Childhood
Si dice che quando siamo bambini crediamo di essere al centro dell'universo.
Piove perchè l'ho voluto io.
Nevica perché a me piace la neve.
C'è il sole perché io devo giocare.
Anzi:
Piove perché lo abbiamo voluto noi.
Nevica perché a noi piace la neve.
C'è il sole perché noi dobbiamo giocare.
Si. Al plurale. Al plurale perché non ero mai solo. Dove c'ero io, c'eri tu. Dove c'eri tu, c'ero io. Sempre cosi da quando avevamo 6 anni, in prima elementare.
Se ridevo, tu ridevi.
Se piangevo, tu eri la mia spalla.
E viceversa. Uno c'è sempre stato per l'altro.
Amicizie così non se ne vedono quasi più, non trovi? Non so tu, però io mi ritengo fortunato ad averti conosciuta.
Eri speciale. Diversa dalle altre bambine già da allora.
Sempre stata una ribelle. Non giocavi con le altre bambine, eri con noi maschi a giocare a calcio. L'unica tra tutti noi.
Quando si è piccoli si accettano tutti, chi magari ci vede meno in porta, chi ha un colore di pelle diverso dal nostro, chi è meno fortunato di noi o chi magari lo è di più. Accettiamo tutti e tutto.
Forse per questo hai accettato me.
A differenza del mio gemello ero più introverso, timido.. Ero strano. Forse per questo ti ho attirato. O sei tu ad aver attirato me? Magari ci siamo attirati come due calamite in contemporanea. Non credo sia questo l'importante però.
Abbiamo passato tanto tempo insieme, e ne abbiamo passate tante.
Ti ricordi quando eri venuta a casa mia la prima volta e avevo messo le braccia nella maglietta? “Non ho più le braccia!” esclamai. Tu si eri messa a urlare e quasi piangevi. Quante risate mi sono fatto quel giorno mentre le tiravo fuori per abbracciarti.
Una volta mi sono nascosto dietro una porta per spaventarti. Ma tu non arrivavi mai.. Alla fine sono tornato in camera mia a giocare mentre ti aspettavo.
Quando pioveva a metà autunno era noioso. Non ci lasciavano sotto la pioggia a giocare come d'estate. Avevamo inventato un gioco, che però ora come ora ho capito che non era nostra invenzione però a noi piaceva pensarlo. Sceglievamo due gocce d'acqua, una a testa. Le guardavamo scendere velocemente, chi arrivava prima vinceva.
Ti ricordi poi quando siamo andati a vedere Harry Potter insieme? Io volevo essere Draco Malfoy e tu Hermione Granger.
Perfetti nemici.
Giocavamo a imitarli. Due bastoncini di legno diventavano le nostre bacchette, e ci urlavamo i peggio incantesimi che però nel mondo di Harry Potter non avrebbero avuto senso, insomma Voldemort ci avrebbe già fatti a pezzetti. Però nonostante non volessero dire nulla nel mondo magico nel nostro, volevano dire tanto.
E invece, ti ricordi quando andavamo a casa tua il venerdì pomeriggio, dopo scuola? La tua mamma ci lasciava prendere i vestiti che non usavano da tanto per travestirci. Io mettevo una vecchia camicia di tuo papà e la sua cravatta a pois, che se per puro caso si fosse strappata tua mamma avrebbe pianto di gioia talmente era brutta! Tu invece prendevi il lungo vestito bianco di tua madre quando era giovane e una collana di finte perle. Quella però era tua, l'avevi trovata nell'uovo di Pasqua.
A volte vestiti cosi eravamo due adulti in affari, a volte eravamo due professori, a volte eravamo marito e moglie, potrei citare altre situazioni però finirei la carta a disposizione. Alla nostra fantasia non c'era limite.
Che bello che era essere bambini.
Hai presente quando ti chiedevo “quanto mi vuoi bene?” e tu rispondevi felici “tanto cosi!” aprendo le braccia? Tu eri il mio tanto cosi.
Aspettavamo con ansia l'adolescenza, l'età adulta. Ma cosa ci passava per la testa, Lili?
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