'Chiave: verità e menzogna' di SlyCooper17
Grado Gemma: Rookie
Titolo: Chiave: verità e menzogna
Autore: SlyCooper17
Genere: Avventura
Sottogenere: Thriller
Stato: Completa – Parte di una serie
Rating: Verde
TramaPip vive con i genitori in un piccolo villaggio del Vietnam e in seguito a un doloroso lutto entra in possesso di un misterioso flauto. Questa scoperta è l'inizio di un lungo viaggio verso Londra, durante il quale lui e la madre saranno coinvolti in una fitta rete di inganni e tradimenti. Il rapimento di uno dei due fa da preludio, nella caotica Roma, all'entrata in scena della famiglia Bacco. Uno dei suoi componenti nasconde un segreto che porterà a inevitabili conseguenze.A Mestre un giovane e intraprendente giornalista scopre questo sconvolgente scheletro nell'armadio ed è disposto a tutto per renderlo pubblico, finendo in una spirale di violenza e corruzione.Gira la chiave, apri la porta e tuffati in un mondo in cui la verità è celata in un cumulo di brucianti menzogne. Amori, intrighi e segreti sono i protagonisti di un'opera in cui tre storie si svolgono in parallelo e s'intrecciano tra loro, dando vita a un'avventura unica.
SlyCooper17!
Com'è nato Chiave?
Tutto è cominciato nel 2012, quando un mio amico mi ha proposto di inventare una storia ambientata in Vietnam. Subito non volevo perché avevo già in testa un'altra storia, però poi ho deciso di inventare il personaggio di Pip. Dopo tre mesi mi sono reso conto che le avventure di questo coraggioso ragazzo avevano del potenziale e ho cominciato a metterle per iscritto. Dopo il primo capitolo (carattere 24, venti pagine su Word) mi sono sentito fiero del mio lavoro. È lo stesso orgoglio che ho provato dopo la fine del primo volume di Chiave. Chi l'avrebbe mai detto che ci sarei riuscito? Io no. Pensavo che fosse un passatempo passeggero, invece si è trasformato in una vera e propria passione che mi tiene vivo. Nell'agosto del 2014, dopo varie pause (anche durate settimane!) ho concluso l'ultimo capitolo. Ho tirato un sospiro di sollievo e mi sono emozionato, specialmente nell'ultima scena. In quel momento tutte le ore passate davanti a una pagina di Word hanno avuto un senso. A luglio del 2015 ho deciso di condividere la mia fantasia su Wattpad, che ho conosciuto grazie a mia cugina.
Il mio intento è indagare la nostra società. L'animo umano è un campo di battaglia in cui ogni giorno si scontrano Bene e Male. L'uomo è un essere disposto a tutto per ottenere ciò che vuole: usa la menzogna come strumento per i suoi scopi e si nasconde per non distruggere ciò che ha costruito. È egoista e si muove nell'ombra per ottenere prestigio, soldi e amore. Con il passare del tempo, però, il castello di bugie rischia di crollare e a quel punto ogni azione ha una determinata conseguenza.
È questo il motivo che mi ha spinto a scrivere Chiave. Ogni giorno al telegiornale è raccontato l'orrore umano e voglio indagarne le cause. Non sono pessimista, sono solo un ragazzo che vuole scoprire il confine tra verità e menzogna e con le avventure di Pip, i segreti della famiglia Bacco e le inchieste di Damiano credo di esserci riuscito.
Altre opere
Wattpad – Le Origini: è un servizio di scambi di lettura molto particolare ed elettrizzante, di sicuro il più innovativo della piattaforma. È uno spazio in cui si premia la lealtà nei confronti dei propri compagni. Il motto del servizio è "Tratta le storie degli altri come vorresti fosse trattata la tua e sarai premiato".
Secondo Sly: È un sevizio di recensioni in cui giudico le storie che si iscrivono. Cerco sempre di analizzare ogni testo da un punto di vista prettamente soggettivo, anche se tengo molto ad aspetti oggettivi come la grammatica. Prendo in considerazione soprattutto le storie che hanno meno letture: ciò perché voglio dare una possibilità a chi ha appena cominciato a scrivere oppure non è stato ancora notato nel mare magnum che è Wattpad.
