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Capitolo Nove

Quando Nina aprì gli occhi, il sole stava invadendo la stanza attraverso il lucernario e nella casa c'era apparentemente silenzio. Ogni muscolo del suo corpo gridava vendetta, tanto quanto la testa che doleva per la stanchezza: la nottata appena trascorsa era stata una delle più difficili da quando era tornata nella casa e finalmente poteva concedersi un po' di riposo. Si rigirò nel letto e notò con divertimento che Patricia era ancora rannicchiata e ronfante, avvolta dalle sue coperte, mentre il letto di Amber era ordinato e preciso proprio come lei. La bionda ci aveva messo un po' per riabituarsi agli orari del collegio, soprattutto a causa del jet lag che l'aveva colpita dopo il rientro da New York: era capitato spesso che si fosse addormentata prima della cena, saltando il pasto, per poi svegliarsi con svariate ore di anticipo e vagare senza meta nella casa spaventando Trudy.
Lasciando andare i ricordi precedenti alla nottata del plenilunio, la ragazza decise di alzarsi e dirigersi in bagno, ma durante il percorso si scontrò con Joy che era intenta a fare la stessa cosa. Ritrovatesi davanti al bagno le due ragazze si avvicinarono per aprire la porta, ma da questa ne uscì KT che l'aveva aperta di scatto e che cacciò un urlo spaventata, contagiando anche le altre due.
-Che cos'è questo casino?- borbottò, alterata, la voce di Patricia appena comparsa sul fondo del corridoio.
-Patricia!- esclamò Nina, spaventata dalla silenziosità dell'amica – Se non fossi stata sveglia, sicuramente questa botta di adrenalina avrebbe fatto un ottimo lavoro.- commentò prima di lasciare a Joy l'uso del bagno. La rossa bofonchiò qualche parola e poi tornò a rintanarsi nella stanza, infastidita dal brusco risveglio: dopo l'avventura pseudo mortale recentemente vissuta, l'unica cosa che voleva vedere era il suo letto.
-Allora? Com'è andata ieri sera?- domandò KT curiosa di sapere l'intera vicenda, nella speranza che l'amara notizia che aveva da confidare a Nina fosse accompagnata da una gioiosa vittoria. La ragazza le sorrise.
-L'abbiamo presa.- rispose, genuinamente felice, provocando l'esultanza della bruna che però si rabbuiò subito.
- Nina, temo di doverti dare brutte notizie.- le disse, notando la preoccupazione fare subito capolino sul volto dell'amica - Amber ha scoperto tutto ieri sera, mi ha braccata e ricoperta di domande.- Nina sospirò; la notizia non era delle peggiori, soprattutto perché KT non poteva sapere il vero motivo per cui lei fosse preoccupata.
-Immagino che ormai era questione di tempo, Amber è una tipa sveglia. Non preoccuparti, parlerò con lei nel pomeriggio.- rispose, prima di prendere il posto di Joy nel bagno, abbandonando i pensieri assieme all'acqua bollente della doccia che scivolava veloce sul suo corpo. Desiderò, in quel momento, che anche le sue preoccupazioni e paure potessero scivolare via da lei così facilmente, ma si limitò a respirare profondamente, con un piccolo barlume di speranza che le sussurrava che poteva ancora combattere, che Rufus non aveva mai vinto e non sarebbe stata questa la sua prima volta.

