Capitolo 19 - Lancia spezzata
"Vi dichiaro colpevoli dei capi di imputazione. La sentenza prevede lo svolgimento di quaranta ore di servizi alla comunità."
Il suono del martelletto che picchiò contro la superficie di legno, riverberò nell'aula con l'impeto della lama di una ghigliottina, con una solennità tale da far raggelare il sangue nelle vene del giovane imputato. Rudy, imbellettato nel suo completo Armani fresco di lavanderia, con tanto di gemelli al polso e le dita inanellate subì quel colpo come un dardo scoccato senza pietà dritto al petto. Era visibilmente pallido nella sua spregiudicata eleganza; il colletto inamidato aderiva perfettamente al collo, il nodo della cravatta color borgogna eseguito alla perfezione non osava distorcersi in angolature discrepanti. Ogni dettaglio in lui trasudava finezza e compostezza.
Niente a vedere con la sgraziata presenza delittuosa che emanava Lila Hazon a poca distanza da lui. Galleggiava in quella pece, incollata alla sua aura ne inghiottiva ogni traccia di innocenza e rischiava di dilagarsi, come un morbo, rischiando di contagiare anche lui. L'anticristo dell'assoluzione sedeva scomposta, in una minigonna nera sfilacciata, decisamente inadeguata, una miriade di gioielli appesi al collo e i capelli biondi spettinati in un alto chignon da strega delle fiabe. Ma il tocco di grazia era reso dalla pesante matita nera sbavata sotto gli occhi, ad accentuare quel celeste gelido in una maniera vivida e spettrale.
Ma ora come ora, dopo che la sentenza aveva squarciato il velo di tensione che impietriva il giovane, l'abbigliamento trasandato della sua co-imputata, non era al centro dei suoi pensieri poiché, seduto accanto a suo nonno non poté fare a meno di sbiadire sempre di più in quel pallore ultraterreno, crogiolandosi in quel tripudio di emozioni negative che ribolliva nelle viscere.
"Su andiamo" gli fece l'uomo anziano, ormai in piedi, sfiorandogli una spalla. Non sembrava piuttosto deluso dell'esito del processo; anzi, non sembrava provare nessuna emozione in particolare se non sprezzante tedio.
Da lì, nei giorni a seguire Rudy si mantenne stranamente silenzioso.
Non comunicava più, rimaneva immobile seduto in cucina a reggere per una tonnellata di tempo la tazza con il fumante té verde che andava raffreddandosi, rimaneva impietrito a cena sbocconcellando appena ciò che aveva sul piatto, rimaneva imbambolato di fronte ai libri mentre tentava di studiare. Non rivolse la parola a nessuno per giorni.
Qualche giorno dopo fu condotto da un agente di polizia sul luogo in cui avrebbe dovuto scontare la sua pena e fu provvisto di una di quelle patetiche tute arancione in dotazione. Il biondino la guardò con nient'altro che occhi vacui, ma mantenne il silenzio. Non si oppose, la indossò e si munì di sacco e mazza per cogliere i rifiuti dalla strada assieme ad un altro variegato e spento gruppo di detenuti.
E anche lì, rimase inerte, stagnante nella sua bolla di incredula inaccettazione, con gli attrezzi in mano, con il medesimo sguardo vacuo che lo aveva accompagnato per tutto il tragitto dal tribunale a casa e a quel bordo autostradale, per giorni.
"Senza piangere, Generale." commentò Lila una manciata di metri più in là senza neppure voltarsi a guardarlo, ma percependo senz'altro l'immobilità che lo aveva invaso. Anch'ella avvolta dalla sgargiante tuta arancione teneva lo sguardo puntato in basso, i capelli raccolti in un corto codino basso, con la ciocca nera visibile da chilometri; infilzò una lattina di coca cola per poi gettarla nel sacco che reggeva con l'altra mano.
Non sembrava affatto turbata dalla punizione; poteva essere semplice spirito d'adattamento, che per una personalità spartana e ricca di recondite ombre come la sua poteva risultare una sfaccettatura perfettamente consona. Eppure non era da escludere la possibilità che Lila Hazon fosse già stata incriminata in passato.
Non si poteva dire lo stesso per Rudy
che improvvisamente
si rianimò.
"Non ho mai odiato nessuno come odio te, Lila Hazon."
"Come farò?" ironizzò in risposta alzando gli occhi al cielo.
"Non sto scherzando." continuò serio sollevando uno sguardo carico di astio verso la ragazza che nel frattempo continuava a raccogliere i rifiuti. "Hai idea di quanto questo sia dannoso per la mia carriera? Cazzo! Perchè ultimamente le ragazze che incontro non fanno che provare a rovinarmi la vita?" disse parlando tra sé e sé.
"Niente di tutto questo sarebbe accaduto se tu ti fossi degnato di lasciarmi in pace."
