Capitolo Otto
Erano le tre e mezza del mattino e KT non sapeva più a quale divinità votarsi.
Amber l'aveva riempita di ramanzine, schiaffi sulle braccia e domande, soprattutto dopo aver scoperto tutto ciò che stava succedendo a Nina.
-Ti lascio andare e mi riserverò il resto delle domande più tardi, ma sappi che non è finita qui!- aveva minacciato la bionda, prima di tornare nella sua stanza. La bruna si lasciò cadere nel letto e non passò molto tempo prima che si addormentasse. Si risvegliò nella stanza sognante, cominciando da subito ad avvertire il mal di testa che le provocava il grande sforzo mentale necessario per mantenere la stanza in piedi.
-Che fine hai fatto?- le chiese Alfie, alzandosi di scatto dal divano, dopo averla vista comparire.- La stanza stava cadendo a pezzi, non riuscivo a tenerla da solo.- Continuò massaggiandosi le tempie.
-Hai ragione, mi dispiace. Amber ci ha beccati ed ha mandato a monte il desiderio di Nina di non dirle niente. - gli rispose la ragazza sconsolata, prima di rimandare la riunione ad un'altra notte.
-Maledette ragnatele, maledetta polvere, maledetti sotterranei! - imprecò Patricia, avanzando a tentoni nel cunicolo che la separava dalla prima, agognata, pietra. Le sembrava di impazzire là sotto: le pareti erano interamente affrescate con disegni che sarebbero dovuti essere esplicativi, ma che, per lei, non "esplicavano" assolutamente niente. Si disse che era la stanchezza mista al nervosismo che intaccava le sue capacità cognitive ed intellettive, ma la frustrazione stava facendo il grosso del lavoro.
-Patricia, parlami, cosa vedi? - domandò Joy, dal piano superiore, con la voce talmente flebile e stanca che quasi la rossa non la capì.
-L'unico simbolo che capisco di questi stupidi geroglifici è quello del fuoco.- le rispose, tirando fuori il cellulare nella speranza che non l'avesse abbandonata.
-Allora accendi un fuoco.- la voce apparentemente svogliata della castana giunse alle sue orecchie e lei avrebbe tanto voluto che fosse lì sotto con lei per poterla strozzare. Stava per domandare come nel mondo avrebbe potuto accendere un fuoco con polvere e ragnatele, quando in simultanea accaddero due cose: urtò la testa contro qualcosa di metallico e Joy le rispose.
-Tira fuori l'accendino dalla tasca e usalo. Non domandare come lo so, fallo e basta. - Patricia alzò gli occhi al cielo, puntò la torcia contro l'affare al quale aveva sbattuto e notò una di quelle vecchie torce in stile "Indiana Jones". Recuperò l'accendino, fece scattare la fiamma, la avvicinò al vecchio panno imbevuto di qualche olio infiammabile e la torcia prese fuoco. Come per qualche macabra magia, tutto il corridoio si illuminò a giorno grazie ad altre fiaccole.
-Maledetta casa dell'orrore.- borbottò la ragazza, allontanandosi per avere una visuale di ciò che l'aspettava.
-Cosa vedi, Patricia?- stavolta fu Nina a parlare, pronta a dare una mano con l'eventuale enigma.
-Niente. È solo un corridoio. - sbuffò iniziando a camminare verso la luce rossa, ma appena posò il piede sul pavimento, anch'esso apparentemente affrescato, la casa prese a tremare e delle crepe cominciarono a comparire, facendola immediatamente allontanare. -Come non detto, non è solo un dannato corridoio!- gridò arrabbiata, con ormai un diavolo per capello.
Nina e Joy, dopo il piccolo ma intenso terremoto, decisero che era il momento di fare attivamente qualcosa. La bionda propose di avvicinare un'altra mano, appartenente alla discendenza, alla teca così da innescare nuovamente la botola e scendere entrambe ad aiutare Patricia. Joy diede un'occhiata al suo telefono, che segnava ormai le quattro, sbuffando: non poteva andare peggio di così. Appena avvicinò la mano alla teca, un geroglifico cominciò ad illuminarsi sulla sua mano, ma stavolta era colorato di un verde brillante; tuttavia, non fece nemmeno in tempo a toccare il vetro, che la mano cominciò a bruciare provocandole un discreto dolore. Nina accorse in suo aiuto, allontanandola dalla colonna maledetta.
