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Love

Ti è mai capitato di guardare con occhi diversi una persona che ti è sempre stata accanto? Da parte sua, dal suo comportamento non è cambiato nulla. Sei proprio tu che la guardi in modo differente.
Magari prima non era importante, oppure lo era ma non tanto quanto in quel momento in cui la guardi con occhi diversi.
E da quel momento in poi è il caos.
Caos totale.
Così, a 16 anni ho capito che qualcosa in te stava cambiando.
Mi eri sempre stata accanto allo stesso modo, non avevi fatto gesti che potevano farmi pensare a qualcosa di più.
Eri sempre tu. Ma ai miei occhi eri cambiata.
Cosa stava succedendo?
Ci stavamo allontando?
O ci stavamo avvicinando?
Era un bel problema. Però io venivo da te a parlare dei miei problemi, e tu eri sempre pronta a risolverli. Ma questa volta cosa potevo dirti? Dopo anni di conoscenza non potevo permettermelo.
Non potevo permettermelo perché.. Eri una delle poche persone che mi capiva fino infondo.
È una sensazione magnifica, essere capiti. Ognuno dovrebbe provare questa sensazione.
Non volevo, non dovevo rovinare tutto ciò.
Una sera fresca d'estate siamo rimasti a casa tua, sul tetto ad ascoltare la musica. Rigorosamente bassa, erano le due e mezza ormai.
Mi hai abbracciato.
Il mio cuore ha accelerato.
Forse te ne eri accorta, o forse no.
Ci siamo guardati negli occhi, era il momento giusto.
E cinque secondi dopo siamo scoppiati a ridere. Come due scemi.
“Penso di essermi innamorato di te”
L'ho solo pensato, non l'ho detto.
Si, credo che in quel momento mi innamorai di te.
In quel momento ho smesso di parlare, ricordi?
“Ti piace questa canzone? Vuoi che la cambio?”
Rispondevo a monosillabi.
Non doveva succedere.
Però, ho realizzato che avrei dovuto capirlo tanto tempo fa.
Quando ti pensavo mi spuntava un sorriso, non succedeva con nessuno.
Avevo lo stomaco chiuso.
Forse non era chiuso ma solo pieno di farfalle. O elefanti. Magari l'intero Zoo che ballava per colpa tua.
“Non devi starmi accanto perché mi vedi solo, perché è giusto che nessuno rimanga solo. Non voglio farti pena.” Guardavo l'orizzonte mentre pronunciavo quelle perole. Non che le stelle fossero più interessanti di te, tu eri più interessate anche della Luna. Solo, non riuscivo a guardarti negli occhi, non ne avevo il coraggio.
Perché non volevo dirtelo, le parole erano uscite da sole dalla mia bocca. Volevo difendermi da ciò che mi stava accadendo dentro. Alla fine era colpa tua se stavo così per te e in quel momento prendermela con te aveva senso.
Non mi avevi guardato neanche una volta mentre ritornavi in camera tua. Sapevo che ti stavi cambiando, non mi sono girato neanche un secondo. Siamo cresciuti insieme, non c'era vergogna fra noi però mi sentivo in imbarazzo al solo pensiero di vedere la tua schiena nuda.
Ho sentito poi il rumore delle coperte del tuo letto. Era calato un silenzio agghiacciante, avrei potuto sentire camminare una formica.
Appena tornato in camera tua non sapevo se andarmene o venire a chiederti scusa.
Avevo scelto la prima.
Quando ho afferato la maniglia per aprire la porta hai detto “non andartene, nessuno fin'ora è rimasto così a lungo con me”.
Alla fine era così. Non ero l'unico ad aver conosciuto persone che portavano una maschera alla fin dei conti, ma.. Tu eri cosi perfetta, bella, brillante, solare, timida ma estroversa con chi volevi. Ed era quasi difficile per me pensarti senza amici, senza nessuno con cui parlare, giocare, fare cazzate, ballare, uscire..
Mi sono avvicinato al tuo letto, mi hai fatto spazio. Sembrava un gesto automatico, ormai.
Ci siamo guardati.
Ci siamo guardati a lungo.
E poi, ti ho baciato.
Ed è stato come veder spuntare il sole, in una giornata d'inverno.

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