19
Poco dopo si trovarono dentro l'abitazione della coppia e Jeffrey fece appena in tempo a posare il sacchetto unto che stringeva in una mano e che conteneva dei croissant, prima di essere travolto dall'entusiasmo di Lily, che gli corse incontro, saltandogli al collo, come se non lo vedesse da anni quando, invece, si erano incrociati fino al giorno prima in agenzia.
-Jeffrey!- trillò la donna. -In casa nostra! Finalmente!- continuò a dire, saltellando a destra e a manca. Il suo ospite deglutì sonoramente e tentò di ricambiare l'accoglienza calorosa con un sorriso.
C'era un altro motivo importante per cui Jeffrey non si permetteva di frequentare la coppia più di tanto fuori dal lavoro: Lily assomigliava in modo spaventoso a Theo.
I due non erano imparentati, ma entrambi erano bassini, con gli stessi occhi scuri, una corporatura simile che si differenziava soltanto nelle forme appena un po' più morbide di Lily. Come Nate, entrambi si ostinavano a sfoggiare lo stesso look punk-rock un po' demodé e, come se non bastasse, la giovane aveva continuato a portare i capelli decorati, dai riflessi lilla, esattamente lo stesso colore che aveva avuto Theo durante il periodo in cui i due uomini si era frequentati, prima che tagliasse i ponti con lui, si tingesse di biondo, cambiasse aspetto, per poi sparire dalla circolazione.
In poche parole, per Jeffrey, trovarsi in compagnia di Lily Thompson era un po' come vedersi girare intorno una versione femminile di Theo e non riusciva a restare del tutto indifferente a ciò, mentre in ogni suo gesto rivedeva l'altro e gli tornavano alla mente ricordi che facevano ancora male, dato che non era riuscito a rassegnarsi all'idea di avere perso il suo amore.
-La colazione- disse Nate prendendo posto attorno all'unico tavolino presente nel caravan. -Devi farti perdonare qualcosa?- gli chiese atono, tirando fuori un croissant e dandogli un grosso morso. Jeffrey gli sorrise, ma distolse lo sguardo da lui, mentre Lily lo invitava ad accomodarsi, continuando a piroettargli intorno, per poi abbandonarlo di colpo e correre a preparare del caffè.
-Hai dormito, stanotte?- gli chiese Nate, dopo avere deglutito sonoramente e l'altro si sforzò di ricambiare il suo sguardo.
-Un po'- rispose Jeffrey, stringendosi nelle spalle.
-Sei qui per darci il benservito? Licenziarci?-
-Cosa!- urlò Lily e il loro ospite piegò il capo da un lato, soccombendo all'onda d'urto delle sue grida.
-Ma come vi viene in mente?- domandò.
-Beh- fece Lily, picchiettandosi il mento con un dito; gli volse le spalle e tornò a preparare il caffè. -Ultimamente non sei stato molto carino con noi. Anzi!- aggiunse tornando ad alzare la voce e girandosi verso di lui, puntandogli contro un dito accusatore. -Sei stato proprio brutto! A malapena c'hai rivolto la parola-
Nate scosse la testa e continuò a mangiare in silenzio.
-Tu non hai nulla di cui accusarmi?- gli chiese Jeffrey con un sospiro e l'altro si fermò dal masticare, trattenendo il boccone tra i denti, rivolgendogli una lunga occhiata eloquente.
-Che c'è?- insistette Jeffrey e Nate scosse la testa.
-Ti stai comportando come mi aspettavo che facessi- si decise a rispondere l'uomo. -E quindi continuerò ad aspettare-
-Cosa?-
-Che tu sia pronto a lasciarti il passato alle spalle- rispose Nate e riprese a mangiare.
Jeffrey percepì gli occhi farsi lucidi e si trattenne con tutte le proprie forze per non mostrare la propria debolezza ai due; non voleva metterli a disagio iniziando a piangere come un bambino. Neanche da ragazzino si era mai concesso reazioni di quel tipo, sia perché, appunto, reputava scortese piangere davanti ad altri e metterli in difficoltà su come avrebbero dovuto reagire, trovandosi di fronte il manifesto dolore altrui, sia perché la trovava una cosa davvero poco da persona "forte".
Prese un croissant dalla busta e gli diede un morso con aria assente, senza percepirne il sapore sulla lingua; era un po' come masticare qualcosa che aveva la consistenza della carta, croccante, ma che diventava molle sulla lingua, a contatto con la saliva, impastandogli la bocca. Si sentì abbracciare da dietro e Lily gli diede un bacio su una guancia, rendendogli ancora più difficile trattenersi dal cedere all'emozione. Le girò il croissant e lei gli diede un morsetto, e poi un altro bacio alla sua guancia destra e Jeffrey si trovò a sospirare sconfitto.
-Non tornerà- mormorò, cedendo del tutto il dolce alla giovane.
Nate scosse la testa mentre la macchinetta del caffè richiamava l'attenzione di Lily, annunciando con un bip che la bevanda era pronta per essere consumata.
