Capitolo Tredici
Quella domenica, dopo la nuova minaccia di Rufus, si divise in tre atti. Per tutto il resto della mattinata Eddie, Nina e Amber sgattaiolarono nella cripta e vi si rinchiusero per parlare lontani da occhi e orecchie indiscrete; il ragazzo ringraziò il buon senso che aveva avuto nel tenersi la chiave di Sole, anche se disprezzò il motivo per cui gli era tornata utile.
-Ora che sei coinvolta anche tu, dobbiamo fare fronte comune. Nessuno può tirarsi indietro da questa ricerca e tutto il gruppo è essenziale alla sua riuscita, anche se non sanno i veri motivi.- Esordì l'Osiriano, dopo aver chiuso a chiave le porte. Amber avrebbe voluto vuotare il sacco, sbugiardando tutti gli altri che invece sapevano ogni cosa, ma preferì tenere i gruppi separati e proteggere gli altri dal pazzo deificato.
-Dobbiamo resistere ancora per poco, l'ultima pietra è vicina.- Disse Nina sospirando, stanca e stressata da quelle lunghe settimane che l'avevano messa a dura prova.
-Non vi preoccupa cosa può succedere quando gliele consegneremo tutte?- Domandò invece Amber, esternando quella che era stata la sua preoccupazione sin dal principio: cedere il potere del tempo in mano ad un maniaco ossessionato dall'immortalità le sembrava una mossa eccessivamente rischiosa, persino per i loro standard.
-Ad essere onesto, Amber, stavolta mi interessa solamente sopravvivere. Gli incubi in cui ho vissuto per mesi mi hanno terrorizzato abbastanza e pensavo che niente sarebbe mai potuto essere peggio di Frobisher, infatti mi sono sbagliato.- Le rispose il ragazzo, appoggiandosi al muro con aria sconsolata. Nina gli tese la mano e lui la strinse, guidandola verso di sé per abbracciarla.
-Se anche gli altri venissero a sapere di ciò che abbiamo passato, nessuno potrebbe mai immaginare quello che abbiamo provato. In un modo o nell'altro siamo stati isolati dal gruppo.- Non credo che capirebbero, in ogni caso. Commentò a mente la bionda, a seguito dell'affermazione di Nina. I tre rimasero a parlare ancora a lungo, progettando le prossime mosse e i prossimi turni di discesa nei tunnel, convenendo unanimemente che il primo tentativo di superamento degli ostacoli doveva essere fatto in serata. Amber spinse Nina a confessare anche all'amico il motivo per cui il suo sonno era diventato improvvisamente tranquillo e lei acconsentì, anche se a malincuore. Gli occhi di Eddie si fecero lucidi e lui si riavvicinò nuovamente per stringerla, mosso da tanto affetto e sorpresa; incredulo che la ragazza si fosse spinta così in là per procurargli un po' di sollievo, anche a costo di creare attriti con Alfie. Era proprio da lì che Amber aveva realizzato quanto opprimente fosse diventata quella situazione, a tal punto da farle compiere quasi atti di tradimento.
Terminata la riunione, i tre decisero di tornare in casa separati, ma Nina raggiunse Amber e la bloccò prima che potesse uscire dal bosco.
-Come hai fatto a capire che ero stata marchiata?- Le chiese, mettendola immediatamente in difficoltà. Anche se avrebbe voluto raccontare tutto, la ragazza scelse di mentire.
-Prima di andare a dormire ti si è spostato il pigiama e ho visto un segno sulla clavicola che mi è sembrato famigliare. Non ci ho voluto credere fino all'ultimo, ma quando ti ho sollevato la manica ogni speranza è crollata.- Pensò che quella non fosse del tutto una menzogna e la cosa un po' la sollevò, ma comunque si era resa conto di essersi infilata in una situazione parecchio scomoda.
-Mi dispiace.- Le rispose l'altra, abbassando lo sguardo.