Chiave: il lato oscuro della luce: è il sequel del primo volume della mia trilogia.
Estratto: flashback del capitolo Un'attrazione fatale (parte seconda)
Aura si appoggiò alla parete in legno e sbirciò oltre la porta. Suo marito era nel letto, sembrava che dormisse.
Sorrise; finalmente si stava riposando.
Si ritrasse, ma con le dita sfiorò l'uscio, che provocò un fastidioso cigolio.
"Pip!" esclamò all'improvviso Nick, aprendo di scatto gli occhi.
"Pip!" ripeté, guardandosi intorno e aprendo le braccia che stavano fendendo l'aria.
Aura sospirò ed entrò nella stanza. "Nostro figlio non è ancora arrivato. Sarà qui tra poco, il sole sta tramontando."
A quelle parole, Nick chiuse gli occhi per impedire alle lacrime di uscire. "Voglio parlare con Pip, ora... Dove sei? Pip! Pip!"
"Nick, calmati!" lo rassicurò lei. Gli si avvicinò e accarezzò la sua mano destra. "Pip sta tornando da lavoro, arriverà presto!"
A quel contatto lui si tranquillizzò, in parte.
Cominciò ad alzare e abbassare il petto, come per inglobare tutta l'aria possibile. "Quando? Io... non riuscirò più a parlare con lui..."
Le sue parole erano impastate dalla saliva e dal sudore che calava veloce dalla fronte.
Aura scosse la testa. "Ti sbagli, amore mio. Ti basterà aspettare solo qualche minuto e..."
"Ho paura, Aura" la interruppe lui, con un tono misto tra il serio e il disperato. "Temo di star per morire. Me ne sto andando e... sai qual è la cosa peggiore? Che non ho neanche il tempo di parlare con mio figlio..."
Lei cercò di rassicurarlo strofinandogli la mano. "Ma cosa stai dicendo? Stamattina la febbre si è abbassata. Hai già vissuto un'esperienza simile in passato e ne sei uscito più forte di prima. Questa volta accadrà lo stesso, fidati!"
Lui scosse la testa e le sue labbra bianche si schiusero in una risata nevrotica. "Quanto vorrei che avessi ragione!" Il petto si alzò e si abbassò sempre più velocemente, fitte lancinanti lo stavano attanagliando. "Ho l'impressione che il mio cuore sia preso a sforbiciate. Si sta rimpicciolendo, accartocciandosi su se stesso. I miei arti tremano e sembrano muoversi da soli, percorsi da brividi di freddo da cui non mi posso coprire perché provengono dall'interno. La mia vista è così annebbiata che... non riesco neanche a vedere i tuoi occhi di cui mi sono tanto innamorato. Non posso scorgere nulla, solo chiazze bianche in un mondo di oscurità..." Serrò le palpebre e con la sua voce spezzata e affaticata concluse: "Mi sto arrendendo, come una fiamma nella bufera."
Aura si mise una mano davanti alla bocca, sconvolta.
Prese una sedia e si sedette vicino a lui. Non sapeva cosa dire, ogni parola sarebbe stata superflua davanti all'ignoto, al grande mistero della morte.
Gli strinse di nuovo la mano, incurante della pelle raggrinzita. "Io non ti abbandono. Ti accompagnerò in questo ultimo viaggio, come sempre. Finora sei sempre stato tu a sostenere me, ora lascia che sia io ad affiancarti."
Il marito osservava il soffitto con gli occhi sgranati, così vitrei che sembravano vetri puliti.
Aura gli accarezzò una guancia. "Pregherò gli dèi che ti possano sostenere lontano da me. Non sei e non sarai solo, ricordalo sempre!"
Sul volto pallido del marito comparve un sorriso che somigliava a un ghigno di derisione. "Gli dèi? Non esistono, sono solo delle proiezioni che gli uomini si sono inventati per ottenere conforto nei momenti del bisogno. Sono delle stupide statuine costruite per spillare soldi ai deboli di cuore. Sono..."