-Non spetta a me questa prova.- disse la castana, dolorante e sofferente.
Nel frattempo Patricia fu contenta di riconoscere qualche simbolo in più e soprattutto fu contenta che Fabian li avesse obbligati a studiare i basilari durante i mesi di vacanza. Non appena capì quale sarebbe dovuta essere la sua prova, scoppiò a ridere: doveva tirare con l'arco ed illuminare l'unica torcia non accesa. Da quello che vedeva, un meccanismo si sarebbe attivato, avrebbe aperto la teca e probabilmente avrebbe anche impedito al pavimento di cedere, ma nel caso di errore l'odore di petrolio che si stava sollevando con il caldo le faceva pensare che sarebbe finita arrostita. In quel momento si chiese perché aveva accettato la borsa di studio in quel collegio.
-Patricia?- domandò Nina, confusa dopo aver sentito la risata rimbombare. La rossa rise ancora.
-Devo tirare con l'arco, Nina! E devo anche fare un centro impossibile! Vi conviene andarvene prima che qui vada tutto a fuoco. - rispose, cercando attorno a sé gli strumenti necessari per quella prova e, appesi al muro, trovò un arco rudimentale ed una sola freccia. Morirò di una morte patetica. Pensò mentre si avvicinava alla parete, pronta a segnare la sua condanna.
-Patricia, questa prova è stata pensata per te soltanto! Pensa a cosa potrebbe volerti chiedere, oltre che al centro perfetto. - le gridò Joy di rimando, cercando di incoraggiare l'amica - Puoi farcela! -
Patricia ricordò che tanti anni prima i suoi genitori avevano provato ad insegnare a lei e Piper il tiro con l'arco, ma lei non si era mai voluta concentrare o impegnare, perché a sua sorella era riuscito subito tutto alla perfezione e lei si era voluta opporre a tutti i costi, confessando a sé stessa di essere gelosa della gemella. Alzò gli occhi al cielo, mentre tendeva l'elastico consumato, pensando che il suo passato la stesse continuamente inseguendo. Un lampo attraversò la sua mente: il passato. Se vuoi il premio relativo alla storia, con la storia ci devi fare i conti. Pensò ancora, mentre rilassava i suoi muscoli, la sua fronte e la spalla.
-Non sono più gelosa di Piper, non faccio più finta di non concentrarmi per salvare me stessa dal tenere a qualcosa, non sono più quella di una volta, questa casa mi ha cambiata.- sussurrò mentre puntava la freccia sulla torcia accanto a lei, facendone infiammare l'estremità appuntita. Ricordò ogni piccolo dettaglio risalente alla sua tarda infanzia, avvicinò la freccia al legno, incoccandola, prese un bel respiro e fissò il suo bersaglio.
Victor aveva iniziato a sfogliare i suoi vecchi taccuini, alla ricerca degli appunti che aveva preso durante la pausa dei cinque giorni, a seguito della devastazione dell'edificio scolastico. Era tornato alla vecchia piramide dove era avvenuto lo scandalo del furto di oggetti da parte degli antenati dei quattro ragazzi di Anubis. Non sapeva bene cosa cercare, ma era tornato con qualcosa di inaspettato: una profezia. Quest'ultima aveva parlato fin troppo chiaramente per essere stata pronunciata chissà quanti secoli fa, ma fondamentalmente gli aveva imposto di stare lontano dai giochi, altrimenti sarebbe accaduto un disastro dopo l'altro: sapeva bene quanto avesse messo i ragazzi che avevano risolto i misteri sotto pressione, cercando di ottenere per primo qualcosa in cui loro si erano ritrovati per caso, ma stavolta la posta in gioco era alta. Sebbene il premio del mistero fosse alto ed invitante, doveva lasciare gli eventi svolgersi da soli; il desiderio di diventare un Signore del Tempo era una tentazione unica, che gli avrebbe permesso di sconfiggere la morte per sempre, ma il destino è sempre stato più forte di ogni cosa e lui lo sapeva. Per questo motivo aveva lasciato la soluzione al primo enigma casualmente nei paraggi del suo ufficio, per questo motivo scendeva nei sotterranei solo per assicurarsi che tutto si stesse svolgendo secondo ciò che era stato scritto. Non poteva nascondere che quei ragazzini gli provocavano ammirazione, sia per l'incoscienza che talvolta dimostravano, sia per i pericoli in cui si cacciavano senza riserve, finendone sopraffatti (almeno la metà delle volte che si lanciavano in un'impresa). Provava una sincera paura nell'essere quasi sicuro che il "semidio risalito per ottenere vendetta e poteri" fosse l'unico e solo Traditore che avesse mai varcato la soglia di quella casa che, da custode, ormai aveva cura di proteggere. Li aveva sentiti risalire quasi tutti dai sotterranei, ma non aveva visto rientrare Williamson, Martin e Mercer, perciò si stava preoccupando per loro oltre che per il figlio del suo amico, che aveva appena urlato per l'ennesima notte dell'ennesima settimana. Decise quindi (forse non del tutto di sua volontà) di restare sveglio ad aspettare che le tre ragazze tornassero al piano di sopra sane e salve.