-Non dirlo neanche per scherzo, tu non hai colpe.- La rimproverò Amber, poi le poggiò una mano sulla spalla mentre con l'altra le risollevò il viso. -Vi siete trovati davanti a una scelta impossibile, nessuno se la prenderà per questo.-
-Grazie, davvero. Sei il raggio di sole che ha scacciato le nostre tenebre, Amber.- Quest'ultima, per tutta risposta, la strinse tra le sue braccia e la invitò a tornare a casa per ricongiungersi agli altri.
Il secondo atto si svolse poco dopo il pranzo, quando i Sibuna originali sequestrarono Amber e la sottoposero al secondo torchio della giornata; cercavano risposte sul suo comportamento della nottata appena trascorsa, ma in quel momento più che mai Amber era risoluta e decisa a tenersi ogni cosa per sé. Si era sacrificata per Nina, ben sapendo che avrebbe ricevuto il marchio, perciò tradire la sua fiducia e il suo "segreto" era fuori da ogni discussione.
-Perché hai rifiutato di tornare nella stanza stanotte?-
-Ero troppo stanca, non riuscivo a stare al passo. Ho anche bisogno del mio sonno di bellezza, questa faccia non si mantiene giovane senza il riposo!- La ragazza tentò di deflettere la conversazione, puntando sul buon vecchio metodo che l'aveva sempre tirata fuori da discorsi difficili, ma le facce che si ritrovò davanti facevano intendere che stavolta non avrebbe funzionato.
-Stiamo parlando di cose serie qui, Amber, non puoi mollare tutto perché devi salvarti dalle rughe.- La stizza di Patricia colpì come al solito, specialmente perché lei era ancora convinta che Amber non fosse maturata durante i mesi passati in America e in quel disastro di mistero.
-Che altro c'era da dire oltre a quello che avete raccontato? Onestamente era anche troppo, non riesco a stare dietro a tutte queste informazioni.- Si appigliò all'ultimo stereotipo che le era rimasto, ma questo sembrò generare una reazione ben peggiore.
-C'è in gioco la vita di Eddie e Nina, non riesci a prestare attenzione?!- All'esclamazione di Fabian, il sangue le cominciò a ribollire nelle vene e lei prese coscienza del fatto che non sarebbe più riuscita a mantenere la sceneggiata.
-Se foste stati davvero così preoccupati, vi sareste tutti fatti molte più domande prima che loro vi aprissero gli occhi!- Gridò, accusando tutte le nuove aggiunte al trio pioniere della "resistenza"- Tu avresti notato che la tua ragazza ha cambiato drasticamente comportamento e tu! Incubi! Perenni! Non ti è mai passato per la testa che potesse trattarsi di un reale pericolo?!- Le sue recriminazioni lasciarono allibiti tutti quanti e lei poté osservare come lo sguardo di Alfie era cambiato nei suoi confronti.
-Sei ingiusta.- Le disse solamente il ragazzo, quasi mormorando.
-E voi siete ipocriti. Guardate da lontano le sofferenze di tutti e due, ma non avete mai fatto niente per aiutarli davvero. Il mistero lo avrebbero risolto con o senza il vostro aiuto, ma sono sicura che si sentano più soli che mai a combattere un diavolo che li vuole morti.- Il tono di voce tornò pacato, ma freddo e distaccato, mentre lei fissava il suo sguardo in quello degli altri tre con sdegno e rabbia. -Siete stati a guardare...e per cosa? La gloria di poter dire che in realtà sapevate tutto? Fossi in voi continuerei a tacere, anche alla fine di tutto, perché se fossi in loro diventerei furiosa.- Una volta terminato il suo discorso, Amber lasciò la stanza di Fabian dov'era stata trascinata e tornò in soffitta per stendersi sul letto mentre diversi pensieri vorticavano nella sua mente. Nonostante il suo sacrificio, avrebbe voluto poter fare di più o trovare una soluzione affinché Rufus non si accanisse solamente sul povero Eddie, ma le idee erano una più drastica dell'altra. Improvvisamente, qualcosa scattò nei suoi pensieri: i racconti complementari del gruppo e della coppia si unirono alle immagini dei sogni e dei marchi di Nina, facendola giungere alla soluzione che ancora sfuggiva a tutti gli altri. "Sacrificio" sembrava essere la parola chiave di tutto l'intero livello.
