ti ha proprio stregato."
Il biondino gli scoccò un'occhiata contrariata continuando a camminare a passo spedito ma non abbastanza da lasciare indietro Nick ad arrancare sfinito. "Non dire cazzate."
"Pendevi dalle sue labbra."
"Era tutto il contrario"
"Come no" A quest'ultima affermazione ricevette una spallata amichevole che quando sei mingherlino come lo era Nick non era proprio il massimo: per poco non cadde ancora.
"Ehi"
"Cos'è sei geloso?" ammiccò il biondino proseguendo con più calma verso il suo armadietto.
"Forse."
"Che pensi di fare con la questione Hazon." il buonumore andò a puttane con la stessa facilità con il quale il vetro si infrange quando precipita al suolo. Rudy aveva dimenticato quella faccenda per qualche istante, sensazione tanto piacevole per il suo intero corpo, che ora inevitabilmente e spontaneamente la sua fronte si corrugò.
"Dovrò ricorrere a mezzi pesanti."
Nick chiuse gli occhi sospirando esasperato, temeva esattamente quella risposta e pur immaginando quanto empio potesse essere il seguito di quella frase domandò comunque:
"Cosa intendi per mezzi pesanti?"
"Mi intrufolerò in segreteria e spierò tra gli schedari."
"Oh è una pessima idea."
"Ma non posso percuotere uno studente alla volta finchè non mi capita quello giusto!" esclamò il biondino fermandosi di colpo e aprendo le braccia come se non gli rimanesse altra scelta. Nick concentrò i suoi occhi castani su di lui, in uno sguardo eloquente e mansueto al tempo stesso.
"Ci sarebbe un altro modo in effetti, molto più semplice, molto più utile e che non preveda la ricerca disperata di un cacciatore anonimo."
"Sono tutto orecchi" incrociò le braccia al petto.
L'amico si leccò le labbra, sintomo di titubanza di fronte al pronunciare di quel nome.
"Noah"
Rudy chiuse gli occhi voltando il capo e trattenendo impulsi irascibili, stringendo i pugni lungo il corpo. Bastò quel cambio di postura a dargli una risposta. Rudy non emise un suono contraddittorio, ma le sue membra si rivoltarono in senso di diniego.
"Ma perchè no! E' tuo cugino dopo tutto e l'hai detto tu che fa parte dell'FBI nella squadra di Los Angeles. Sono sicuro che potrebbe trovare Nava molto più in fretta se solo decidessi di deporre l'ascia di guerra e chiedergli aiuto."
"Noah Izard-Miller è l'essere più empio che cammini su questa terra. Dopo i nostri trascorsi preferirei cavarmi un occhio che chiamare quella viscida serpe."
"Ma non puoi mettere in dubbio che sia uno bravo." perseverò Nick con tanto di sopracciglia inarcate.
"Eddie era uno bravo!" sbottò all'improvviso alterando il tono di voce quel tanto che bastò a far indietreggiare l'amico e a fargli incassare la testa nelle spalle.
Silenzio.
"Lui sarebbe stato in grado di scovare quel figlio di puttana in un batter d'occhio, ma lui è morto e non chiederò alla sua nemesi questo favore. Si rivolterebbe nella tomba."
"Io-"
"Ascolta, so che hai buone intenzioni." aggiunse indorando i modi. Nick sollevò lo sguardo dispiaciuto su di lui, la bocca stretta, non disse più nulla.
"Ma non nominare mai più Noah Izard."
[...]
"Rudy è una pessima, ma proprio pessima idea." sibilò Nick lanciando occhiate agitate al corridoio deserto. I suoi occhi castani brillavano impanicati e il pomo d'Adamo faceva su e giù, ulteriore sintomo di un'ansia sempre crescente. Ogni gesto emanava riluttanza, non seppe se chiudere o meno la porta alle spalle o svignarsela fuggendo a gambe levate da quella situazione paludosa in cui stava per impantanarsi. Non era raro che Rudy proponesse piani rischiosi per la loro condotta morale, tuttavia Nick non riusciva ad abituarsi a quel clima di alta tensione. Non si poteva dire lo stesso del nostro protagonista, che con calma e sangue freddo era subentrato in quella stanza come se fosse legittimato a farlo.
"No, non lo è." tagliò corto cominciando a frugare nei cassetti come se niente fosse. Nick tamburellava il piede a terra e intanto corrugava le sopracciglia mordendosi il labbro inferiore. In un certo senso invidiava la sua nonchalance, la sua capacità di non lasciarsi travolgere dal panico che di certo non contraddistingueva lui. Eppure in certi istanti temeva quella sua caratteristica.
"Il mio piano è perfetto: la nostra bella segretaria Susan si è rotta il tacco grazie alla trappola sugli scalini quindi dovrà scendere fino all'ala inservienti dove conserva le sue...ciabatte." disse fermandosi con le mani in un cassetto e sollevando lo sguardo che puntò nel vuoto come se stesse figurando nella sua mente l'immagine più orrida che avesse di quel tipo di calzature. Scosse la testa e sollevò le sopracciglia per poi ricominciare a cercare. "Abbiamo come minimo un quarto d'ora di tempo."
"Ma che cavolo stai dicendo?"
"Oh" si interruppe con un cassetto semiaperto volgendo finalmente lo sguardo verso di lui. "Ho nascosto le ciabatte naturalmente o ci avrebbe impiegato un attimo."
Silenzio.
"Ti rendi conto di quanto tutto questo sia folle?" sussurrò concitato il suo amico, teso come una corda di violino.
