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Criminal (Pt.1)

Anno 843 -Sottosuolo
Girai l'angolo della stradina mal messa e la vidi. Bellissima come suo solito. Sempre nello stesso punto, esattamente come tutte le mattine a quell'ora. Sempre piena, riempita con frutta, pane e altro cibo.

-Venti secondi.- Dissi con un fil di voce, perché l'intenzione era solo pensarlo.
Passarono tredici secondi.

-È il momento.- Disse l'uomo molto in carne, dietro la bancarella.

"Prima del previsto, ma non farà differenza."

Il grassone si girò di spalle, guardandosi prima intorno come solito fare e si tirò giù la zip dei suoi pantaloni sporchi e sudici. Non di fidava a lasciare la sua fidata bancarella, piena di prezioso cibo, incustodita. Allora, quando aveva bisogno, si girava semplicemente di spalle, cosicché in qualunque momento potesse acciuffare con quelle sue luride mani il malcapitato che si azzardava a rubare da quella bancarella. Dopotutto, questo era il sottosuolo. Nessuno risparmia nessuno e nessuno viene risparmiato.
Ma l'uomo non tenne conto di un particolare. Non era più tanto giovane e il suo udito iniziava a vacillare molto. Non avrebbe mai potuto udire i passi leggeri e delicati di una ragazza come me.

Con destrezza e a passo svelto, ma pur sempre leggero, mi avvicinai a quella bancarella, che alla sola vista avrebbe fatto venire l'acquolina in bocca a chiunque qua sotto. Quando fui abbastanza vicina, rimasi un po' abbassata e allungai prima uno, poi l'altro braccio. Poi di nuovo l'uno e l'altro.
Quando ebbi finito, velocemente mi allontanai, tornando dietro l'angolo della stradina sporca.

-Ci voleva proprio.- Sospirò soddisfatto il ciccione, rigirandosi e senza accorgersi minimamente della differenza di quantità.

Mi appoggiai al muro, riprendendo a respirare. Avevo trattenuto il fiato tutto il tempo per l'agitazione di farmi scoprire, come sempre.
Guardai quello che avevo appena rubato. Due pezzi di pane e due mele, una gialla e l'altra non ancora molto matura, ma comunque con qualche chiazza rossa.

È così che si sopravvive nel sottosuolo. O si ruba, o si muore di fame. Se si è deboli,  non si hanno possibilità di sopravvivenza. Se si è forti e agili, le possibilità aumentano.
Io non ero molto forte, ma compensavano la mia agilità,  destrezza e velocità. Erano quelle le armi che avevano permesso a me e a mia madre di sopravvivere.

Velocemente, riposi tutto dentro ai miei abiti e cercai di mascherare il tutto. Per non attirare troppo l'attenzione, camminai anziché correre, assumendo un espressione calma e tranquilla.

-Chiamate la Gendarmeria, presto!-

Un enorme tonfo alle mie spalle e in seguito un grido, mi fecero sobbalzare dallo spavento.
Pensando che si fossero accorti di me, iniziai a correre, ma dopo le parole di un altro uomo, frenai all'improvviso, cadendo quasi di faccia. -Sono di nuovo quei tre ladri!-

Mi girai per vedere cosa stesse accadendo alle mie spalle. O meglio, sopra la mia testa.
Alzai gli occhi al cielo e vidi qualcosa di meraviglioso.
Erano due uomini e una ragazza. Volavano sopra i tetti delle case, destreggiandosi abilmente.
Le mie iridi [c/o] per qualche millesimo di secondo, incontrarono quelle di uno dei due uomini, dai capelli corvini con taglio militare. Non ebbi nemmeno il tempo di accertarmi del colore dei suoi occhi, perché in un attimo ricominciò a guardare davanti a sé, scomparendo dopo poco dalla mia vista, seguito dagli altri due.

Altri tre uomini mi sorpassarono a piedi, cercando di raggiungerli.

Rimasi immobile per qualche secondo. Il mio sguardo ancora puntato in alto.
-Sanno... volare...- Sussurrai, ripensando alle tre figure in volo, specialmente a quella al centro, all'apparenza il 'capo'.

-Signorina, si sente bene?-

Mi girai di scatto, riprendendomi da quello stato di trance. -S-Sì.  Non si preoccupi.- Risposi alla donna affianco a me. -Chi erano quelli?-

-Le consiglio di stare lontana da quei tre. Non sono brave persone.- Mi disse, allontanandosi anche lei con in braccio un bambino, probabilmente suo figlio.

La osservai allontanarsi e decisi di non ripensarci più, ricominciando a camminare verso casa.

-Sono tornata.- Urlai appena chiusi la porta.

-Ma dov'eri finita? Iniziavo a preoccuparmi.- Comparve davanti a me mia madre, guardandomi preoccupata.

-Sono riuscita a prendere qualcosa da mangiare per il pranzo.- Giustificai il mio ritardo, tirando fuori dai vestiti il 'bottino'.