-Abracadabra, fantasma compari? Come si fa?- Si domandò, agitando le mani per aria, nel tentativo di evocare Rufus -Devo disegnare un pentacolo, forse. Accidenti, dove sono le mie matite per occhi sottomarca?-
-Non funziona così, stupida ragazzina.- Tuonò l'uomo, comparendo al centro della soffitta - Tieniti pure le tue matite sottomarca, non puoi evocarmi come un banale demone.-
-Beh, però sei qui, quindi ha funzionato.- Alla sua risposta, lui alzò gli occhi al cielo.
-Se non hai niente di utile da dire, ti suggerisco di cercarlo e trovarlo, anziché farmi perdere tempo.-
-E che tempo hai da perdere nell'aldilà?- La domanda proveniva da una genuina confusione, ma riuscì solo ad irritarlo ancora di più -Comunque, so cosa ti serve per ottenere potere dalle pietre e gli altri non si meritano questa fine, prendi me.-
-Il tuo spirito non è adeguatamente predisposto a quel tipo di sacrificio, non mi saresti utile.-
-So che hai già predisposto Eddie, l'ho visto. Fallo a me. Soffro di terrori notturni da quando sono bambina, sarò molto più discreta di lui e nessuno se ne accorgerà.- Il cuore della ragazza batteva come un tamburo durante la negoziazione e lei era ben cosciente di ciò a cui stava andando incontro, ma non le importava: sentiva il dovere di rimediare all'isolamento in cui gli altri avevano scelto di lasciare Eddie e Nina, ma oltre a questo sentiva l'obbligo di proteggere chi amava. Il suo interlocutore rimase silenzioso e pensieroso, anche se evidentemente non voleva che lei capisse che stava davvero ponderando la richiesta.
-Se acconsentirò allo scambio, mi vedrai stanotte.- Pronunciò freddamente Rufus, prima di scomparire tra le volute di fumo nero. Amber si lasciò quindi andare e ricadde sul letto pensierosa e spaventata, ma determinata a portare avanti il suo piano.
Il terzo e ultimo atto della giornata si svolse dopo il richiamo del coprifuoco. Alle dieci e venti l'intero piano superiore si trasferì in stanza di Eddie e Fabian, non senza qualche difficoltà logistica.
-Alfie, pestami il piede un'altra volta e ti faccio volare dalla finestra.- Sibilò Joy guardando il ragazzo con occhi che mandavano saette.
-Perché ti arrabbi con me? Sei dall'altra parte della stanza!-
-Non sono io, è Patricia!- Si difese però lei, sconsolata dall'aver assorbito il tacito nervosismo dell'amica che era realmente vicina a lui.
-Potete non ammassarvi sul mio letto? Mi sfondate le doghe.-
-Certamente, adesso raggiungo l'ampio soggiorno che è proprio dentro l'armadio! Perché lo tenete nascosto se è tanto comodo?-
-Il sarcasmo non è necessario, Jerome.- Replicò Eddie, alla fine dello scambio, incrociando le braccia davanti al petto con espressione irritata.
-Come siete sopravvissuti per tutto questo tempo?- Chiese Mara, più a sé stessa che al gruppo, scuotendo la testa sconcertata. Non riusciva a capacitarsi della quantità di infantilismo presente nella stanza, direttamente proporzionale al numero di persone che aveva salvato il mondo l'anno precedente.
