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I love To look Different
Clued up - Little Mix

GIULY
•La giornata di scuola è trascorsa veramente lentamente e per poco non mi sono addormentata.
Mentre mi dirigo verso casa mi arriva un messaggio da Tiziana dove chiede se oggi pomeriggio andiamo a correre. Bah. Più che correre cammineremo ma va bene. Meglio che niente.
Appena varco la porta d'ingresso, Asus, scodinzolando, si avvicina.
"Ciao piccolo" lo saluto accarezzandogli la testa. Asus è un cucciolo di labrador vivace e dolce che ho trovato al parco a gennaio dell'anno scorso, quando era appena più grande di un gomitolo di lana, nascosto dietro ad un cespuglio. L'ho portato a casa e qui è rimasto, anche se inizialmente la zia non era molto entusiasta. Adesso Asus è grande e pesa 40 chili, è un cane che si fida degli altri ma non troppo e adora andare a spasso. Oltre che è un vero amico, amo il fatto che è veramente intelligente perciò quest'estate ho impiegato un pò di tempo per insegnargli qualche comando.

Mentre accarezzo Asus arriva Brandon.
"Oh è arrivata la principessa" dice con disprezzo. Mi mordo il labbro per non rispondergli. È da due anni che lo sopporto e non cederò oggi.
"Come è andata oggi a scuola? Te ne sei scopati abbastanza o non saranno mai sufficienti da puttana che sei?" Bastardo.
"Eh Giuly? Come è andata oggi?" Si svvicina a me e mi mette le mani sulle spalle. Mi scanso immediatamente e sibilo: "Non toccarmi"
"Altrimenti?" Fa con aria di sfida.
"Brandon" la voce della zia mi salva, ancora. Lui sbuffando se ne va e io tiro un sospiro di sollievo. Quando Brandon esce sbattendo la porta Asus abbaia. "Basta Asus" mormoro. Butto lo zaino a terra e mi avvicino in cucina. Brandon è il mio fratellastro, fratello di Thomas. Già. Thomas non è il mio vero fratello, è il figlio del nuovo marito di mia madre, che attualmente vive con la nuova dolce metà chissà dove mentre loro sono qui.
"Come è andata tesoro?" Chiede la zia, come se non fosse successo niente, mentre mi siedo sopra al bancone.
"Bene"
"Cosa avete fatto?"
"Niente"
Si mette a ridere e io la guardo male per poi alzare gli occhi al cielo.
"È arrivato uno nuovo in classe" la informo.
"Ah come si chiama?" Chiede interessata.
"Harry"
"E come è?"
"È okay" svio il tutto, sperando che non abbia altro da chiedere.
"Cosa mangiamo?"
"Tagliatelle" sorride lei.
Pranziamo parlando del più e del meno - o meglio lei parla e io annuisco ogni tanto - mentre Asus cerca di elemosinare qualcosa dalla tavola.

In attesa di andare via con Titti, prendo un libro e leggo qualcosa. Dopo aver girato l'ennesima pagina mi rendo conto che non ho nessuna idea di quello che ho letto. Ma che cosa cavolo ho che non va?! Prima di farmi prendere dalla rabbia, faccio un profondo respiro e cerco a tentoni il telefono nello zaino abbandonato ai piedi del letto e metto la musica a tutto volume nelle cuffiette. In breve le tre arrivano, grazie al cielo. Scendo le scale e informo la zia che io esco. Metto il guinzaglio ad Asus e chiudo la porta alle mie spalle dopo essermi accertata di avere tutto. Titti è davanti al parco che mi aspetta.
"Ciao Asus" accarezza il cane. "Hai una sigaretta?" Mi chiede con finta aria disperata. Sospirando tiro fuori il pacchetto dalla borsa nera e glielo porgo, poi accendo l'accendino avvicinando la fiamma alla sigaretta che sta ferma tra le sue labbra. Dopo aver acceso la sua, accendo anche la mia e ci incamminiamo verso le altalene in fondo ai giardini, lontano da bambini schiamazzanti o ragazzi che si godono il pomeriggio.
"Hai visto Harry?" Chiede diretta Tiziana dopo essersi seduta sul seggiolino nero.
"Harry chi?" faccio la finta tonta e ricevo una spallata. Di nuovo.
"Harry Styles scema"
"Si lo so" esalo il fumo dall'angolo della bocca e poi sospiro. So dove vuole andare a parare.
