2x02. L'aiuto reciproco dei due cavalieri
"Signorina! Signorina Florencia, si sente bene?" Felipe vide che la ragazza stava lentamente aprendo gli occhi.
"Flor... amore mio, ti prego, parlami!"
"Aspetta." lo fermò Felipe. "Lei non può risponderti, adesso. C'è ancora quella strega in giro." Questo glielo disse trasmettendo il suo pensiero all'anima del compagno di avventura, ormai divenuto suo amico. "Andiamo, signorina Flor, si riprenda!"
"Fe... Fede..." balbettò Flor, aprendo gli occhi.
"Attenta." le disse Fede. "Ascoltami, so che può sembrare assurdo, ma io ed il signor Felipe in questo momento condividiamo lo stesso corpo... guardalo negli occhi, Flor, ti prego... guardalo!"
Flor alzò lo sguardo ed incrociò gli occhi di Felipe. Dietro quegli occhi vide il viso dolce del suo principe.
"Il mio Federico!"
"Signorina Flor... lui ha scritto questo. Deve firmarlo anche lei e dobbiamo consegnarlo subito al giudice del tribunale minorile."
Flor afferrò il foglio e lo lesse.
"Una delega per la tutela? Per me, Greta... e... lei?"
"Sì." rissose sbrigativo Felipe. "Mi ascolti: io so dove sono i ragazzi, ma per favore, deve aiutarmi! Dopo le spiegherò tutto."
"Posso... parlargli?" chiese Flor.
"Sì, ma dobbiamo finire quello che abbiamo iniziato e andarcene subito di qui. Lui deve passare un po' di tempo anche con i suoi fratelli, prima di andarsene."
Andarsene... quella parola per Flor fu un pugno allo stomaco. Lui non sarebbe rimasto per molto. Ma perché le sue fatine volevano torturarla, facendolo tornare per un po' per poi riportarlo in cielo?
In qualche modo si riscosse, scese dal letto e si diresse verso il salotto, dove prima era il giudice... ma era rimasta soltanto la strega maggiore.
"Su, presto, si sbrighi!" esclamò Felipe. "Mi dia la mano e si fidi di me." L'ultima parte della frase la trasmise a Flor con il pensiero: "Pensi che sia la mamo del suo principe... c'è anche lui, per ora."
Flor afferrò la mano di Felipe... e attraverso quel contatto poté sentire la presenza del suo principe.
"D'accordo, mi fido." disse decisa.
Non sapeva perché lo stava facendo, ma firmò il foglio e insieme a Felipe fu teletrasportata vicino all'ingresso di un collegio.
"Signor Freezer, dove siamo?" chiese Flor.
"Quella strega ha mandato i piccoli in un collegio di suore" rispose Fede. Felipe, per evitare di far sembrare che Flor parlasse da sola, le fece l'occhiolino e ripeté la frase.
"Bene. D'ora in poi, signorina Flor, solo lui dovrà parlare, perché le suore e le guardie non possono sentirlo. Tireremo Thomas e Martin fuori di lì!" esclamò Felipe.
"Come sa che si chiamano Thomas e Martin?" chiese Flor.
"Dopo le spiego" le rispose Felipe.
Raggiunsero lo scantinato del collegio e Felipe schioccò le dita, rendendosi invisibile.
"Ora!" esclamò mentalmente per comunicarlo a Fede.
"Ragazzi!" esclamò quest'ultimo.
Thomas e Martin, che praticamente appena arrivati erano stati puniti dalla madre superiora, si guardarono, stupiti.
"Hai sentito?" sussurrò Thomas. "Sembra la voce di Fede!"
"Ma è impossibile!"
"Piccolo Freud!" esclamò Fede... e Martin si bloccò. "Ascoltami, abbiamo solo poche ore. Vi porterò via di qui, ma dovete fidarvi."
Thomas e Martin, ancora più sorpresi, si guardarono tra loro... ma la voce del loro fratello maggiore era unica e non potevano averla sentita entrambi ed aver avuto un'allucinazione conte/poraneamente.
"Quando vedrete il corpo che mi ospita non lo riconoscerete..." li avvertì Fede. Felipe, intanto, si allungò verso di loro e li prese per mano. "Ora usciamo di qui, subito.. poi vi racconterò tutto, lo prometto!"
Li condusse all'esterno ed i ragazzi, appena videro Flor, le si gettarono tra le braccia. Felipe schioccò di nuovo le dita e si rese visibile.
