2x01. Un'ottima squadra
"Attento!" Un uomo ne spinse via un altro, del tutto identico a Felipe. Un'auto stava per piombargli addosso, ma l'assassino finì col mietere un'altra vittima. Dei volti pallidi e congestionati dal dolore sfrecciarono davanti agli occhi di Felipe, in particolare quello di una donna... una donna che aveva negli occhi una luce speciale, intensa... una luce che però si sarebbe spenta poco a poco, senza il suo amore, nonostante gli sforzi che lei gli prometteva di fare per aiutare i suoi fratelli in vece sua e continuare ad amare. Tutte quelle maschere di dolore invocavano un nome... "Federico!"
"NO!" Felipe si svegliò di soprassalto: il cuore gli batteva così forte da fargli temere che potesse scoppiare da un momento all'altro.
"Felipe! Felipe, ti prego, calmati... è tutto a posto..."
Lucilla, sdraiata accanto a lui, lo riscosse.
"Federico... Federico..." prese a ripetere Felipe.
"Chi è Federico?" chiese Lucilla.
"Non lo so... sogno sempre un uomo che viene travolto da un'auto, i funerali, la famiglia che invoca il suo nome... e una donna la cui anima sta morendo lentamente."
"Da quanto tempo fai questo sogno?" chiese Lucilla.
"Da tre mesi. Da quando tutti i ragazzi della Mastery sono finiti nell'altra dimensione." rispose Felipe, con voce tremante e il viso ricoperto di sudore.
"Tre mesi" sussurrò Lucilla. "In effetti tre mesi fa c'è stato un incidente in cui è stato coinvolto un certo... Federico."
"Sai qual è il suo cognome?" chiese Felipe.
"Era... un cognome tedesco, credo... sì, tedesco. Era..." Lucilla si sfregò il volto con le mani. "Fritzenwalden. Sì, Fritzenwalden!"
Felipe sentì un brivido percorrergli la spina dorsale.
"Devo trovare quella famiglia. Devo trovarla ad ogni costo!" esclamò deciso.
"Aspetta... se sogni così spesso quell'uomo, forse è perché lui ti chiede aiuto. Perché non parli con il tuo maestro e cerchi di capire cosa puoi fare?" propose Lucilla.
Alla fine si era scoperto che era sempre stata lei, l'amore di Felipe... il quale, però, non aveva fatto in tempo a conoscerla in una vita precedente. L'aveva vista solo da uno specchio, nei panni di una lavandaia, due secoli prima, nell'altra dimensione.
"Io... io intanto andrò a casa Fritzenwalden, se vuoi... sono un'assistente sociale, in fondo... potrei interessarmi del caso di questa famiglia." propose Lucilla.
"Sembra che qualcuno si stia facendo avanti per aiutarti, ragazzo... forse non ti servirà entrare nel corpo del Conte, né perdere la memoria... Felipe è abituato a ricordare cose insolite, sai?" disse il Capo. "Peccato che qualcuno debba pur insegnargli ad amare."
"Felipe? Ma è uguale a..." balbettò Fede.
"Non farti ingannare, biondo!" lo apostrofò il Capo. "Questo ragazzo ti somiglia: è fissato con il sacrificio."
"Guardate! È arrivato dal suo maestro!" esclamò l'angioletto che aveva accompagnato Fede.
"Maestro! Maestro!" esclamò Felipe, più agitato che mai.
"Che ti succede, Felipe?" chiese il suo mentore. "Ti vedo molto turbato."
"Da tre mesi faccio sempre lo stesso sogno" disse Felipe. "C'è un uomo... Federico... un'auto lo investe, la sua famiglia è lasciata allo sbaraglio e c'è una donna che non riuscirà ad amare mai più, senza di lui... mai più. Nonostante gliel'abbia promesso, lei sopravvive solo per i suoi ragazzi, come li chiama lei."
"L'angelo caduto per errore è l'unico in grado di riportare a casa le anime innocenti imprigionate nell'altra dimensione!" esclamò il maestro. "Ora siediti e chiudi gli occhi... voglio che tu veda quell'uomo, che tu senta la sua voce. Tu avrai bisogno di lui, ma anche lui avrà bisogno di te... e molto... per tornare alla vita, come una Fenice."
Felipe chiuse gli occhi e in quel momento, con lo sguardo della mente, vide Fritzenwalden pararsi di fronte a lui.
"Felipe! Felipe, ti prego, aiutami... Flor... i miei fratelli... le streghe... aiutami."
"Come ti posso aiutare?" chiese Felipe.
"Permettimi di entrare nel tuo corpo con la mia anima... solo per poco... ti giuro che farò qualunque cosa... te lo giuro" rispose Fede.