-[T/n], quante volte ancora ti devo dire di non rischiare così tanto?- Sospirò la donna davanti a me. -Guadagno già io qualche soldo. Possiamo comprarlo il mangiare.-

-Tranquilla mamma. Non mi è successo niente. Quei soldi tienili  per le spese della casa.-

Mia madre lavorava come prostituta e non guadagnava molto. Quindi, quei pochi soldi che aveva, li teneva per la casa, mentre io mi occupavo del mangiare.
Prese dalle mie mani il cibo e andò in cucina.

-Senti, mamma...- La raggiunsi e cominciai a parlare, guardandomi intorno e fingendomi disinteressata. -Ho visto delle persone volare.-

-Volare?- Fece una piccola risata. -Le persone non possono volare. Dovresti saperlo all'età di diciannove anni.-

Prese un coltello e iniziò a sbucciare una mela.

-Ma quelle persone sì. Avevano quei dispositivi che-

Mia madre si mise a ridere, non facendomi finire di parlare. -Allora ti stai riferendo alla Gendarmeria,  tesoro. -Finì di sbucciare la mela, e cominciò a tagliarla a spicchi.

-No, non erano della Gendarmeria. Erano in tre. Due uomini e una ragazza.-

Un colpo secco del coltello sul bancone della cucina mi fece sobbalzare. Ci fu un lungo silenzio, che mi mise in soggezione.

-Li hai incrociati?- Chiese, con un tono stranamente freddo e impassibile.

-Sono volati sopra la mia testa e li ho visti... perché?-

-Non ci hai parlato, vero?- La vidi agitarsi sotto quel velo di freddezza.

-No mamma, perché mi fai tutte queste domande?-

Alla mia domanda si susseguirono altri lunghi attimi di silenzio, finché non ricominciò a tagliare la mela.

-Devi stare lontana da loro.- Disse schietta.

-Perché?-

-Sono pericolosi. Specialmente il loro capo, Levi. Non mi piace per niente quel tipo. Se li vedi allontanati immediatamente.-

Non risposi, guardandola sbucciare e tagliare la seconda mela mentre borbottava. -Quei criminali con quei dispositivi illegali rubano agli altri e riescono a fuggire sempre. Ha triplicato i controlli la Gendarmeria a causa loro e la povera gente come noi, che lotta per dell'acqua pulita, continua a morire di fame... Non si fanno scrupoli a picchiare ed anche ad uccidere chi gli mette i bastoni fra le ruote. Quei coglioni della Gendarmeria non riescono a fare un bel niente...- Sembrava che stesse parlando più a se stessa che a me.

Davvero erano così brutali...? Eppure, ero totalmente meravigliata dalla loro agilità nello spostarsi con quei dispositivi. E il loro capo... sembrava quello più abile.

Decisi però di non pensarci più un'altra volta, preferendo sedermi a tavola con mia madre e mangiare in religioso silenzio.

{Skip Time}
-Fermati! Puttanella!- Gridò il ciccione alle mie spalle, cominciando ad inseguirmi.

Aumentai la velocità il più possibile, schivando persone e oggetti a terra, mentre alle mie spalle l uomo tentava di raggiungermi.

Ero riuscita a prendere un pezzo di pane e un paio di pere. Mi sarei dovuta allontanare immediatamente, ma preferii cercare di acciuffare altro. Quando mi stavo per allontanare era già troppo tardi e quello mi aveva già scoperta.

Era ormai qualche minuto che mi stava alle calcagna, ma dopo aver girato l'angolo, non sentii più i suoi passi o il suo respiro affannato.

Mi girai di poco e diminuii la velocità, vedendo non esserci più.
Rallentai, fino a fermandomi del tutto e tentantai di riprendere fiato.

-Eccoti!-

Non ebbi nemmeno il tempo di girarmi che mi ritrovai a terra, col cibo che avevo preso sparso intorno a me. -Volevi fare la furba,  eh?!- Iniziò a tirarmi calci.

Cercai di difendermi, ma non riuscii nemmeno ad alzarmi. Mi colpiva sulle gambe, sullo stomaco, sui fianchi... ovunque.
Continuavo a sputare sangue e a perderlo da tutte le ferite che mi aveva causato l uomo.

Mi prese per i capelli e mi tirò su con la forza, sbattendomi violentemente sul muro. -Infondo, sarebbe un peccato buttarti via senza nemmeno averti usato un po'...- Ghignò sadicamente, avvicinandosi al mio volto, tirandomi poi un'altra ginocchiata sullo stomaco e facendomi tossire e sputare ulteriore sangue.

Ero quasi priva di sensi, cominciavo a vedere tutto sfocato, avevo caldo e mi girava la testa. La vista risultava sempre meno chiara. Le lacrime cominciarono a sgorgare dai miei occhi.

Abbassai le palpebre automaticamente, ma all'improvviso non sentii più la forte stretta dell'uomo e caddi a terra a peso morto.

I miei occhi rimasero chiusi e poco prima di perdere completamente i sensi, percepii qualcosa toccarmi, per poi non sentire più il mio corpo sulla fredda stradina sporca.

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