"Queste cose mi turberanno la psiche per il resto dei miei giorni!" esclamò Martin.
"Eccolo, il mio piccolo Freud!" sorrise Fede.
"Ma lei non è..." sussurrò Thomas. "Il Conte?"
"No, non sono il Conte. Io sono Felipe" gli rispose l'ospitante.
"Posso abbracciarla?" chiese Thomas. "Voglio dire: nel suo corpo lei è insieme a mio fratello... ecco..."
"Vieni qui, Thomas" esclamarodo i due.
"Oh, scusami, Felipe!" saltò su Fede.
"E perché? Sono belli, gli abbracci" gli disse Felipe.
Flor guardava la scena, ancora scombussolata. Fede era nello stesso corpo di Felipe... era un miracolo. Ma per quanto tempo sarebbe rimasto? Aveva detto di avere poco tempo.
"Ragazzi... andiamo via di qui! Dobbiamo chiamare i gemelli, Maya e... Matias! Matias non è ancora partito per Londra, dobbiamo sbrigarci!"
"D'accordo... signorina Flor, con Matias è meglio che inizi a parlarci lei... potrebbe rimanere sconvolto."
"Bene, allora ci penso io." disse Flor. "Facciamo venire qui i gemelli: è rischioso tornare a casa."
"No. Qui no" disse Felipe. "Andiamo alla Mastery School, il mio collegio. Saremo più al sicuro."
"Oh no, un altro collegio!" esclamò Thomas, spaventato.
"Non è un collegio come te lo immagini tu, piccolo. La direttrice è molto gentile e ci sono anche tante brave persone che si prenderanno cura di voi finché non tornerò" lo rassicurò Fede. "Non vi avrei mai mandati in un posto in cui qualcuno potesse trattarvi male... neanche quando l'ho detto... perché.. perché siete i miei piccoli e lo sarete semfre, ve lo prometto!"
"Fratellone, io ho paura!" sussurrò Thomas. "Ora che sei tornato non voglio che tu te ne vada di nuovo."
"Non è un addio, Tommy. È solo un arrivederci... ma finché non tornerò tu mi devi promettere che farai il bravo ometto e ti comporterai bene con chi si prenderà cura di te" disse Fede, scompigliandogli i capelli.
"In che senso: "Finché non tornerai"?" chiese Flor. L'aveva già detto diverse volte: cosa voleva dire?
"Dopo te lo spiego" la rassicurò Fede.
Felipe, allontanatosi di qualche passo, chiamò i gemelli e diede loro l'indirizzo della Mastery. I ragazzi erano già abbastanza sconvolti per tutto quello che era accaduto nelle ultime due ore. Flor, con un altro cellulare che Felipe le aveva prestato, compose il numero di Matias.
"Pronto?" sussurrò tristemente l'avvocato.
"Matias..." mormorò a sua volta Flor.
"Flor!" esclamò l'avvocato, dall'altra parte.
"Matias, non sei ancora partito, vero?" chiese Flor.
"No. Sono al Check In." rispose l'avvocato.
"Torna indietro!" gli disse Flor, sbrigativa.
"Cosa? Flor, se torno indietro Delfina porterà lì Maya con la forza e la chiuderà in collegio, non voglio!" esclamò Matias.
"Matias, ora non ti posso spiegare, ma ti prego, torna indietro!" esclamò Flor, agitatissi/a.
"Flor, mi vuoi dire che succede?" chiese Matias.
A quel punto Fede le disse: "Metti in VivaVoce."
Matias, che aveva sentito quella voce, ebbe un sussulto.
"Flor, se questo è uno scherzo non è divertente!- esclamò Matias.
"Matias, io lo amo! Non potrei mai giocare con la sua vita, lo sai!" gli ricordò Flor.
"Non è uno scherzo. Amico mio, ascoltami" gli disse Fede. "Non hanno replicato la mia voce in nessun modo: sono io... negli ultimi tre mesi tu hai combattuto per i miei ragazzi, per affidare la tutela a Flor, ricordi? Delfina ha quasi fatto inghiottire a forza delle alghe a Thomas, ha rinchiuso lui, Martin e Robertina in soffitta ed ha tirato del fango addosso a Flor solo per dispetto. Ti ha spedito a Londra da Maya perché senza avvocato non c'è alcun processo."
"Dimmi qualcosa di quando eravamo piccoli" disse Matias, colmo di gioia, ma al contempo dubbioso. Insomma: il suo migliore amico aveva perso la vita in un incidente... per un estremo atto di coraggio... eppure gli stava parlando al telefono in quel momento! Era impossibile: stava sognando! Eppure...