"Io voglio che tu torni alla vita... sei un angelo caduto per sbaglio."
"E come?" chiese Fede.
"I ragazzi di un collegio sono chiusi in un'altra dimensione... so che ti sembrerà assurdo, ma secondo il mio maestro solo tu puoi liberarli, ora che sei incorporeo..."
"Beh, vedo che non c'è bisogno di spiegarvi niente" disse il Capo Supremo. "Ma avrete una scadenza per portare a termine la missione. Avrete tempo fino alla nascita di tuo figlio, angelo ribelle... se entro quel termine non avrai riportato tutti i ragazzi di quel collegio nella loro dimensione, dovrai tornare in cielo come Io comando. Intesi?"
"Un figlio...?" chiese Fede.
"Sì. Florencia non lo sa, perché non ha ancora i sintomi, ma è incinta di esattamente tre mesi. Avete concepito quel figlio durante uno dei tuoi pochi atti di coraggio."
"Non è vero!" protestò Felipe. "Per crescere una famiglia da solo ci vuole coraggio. Per rinunciare ai sogni ci vuole coraggio e per spingere un uomo per salvargli la vita ci vuole coraggio da vendere. Lui non è assolutamente un codardo. È una gran bella persona... e io voglio aiutarlo."
"E va bene, cavalieri. Su, sbrigatevi, allora!"
Fede si avviò verso una porta, ma il Capo lo fermò.
"Aspetta. Ricorda che avrai fino a mezzanotte nel corpo di Felipe... dopodiché verrai trasportato nell'altra dimensione, capito?"
"Sì, certo" rispose Fede. "È chiaro."
Neanche a dirlo, si diresse verso la piccola porta nera e, tra spasmi e grida sia da parte sua che da quella di Felipe, entrò nel corpo di quest'ultimo. Quando le loro anime si sfiorarono, non ebbero bisogno di raccontarsi reciprocamente la loro storia: Fede acquisì, oltre ai suoi, i ricordi di Felipe, e viceversa.
"Io... io non so perché ho detto quelle cose sul coraggio... sentivo che tu avevi fatto di tutto per la tua famiglia, ma di fatto non lo sapevo, ed ora che lo so... confermo che hai avuto molto coraggio."
"Grazie" mormorò Fede. "Ma ora... ora che faccio?"
"La mia ragazza è a casa tua. Vuole sincerarsi del fatto che i tuoi fratelli stiano bene, ma loro non sono più lì, lo sai. Andremo da loro e da Flor, prima. Dobbiamo avvertirli, subito!"
"Sì, ma... Felipe, io... io devo chiederti una cosa."
"Cioè?"
"Sei davvero disposto a prenderti cura della mia famiglia?"
"Tu sei disposto a liberare i ragazzi della Mastery dall'altra dimensione senza sapere a cosa stai andando incontro. Io devo avere a che fare con delle persone... che oltretutto hanno un dolore tremendo da sopportare e purtroppo sono sole, davanti ad una legge cieca e sorda. Devo proteggerli."
Fede si sentì rassicurato.
"Coraggio, andiamo! Devi passare tutto il tempo possibile con i tuoi ragazzi."
"Sì, ma prima dobbiamo fare una cosa" disse Fede. "La tutela."
"Che?"
"Felipe... dobbiamo passare da casa mia" disse Fede.
Felipe, sentendo la tensione di Fede, capì che era meglio non contraddirlo. Usò i suoi poteri di mago e stregone per teletrasportarsi e giunse allo studio di Fede.
"Non so come ci sei riuscito, ma grazie mille." disse lui.
"Cosa dobbiamo fare?" chiese Felipe.
"Carta intestata e penna" rispose Fede.
Felipe, come se avesse sempre saputo dove fossero quegli oggetti, scavò in un cassetto e prese l'occorrente.
"Tu detti, io scrivo, veloce!" esclamò, risoluto.
Fede gli dettò una delega per la tutela dei suoi fratelli.
"Metti tre nomi. Matias purtroppo non c'è, è con Maya... metti il nome di Flor, quello di Greta ed il tuo..."
Felipe non se lo fece ripetere. Fede, usando la mano sinistra del suo ospitante, firmò il documento, mentre Felipe metteva la sua firma con la destra.
"Come lo faccio avere a Flor e Greta?" pensò Fede, nervosamente.
"Lascia fare a me."
Felipe chiamò al cellulare Lucilla e le disse di far entrare Greta nello studio con urgenza.
"Spero che la tua ragazza riesca a credere a quello che vedrà" disse Fede.