-Tornerà. Torna sempre. Domani? Tra un mese? Tra dieci anni? Questo non te lo so dire-
-Voi... avete avuto sue notizie?-
-No- disse Lily con voce morbida, ponendogli sulla superficie del tavolo, tra le mani, una tazza di caffè, e gli diede un altro bacetto. -Ma questo non vuol dire che gli sia successo qualcosa. Devi stare tranquillo. È Teddy, sta continuando con la sua vita...-
-E tu dovresti continuare con la tua- concluse per lei Nate.
La donna annuì, senza avere il coraggio di ricambiare lo sguardo da cucciolo bastonato di Jeffrey, e servì il caffè anche al compagno, per poi sedersi anche lei con loro, sorseggiando con cautela il proprio, prestando attenzione a non bruciarsi la lingua.
-Sul serio, Jeff- disse Lily, sforzandosi di dire ciò che pensava. Era difficile farlo, soprattutto perché era consapevole di quanto male avrebbero potuto fare le sue parole. Fin da quando avevano incominciato a frequentarsi, Lily aveva visto in Jeffrey e Theo qualcosa di davvero bello, la possibilità di un "per sempre" fatto di tanta complicità e amore, nonostante conoscesse bene il suo amico e avrebbe dovuto immagine che, anche quella situazione, alla fine, avrebbe potuto fare sentire Theodore abbastanza in gabbia da porre fine alla sua relazione con Jeffrey.
E proprio così era andata a finire, con grande rammarico di Lily, che percepiva Jeffrey come una persona in grado di dare tanto amore, forte di una pazienza sconfinata e per nulla meritevole di essere privato della felicità a quel modo.
-Ho fatto sesso con Daniel. Daniel Clark- disse Jeffrey, con gli occhi fissi sul caffè.
-Il nostro Daniel? Il tuo assistente?- domandò Lily allibita e l'altro si limitò ad annuire.
-Bene- disse Nate, recuperando un secondo croissant dal sacchetto di carta.
-Non hai altro da dire?- gli chiese l'altro, con scetticismo, rivolgendogli uno sguardo di sottecchi. L'uomo si strinse nelle spalle e si concentrò a inzuppare il croissant nel caffè.
-Devi riprendere a frequentare altri, Jeff. Daniel... o chi per lui. Daniel è carino, sembra un tipo okay. Non ti piace? Trovati qualcun altro. Ma smettila di aspettare Theo- e morse il croissant, sbrodolandosi un po' il mento con il caffè. Lily gli porse un tovagliolino di carta e trasse un profondo respiro.
-Anche se dovesse tornare, un giorno, tu hai il diritto di essere felice ora, Jeff...- disse lei, ma l'altro la interruppe subito.
-E se tornasse davvero?-
-Io non credo che Teddy sia l'amore della tua vita- si intromise Nate. -Magari mi sbaglio. Ma... conosco il mio orsetto e so che non ci sarà mai per lui un "per sempre" fisso in un punto, mentre è quello che desideri tu, no? Theo è diverso da me, da te, da Lily. A me non basterebbe portare la mia stellina nel cuore, in giro per il mondo, senza averla al mio fianco. Io la amo, ma ho bisogno di Lily con me, di poterla vedere, toccare, sentire il suono della sua voce. Non la amerei di meno se non fosse qui con me- continuò l'uomo, allungando un braccio sul tavolo per stringere una delle mani di Lily. -Ma soffrirei come un pazzo a non averla al mio fianco, ogni giorno. E sono sicuro che lo stesso vale per te. Quindi... penso che tu debba ancora incontrare l'amore della tua vita, Jeff. Qualcuno che la veda come te, che senta l'amore come lo senti tu. Datti la possibilità di farlo, smettila di pensare e aspettare Teddy, e vai avanti-
-Non sarebbe... come tradirlo? Dopotutto, Theo ha detto di non essere in grado di restare fermo in un punto, ma mi ama- mormorò Jeffrey, sorseggiando lentamente il caffè, tentando di sciogliere il nodo che gli aveva serrato la gola.
-Ma Theo non vuole neanche legarsi in pianta stabile a qualcuno, no? Ti ha detto anche questo. Non sopporta manco avere lo stesso aspetto a lungo, infatti cambia di continuo look. È questo che deve entrarti in testa: anche se tornasse, non resterebbe al tuo fianco. Anche se tu decidessi di seguirlo in giro per il mondo, non sopporterebbe a lungo la tua compagnia- disse Nate. Sapeva di essere stato spietato nel rivolgergli quelle parole, ma era arrivato allora conclusione che fosse esattamente ciò di cui l'altro necessitava.
Theo aveva "lasciato" Jeffrey due volte, aveva dovuto ripetersi per rendergli chiaro che per loro non ci sarebbe stato un futuro, eppure l'uomo lo stava ancora aspettando, nonostante tutto.