"Ho ancora il potere di distruggerti. Basta che io dica due fottutissime parole." tuonò puntandole contro il bastone appuntito. Al chè Lila si interruppe, sbattè le palpebre un paio di volte e poi lentamente la sua testa ruotò verso il giovane. Se gli sguardi potessero congelare Rudy sarebbe divenuto un cubetto di ghiaccio.
La biondina si raddrizzò e a passo lento si avvicinò al ragazzo, tentennare di fronte all'arma che egli le puntava contro non le passò nemmeno per l'anticamera del cervello talmente trovava insulsa la minaccia che egli le potesse rappresentare fisicamente.
"Sentiamo." il suo petto andò volutamente ad appoggiarsi alla punta affilata del bastone. "Quali sarebbero queste due fottutissime parole."
Rudy sollevò un angolo della bocca, non arretrando neanche di un passo.
"Lila Hazon." il suo ghigno crebbe "E il mondo saprà chi è davvero Licorice."
"Davvero?"
"Ormai tu non mi servi, posso liberarmi di te quando e come voglio e ho intenzione di farlo nel modo più brutale." schernì per poi concludere la frase marcando le ultime mordaci parole come se fosse intenzionato a scalfirle sulla sua pelle sotto forma di promessa.
Lila annuì e all'improvviso, con uno scatto, mandò all'aria il suo bastone spingendo il ragazzo a terra contro l'asfalto della banchina. Il sacco dei rifiuti ricadde al suolo disseminando oggetti, mentre la sua mazza, impugnata in orizzontale, spingeva contro la gola del biondino inchiodandogli la testa al suolo.
"Vuoi la brutalità, Generale?" Rudy era diventato paonazzo cercando irrimediabilmente di liberarsi ma stava lentamente soffocando sotto il metallo divenuto caldo contro il suo stesso calore corporeo. "Sono pronta a dartene un assaggio qui e ora." Lila fece un cenno con il capo mentre lo teneva bloccato restando a cavalcioni su di lui.
Rudy tentò di divincolarsi, recalcitrante e con una ferrea e violenta determinazione, e malgrado la presa salda un colpo basso fece vacillare la cacciatrice il chè gli diede l'opportunità di districarsi dalle sue grinfie. Afferrò le estremità del bastone e lo ruotò su sé stesso facendole incrociare le braccia.
Lila aggrottò la fronte, ma prima che potesse fare qualcosa una spinta la mandò a terra e sta volta fu il ragazzo a torreggiare su di lei inchiodandole le gambe con le sue.
"Mi sottovaluti, Hazon."
Ma una testata sul naso cancellò il suo ghigno momentaneo.
Rudy gemette afferrandosi il naso sanguinolento e dolente, ebbe giusto il tempo di vedere un calcio dritto verso il suo stomaco che si dovette ripiegare in due e gemere ancora per il dolore.
"Psicopatica del cazzo." imprecò e stava per proseguire con una lunga ed eloquente serie di improperi, quando si accorse che come la sua lingua era sciolta così anche il piede della cacciatrice, pronto a sferrare una carrellata di calci. Fortunatamente aveva riacquistato un minimo di lucidità e riuscì a deviarlo parando il colpo con il bastone abbandonato lì vicino. Lila barcollò ed indietreggiò. Se le aveva fatto male non lo dimostrò affatto; Rudy cominciò a trovare a dir poco raccapricciante come, anche mentre combatteva, il suo volto era estremamente lapidario. Rudy si alzò, una piccola folla si era adunata intorno a loro smettendo di lavorare per godersi lo show gratuito. La polizia scalpitava con i manganelli e i fischietti alle bocche per rimettere tutti al loro posto.
Distratto da ciò Rudy per poco non vide arrivare il colpo con la mazza di metallo, ma lo parò appena in tempo in un approssimativo gioco di scherma.
Parata, parata, affondo.
Un approssimativo gioco di scherma in cui Lila stava avendo la meglio e Rudy stava continuando ad indietreggiare come fosse in balia di un tornado.
Non voleva davvero ucciderla, non era un assassino.
Ma non si poteva dire lo stesso di Lila.
Non si poteva dire niente di lei. Quel che provasse, se effettivamente provasse qualcosa rimaneva un oscuro arcano.
Ad un certo punto Rudy rigirò la mazza, in modo tale da tenerla per la lama affilata e con un colpo ben assestato la colpì in testa. Non seppe neppure lui da dove aveva acquisito quella velocità di movimenti; forse l'allenamento intensivo che la caccia al cacciatore gli stava procurando stava dando i suoi frutti, infondendo nell'allampanato ragazzo un che di velatamente temerario.
Per la prima volta Lila vacillò, si portò una mano al capo e le sue dita sorprendentemente si tinsero di scarlatto.