"È stata trasformata in una gatta, ricordi?" gli fece notare Felipe. "Non le sembrerà così assurdo che due spiriti condividano lo stesso corpo..."
"Attento! Arriva qualcuno!" esclamò Fede.
"Sentitemi bene, ragazzi..." Delfina guardava fissi i due. "Florencia non c'è più... e neanche Federico... e voi ora siete la mia famiglia. Che ne dite di fare un giro tutti insieme?"
I due si sentirono vibrare l'anima.
"Non mi piace" pensò Fede, e Felipe poté sentire la sua voce nella testa. "Ma che è successo a Flor?"
"Lucilla mi ha detto che quando è arrivata Florencia era stata arrestata" rispose Felipe. "Si è già messa in contatto con il suo avvocato per farla uscire, ma in ogni caso verrà fuori subito, per mancanza di prove."
"E i gemelli dove sono?" chiese Fede.
Greta entrò nello studio.
"Ach, mein Gott! Che fare lei qva?" chiese, agitata.
"Ferma, ferma, ferma!" esclamò Fede.
"Herr... Federica? Lei? Me non... non potere credere."
"Signora Greta, mi ascolti. Io sono Felipe. Felipe Segundo De La Fuente. Io e il signor Federico siamo nello stesso corpo." cercò di spiegare Felipe.
"Me... me non capire" ripeté ancora la governante, confusa.
"Lei è stata qui per dieci anni, Frau Greta. Federico era ancora bambino. Lei chiama sempre quest'uomo "Herr Federica", Flor "Floricienta" e a volte cambia l'accento a Martin, Nicolas e Thomas. La signora Malala si arrabbia sempre perché la chiama Malamala. Lei ha un nipote, Oscar... ed è... molto legata ad Antonio."
Greta era nervosa e sconcertata, ma alla fine si lasciò cadere tra le braccia del giovane.
"Herr Felipe... me non sapere che pensare... e..." singhiozzò, agitata.
"Ascoltami... se tu firmi questo, io e Felipe lo consegneremo al tribunale. Tu, Flor e Felipe vi occuperete dei bambini finché non tornerò" disse Fede.
"Ed io vi darò una mano a togliere alla strega la loro tutela e ad annullare il matrimonio... finché Federico non potrà tornare." aggiunse Felipe.
"Tornare?" ripeté Greta.
"È lungo da spiegare, Greta" le disse Fede. "Sappi solo che non è tutto perduto..."
"Mio pampino! Mio piccolo uomo!" esclamò Greta, singhiozzando disperatamente.
"Fidati di me, Greta. Fidati di Felipe... è un grand'uomo, credimi" le disse Fede. "Credi in lui come se fossi io stesso."
"Gutt! Me firmare qvesta documenta! Ma come fare lei, con povera Floricienta che essere arrestata?" singhiozzò Greta.
"Tranquilla, ma fa' presto, Greta. Ho poche ore, prima di finire in un altro posto." disse Fede.
Greta prese la penna e mise subito la sua firma.
"Camminate!" gridò una voce.
"Ma, Delfina..." balbettò il piccolo Thomas, spaventato.
"CAMMINATE!" s'impose la donna.
"Brutta strega!" esclamò Fede.
"La seguiremo." gli disse subito Felipe.
"E come? Se ti vedesse?" chiese Fede, furioso e preoccupato... poi vide Delfina strattonare Thomas, mentre Martin li guardava, spaventato e impotente. "Lascia mio fratello! Lascialo, strega maledetta... come faccio? Lei non ti conosce e non può vedere me!"
"Mago e stregone. Questo sono." disse con calma Felipe. Schioccò le dita e il suo corpo divenne invisibile, poi si sollevò a mezz'aria e iniziò a seguire Delfina e i piccoli.
"Non perderli di vista, per favore!" esclamò mentalmente Fede, temendo che anche Delfina potesse sentirlo.
"Lei non può sentirti. Il suo cuore non è abbastanza puro" gli disse Felipe.
"Sembra che tu abbia tutti i giorni un fantasma nel tuo corpo." rise Fede.
"Beh... questo è il mio pane quotidiano" scherzò a sua volta Felipe.
Si fermarono di fronte ad una struttura fatiscente. I muri erano completamente scrostati, il cancello era divelto e si vedevano di sfuggita dei topi bazzicare lì intorno.
"Quella strega vuole veramente mandare i miei fratelli là dentro?"
"Ascoltami. So che ti costa, ma per il momento dobbiamo assolutamente lasciarla fare." gli fece notare Felipe. "Se ora entro là dentro e la fermo arresteranno anche me e non potrò far ottenere la custodia dei bambini a Greta e Flor."