Non continuò la frase.
La sua testa si alzò di poco e con il braccio libero indicò la parete davanti a sé, fremendo dal dolore e con uno sforzo sovrumano. "Dopo la morte non c'è nulla, solo il vuoto, l'eterno, la non vita. Diventerò cibo per i vermi, polvere per la terra. La morte è là fuori e attende solo me. Io... non posso lasciarla aspettare. Devo andare, è arrivata la mia ora..."
Gli occhi erano così sgranati che gli stavano per uscire dal volto e dalla mandibola aperta non smetteva di emettere l'ossigeno che conteneva nel corpo, come se volesse perdere ogni elemento che lo rendeva vivo.
Aura si allontanò di scatto, spaventata da quella reazione. Sembrava che il suo corpo fosse preda di continui fremiti, convulsioni incontrollabili.
"Ti prego, Nick, smettila!" urlò in preda al panico.
Stava delirando, non era più in sé. Lui aveva sempre onorato gli dei, senza mai dubitare della loro esistenza. Come poteva, in punto di morte, negare tutto?
"Gli dei non esistono, altrimenti non ci avrebbero maledetto con questa vita di sofferenza. È una punizione, una pena che dobbiamo portare avanti per tutti i nostri errori. Il nostro destino era già scritto e noi abbiamo osato cambiarlo, distruggerlo, deformarlo. Abbiamo intrapreso un cammino irto di spine e ora i nostri piedi stanno sanguinando, mi stanno conducendo nell'aldilà, lontano da qui, da te, da Pip."
Aura aggrottò la fronte e lo guardò sempre più incuriosita. Quel riferirsi a se stesso e poi agli altri la stava stordendo. Da giovane passava ore intere ad ascoltare assorta i suoi discorsi che sembravano complicati, ma lui li rendeva semplici. Vederlo in quelle condizioni, quindi, era un supplizio. Se ne stava andando non solo il suo corpo, ma anche il suo cervello, la sua mente. Non poteva perderlo, non se lo sarebbe mai perdonato.
Si avvicinò al letto e, con decisione, gli bloccò un braccio. "Ora basta piagnucolare! Tra poco tuo figlio sarà qui e potrai parlargli, dirgli tutto ciò che vuoi. Devi però stare calmo, Nick!"
Lui cominciò a tranquillizzarsi: appoggiò la sua testa sul cuscino e lasciò cadere gli arti sul letto.
Gli occhi stanchi roteavano come biglie sul ghiaccio.
Il respiro iniziò a stabilizzarsi, inspirando ed espirando a intervalli regolari.
Aura tirò un sospiro di sollievo e si sedette di nuovo. "Se posso permettermi, cosa vuoi dire a Pip?"
Aveva l'impressione che non desiderasse solo dirgli addio.
Il marito spiegò con voce tremante: "Devo parlargli del flauto."
A quelle parole Aura si alzò di nuovo, trascinando la sedia sul pavimento.
Si passò una mano sulla fronte sudata e cominciò a guardare dovunque, ma non il letto. "P-Perché?"
"Non ti ricordi?" chiese lui, d'istinto. "Abbiamo stabilito che in caso di emergenza gliene avremmo parlato." Agitò un braccio, confuso. "Dove sei?"
"Sono qui" spiegò Aura, sedendosi di nuovo vicino a lui.
Quel flauto era riemerso all'improvviso dalle macerie del suo passato e sapeva che aveva la forza di distruggere il suo presente.
"E... cosa gli dirai, di preciso?" tentò di sapere, circospetta.
Lui rispose con tranquillità: "Quello che abbiamo stabilito anni fa, la sera in cui l'hai ricevuto."
Aura annuì; nominare il flauto aveva aperto un cassetto della sua mente che credeva di aver chiuso per sempre buttando la chiave. In quel momento era costretta a riprenderla, a cercarla nei meandri del suo inconscio.
Si alzò per l'ennesima volta, titubante. Non poteva sopportare un peso così grande. "Prima o poi mi chiederà come siamo entrati in possesso del flauto. In quel caso cosa diamine gli risponderò?"
