Gli umori del pubblico erano indecifrabili, anche se la poca partecipazione era un ovvio segnale che qualcosa non andasse.
Decise di fare un leggero cambio.
Passò un pezzo di Elvis, dalla settima alla seconda posizione.
Non era un pezzo recente, ma era movimentato, confidò sul re del rock per scuoterli.
Alle prime note, gli parvero straniti. Molti di loro non conoscevano il pezzo.
Alzò la testa e vide che alcuni si guardavano sorridenti. Qualche attimo dopo, le gambe presero a muoversi.
All'improvviso il locale divenne un'enorme balera, i ragazzi si muovevano come ossessi e sembravano non riuscire a fermarsi.
Cambiò ancora la scaletta, passò l'ultimo
Pezzo al primo, era "rebel rebel" di David  Bowie, un altro pezzo movimentato.
Sembravano tutti presi dal pezzo.
Gli servì per fare presa. Aveva attirato l'attenzione su di lui. Il proprietario del locale gli fece segno col pollice che stava gradendo.
Quando passò ai pezzo più lenti, non la presero male.
Qualcuno canticchiava, quelli che non ne conoscevano i testi, seguivano le sue labbra per orientarsi.
Quando chiuse con "nothing else matters" dei Metallica, erano tutti coinvolti.
E quando ringraziò tutti al microfono, la gente iniziò a invitarlo a suonare ancora.
Pure Cesare con le mani gli stava dicendo di andare avanti.
Ebbe un attimo di panico, a quel punto, decise di tirare un asso dalla manica.
Cercò di andare a memoria su testi e accordi che non aveva più suonato da quando suo zio non c'era più. Così si propose in un medley di vecchie canzoni dei Pink Floyd, che durò circa venti minuti, al termine del quale, tutti lo stavano applaudendo spellandosi le
Mani.