-Smettetela, tutti quanti, decidiamo una volta per tutte chi deve scendere.- Sbottò finalmente KT, mettendo a tacere ogni genere di battibecco. Gli aitanti sfidanti furono tirati a sorte, con il disappunto di Mara che sarebbe volentieri scesa a curiosare i famigerati sotterranei di cui le avevano tanto parlato; sorteggiati, infatti, furono Joy, Nina, Fabian, Jerome e Amber.
-Divideremo il resto del gruppo nei vari punti strategici come le altre volte. KT e le ragazze controllano il piano superiore e l'ufficio di Victor, mentre Alfie tiene gli occhi aperti al piano inferiore. Eddie e Mara rimarranno nello studio di Frobisher, in comunicazione radio con me e il resto del gruppo. Tutti pronti?- Fabian spiegò i vari ruoli del gruppo, guardando uno a uno coloro che nominava, assicurandosi che tutti recepissero gli ordini.
-Sibuna.- Risposero all'unisono, portando la mano destra sull'occhio destro. Quindi si sparpagliarono nelle varie postazioni mentre il gruppo prescelto proseguiva verso la cantina e giù nei sotterranei; Mara non riuscì a contenere l'entusiasmo di trovarsi davanti a porte segrete e librerie nascoste, quindi iniziò a curiosare una volta che il gruppo fu sceso nell'ignoto.
-Sembra incredibile come siamo state sempre vicine alla verità, senza sfiorarla mai.- Commentò, osservando le decine di libri impolverati e appartenuti al fondatore del loro dormitorio.
-Questo genere di cose si è sempre fatto pericoloso, vi abbiamo tenute fuori per il vostro bene.- Le rispose l'Osiriano, abbandonandosi sulla poltrona dello studio. I due continuarono a conversare tranquillamente, anche se i pensieri erano costantemente rivolti ai cinque che erano andati ad affrontare la prova.
Appena raggiunsero la fine del corridoio e l'inizio dello strapiombo, Jerome fu l'unico che rimase a fissare la nebbia che occultava la vista verso il basso; gli altri avevano iniziato a discutere su come muoversi e come provare a raggiungere la prima barra appesa al soffitto, senza trovare un effettivo accordo o piano d'azione.
-Ragazzi.- Li richiamò il biondo, osservando la pietra diversa dalle altre poco prima che il corridoio s'interrompesse -Ragazzi, questi non sono i veri ostacoli.- Il silenzio calò immediatamente e tutti raggiunsero il compagno per capire a che cosa si riferisse.
-Che intendi?- Ormai Fabian sapeva del dono che anche Jerome aveva ricevuto, ma affidarsi ai soli racconti non poteva mai essere scientificamente accettabile.
-Tutto questo è un'illusione.- Affermò il ragazzo guardandosi attorno per cercare qualcosa. -Non sono quelli i nostri ostacoli. L'ostacolo è il nostro occhio.-
-Ha più senso un enigma delle tue parole.- Alla risposta dell'amico, gli occhi di Jerome si illuminarono; l'incipit di un'intuizione era appena comparso nella sua mente.
-Giusto.- Si concentrò, chiuse gli occhi e tese le orecchie e cercò di ascoltare il suo sesto senso come se fossero parole della casa. -Horus. Serve l'occhio.- Nina glielo tese, scambiandosi occhiate confuse con gli altri, ma fece spallucce e seguì con attenzione i movimenti del compagno.
-Cosa cerchi, precisamente?- Chiese Joy torreggiando sopra la figura, ora accovacciata a terra, del suo ragazzo. Nina notò che il palmo di Jerome aveva un simbolo luminoso dello stesso colore della pietra che le aveva donato Sarah: era il marchio, già trasformato in ideogramma. Questo poteva significare che la prova davanti a loro era stata congegnata specificatamente per lui; la Prescelta ritenne più che probabile il fatto che, dato che la pietra del futuro era doppia, anche lo sforzo per trovare il doppione di quella già posseduta dovesse essere condiviso. Quindi questo è il turno di Jerome e per ultima toccherà a Joy.