La freccia lasciò la presa di Patricia e si diresse, infiammata e veloce, verso la torcia spenta. La ragazza guardò il suo tiro, esterrefatta: la sottile stecca si era conficcata, per pochissimo, nel panno della fiaccola dandole immediatamente fuoco. Esultò, felice di non essersi pateticamente suicidata dando fuoco a tutto, mentre il calore sciolse la resina che intrappolava la pietra; quest'ultima scivolò senza problemi verso il pavimento riempiendo le crepe che Patricia non aveva proprio notato, mentre altri ingranaggi giravano, aprendo una porta sul fondo. La rossa si fece coraggio e camminò verso il minerale.
-Maledetto affare che ha attentato alla mia vita.- si lamentò mentre il geroglifico sul suo palmo si trasformava in un ideogramma che le rimase impresso sulla pelle come un tatuaggio appena entrò in contatto con la potente pietra del passato. Flash della sua storia, della storia della sua famiglia e di quasi tutto il suo albero genealogico passarono per la sua mente, facendole capire tutto e niente: sentì di aver creato un legame con l'oggetto grande quanto una noce, ma potente forse poco meno della furia di un Dio.
Nina e Joy, arrancando, la raggiunsero e la abbracciarono felici di riaverla, ma soprattutto felici di potersi concedere un po' di riposo.
-Prendila tu, non voglio più vedere questa cosa per almeno una settimana. Ho bisogno di una doccia, di un letto e di un sacco da boxe. - lamentò la rossa, quasi lanciando la pietra a Nina, che non appena la prese si vide apparire la figura sorridente di Rufus. Joy la guardò, cercando di trattenere la sensazione di paura che era passata da lei alla bionda talmente tanto velocemente, che quasi l'aveva fatta svenire.
-Ottimo lavoro, Prescelta, goditi un buon riposo.- le disse l'uomo, prima di scomparire ancora. Lei avrebbe voluto replicare di lasciare perdere lei, ma di concedere un buon riposo ad Eddie, ma non poté.
Sconsolata, rientrò in camera insieme alla sua compagna di stanza, trovandovi Amber che dormiva nel letto appena aggiunto e mentre Patricia scappava per buttarsi sotto la doccia, Nina si lasciò cadere sul letto e si abbandonò al sonno, non prima di aver spento la sveglia: Sweet avrebbe potuto dire tutto ciò che voleva, ma lei il giorno dopo (così come Joy e Patricia) non avrebbe calcato il territorio scolastico, nemmeno se trascinata.
CIAO DI NUOVO
Come promesso, non ci è voluto molto per scrivere di sana pianta un nuovo capitolo (daje de quarantena).
Stavolta non ho molto da dirvi, visto che di solito mi scuso per il ritardo, quindi spero che vi sia piaciuta la lettura e che magari vi vada di fare quattro chiacchiere quaggiù nei commenti.
Buona serata e buona reclusione (possa la fortuna essere sempre a vostro favore e ricordatevi: la felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo uno si ricorda... di accendere la luce).
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