Rudy sgranò appena gli occhi, serrando la mascella.
L'aveva ferita.
Il suo battito prese ad accelerare incontrollabilmente, colto da un'inspiegabile angustia che gli fece - per un microscopico istante - corrugare la fronte sotto la spinta del rimorso. La presa sull'arma fu allentata, ma non il fervore bellico che animava la ragazza, che come un puma si avventò su di lui con tanto di lama sguainata, reggendo il bastone per l'estremità più vicina alla punta. Placidamente affondò nella pelle pallida e sensibile del collo del ragazzo, vittima di quell'assalto che con tanto di rincorsa non aveva dato il tempo di ripresa sufficiente a bloccarlo.
Rudy percepì l'acume che non arretrava. Temeva lo avrebbe perforato davvero, temeva che la sua carotide sarebbe stata tranciata di netto in un lampante e inavvertito movimento. E invece Lila si arrestò dal dargli il colpo di grazia.
Perché, disteso sotto di lei, Rudy aveva proteso ugualmente la lama contro di lei. Le vene sul dorso della mano risaltavano vive mentre egli rinsaldava la stretta su quell'arma improvvisata.
"Touché" mormorò, occhi di giada che affondarono nei freddi lapislazzuli dormienti annullando ogni traccia di campo visivo. I loro sguardi erano noti per le loro proprietà dissociative, derealizzanti, ma in quel momento di assoluta vicinanza sarebbe potuto precipitare un meteorite e quei due non se ne sarebbero accorti talmente tanto avvolti nell'enegia l'uno dell'altra. E inconsciamente gli occhi di Rudy avevano acquisito un po' della sua spietatezza e della sua freddezza.
Entrambi immobili, con le lame alla gola, si fissavano impenetrabili, lapidari, senza alcuna espressione se non quel baluginio che oscillava nel pathos.
Poi arrivarono i poliziotti e finalmente furono separati.
[...]
Seduti su un muretto, l'uno accanto all'altra, nessuno dei due fiatava. Del turbinante ciclone che aveva rappresentato la loro disputa a suon di arronzati colpi di scherma, non era rimasta che una bruma densa e tranquilla. Attorno a loro i detenuti si davano lentamente da fare con le pulizie, supervisionati dalle guardie, una delle quali a pochi metri teneva prudentemente d'occhio i due ragazzini aggressivi e sanguinolenti, ammaccati e impolverati.
Immerso in un silenzio ponderante, Rudy stringeva il fazzoletto macchiato da un vivido rosso che lentamente mutava in marrone; il naso stava continuando a sanguinare copiosamente nonostante fossero passati ben più di quindici minuti. Accanto a lui la busta della spazzatura si riempiva, si, ma dei suoi rifiuti sanguinolenti. Finiva un fazzoletto e ne cominciava un'altro, ormai credeva di essere sul punto di morire dissanguato. Alla sua sinistra Lila si teneva del ghiaccio sulla testa, generosamente offerto da uno dei poliziotti assieme ad un fazzoletto di stoffa. Non era ridotta poi così male, si era appena appena sbucciata la testa, per il resto era solo un semplice bernoccolo.
Rudy tirò su col naso gettando il fazzoletto usato nella busta per trarne un altro, l'ennesimo.
"Lo sai, non volevo arrivare a questo. Ma la prima volta che ti ho vista non avevo capito che avrei avuto a che fare con una selvaggia troglodita."
"Le vuoi prendere ancora?" domandò in un mormorio Lila, si teneva la testa sul palmo della mano, curvata in avanti, con il gomito sulle ginocchia e le gambe penzolanti.
"Tsk...lo vedi. Per te tutto si risolve con le mani, non sai dialogare." biascicò con voce nasale, il fazzoletto serrato con una mano mentre l'altra si profuse in un gesto di frustrazione poco prima che la chiudesse a pugno.
"Smettila di sparare cazzate."
"E' così."
"Il dialogo per te costituisce concordare con le tue idee del cazzo." sibilò scoccandogli un'occhiataccia sbilenca.
Silenzio.
"E' tanto assurdo quello che chiedo? Dare giustizia a mio fratello è tanto sbagliato?" domandò evidentemente non retoricamente eppure non ricevette risposta.
"Sono trascorsi tre mesi e... e l'FBI non ha fatto nessun progresso, niente di niente!" continuò con voce leggermente incrinata mentre manteneva prudentemente lo sguardo a terra "Continuano a dirmi di aspettare o che ci stanno lavorando. Ogni stupido venerdì è sempre la stessa canzone."