"Quando avevamo quindici anni mi hai coperto con papà per farmi suonare la chitarra in piazza, ad una fiera" disse Fede. "Hai detto che avremmo studiato insieme per una verifica. Sono venuto a casa tua e dopo l'esibizione ho passato tutta la notte sui libri. Ero distrutto, ma anche da adolescente avevo quella che tu, per prendermi in giro, definivi..."
"La sindrome dello studente modello!" esclamarono in coro.
"Con un pizzico di ribellione, ma resti comunque un bravo ragazzo" rise Flor.
"Il mio tedesco!" esclamò Matias. Si voltò verso una donna disperata che aveva perso un biglietto per Londra e le diede il suo: "Prenda. A me non serve più."
La donna lo abbracciò, ringraziandolo di cuore.
"Ma perché l'ha fatto?" chiese poi, notando che quell'uomo, all'inizio così abbattuto, sembrava rinato.
"Perché il mio migliore amico sta bene, quindi non ho più bisogno di questo" rispose Matias, ridendo come un matto... poi corse fuori dall'aeroporto a rotta di collo. Era ancora al telefono quando Fede gli diede l'indirizzo della Mastery School: il loro punto d'incontro, e gli disse: "Ehi, calma... neanche fossi morto!"
"Scemo" pensò Matias, e quel pensiero arrivò dritto al suo migliore amico.
"Ce l'abbiamo fatta!" esclamò Flor. "Ce l'abbiamo fatta, amore!" Fece per baciarlo, poi si ritrasse, vedendo la fede al dito di Felipe. "Mi scusi. La sua ragazza non ne sarebbe felice."
"Stia tranquilla... so che non è per me che le succede." le disse Felipe. "I gemelli stanno arrivando."
Detto questo il piccolo drappello si diresse verso la Mastery School.
"Venite. Scusateci se il parco è messo un po' male, ma neanche noi stiamo passando proprio un buon periodo" spiegò mestamente Felipe.
"Ecco. È di questo che dobbiamo parlare, ragazzi" disse Fede.
"Oh, salve!" esclamò una ragazza, avvicinandosi al gruppo. "Come posso aiutarvi?"
"Ciao, Luna" disse Felipe. "Beh... non so se Lucilla ti ha parlato dei Fritzenwalden e della signorina Florencia, però..."
"Ah, capisco" disse Luna. "Sì. Lucilla è rientrata poco fa, mi ha parlato di questi ragazzi. Cioè, ne ha parlato con tutti, veramente..."
"E la signora Victoria come l'ha presa?" chiese Fede.
Luna rimase un attimo sorpresa, nel sentire un'altra voce provenire dalle labbra di Felipe, ma realizzò subito, ormai abituata a quelle stranezze.
"Oh... non si preoccupi, signor Federico. Mia suocera è una donna forte e sensibile... la prima cosa che mi ha detto è che una volta venuti qui vo;eva sapere se Florencia e i bambini stessero bene. Ehi... non dovete aver paura... vogliamo aiutarvi."
Luna, premurosa, si chinò su Thomas e gli prese le mani. Il piccolo aveva dei segni rossi sulle braccia a causa dello strattone datogli da Delfina e dai graffi della suora, che per tenerlo fermo e trascinarlo in cantina gli aveva conficcato le unghie nella pelle. "Ti fa male, tesoro?"
"No, per niente. Sono un uomo, io!" rise Thomas.
"Sì, ma anche agli ometti fanno male i graffi" disse Luna.
"Com'è gentile, la signorina" disse Flor. Dopo tanto tempo, trovare qualcuno disposto ad aiutare lei e i ragazzi e a toglierle un po' di preoccupazioni dalle spalle la faceva sentire al sicuro, le scaldava il cuore. Pensò a quanto fosse stato difficile per il suo principe tirar su una famiglia a diciotto anni... anche lei si sarebbe congelata, se non avesse avuto un grande aiuto.
"Ehi, amore!" Un uomo le cinse le spalle con un braccio. "Ah, voi dovete essere i piccoli Fritzenwalden. Io sono Alessio."
"È mio marito" spiegò Luna, sorridendo leggermente. "Venite, vi accompagnamo dentro."
Entrarono nell'edificio e raggiunsero una stanza in particolare.
"È la direzione" disse Alessio. "Ma non vi preoccupate: mia madre non è la solita direttrice."