Lui schiuse le labbra bianche in una smorfia ovvia. "Gli racconterai qualsiasi cosa, tanto ti crederà, anche se si trattasse della storia più assurda del mondo. Lui si fida di te!"
"Appunto!" rimbeccò Aura, agitata. "Non voglio che smetta di credere in me." Dopo un attimo di silenzio, continuò: "Sono sua madre, non posso mentirgli."
Dalla bocca di Nick uscì una risata stizzita. "Ah sì? È da quando l'abbiamo concepito che gli mentiamo negandogli la vita che gli spetta di diritto. Lo inganniamo da sempre, tutti i giorni, dal primo saluto al mattino all'ultimo bacio la sera."
Aura rimase immobile, indifesa. Aveva ragione, ma non avevano avuto alcuna soluzione. Quello sul letto non era suo marito, era il suo lato oscuro, la bocca della verità, la stessa che lui aveva voluto far tacere tutto quel tempo, la sua coscienza che reclamava giustizia.
Si morse la lingua e poi continuò, inviperita: "Eravamo in due, Nick, non dimenticarlo mai. Io ho sempre supportato ogni tua decisione, ti ho seguito contro tutto e tutti, anche contro ciò che mi avevano sempre insegnato. Non me ne sono pentita per neanche un istante perché ti ho sempre amato." Cercò di calmarsi e domandò, allargando le braccia: "Non sarebbe più semplice raccontargli tutta la verità? In fondo è grande, ha tredici anni ed è abbastanza maturo da capire la ragione di certe scelte."
"No!" urlò il marito, spaventato. "No!" ripeté, in un assalto d'ira. "No!" replicò, con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.
"Va bene, ho capito, ora calmati!" esclamò Aura, che si era pentita subito di avergli posto quella domanda.
Il marito chiuse le labbra e avvicinò le braccia al bacino.
"Sai cosa odio del sangue?" domandò Nick con voce atonale. Aura si sedette e lui continuò: "Che tu hai la possibilità di sputarci sopra, di bruciarlo, di distruggerlo, ma non puoi perché annienteresti anche una parte di te." Inspirò a pieni polmoni e poi espirò. "Se Pip sapesse la verità, non odierebbe solo noi due, ma anche se stesso, il suo sangue, la sua vita." Scosse la testa e parlò con tono disperato: "Non voglio che lui si riduca come me..."
Dai suoi occhi vitrei uscirono piccole lacrime che scorrevano come gocce su vetri appannati.
Aura annuì, abbassando lo sguardo. "Come vuoi."
"Un'ultima cosa" terminò lui, girandosi verso di lei con fare teatrale. "Durante il viaggio verso Londra, diffondi il cognome di Pip il meno possibile e solo in caso di emergenza, come per esempio la prenotazione di una camera in albergo o di un biglietto del treno. Nessun altro deve esserne informato, soprattutto la polizia."
Aura si appoggiò sullo schienale della sedia. "Ora stai esagerando. Solo in Vietnam più di mille persone portano lo stesso cognome di Pip. Non c'è alcun pericolo."
Nick tornò a guardare il soffitto e chiuse gli occhi, trafitto da acuti dolori. "La prudenza non è mai troppa, dovresti saperlo."
"Mamma, sono arrivato!"
Aura si girò di scatto. Suo figlio era appena entrato in casa.
Si alzò. "È arrivato Pip, vado a salutarlo e a dirgli che gli vuoi parlare."
Si voltò e uscì dalla camera.
Si trovava sull'uscio della stanza, quando Nick la richiamò: "Aspetta. Promettimi che i segreti del flauto sono al sicuro."
Lei si appoggiò allo stipite della porta e annuì. "Me li porterò nella tomba."
Citazioni
Commento
Ho pensato a lungo prima di candidare la mia storia, tempo fa: "E se venisse rifiutata? E se non fosse così originale?"
Dopo giorni interminabili di riflessione, ho preso la mia decisione e mi sono messo in gioco perché ero convinto che la mia storia avesse un grande potenziale.