Una volta che furono tutti svegli e, bene o male, riposati, si ritrovarono nel salotto a fare un qualcosa a metà tra pranzo e colazione. Nina aveva appurato che anche Alfie aveva dato forfait alle lezioni, quindi quel giorno i cinque si sistemarono al tavolo da pranzo e, tra una brioche e l'altra, cominciarono a discutere degli eventi della nottata da poco trascorsa.
-Siete riuscite a capire che prove ci attendono per il prossimo premio?- domandò il ragazzo, riempiendo il piatto tanto quanto lo stava facendo KT: condividere uno spazio mentale portava loro via molte più energie di quanto si potessero aspettare.
-Direi che dopo essermi quasi data fuoco da sola, alle quattro del mattino, tra le mie priorità non figurava un'altra probabile trappola mortale, Alfie.- replicò aspra Patricia, probabilmente trascinandosi i postumi della pessima esperienza. Joy sorrise, perché percepì un pizzico di ansia e paura provenire dalla sua migliore amica, ma sapeva che lei non l'avrebbe mai ammesso.
-Patricia ha ragione, scenderemo noi cinque adesso e scopriremo qual è il prossimo enigma.- si inserì Nina, diventando pensierosa. - Ma una cosa l'abbiamo capita. Ogni discendente ha l'esclusiva su una pietra e, di conseguenza ha una prova individuale.- proseguì, prima che un lampo attraversasse i suoi occhi, quindi si lanciò verso la sua camera, al recupero del minerale magico. Afferrò la pietra color rubino e, senza aspettare che gli altri la raggiungessero, la toccò col medaglione e ne attivò il potere. Aprì gli occhi, che si erano colorati nuovamente di nero, ed afferrò Alfie e Joy, scavando nel loro passato per arrivare al momento della maledizione delle stirpi. Osservò con attenzione i dettagli del furto che era avvenuto tempo addietro, vedendo i quattro antenati rubare la coppa Ankh e, subito dopo, le pietre. Un momento del passato, però, si presentò indesiderato nella sua mente: Nina vide Victor approcciarsi come esploratore alla stessa piramide che aveva cercato, ma non riuscì a capire quale fosse lo scopo di quella visita; era abbastanza sicura che si trattasse del periodo in cui lei era tornata ad Anubis per quei cinque giorni di pausa in cui aveva rivisto Fabian ed i suoi amici. La testa iniziò a farle male, perciò si separò dalla visione ed interruppe il flusso di potere che collegava la sua essenza da Prescelta all'antico oggetto, ringraziando Sarah che l'aveva allenata instancabilmente assieme al nonno di KT.
-Nina!- si lamentò Joy, massaggiandosi il braccio che la ragazza aveva afferrato con una salda stretta. Lei si scusò e raccontò ai ragazzi cosa aveva visto.
-Non sono riuscita ad inquadrare con precisione chi è il prossimo discendente a cui toccherà la sfida, ma una cosa è certa: anche quest'anno dobbiamo fare attenzione a Victor.- Tutti borbottarono, poco contenti della questione; Nina, però, si chiese se ci fosse sotto qualcos'altro: era strano che a loro cinque fosse stato permesso di rimanere nella casa, senza apparenti motivi o malattie: qualcosa, nel suo profondo, le suggeriva che Victor ci stava andando leggero con loro, ma non volle pensare ad altro che ad un piano per impadronirsi delle stesse cose che stavano cercando, cosa che lei avrebbe assolutamente impedito.

Guardinghi, si diressero verso i sotterranei ancora una volta, ignari che l'occhio vigile e protettore di Victor stesse vegliando su di loro. Il vecchio custode scuoteva la testa, sconsolato dalla innata abilità che quei mocciosi possedevano e che li metteva sempre nei guai. Stavolta decise di seguirli,per assicurarsi che tutto andasse come doveva e, paradossalmente, questo era ciò che lo spaventava di più.

Percorsero con cautela la trappola delle mattonelle alla quale mancava qualche pezzo, perché qualcuno di loro aveva messo il piede sulla postazione sbagliata, causandone il cedimento: si sentiva uno strano sibilo provenire dagli abissi lì sotto, ma avevano preferito non indagare le immense stranezze che riservava quella casa; arrivati al cammino del pellegrino notarono con piacere che la nebbia si era diradata e che la costellazione guida era ora illuminata grazie ai raggi del sole. Patricia rabbrividì nel passare accanto al piedistallo che nascondeva la botola, ma fece finta di niente e passò oltre, raggiungendo assieme agli altri l'inesplorato passaggio che conduceva ad un tetro corridoio.
-Perché, per una volta, questi enigmi non possono parlare di fiorellini e farfalle?- si lamentò Alfie, mentre il suo palmo cominciava a pulsare: lui era il prossimo e questa cosa lo spaventava abbastanza da farlo fermare di colpo al centro del corridoio, facendo sì che gli altri sbattessero addosso alla sua schiena.
-Alfie!- protestò Joy - Perché ti sei fermato?- domandò, mentre iniziava a percepire la paura dell'amico e malediceva il suo dono di empatia acuta che le aveva gentilmente regalato il livello. Ormai, essere normali in quella casa era diventato sopravvalutato. Il ragazzo si scusò silenziosamente per la paura che stava trasmettendo all'amica e sollevò il palmo, mostrando il marchio debolmente illuminato.
-Ci sono due occhi verdi laggiù, non voglio proseguire, non sono pronto.- disse, implorando Nina con gli occhi: sapeva che era questione di vita o di morte per lei e l'Osiriano, sapeva che il tempo era un lusso che non potevano concedersi, ma era spaventato. Aveva paura di non essere all'altezza, temeva che la posta in gioco fosse troppo alta per essere affidata ad un giullare come lui; certo, sapeva che in alcuni casi il suo aiuto era stato fondamentale, ma solo perché gli altri l'avevano creduto uno sprovveduto qualunque ed era per quello che il trucco aveva avuto successo. Dubitava di sé stesso, perché non riusciva più a scindere ciò che gli altri pensavano di lui da ciò che lui pensava di sé e solo una persona era capace di fargli ritrovare la ragione. Una persona che, però, in quel momento non era presente per farlo tornare con i piedi per terra. Così, all'improvviso, l'aria gli mancò e la testa cominciò fremere, pulsare, vorticare; colori sbiadirono e la vista si appannò, mentre i polmoni sembrarono restringersi, incapaci di aggrapparsi all'aria di cui Alfie aveva un disperato bisogno. Si scusò. Si scusò con Joy, che stava cercando di nascondere a Nina la percezione che riceveva dall'attacco di panico che stava avendo l'amico; si scusò con Eddie per non essere in grado di ricomporsi ed andare avanti per salvargli la vita; si scusò con i suoi antenati, per non essere degno di portare avanti il loro lascito.
-Ehi, Alfred, guardami!- gridò Patricia, prendendo il volto del ragazzo fra le mani e cercando di incastrare il suo sguardo in quello di lui. Le orecchie gli fischiavano, non riusciva ad alzarsi in piedi, perché non si era nemmeno reso conto che le sue gambe avessero ceduto.
-Guarda me. Respira. C'è ancora ossigeno in questo tunnel, devi solo lasciare che il tuo diaframma si apra. Rilassa i muscoli.- gli diceva la rossa e lui, seppur in maniera ovattata, ascoltava ed eseguiva gli ordini; cominciò a sentire di nuovo la sensibilità nei suoi arti, che ora formicolavano;  notò che le sue mani si erano bloccate, come se stessero cercando di afferrare qualcosa di estremamente resistente e per questo gli provocavano un dolore intenso, ma non riusciva ancora a controllarle.
-Mi dispiace.- furono le uniche parole che riuscì a pronunciare, nonostante la gola gli si fosse seccata. Nina, che non aveva lasciato nemmeno per un secondo il suo fianco, gli sorrise dolcemente.
-Ti capisco.- disse solamente, sapendo in cuor suo che Alfie conosceva il significato di quelle due parole che lasciarono implicito il suo disinteresse verso l'urgenza di risolvere il livello: fin troppa aria le era mancata e troppi pezzi di anima si stava portando via Rufus, perciò non erano  necessarie altre vittime oltre a lei e allo sfortunato Eddie.