"Oh... prego, accomodatevi!" disse una donna, alzando lo sguardo. I suoi occhi erano spenti, ma lo sguardo era gentile e accogliente.
"Signora... io..." balbestò Flor.
"Puoi chiamarmi Victoria, mia cara" disse la donna. "Tu sei Florencia, vero?"
"Sì, ma può chiamarmi Flor." le rispose la ragazza.
"Bene... diamoci pure del tu, cara... potresti essere mia figlia. Felipe, il signor Fritzenwalden è qui, adesso? Voglio dire: come funziona? Lui parla attraverso te?"
"Sì, più o meno" le rispose Fede. "Io sono ospite nel corpo di Felipe, al momento... e volevo ringraziarla per... per aver accolto Flor e i miei fratelli... e se non le costa vorrei chiederle anche di Greta, la governante... può restare qui anche lei? La mia ex è molto pericolosa, ho paura che..."
"Un'altra Renata!"
Alessio non poté evitare quell'affermazione. Lucilla si strinse nelle spalle e Felipe, capendo, le accarezzò il viso per tranquillizzarla.
"Ma certo, non c'è problema!" gli rispose la signora Victoria. "Potrà stringere amicizia con la mia assistente: Rita."
L'interessata, per la prima volta, guardando quei due ragazzini che ancora indossavano la tunica del collegio delle suore, orfani e privi anche del fratello maggiore, provò un immenso senso di tenerezza materna.
"Venite, cari. Vi va una bella cioccolata calda?" propose, sorridendo.
"Grazie" sussurrarono Martin e Thomas, intimiditi.
"Ehi, niente paura, capito?" disse Rita, nel tentativo di farli sorridere.
"Capito!" risposero in coro, seppur esitanti, Thomas e Martin.
"Capito, signorina Rita!" esclamò la donna.
"Capito, signorina Rita" le fecero eco i due ragazzini, seguendola in cucina.
"Ha fatto bene" disse Fede. "Anche se mi costa stare lontano dai miei fratelli, adesso, è meglio che non sentano."
Un uomo si alzò e si avvicinò a Flor.
"Chi è questo signore?" chiese Flor.
"Questo è Eusebio. È mio amico... ed è il mio assistente" disse Felipe. "Lui la terrà in contatto con Federico, signorina Florencia."
"In contatto? Cosa significa?" chiese Flor.
"Soltanto lui può aiutare noi e soltanto Felipe può aiutare voi" cantilenò Eusebio, allungando le vocali.
"Cosa vuol dire, signore?" gli chiese Flor, timidamente.
"Tutti i ragazzi del collegio sono in un'altra dimensione e il solo che può liberarli è il signor Federico" le spiegò Eusebio, aggiungendo una C nel nome del giovane.
Flor era abituata a credere nella magia, ma questo era troppo anche per lei.
"Non capisco, non capisco" disse piano.
"Lui adesso è incorporeo, signorina Florencia. È l'unico che può accedere al'altra dimensione. Noi il portale l'avevamo chiuso, ma qualcuno l'ha forzato ed è riuscito a far entrare là dentro solo chi voleva. Dall'altra parte c'è un collegio come questo, ma vi succedono cose terribili e il tempo si ferma. Tutti i ragazzi della Mastery School sono stati rinchiusi lì per preservare la cattiveria in una persona che ha avuto un attimo di cedimento, esattamente tre mesi fa."
"Questo vuol dire che la strega è una vera strega!" esclamò Flor. "È lei..."
"Non sappiamo se a compiere il sortilegio sia stata lei, ma è lei l'artefice di tutto questo!" sibilò Eusebio. Quel modo di parlare gli era rimasto, ma non era più il cattivo di un tempo. La sua giovinezza aveva trovato una stabilità e compiere buone azioni l'aveva definitivamente curato. Ora non aveva più alcun tornaconto... e gli era bastato guardare Flor per mezzo secondo per scoprire che l'amore eterno di Flor era Fede, in quella vita e nelle precedenti.
Improvvisamente la signora Vict*ria si alzò e si gettò tra le braccia di Felipe, o meglio: di Fede.
"La prego... salvi mia figlia e i ragazzi!" singhiozzò, disperata. "Rivoglio indietro mia figlia, la prego!"
Anche Luna, tenuta stretta dal marito, guardando Fede attraverso Felipe, ebbe un crollo.
"Per favore... salvi mia sorella!" fu tutto quello che riuscì a dire prima di sciogliersi in lacrime.
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