"Oh, accidenti! Ma dove sono andati i gemelli?" si chiese Fede.
"Non lo so." rispose Felipe.
"Delfina... perché ci hai portato in questa scuola orribile?" mormorò il piccolo Thomas, spaventato. Felipe, sentendo che Fede ribolliva di rabbia, si teletrasportò nuovamente a casa Fritzenwalden.
"Eccoli!" esclamò Fede, vedendo rincasare Nico e Franco.
"Che ci fai qui, Conte dei miei stivali?" chiese Franco, facendo per lanciarsi addosso a Felipe.
"No, Franco, non farlo! Fermati!" lo bloccò Fede. Il biondo sentì il suo cuore mancare un battito.
"Fede!" esclamò, guardandosi intorno.
"In questo momento siamo la stessa persona." gli disse Felipe. "E io non sono il Conte. Non so neanche chi sia, questo Conte, dico davvero... sono qui per aiutarvi."
"Bonilla ci ha chiamati. Ha detto di aver sequestrato Greta" disse Nico.
"Ma se Greta è a casa?" saltò su Felipe.
"Maledetto! L'ha fatto per distrarli mentre quella strega portava via i piccoli... se lo becco giuro che..." mormorò Fede.
"Eccolo che arriva! Perché non lo spaventiamo un po'?"
"E come?" chiese Fede.
"Chiamalo." rispose Felipe. "Digita il suo numero e parla."
Felipe non era tipo da fare certe cose, ma in quel momento una parte dello spirito vendicativo di Fede l'aveva contagiato. Beh, più che vendicativo si trattava di uno spirito giustiziere.
"Ma non è come Delfina? Se lei non può sentirmi non può neanche lui..."
"Conosco un trucco" gli disse Felipe. "Tu fidati di me... e prendi quello." Afferrò il cellulare che un tempo era stato di Fede e, senza neanche riflettere, compose il numero di Claudio Bonilla.
"Pronto?" disse quest'ultimo.
"Questa me la paghi, dottore da strapazzo!" disse Fede... Felipe fece un gesto e, in un modo che a Fede non fu chiaro, Claudio poté sentire la sua voce.
"Chi... chi sei?" balbettò Claudio.
"L'uomo che ti ha dato fiducia, che tu hai ingannato per incastrarlo con la tua figliastra. Il tuo compagno di banco del liceo... quello che hai fatto ubriacare e vestire da cucciolo la sera del suo addio al celibato. Sono il tuo incubo, Claudio Bonilla..."
"Federico...? Ma è impossibile!" esclamò il medico.
"Sono in un posto in cui mi è più facile vendicarmi... so tutto. So che avete inscenato il sequestro di Greta per distrarre i gemelli.... so che la povera vedova inconsolabile dei miei stivali, la mia dolce fidanzata innamorata.. la povera, sventurata Delfina, ha ficcato in bocca a Thomas della robaccia senza neanche sapere se fosse allergico o no, che ha costretto la donna che amo a lavare tutti i suoi vestiti a mano. Ba rinchiuso in soffitta Martin, Thomas e Roberta e ora ha spedito i ragazzi in collegio, precisamente ad una specie d'istituto di correzione di suore decadente che si chiama Caridad."
Il povero dottore si mise ad urlare al telefono come se non ci fosse un domani e Fede interruppe la comunicazione.
In quel momento si udirono le voci di due donne: Malala e Flor.
"La strega-madre e Flor" disse tra sé Fede. "E c'è anche il giudice..."
"Ottimo, così ce la sbrigheremo subito!" esclamò Felipe.
"Tu, ragazzina" stava dicendo la strega-madre, rivolta a Flor, "non lavorerai più qui. Non c'è più bisogno di te, sai?"
"Non m'importa. Dove sono i miei ragazzi?" chiese Flor.
"Dove meritano di stare!" esclamò la strega.
"Non così in fretta, signora!" la interruppe Felipe.
"Chi è lei?" chiese Flor, sorpresa.
"Signorina... il signor Federico, prima dell'incidente, mi ha chiesto di assumere la tutela dei suoi fratelli nel caso gli iosse accaduto qualcosa... insieme alla signora Greta von Beethoven e a lei."
"Il mio Fede?" chiese Flor, ancora più confusa. "Ma quando avete parlato? Da quanto tempo vi conoscete?"
"Amore mio... amore mio, sono qui!" esclamò Fede. "Felipe l'ha detto per distrarre la strega, ma io sono qui, amore... sono qui con te!"
A Flor quasi prese un colpo. Si coprì la bocca con una mano, guardò negli occhi quell'uomo e, prima di perdere i sensi, disse: "don Freezer!"
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