-Trovato.- Il ragazzo fece pressione su una mattonella del pavimento che scattò e si sollevò come uno sportello, mostrando la serratura per il medaglione; la proprietaria di quest'ultimo si apprestò a farvi combaciare la chiave e qualche secondo dopo comparve un'incisione dorata sull'ultimo gradino prima dell'abisso.
-Mens praevalet viribus. Perfice saltum fidei...è latino. Significa "la mente prevale sulla forza, compi un salto della fede". Ti dice qualcosa, Jerome?- Dopo aver superato il suo stupore iniziale, Fabian riuscì a tradurre l'iscrizione per poi tornare ad affidarsi al compagno.
-Forse intende la forza fisica, non dobbiamo superare gli ostacoli che vediamo, ma trovare un'altra soluzione col pensiero.- Rispose il ragazzo osservando con scetticismo gli appigli pendenti dal soffitto.
-La stai facendo più lunga di quanto necessario. Hai detto salto della fede, no? Buttiamoci giù.- Il suggerimento di Amber fu accolto con molto poco entusiasmo e parecchie critiche da Fabian e le altre ragazze; Jerome invece rimase pensieroso, chiuse ancora gli occhi e ascoltò, posizionandosi davanti all'abisso.
-Amber ha ragione e ne aveva anche Alfie, è una prova di fiducia.- Si girò verso gli altri e poi si lasciò cadere all'indietro, attraversando la fitta nebbia che copriva la vista.
-No!- Urlarono tutti terrificati dal gesto compiuto dal ragazzo, tendendo le mani verso di lui in un inutile tentativo di afferrarlo e impedirne la caduta; pochi secondi dopo si udì uno strano rumore, ma i ragazzi non sapevano come comportarsi ora che l'amico era sparito nel nulla. Da lì a due minuti, qualcosa disturbò la nebbia in lontananza, vicino alla fine dello strapiombo e ne uscì fuori una sagoma bagnata dalla testa ai piedi che saliva una scaletta. La figura afferrò la leva e la tirò a sé, smuovendo ogni ingranaggio possibile, alla quale attivazione seguirono delle piattaforme che si sollevarono dalla foschia. Gli appigli penzolanti dal soffitto erano spariti, come gli altri ologrammi incontrati in tutto il percorso precedente, ma il corridoio era finalmente percorribile.
-A quanto pare lì sotto c'è una vasca.- Affermò Jerome, dopo che gli altri lo ebbero raggiunto, grondando di acqua; Joy lo strinse a sé senza curarsene, con il cuore a mille.
-Non fare mai più un'idiozia simile.- Mormorò al suo orecchio, spingendo il ragazzo a ricambiare l'abbraccio, sollevato per non essersi sbagliato. Il corridoio svoltava e proseguiva nell'oscurità, per poi fermarsi davanti a un altro portone, come quello incontrato all'inizio del livello, che portava un'altra iscrizione.
"Mi apro col sole più effimero e la notte eterna.
non mi puoi forzare, ma solo aspettare.
Devi, alle stelle, lasciare
il tuo cammino guidare."
Non ci volle molto a capire il significato di quell'enigma, visto che era anche accompagnato da una pietra splendente, quasi raggiunta da un fascio lunare che filtrava dalle fessure del soffitto: avrebbero dovuto aspettare il solstizio d'inverno. Fabian confermò la sua deduzione, mentre lei cercava con tutta sé stessa di non cadere nella disperazione perché il 21 dicembre era lontano tre settimane.
Tornati nel dormitorio, rimandarono la riunione di ricognizione al giorno seguente e si coricarono a letto - escluso per Jerome che si buttò sotto la doccia per scongiurare infezioni di chissà quale parassita risiedente nella vasca d'acqua vecchia secoli. Appena si addormentò, scivolando nel mondo dei sogni, Amber ricevette una visita non inaspettata.
-Tre settimane basteranno.- Le disse Rufus, prima di pugnalarla all'addome.
***
Ci siamo quasi, resistete. A presto.
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