"Dimmi Lila, è da egoisti voler trovare il responsabile? Dar lui ciò che si merita? Mettere fine al dolore che sta provando la mia famiglia ogni singolo giorno da quella fottutissima mattina?" e fu allora che Rudy sollevò lo sguardo su di lei, cercando i suoi occhi come non aveva mai fatto, cercando in lei anche un solo barlume di umanità che lo rasserenasse dal pensiero di essere patetico anche solo per essersi esposto così tanto. Occhi colmi di disperazione, di dolore.
Ella non rispose, non lo guardava neppure.
"Ma non ha più importanza ormai." si acquietò ancora, il suo tono si ridusse ad un sussurro. "Terminati i lavori sociali non ti cercherò mai più e manterrò il tuo segreto. Tanto qualunque cosa io faccia non aggiusterà mai niente, non ci restituirà Eddie."
Rudy fece per allontanarsi quando finalmente la sua spettrale voce ruppe il silenzio.
"Com'è successo?"
Il ragazzo si voltò con un sopracciglio inarcato. "Cosa?"
"Lui...com'è morto?"
E dopo aver arrancato tanto, quel barlume sbucò dalla tetra aura di Lila Hazon, come una sorgente d'acqua che in piccole gocce compare da sotto terra dopo aver scavato a lungo a mani nude. Rudy non poté che rimanere sbigottito da quella scoperta e per un istante di troppo rimase a fissarla con la bocca schiusa.
Si risedette stringendo la mascella.
"E' stato tutto a causa di una persona e i guai che si portava dietro." Guardava fisso davanti a sè. "Angél Nava ha premuto il grilletto, ma non era Eddie il destinatario della pallottola."
Lila apparì intenta e in ascolto a quell'infausto racconto.
"La rovina porta il nome di Lexi Wolfe."
E cominciò a raccontare. "Era stata accusata di aggressione aggravata e tentato omicidio, mio padre era il suo legale. Ma c'era qualcosa di losco in quella faccenda, una sotto trama di cui solamente Eddie e Lexi erano al corrente. La ragazza che l'aveva denunciata, Darleen Forrest, aveva programmato l'aggressione e poi aveva recitato la parte della vittima. Eddie scoprì il motivo."
"Vendetta."
"Si. Non si sa come credevano tutti che Lexi fosse responsabile dell'omicidio di Chantal Velazquez, avvenuto l'anno prima, ma Eddie si è occupato di quel caso e non c'erano prove, non era possibile che lei fosse colpevole."
"E cosa c'entra Angel Nava?"
Rudy emise un verso di scherno. "Lui e Chantal stavano insieme. Voleva che Lexi pagasse per questo e quando la verità venne a galla era troppo tardi."
Fece una pausa.
"Entrò in quella scuola e puntò la pistola contro Lexi. Solo che..." la sua voce ebbe un tremito e immediatamente cercò di nasconderlo. Voltò la testa dall'altro lato deglutendo.
"Lui si è messo in mezzo." finì Lila al posto suo abbassando il capo.
"Non avrebbe dovuto."
I due rimasero ancora in silenzio. In un reverente silenzio.
"Ma non capisco perchè te lo sto dicendo, non siamo mica diventati amici." si alzò di scatto ottenendo un'occhiata ben poco colpita da quel ritorno allo sprezzante Rudy imbevuto di arroganza. Ma era ovvio anche al più stolto degli uomini che la sua era solo una maschera che andava indossata alla svelta prima che le lacrime deturpassero il suo volto.
"Vado a pulire l'altro lato così non devo vedere la tua faccia di cazzo."
"Fermo." e malgrado tutto quella singola parola ebbe l'effetto di un ordine impartito ad un cane.
Rudy si voltò con un sopracciglio inarcato, in attesa che continuasse.
Dal suo canto Lila mantenne lo sguardo basso sul ghiaccio che si rigirava tra le mani.
"Mercoledì alle cinque a casa tua. Passerò ad aggiornarti su quello che ho trovato." borbottò senza rivolgergli neppure uno sguardo per poi alzarsi e rimettersi a lavoro nel punto più lontano possibile.
Rudy fu colto da una momentanea pulsazione all'occhio sinistro, un inquietante tremolio dettato dalla rabbia. "Mi stai dicendo che stai lavorando al caso?"
"Si."
"E da quando?"
Lila infilzò un pannolino sporco scrutandolo un momento per poi rispondere. "Da qualche settimana ormai."
Rudy sgranò gli occhi.
Corrispondeva più o meno a quando si era presentato al suo cospetto pregandola di accettare quel caso, attraversando numerose traversie per ottenere uno stupito cenno d'assenso. E lei gli stava dicendo che ci stava già lavorando?
"Tu..." mormorò a denti stretti con un'espressione incupita. " Brutta stronza, io ti ammazzo!"
Ma prima che potesse lanciarsi in una nuova rissa ella frappose con nonchalance il bastone con il pannolino infilzato a mo' di spiedino tra loro e scosse voluminosamente la testa.
18/04/2024
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