"No, non lo è."
"E poi scusa non potevi aspettare la pausa pranzo come una persona normale?"
Sospirò sedendosi alla scrivania della segretaria e ispezionando il piano di lavoro, gremito di foglietti e post it. "Susan pranza in ufficio, non va in bagno che due volte, prima di aprire l'ufficio appena arriva e quando se ne va, dopo averlo chiuso."
Ancora silenzio, sta volta Nick rimase a bocca aperta a fissarlo con apprensione mista al timore.
"Questo è inquietante Rudy"
Il biondino sbattè le palpebre un paio di volte soffermandosi nuovamente sulla figura bassa e smilza dell'amico. Nick non superava il metro e settantatre, aveva capelli mori e la pelle olivastra. Per metà americano e per l'altra pakistano; lui e Rudy erano amici fin dal primo anno di superiori e da allora (non sapendo nemmeno loro come) erano rimasti uniti nonostante la mancanza di punti in comune.
"Ma tu che fai qui?" Nick aggrottò le sopracciglia facendo per balbettare qualcosa quando fu interrotto sul nascere dal gesto allarmato di Rudy. "Vai a fare il palo."
Fu con titubanza che uscì e si richiuse la porta alle spalle, lasciando il suo migliore amico alle prese con il suo frenetico frugare molesto.
Davvero, ogni tanto si chiedeva come mai egli avesse scelto giurisprudenza. Non era di certo la persona più retta e giusta del mondo, ma forse era proprio quello il motivo: era necessaria una morale grigia per difendere una persona colpevole oltre ogni ragionevole dubbio?
Sospirò e chiuse gli occhi appoggiandosi alla porta chiusa con le mani dietro la schiena, come a voler impedire ad una furia di uscire fuori da lì. Sarebbe accaduto se sotto la H negli archivi non avrebbe trovato la parola magica. Ad un tratto una voce riverberò nel corridoio facendo spalancare di colpo gli occhi del ragazzo. Si voltò di scatto e scorse la figura del rettore che a grandi falcate veniva verso di lui, o meglio verso gli archivi, discutendo animatamente con un'assistente.
"Risolviamo prima la questione de-" la sua attenzione fu catapultata sul ragazzo in piedi impallidito e con la bocca schiusa. A breve avrebbe cominciato a sudare copiosamente.
"E lei cosa ci fa qui signor...?"
"P-Parks" il rettore inarcò un sopracciglio. A quel punto Nick si scostò dalla porta.
"Io...ehm...cercavo Susan per la chiave...l'armadie-" non terminò mai la frase perchè l'attimo successivo il suo corpo si riversò sul pavimento esanime. Un gran trambusto colse il corridoio, gremito di esclamazioni di sconcerto e grida concitate. Inevitabilmente Rudy fu costretto ad interrompere la sua agognata ricerca avvicinandosi alla porta. Assisitì alla scena tramite il buco della serratura con un moto di perplessità ad animarlo.
"Niente male Nick" mormorò tra sè con le mani appoggiate sulla superficie di legno, compiaciuto per le sue ottime doti teatrali.
[...]
La missione terminò nello sfacelo più totale e non solo perchè Rudy non aveva trovato niente.
"Non mi aspettavo tale modernità da Susan ma tiene tutto sul computer e non ho trovato la password."
"Possibile che non ci sia niente di cartaceo?"
"Che vuoi che ti dica? Ho rivoltato quell'ufficio come un calzino e niente" Bofonchiò masticando la sua fetta di pizza. I due sedevano ad uno dei tavoli in giardino, sbocconcellando il loro minimo pasto con aria abbattuta.
"Ma complimenti per la performance, è stata una genialata." sollevò il pollice e le sopracciglia mostrando una certa ammirazione che lasciò decisamente spiazzato il suo amico. Nick per la seconda volta nell'arco di un paio d'ore si ritrovò a schiudere la bocca in un moto di inaudita perplessità.
"Ci hanno creduto sul serio. Come hai fatto a non ridere?" aggiunse il biondino scartando le olive restanti dalla sua Capricciosa, masticando il boccone.
Quando capì che Rudy era serio, Nick assottigliò gli occhi ancora pià perplesso, la pizza afflosciata a mezz'aria a pochi centimetri dalla bocca.
"Io non stavo fingendo" scandì parola per parola lanciandogli un'occhiataccia prima di tornare ad addentare il suo pranzo.
Rudy sollevò lo sguardo di colpo; per poco non si strozzò dalle risate, si portò un tovagliolo alla bocca per evitare di sputacchiare in giro.
"Sei svenuto davvero? Non ci credo!" esclamò dopo aver inghiottito suscitando il bollente disappunto dell'altro.
I due, almeno per quel pomeriggio accantonarono la loro ambigua caccia.
Ma c'era qualcosa di lugubre in quell'arcano: l'alone in cui era avvolto era talmente denso da far sembrare che non si trattasse semplicemente di sfortuna o mal inventiva. Avevano interrogato dozzine e dozzine di studenti quel giorno e nessuno, nessuno aveva neanche lontanamente sentito nominare Hazon. Possibile che nessuno lo conosceva?
Rudy forse non se ne stava rendendo conto, ma era come se Hazon non volesse farsi trovare e intanto guardasse dall'alto il frenetico cercare del ragazzo, come una sorta di presenza onnipresente orwelliana che puntava il suo fulgido occhio unicamente su Rudy, come un cono di luce che illumina solo e soltanto lui.
E alla festa di venerdì sera quel presentimento divenne ancora più tangibile...
15/10/2022
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