Il primo volume di Chiave è originale perché, a differenza di altre storie, ha tre storyline parallele. La prima comincia nel primo capitolo, la seconda nel dodicesimo e la terza nel tredicesimo capitolo. Da lì in poi in ogni capitolo porto avanti le tre storyline, che man mano si intrecciano.
Tengo molto al mio lavoro; per me è come un bambino e voglio che cresca al meglio. Per questo motivo da più di un anno ho avviato un'accurata revisione: i capitoli revisionati si distinguono da quelli non revisionati perché sono divisi in parti. Non so quanto impiegherò a rileggere, correggere e riscrivere quasi ogni capitolo, ma ci riuscirò.
Rapido estratto della nostra valutazione! (Potete trovare la recensione completa in "Recensioni Brillanti").
Correttezza grammaticale: la grammatica presente nel testo risulta essere buona; per quanto riguarda i capitoli iniziali, gli errori presenti nel testo sono quasi del tutto assenti. L'impegno dedicato è notevole, e lo si può vedere dal risultato.
Narrazione: riprendendo ciò che abbiamo detto prima, la lettura è abbastanza fluida, almeno nella parte revisionata, perché non sono presenti molti errori di grammatica, ciononostante procede un po' lenta e abbastanza piatta, quasi apatica. Le emozioni non vengono analizzate benissimo perché sebbene si cerchi di dare sensazioni ai personaggi, non si riesce a mantenere l'empatia con essi durante la lettura.
Analisi completa delle tematiche: anche questo punto presenta gravi mancanze, dovute tutte per lo più al fatto che, a causa della velocità, non si riesce a sviluppare bene tutte le tematiche che sarebbero potute emergere da un racconto così lungo. Sicuramente di spicco è il tema del viaggio, così comune nelle storie fantasy ma che qui ha una svolta piacevole: non si tratta più della ricerca di qualche oggetto che va ottenuto per fare qualche impresa eroica, più di un viaggio atto per sbarazzarsi qualcosa di pericoloso.
Originalità: l'originalità è forse il punto forte di questa storia, non solo per la natura del viaggio, come detto prima, totalmente differente dagli altri, ma anche per l'ambientazione particolare. Certo, se questo aspetto fosse stato analizzato e curato meglio, l'originalità sarebbe parsa più palese, ma in ogni caso il fatto che tutta la storia inizia in Vietnam è sicuramente innovativo.
Analisi delle falle: uno dei maggiori punti dolenti, per quanto ci dispiace dirlo, è forse questo: la storia è abbastanza piena di incongruenze e di pezzi mancanti che l'hanno resa un pochino vuota di contenuti e le hanno tolto spessore.
Caratterizzazione dei personaggi: per quanto ci dispiaccia dirlo, la caratterizzazione dei personaggi non è proprio ben fatta, perché questi hanno poco approfondimento, e la maggior parte delle volte sono incoerenti con sé stessi; non sei riuscito a dare loro caratteristiche peculiari che li faccia rimanere nella mente del lettore anche a distanza di tempo, soprattutto perché agiscono in un modo molto differente da quello che invece dicono.
Coinvolgimento emotivo: il coinvolgimento emotivo è molto scarso, le emozioni vengono indicate, ma molto approssimativamente, tanto nel capitolo in cui Pip perde il padre quanto nella scena in cui la madre viene nuovamente assistita dai medici. Non si approfondiscono il dolore, la disperazione, la sofferenza che il ragazzo, un semplice dodicenne orfano di padre, è costretto a vivere nel vedere la situazione precaria della madre.
Breve recensione della copertina: sicuramente i colori vividi e accesi di questa copertina funzionano per attirare lo sguardo di un potenziale lettore e la disposizione corretta e non confusionaria degli elementi che andremo ad analizzare funziona per comprenderla subito. Forse un maggior ordine all'interno della disposizione avrebbe permesso al lettore di distinguere meglio il titolo e leggerlo più chiaramente, ma come impatto iniziale pensiamo che possa andare bene.
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