Lei e Patricia lo presero sottobraccio e lo portarono indietro, mentre KT copriva la visuale di Joy, che ancora combatteva la piccola paralisi muscolare. La giovane discendente del creatore di quei labirinti psicologicamente distruttivi le asciugò una piccola lacrima, che aveva fatto capolino con prepotenza, le sorrise e la aiutò a camminare.
-Passerà, Joy.- le disse, mentre gli altri tre erano già lontani.
-No, KT, le emozioni di Alfie sono passate. Ti rendi conto che siamo adolescenti? Sorvolando sul fatto che nessuno di noi dovrebbe avere a che fare con tutto questo a diciassette anni, ma siamo letteralmente nell'età più emotiva tra tutte! Se domani non è Alfie, sarà qualche ragazzina che piange per un cuore infranto oppure emozioni ben più pesanti di quelle che sto vivendo adesso ed io non posso passare la mia vita a distruggermi così!- gridò, frustrata, forse mentre percepiva di nuovo, dopo tanto tempo, le proprie emozioni.
-Allora ti insegnerò a controllarlo.


NESSUN DORMA, NESSUN DORMA
TU PURE, O PRINCIPESSA
NELLA TUE FREDDA STANZA

Buonasera ed allo stesso tempo, buongiorno.

Mi scuso, nell'eventualità in cui alcuni di voi avessero avuto bisogno di un trigger warning a causa della scena di Alfie: gli attacchi di panico sono un'esplosione del tutto normale, seppur spiacevole, dei sentimenti di ansia, angoscia e paura di cui molti sono vittime. Non vi nascondo che a volte anche la sottoscritta ne soffre e fa molto male, perché in quei momenti non si vede altro che buio, smarrimento e negatività. Spero che anche voi, come me ed Alfie, abbiate una Patricia che vi resti accanto, vi stringa la mano e che vi sussurri che è tutto a posto. In caso contrario, io sono sempre a disposizione per chiacchierare ed offrirvi una spalla in un momento buio.

Il punto è: ognuno di noi attraversa momenti pesanti e sarebbe stato ingenuo ed ipocrita da parte mia non descrivere una simile eruzione di sentimenti, dato lo stress emotivo al quale sono sottoposti questi ragazzi (e non solo in questa storia, ma in generale anche nella serie!), perciò cerco di rendere questa faccenda nel modo più realistico ed empatico possibile.

Detto ciò, fatevi vivi nei commenti se avete domande, perplessità o semplicemente voglia di chiacchierare.

Grazie per essere stati ancora con me,
Buonanotte,
Elena.

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