"È carino. No?" Ecco, lo sapevo. Alzo le spalle e guardo Asus gironzolare intorno alle altalene.
"Comunque, secondo quanto ha detto Louis, ti guardava sempre" dice lei con aria di chi se ne intende.
"Seh. E chi mi dice che non guardava fuori dalla finestra?" Butto la sigaretta per terra e la pesto con il tallone.
"Guarda che lui non è male." Insiste.
"Che stai cercando di fare?" Vado al sodo. La conosco troppo bene e so che sta cercando di capire se Harry mi piace o no. Be, no. Non ho ne tempo, ne voglia, ne forza per queste cose.
"Puoi solo dirmi se è carino o no? Per favore?" Fa lei in tono supplicante. Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.
"Okay, è carino. Ma non in quel senso. Contenta?" Sorride e comincia a parlare di nuovi compagni, gente che secondo lei dovrei conoscere. Ovvio che no.
Le cinque arrivano in fretta e prima che possa pensare a quello che sto facendo, mi ritrovo a passeggiare con Asus al guinzaglio per le vie del quartiere. Tiziana è andata a casa dopo che sua mamma l'ha chiamata per un problema in cucina. Ecco il vantaggio di non avere una mamma. Nessuna rottura di coglioni. Però sto solo mentendo a me stessa: sarebbe grandioso avere una mamma che chiama per sapere dove sei, se a scuola è andato tutto bene, alla quale fare confidenze. Però per questo c'è la zia. È lei la mia mamma adesso. E non la cambierei con nessuno. Nemmeno con la mia vera mamma.

HARRY'S POV
Questa casa è veramente grande. Spero solo sia la casa di Giuly altrimenti mi scioglierei sul pavimento per la delusione. Una signora bionda e graziosa ci ha offerto poco fa di entrare e bere un caffè. Inizialmente ho rifiutato, poi Gemma ha insistito, Ashley ha insistito, mamma mi ha chiesto con gentilezza se potevo venire anche io così ho accettato, ricordandomi che questa è la casa dove ho visto per la prima volta Giuly. Quindi eccomi qui, seduto attorno ad un grande tavolo con Gemma sulle ginocchia che sta scribacchiando qualcosa su un foglio a righe. La signora, che ha detto chiamarsi Rosalie, sta parlando con la mamma, seduta alla mia sinistra. Mi sto annoiando a morte. E pensare che speravo che ci fosse Giuly. Sono un idiota.
"Harry per caso sei in classe con Giuly?" Mi chiede Rosalie.
"Si. Capelli e occhi scuri, no?" Dico per accertarmi che sia proprio lei.
"Oh, l'hai analizzata per bene" Mormora Ashley. Le do una ginocchiata sotto al tavolo. Rosalie annuisce e sposta l'attenzione sulla porta d'ingresso che si sta aprendo: un bambino dai capelli dorati e gli occhi marrone nocciola fa il suo ingresso in sala.
"Giuly non è tornata?"
"Non ancora Thomas" Risponde pazientemente Rosalie. Mentre Giuly assomiglia a quella che credo sia sua mamma, Thomas è l'esatto opposto, per via del colore particolare dei capelli e gli occhi, che non sono scuri, bensì nocciola chiaro.
"E quando arriva?" Chiede impaziente il bambino facendo il broncio. Gemma ride piano, divertita dalla scena. Il bambino alza gli occhi, che si illuminano di vivacità:
"Ciao Gemma!" La saluta. Lei agrotta le sopracciglia e, quando ha realizzato che probabilmente conosce Thomas, sorride e lo saluta timidamente.
"Vi siete conosciuti questa mattina all'asilo?" Chiede Ashley a Gemma, che annuisce.
"Vieni a giocare con me?" Chiede Thomas a Gemma, la quale scende dalle mie gambe e corre via con il bambino dai capelli dorati.
"Ah, beata gioventù!" Sospira la mamma.
"Mh mh" facciamo io e Ashley all'unisono. Beata gioventù, bah.
"Thomas sa come interagire con gli altri. Al contrario della sorella." Comincia Rosalie. Oh questo discorso mi interessa.
"Lui è così espansivo, vivace e allegro" sospira successivamente. "Mentre lei è chiusa e seria. Si sforza di essere buona e gentile, soprattutto con me ma la conosco, non è così" forza un sorriso a tutti e sospira.
"Sarà l'adolescenza." La conforta mamma.
"Speriamo." Risponde con un tono che intende tutt'altro.
Mentre rifletto su quello che ho appena sentito, la porta d'ingresso si apre e lei fa il suo ingresso. Ha i capelli stretti in una coda che scioglie, sistemandosi successivamente i capelli con le dita.
"Ciao Giuly" la saluta Rosalie.
"Ciao" la sua espressione è indecifrabile,un misto di sorpresa e stupore. Appena mi vede sorride leggermente e sulla guancia sinistra compare una fossetta appena pronunciata ma che rende il suo sorriso ancora più speciale. "Ciao Harry" mi saluta. Mi ha salutato. Mi ha salutato. Mi ha salutato. E si ricorda il mio nome.
"Ciao Giuly" si siede di fianco a me, dato che non ci sono più posti liberi, e si sistema i capelli scuri.
"Giuly!" La voce entusiasta di Thomas invade la stanza, costringendo tutti a voltarsi verso di lui, che abbraccia la sorella affettuosamente, la quale lo fa sedere sulle sue gambe. Un'altra presenza si inserisce alla compagnia: è il cane di Giuly, il labrador che era con lei quest'estate.
Gemma lo fissa entusiasta e Thomas la invita ad accarezzare il cane; in breve tutti e due sono seduti per terra mentre il cane scodinzola, contento delle carezze. Sono così distratto dall'espressione felice di mia sorella che non ho notato che Giuly e mia mamma si stanno stringendo leggermente la mano dopo essersi presentate. Lo stesso fa Ashley. Avverto il lieve disagio della moretta seduta di fianco a me, del tutto comprensibile dato che si è trovata quattro estranei in casa. Mi sento un pò dispiaciuto: non voglio che la mia presenza si riveli un peso per lei ma non voglio nemmeno starle lontano: questa ragazza è come una calamita, mi rende curioso e dipendente, come se non ci fosse nessun altro al mondo. Io voglio conoscerla, voglio sapere cosa la fa stare bene, cosa non le piace, cosa preferisce e come farla felice.

GIULY
Bene. Arrivo a casa e chi ti trovo! La famiglia Styles al completo. Harry ha una felpa verde addosso, si intona al colore degli occhi. Quanto sono stupida. Pensieri di questo tipo non sono per me.
"Io sono Anne" si presenta quella che credo sia la mamma di Harry.
"Giuly" le stringo la mano di sfuggita e lo stesso con Ashley, che si presenta come la sorella di Harry. Sono entrambe belle donne, ma sono molto diverse: Anne ha i capelli marroni e lisci, mentre quelli di Ashley sono biondi e stirati. Gli occhi di Anne sono marroni, mentre Ashley ha gli occhi verdi tendenti al marrone. Solo Harry ha gli occhi verdi. E sono bellissimi, cattiveria o no.
Mi porto una ciocca di capelli dietro all'orecchio e Ashley sobbalza entusiasta:
"Ma quanti orecchini hai?!" Credo si riferisca ai quattro orecchini sul lobo sinistro. Sono tutti orecchini piccoli, niente di che, ma insieme fanno un bell'effetto.
"Ehm... quattro" sento gli sguardi di tutti puntati su di me e vorrei andare via solo per non provare più questo fastidio.
"Sono fighissimi! Vedi mamma?" Fa Ashley dando una gomitata ad Anne.
"Di là quanti ne hai?" Chiede poi.
"Due" rispondo cercando di essere il più garbata possibile.
"Tatuaggi?" Scuoto la testa.
"Ma le piacerebbe" borbotta la zia. Okay, un tatuaggio mi piacerebbe, lo ammetto ma non so se sarei così coraggiosa da farmene uno. Ora come ora non saprei cosa tatuarmi e un tatuaggio, secondo me, deve essere fatto per un perché, deve avere un significato, e io non ho niente di significativo da disegnarmi permanentemente sulla pelle, quindi per adesso niente tatuaggio.
"Be, quando vuoi passi da me e te lo faccio" continua Ashley "è il mio lavoro". Ah. Non pensavo facesse tatuaggi, non ne ha nemmeno uno, o forse sono io che non li vedo. "Harry devo finire anche il tuo" mormora la ragazza ad Harry, che annuisce. "Tesoro pensaci bene prima di farne uno, cominci con il primo e non finisci più" sospira Anne "vero Harry?" dice al figlio che assume un'espressione divertita e mostra un ghigno che fa risaltare le fossette. Provo l'impulso di toccare quelle fossette, sfiorarle con la punta delle dita.
"Fai vedere l'ultimo capolavoro della mia carriera!" Squittisce Ashely. Harry alza la manica della felpa fino a sopra il gomito e gira il braccio: un ramo di un albero attraversa l'avambraccio, decorato da altri numerosi tatuaggi più piccoli. Sul ramo ci sono dei piccoli fiori e a metà un acchiappasogni costituito da piume blu e fili neri, con all'estremità delle stelle. Il braccio è pieno di tatuaggi che danno all'insieme un effetto che mi intriga. Sono belli, curiosi e strani, ogni uno di loro sembra non centri niente con l'altro ma tutti sembrano così giusti su Harry.
"Wow" mormoro.
"Bello Ashley" si congratula la zia.
"Grazie. Devo finire quello sulla spalla però"
"Quanti tatuaggi!" Esclama Thomas entrando e toccandomi la spalla per sedersi sulle mie gambe.
"Già. Li ha fatti tutti Ashley. Dice che Harry è la sua cavia." Dice Gemma arrampicandosi sul fratello per imitare Thomas.
"Già." Ride Harry. Ha una bella risata, musicale e rilassante. E il modo in cui ride è meraviglioso: socchiude gli occhi, le ciglia lunghe che sfiorano le guance, e le fossette compaiono su quel viso luminoso. Sento qualcosa allo stomaco, non posso negarlo. Ma non mi piace, non in quel senso. Non voglio che qualcuno mi faccia stare diversamente da come sto adesso, cullata nel mio limbo personale di odio verso gli altri, lacrime e dolore, alternati a finta allegria e serenità.
"Giuly, mi faresti un Bloody per favore? Sono sfinita" mi chiede la zia in tono teatralmente stanco. Il Bloody è un drink che preparavo quest'estate quando lavoravo nel locale di mio zio, con i miei due cugini, Michael e Paul. La zia vuole farmi apparire meno asociale di quanto io in realtà appaia e quindi mi fa preparare un drink, cosa che mi viene anche bene, devo ammetterlo. Lo so che lo fa per me ma a volte vorrei soltanto essere lasciata in pace, abbandonata a me come un'eremita.
"Certo" mormoro e sposto Thomas dalle mie gambe per poi alzarmi.
"Fanne uno anche agli altri così lo assaggiano!" Propone, felice della mia reazione.
"Ti aiuto anche io Giuly!!" Esulta Thomas alzando il pugno al cielo. Non posso fare a meno di sorridere: sono fortunata ad avere lui, un misto di vivacità e spontaneità insieme. È anche grazie a lui se non ho toccato il fondo. "Gemma vieni anche tu!" Dice alla bambina che prontamente salta giù dalle gambe del fratello e mi segue dietro al banco in marmo bianco e nero che divide la sala da pranzo dalla cucina.
"Cosa ci serve, chef?!" Chiede Thomas in tono imperioso per poi appoggiare le dita sulla tempia in stile militaresco imitato da Gemma. Non posso fare a meno di ridere, seguita da tutti i presenti in sala.
"Allora..." mi allungo per prendere dal ripiano quattro bicchieri da cocktail e appoggiarli sul ripiano.
"Thomas prendi un limone per favore?" Sorrido ai bambini che si avvicinano svelti al frigo. Intanto prendo uno shaker e lo riempio di alcolici e coca. Poi vado da Thomas, che puntualmente non trova il limone, quindi lo prendo io e gli dico di prendermi il ghiaccio dal congelatore. Intanto taglio quattro fette di limone e le appoggio sul bordo di ogni bicchiere.
"Freddofreddofreddofreddo" strillano Thomas e Gemma appoggiando i cubetti sul banco. Ne prendo abbastanza e li metto tutti dentro allo shaker. È ora di shakerare, la parte più divertente per alcuni, la più odiata per me perché fa un sacco di rumore. Sento gli sguardi di tutti puntati su di me ma soprattutto quelli dei bambini che mi guardano con gli occhi spalancati.
"Hey che c'è?"
"Dai Giuly. Fai quella cosa..." mi implora Thomas. Scuoto la testa sorridendo e shakero fino a che non sento le braccia bruciare. Gemma e Thomas hanno un'espressione che scalda il cuore: sorridono per così poco.
Distribuisco il composto nei bicchieri e li porto a tavola, sedendomi sulla sedia che occupavo poco prima vicino ad Harry. Lo guardo di sottecchi mentre, sorseggiando il drink che ha davanti, l'angolo della bocca è sollevato verso l'alto, esibendo una fossetta decisamente adorabile.
"Buonissimo!" Gorgoglia Ashley. Le sorrido e guardo Thomas che si avvicina al mio orecchio.
"Anche io voglio quello" brontola.
"Vieni" lo prendo per mano e lo faccio sedere sul bancone, eseguendo lo stesso procedimento per Gemma. Porgo ad ognuno un bicchiere di coca con una cannuccia all'interno e li guardo mentre bevono felici e veloci perché probabilmente dovranno andare a giocare con Asus che li aspetta impaziente e scodinzolante davanti alla porta della cucina. Li aiuto a scendere e sospiro dopo che si sono allontanati: vorrei avere ancora quell'età, dove ogni cosa è meravigliosa, l'innocenza è la base di ogni uno e la protezione degli altri sempre presente.
"Giuly?"sento la zia chiamarmi cautamente. Fingo un sorriso e mi avvicino al tavolo sotto lo sguardo di tutti. Quando mi siedo, il mio ginocchio tocca quello di Harry.
"Scusa" mimo con le labbra.
"Colpa mia. Gambe troppo lunghe" alza le spalle e sorride timidamente. Non so perché, e adesso non mi interessa nemmeno saperlo, ma mi sfugge una risatina che fa ridere anche lui, sotto lo sguardo incuriosito di Ashley. La zia e Anne parlano fitto fitto di argomenti che variano ogni dieci secondi e sembrano molto in sintonia. Sono contenta che abbia un'amica in più: con il suo lavoro di parrucchiera ha abbastanza conoscenze ma non sono mai troppe per un tipo come lei.
Il tempo passa velocissimo ma lentissimo: io e Harry siamo sempre rimasti in silenzio uno di fianco all'altra e ogni tanto gli ho lanciato un'occhiata di sfuggita, solo perché sentivo il suo sguardo scrutare la mia figura e poi andarsene subito dopo. Adesso stanno andando via, e Harry si è alzato da tavola seguendo la sorella e Anne.
"Gemma dov'è finita?" Chiede Ashley davanti alla porta d'ingresso.
"Non c'è neanche Thomas..." mormora la zia scrutando la sala. Vedo Asus ai piedi delle scale addormentato: sa che non può andare di sopra quindi si apposta sugli scalini.
"Credo siano di sopra" dico e comincio a salire le scale.
Apro la porta della camera di Thomas e sono tutti e due addormentati sotto le coperte, la TV accesa sintonizzata sul canale dei cartoni. Sorrido per la tenerezza della scena e scendo le scale:
"Si sono addormentati" dico agli altri che mi guardano come se avessi raccontato una barzelletta.
"Harry vai a prenderla per favore?" Chiede Anne sospirando. Harry sospira scuotendo la testa e mi fa un gesto con la mano per chiedermi di indicargli la strada. Entriamo nella camera di Thomas e Harry sorride, piegando leggermente la testa di lato, alla vista della sorella. Si avvicina e la prende tra le braccia, e lei subito si accoccola a lui, stringendo le braccia attorno al suo collo e gemendo per il sonno che è stato interrotto.

Questo mi ricorda molto Niall e papà, quando ero piccola e mi addormentavo nel letto di Niall, che mi copriva con le coperte e mi abbracciava forte forte perché gli avevo confidato che avevo paura del buio. Poi arrivava papà che mi portava sul mio letto. Talvolta mi svegliavo, così rimaneva con me accarezzandomi la testa fino a che non mi addormentavo di nuovo. È stato, molto probabilmente, il periodo più bello della mia vita.

Torno alla realtà e mi avvicino al letto, coprendo successivamente Thomas con le coperte. Guardo Harry, che, con un sorriso affettuoso, guarda la sorella che dorme con la tesa appoggiata sulla sua spalla. Sento qualcosa allo stomaco, non so cosa di preciso, ma è come se un fulmine stesse attraversando il mio corpo, una scarica di energia. Prima che la mia mente abbia formulato un pensiero normale, e che io abbia ragionato accuratamente su quello che sto per fare, le mie mani hanno stretto il plaid rosso ai piedi del letto e lo hanno posato sulle spalle di Gemma, coprendo in questo modo il corpo minuto della bambina. Faccio un passo indietro e sento gli occhi di Harry puntati su di me.
"C'è vento fuori." Giustifico quello che ho fatto con un'alzata di spalle. Le sue labbra si increspano in un sorriso completo di fossette e si pronuncia in un "Grazie" sussurrato per non disturbare la sorella che sta riposando.
"Prego". Usciamo dalla stanza, e dopo aver spento la luce e la TV, chiudo la porta. Scendo le scale e sento Anne sospirare.
"Si è addormentata?"chiede ad Harry che annuisce.
"Thomas?" Mi guarda la zia.
"Dorme." Dico, indicando con un cenno del capo il piano di sopra.
"Grazie di tutto Rosalie" Anne ringrazia la zia, che sorridendo la rassicura.
"Di niente cara. Se ti serve qualcosa, sono di fronte alla strada." Ah. Quindi Harry abita di fonte a casa mia. Interessante sotto un certo punto di vista. Tiziana, appena lo saprà, esibirà la faccia più pervertita del suo repertorio.
Si salutano e si abbracciano. Ashley mi stringe velocemente tra le sue braccia e mi saluta.
"Voglio farti un tatuaggio prima o poi"
"Seh certo" ghigno. Lei ride e si avvicina alla porta, di fianco ad Anne. Adesso l'educazione prevedrebbe che io salutassi anche Harry. Ma come? Ha in braccio sua sorella, quindi dovrò usare le parole. Ma io non sono brava con le parole. Porca puttana, perché sono così in ansia? Devo solo salutarlo, no? Gli dirò ciao o buonanotte e fine della storia.
"Hey" una voce roca si propaga per le mie orecchie. Harry.
Mi giro e tanto verde occupa il mio campo visivo. All'improvviso mi sento strana, come se si fosse appena aggiustato qualcosa nel mio petto, come se qualcuno stesse riparando quello che c'è di sbagliato in me. E sono sicura che quel qualcuno è il proprietario degli occhi verdi più sgargianti che abbia mai visto.
"Hey" rispondo.
"Allora ci vediamo domani." Sorride. Sento calore nello stomaco.
"Si certo" convengo.
"Ciao. E grazie per la coperta"
"Figurati. Ciao" lo saluto. Si avvicina alla porta di ingresso ma prima di varcare l'uscio e uscire all'aria fresca, si volta e il mio sguardo si incatena al suo. Non so cosa, ma qualcosa si sta muovendo dentro di me, una sensazione piacevole e dolce che però scompare non appena distolgo lo sguardo. Ho paura. Ho paura della gente, delle relazioni, di quello che potrebbe succedere se mi legassi troppo ad una persona. Ho già commesso questo errore e questo mi ha portato ad essere come sono adesso, non intendo aggravare la situazione. Però sento di aver fatto una cosa sbagliata: Harry, una persona che, nonostante il poco tempo passato insieme, si è sempre comportato in maniera carina con me non merita che mi mostri più sgarbata e cattiva rispetto a quanto io già non appaia. Quindi lo guardo di nuovo, sperando che non si senta ferito dal mio comportamento o peggio, che se ne sia andato. Lo guardo e mi sorride di più, come a dire che non se l'è presa, e io non potrei sentirmi più leggera. Prima di andarsene, allarga il sorriso e mi fa l'occhiolino. Non una cosa con un secondo fine, si capisce, ma irrigidisco le spalle e sento le braccia tremare. Poi esce, ancora con la sorellina addormentata tra le braccia, ignaro di tutto quello che mi ha fatto.
E io sono ancora incantata.
"Carino no?" Commenta la zia. Sospiro.
"See. Può andare" mi sposto una ciocca di capelli dalla fronte, a disagio. Non voglio più provare tutto questo. Non voglio assolutamente. Non posso. Per il mio bene e per il suo.
"Vado a lavarmi" dico alla zia, dopo averla aiutata a sistemare.

Entro in camera con i capelli umidi raccolti in una coda disordinata, la luce è già spenta quindi mi butto a letto, sotto alle coperte. Spero di addormentarmi presto. Prima ancora di accorgermene, sto cadendo in uno stato di dormiveglia dove sono presenti grandi occhi verdi.•

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