Stavolta non c'è niente di nobile nella genesi di questa storia. Tutta colpa di LilyAnnF che approfitta a mani basse della mia propensione alle sfide. Questa storia è nata così, quasi per gioco: scrivere di getto un testo di massimo 1000 parole partendo da un incipit comune.

Quindi non aspettatevi grandi cose... è stato solo un gioco ;)

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Il modo in cui Damiano si sveglia determina la sua giornata almeno da quando lui ne ha memoria.

Se anticipate di troppo il bip del suo orologio, aspettatevi mugugni e musi lunghi almeno fino al raggiungimento dell'ora che lui aveva stabilito. Se malauguratamente lo seguite, segno che non l'ha sentito affatto, preparatevi all'idea di essere investiti da una sequela di improperi, quasi foste voi i colpevoli del suo ritardo.

In qualsiasi caso, se il risveglio da voi causato è repentino, considerate direttamente l'idea di emigrare nell'emisfero opposto: Damiano sarà fosco e borbottante come un temporale estivo per tutto il resto della giornata.

Sua madre, santa donna, aveva perfezionato solo dopo molti anni la giusta sequenza di movimenti da compiere, come se si fosse trattato di una danza: colpetto di tosse, nome sussurrato con delicatezza, lieve carezza sui capelli, mai sul viso. Seguiva poi il vassoio con caffè caldo e cornetto da poggiare sul comodino, non troppo distante né troppo vicino. Nessun rumore forte e solo un filo di luce da far trapelare tra le tende delle finestre.

Delia, invece, non era mai riuscita a replicare la coreografia con lo stesso successo. Dopo dieci anni di matrimonio continuava sempre a sbagliare qualcosa.

All'inizio, a onor del vero, si era impegnata a imparare il rituale, anche grazie alle premurose indicazioni elargite dalla suocera. C'era senza dubbio un alto grado di probabilità che la fin troppo solerte signora non vedesse l'ora di affibbiarle quel figlio tanto bello e intelligente, ma decisamente viziato e scorbutico quando si trattava del suo augusto risveglio. Ma l'entusiasmo dell'amore, si sa, porta a vedere il mondo intero sotto una sfavillante luce rosa, e Delia aveva scambiato quella sollecitudine per simpatia e affetto, prima di scoprire a cosa fosse dovuta.

Troppo tardi, ché intanto erano passati i mesi e poi gli anni. Lei si era fatta sempre più svogliata, lui sempre più esigente, aggiungendo persino la superstizione e le fantasiose tesi dell'esimio dottor Google a sostegno delle sue manie. Il risultato era una giornata inevitabilmente storta, costellata da tensioni, recriminazioni e litigi.

Forse è per questo che, da domani, non si curerà più del modo in cui svegliare Damiano.

È ciò che sta pensando Delia mentre sciacqua nel lavello la tazza sporca di tè dallo strano sentore di mandorle. La ripone con cura sullo scolapiatti, chiude lo stipetto, poi cammina con calma fino all'ingresso. Indossa il cappotto e la sciarpa, afferra il trolley accostato alla consolle e si chiude la porta di casa alle spalle.

Da domani si sveglierà come cavolo le pare.

Almeno lei.