Nate voleva bene a Theo, ma credeva che fosse ingiusto che Jeffrey rimanesse fermo in un punto, nutrendo di speranza qualcosa che probabilmente non si sarebbe mai realizzata. Voleva davvero aiutarlo a lasciarsi il passato alle spalle.
Jeffrey annuì piano e distolse lo sguardo da lui, accarezzando con un pollice il bordo della tazza che stringeva tra le mani. Ripensò alla notte prima, alla fame di calore che lo aveva divorato nello stringere il corpo di Daniel, il corpo di un altro uomo, dopo mesi che non si concedeva più nulla del genere.
-Lasciati... amare-
L'uomo posò la tazza sul tavolo, recuperò il cellulare e scrisse un messaggio senza stare a riflettere sulle parole che digitava.
"È stato bello. Ti ringrazio per avermi scaldato il cuore".
Premette il tasto di invio e soltanto dopo averlo spedito, si concesse di rileggere il messaggio che aveva scritto, mentre al fianco del testo le spunte diventano blu.
Non sapeva cosa lo aspettava, il futuro era incerto. Magari avrebbe incontrato qualcun altro, oppure si sarebbe concesso la possibilità di conoscere meglio Daniel.
Certo era che era arrivato il momento di voltare pagina.
•
Al termine di quella giornata, dopo essersi impegnato tanto a lavoro pur di non darsi alito per ripetersi mentalmente le parole che gli avevano rivolto quella mattina Nate e Lily, Jeffrey si trovò spaesato, in auto, con John che guidava per riaccompagnarlo a casa. Non aveva avuto notizie di Daniel – non aveva risposto al suo messaggio – e si sentiva ancora turbato da tutto quello che era successo nel giro di pochi giorni e in pensiero per Claud.
Era strano, ma continuava a rivolgere la mente all'amico in modo costante, forse perché si sentiva in colpa per essere stato, quella volta, motivo della sua fuga da Los Angeles.
"Magari è solo nascosto in città, da qualche parte" si disse con un sospiro, rendendosi conto che stava tergiversando, tentando di sfuggire da ciò che più lo faceva stare male in quel momento. Non aveva alcuna voglia di tornare a casa, ma nemmeno di giocare con la fortuna così come aveva fatto la notte prima, senza contare che era giorno di apertura al Seraphim e quindi alcuni dei suoi amici, a quell'ora, stavano incominciando a lavorare.
"Potrei andare a bere qualcosa con Isaac? Ma c'è Bryan... non voglio che poi gli dia il tormento con le sue scenate di gelosia. Nate e Lily... già dato, grazie. Keith e Amber lavorano. Evan sarà in estasi per la proposta di matrimonio... ah, dovrei chiamare Keith e chiedergli com'è andata. Ma dovrei anche chiamare Daniel, ha letto il messaggio. Perché non mi ha risposto? Avrà trovato il mio biglietto? Si sarà offeso perché sono andato via prima che si svegliasse?"
Alla fine, decise che sarebbe rientrato a casa e avrebbe tentato di dormire almeno qualcosa in più di mezz'ora. Si sentiva davvero stanco, sapeva di avere delle occhiaie spaventose, eppure era altrettanto certo che, come puntualmente accadeva, appena avrebbe poggiato la testa sul cuscino il sonno sarebbe venuto meno, impedendogli di addormentarsi.
L'insonnia era una brutta bestia e lui non si concedeva una notte di riposo che fosse tale, per davvero, da quando aveva condiviso il proprio letto con Theo.
"Forse dovrei cambiare letto, buttarlo. Insieme a tutto quello che mi ricorda lui. Oppure buttarmi io, sul divano. Ieri mi sono addormentato su quello di Daniel... dovrei comprarne uno uguale? Magari mi faccio vendere il suo" mentre era preso da quelle considerazioni, si trovò a percorrere l'ingresso del palazzo in cui viveva, salutò distrattamente il portiere di turno e prese l'ascensore, continuando a lasciare le briglie sciolte alla propria mente per tutto il tragitto in salita che lo condusse al piano.
Le porte dell'ascensore si aprirono e Jeffrey si trovò all'interno del proprio appartamento. Accese tutte le luci, tirò le tende delle finestre, isolandosi dal mondo. Si concesse una lunga doccia calda, indossò degli abiti comodi, liberandosi della costrizione del completo, e si recò in camera da letto; recuperò un cuscino e tornò in salotto, lanciandolo sul divano, intenzionato a provare a dormire lì.
Si fermò, sentendosi pietrificare, e tornò a girarsi su se stesso.
-Tu... non c'eri quando sono rincasato- disse e Claud scosse la testa, poggiando con cautela la schiena contro la spalliera della poltrona che aveva occupato.
-Ho avvisato il tuo portiere, ma forse eri già sotto la doccia quando ti ha chiamato e mi ha fatto salire lo stesso. Dopotutto, sono sempre Claud Blake: la gente mi conosce e ottengo sempre quello che voglio-
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro