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𝚍𝚞𝚎

L'atmosfera cambiò drasticamente quando l'erede degli Show mise piede nel locale. Molti clienti non vedevano di buon occhio quel gruppo di teppisti, era ovvio che qualsiasi cosa facessero non fosse legale, ma Isaac li accolse con gioia. Era solito ignorare certi commenti. Del resto, lui era quello che etichettavano come strano o matto. Chi era per giudicare qualcuno?

«Un caffè nero.» fu Sebastian il primo a rispondergli. «Espresso, grazie.» aggiunse, picchiettando sull'acciaio del bancone.

Isaac arrossì fino alla punta dei capelli. Quella voce, quel tono, sì che doveva essere illegale. Trascrisse l'ordine sul taccuino, deglutendo a vuoto per scacciare i bollori che gli avevano tinto le guance di rosso.

«Per me un cappuccino con panna e...» Robert si perse a guardare i dolci esposti, con già l'acquolina in bocca. Aveva una voglia matta di cioccolato, però la torta al limone sembrava deliziosa...

«Il nostro tiramisù è buonissimo.» gli consigliò Isaac con un sorriso.

Peccato che Robert non fosse un tipo amichevole. Fece una smorfia. Altro caffè?

«So decidere da solo.» lo trucidò.

E Isaac si sentì lievemente a disagio. L'ultima cosa che desiderava era creare disturbo a Sebastian. Quello dopotutto era un suo amico e pareva parecchio furioso, magari era il tipo che si scaldava facilmente e per niente. E vedendo quello sguardo irritato, si convinse che aveva sbagliato: avrebbe dovuto semplicemente tacere.

«Cosa c'è? Hai perso la lingua, signorina?» lo sfotté senza alcun ritegno, tentato quasi di avvicinarsi per tirargli quegli orribili capelli bluastri.

Isaac abbassò il capo. Avrebbe voluto urlare, ma schiuse le labbra per mormorare delle scuse imbarazzate. Non lo fece però. Sebastian picchiettò nuovamente sul bancone, richiamando l'attenzione su di sé. Aveva la morte negli occhi e stava fissando proprio Robert. Quell'occhiataccia durò appena qualche secondo, ma fu più che abbastanza: l'altro si fece immediatamente indietro.

Sebastian schioccò la lingua sul palato, indubbiamente infastidito. Aveva deciso di tenerselo buono perché i loro padri erano in ottimi rapporti, ma Robert non doveva tirare troppo la corda, né farlo incazzare.

«Ehm...» intervenne timidamente Isaac. Non voleva risse nel locale dei suoi. La loro era sempre stata un'accogliente caffetteria e aveva ottime recensioni, anche per questo era sopravvissuta alle grandi catene di caffè che la circondavano. Se si fosse venuto a sapere che uno degli Show aveva fatto macello lì dentro, sua madre lo avrebbe gambizzato. Quindi picchiettò sulla spalla di Sebastian per richiamarlo.

Odiava il contatto fisico, ma quell'uomo, per qualche motivo, era la sua sola eccezione. Non detestava affatto toccarlo, né farsi sfiorare. Al contrario, lo trovava bellissimo. E non poteva che desiderarlo. Avrebbe accettato di farsi stringere fra quelle braccia rassicuranti per l'eternità.

«Se nessuno lo vuole, non c'è problema.» mormorò.
«Il tiramisù, dico.»

Quando tornò a guardarlo, Sebastian aveva già cambiato espressione. A Isaac riservava sempre gli sguardi più dolci.
«No, lo prendo io.» gli disse, digitando qualcosa sul cellulare. «Ma ti ricordo che sono italiano, ho gusti difficili.» lo sfidò.

«Ahia, vacci piano con le critiche. Mi sono svegliato presto per prepararlo.» ribatté Isaac, fingendo un lamento. In realtà gli era estremamente grato. Non capiva proprio perché gli altri lo trovassero terrificante: Sebastian lo salvava sempre, era gentile.

«Tu non ci vai mai piano con me.» controbatté Sebastian, alzando un sopracciglio. «Non ricordo l'ultima volta che ho vinto una partita.» aggiunse, accennando alle loro sessioni alla play.

«Perché non è mai successo.» ghignò Isaac, facendolo sospirare.

«Vedi?» sbottò amichevolmente Sebastian. Poi, indicando uno a uno i suoi accompagnatori, aggiunse: «Nick prende la cioccolata, Tay un caffè macchiato, Rob puoi ignorarlo.»

Robert tentò di protestare, ma Sebastian gli lanciò uno sguardo eloquente. Doveva stare zitto.

«Non puoi decidere per tutti, Seb.» nonostante tutto, fu Isaac a difenderlo, battendo sul taccuino con la penna. «E poi ho già scritto il cappuccino.»

Nonostante temesse l'ambiente marcio che lo circondava, adorava Sebastian con tutto se stesso e non si faceva alcun problema a rispondergli a tono. E Sebastian lo trovava divertente, rinfrescante. Era una lotta continua con lui, gli piaceva da matti. Lo faceva sentire normale.

«Non ho un bianchetto, il cappuccino rimane.» continuò Isaac, ostinato, facendolo ridere.

Sebastian fece ribattere, ma la notifica di un messaggio lo interruppe. E quando lesse proprio quel nome sullo schermo, gli venne spontaneo sorridere.

Isaac si congelò. Quando lo vide mutare espressione capì immediatamente l'antifona: aveva un nodo in gola, ma mosse comunque un passo di lato per poter parlare faccia a faccia con Robert e prendere finalmente il suo ordine. Tanto Sebastian non l'avrebbe più calcolato.

Finì di scrivere in fretta, sentendosi un'idiota, e l'ombra ridacchiò, artigliandogli il polso. Isaac si costrinse a rimanere calmo. Era nervoso, ma non poteva dare a vedere quanto fosse davvero provato. Non con Sebastian presente. Indicò loro un tavolo e il gruppo si mosse compatto, come un piccolo esercito. Sebastian non smetteva di fissare il telefono.

Isaac sbuffò, ma ricacciò indietro le lacrime anche se c'era rimasto malissimo. Era estremamente consapevole della sua posizione e sapeva che nemmeno lui poteva competere con Chloé Smith. Non era la fidanzata di Sebastian, non ancora, ma era da lei che lui correva quando aveva un problema o cercava un po' di pace. E sì, Isaac la odiava a morte.

Lavorò in religioso silenzio, ascoltando distrattamente le chiacchiere del gruppo e i bisbigli contrariati delle persone che lo circondavano. Uno dei presenti aveva a malapena aspettato che i quattro ragazzi si allontanassero dal bancone, prima di presentarsi davanti alla cassa, pagare velocemente e schizzare fuori come una saetta. Isaac avrebbe quasi voluto fare lo stesso. Avrebbe preferito qualsiasi cosa a quella conversazione.

«Allora? L'avete fatto!? E com'è stato? Cazzo, scommetto che fa dei pompini fantastici!» strillò all'improvviso Robert, testando la poca pazienza di Isaac. Ora sì che avrebbe voluto buttarlo fuori! Poteva tollerare la sua maleducazione, ma non che volesse ascoltare certi particolari. Lo trovava ripugnante. Era sicuro che Sebastian non glieli avrebbe mai forniti, considerando anche che si stava parlando della sua preziosissima Chloé, ma fu comunque tentato di rovesciare il cappuccino addosso a quel cretino.

Se avesse potuto, sarebbe tornato indietro nel tempo, a cinque minuti prima: avrebbe dato retta a Sebastian e ignorato Robert!

Isaac sospirò, scacciando quei pensieri. Prese subito il vassoio, ma aspettò che Sebastian fulminasse quel deficiente con lo sguardo, prima di portargli le cibarie.

«Cosa?» ridacchiò Robert.

«Non credo siano affari tuoi.» rispose Sebastian, fingendosi sereno, spostandosi quel tanto che bastava per permettere a Isaac di appoggiare le tazzine sul tavolino. «Se vuoi trastullarti, guardati un porno.» aggiunse.

Detto questo, si stiracchiò sulla sedia, accavallando le lunghe gambe con fare seducente, e si focalizzò su Isaac, studiandone ogni movimento, mentre l'altro si chinava per posare il tiramisù e i caffè fumanti. Sebastian si morse il labbro, tentando di calmarsi. Sapeva che fosse un maschio, gli era chiaro, cristallino, eppure c'era qualcosa in quel ragazzo che riusciva a catturarlo come un magnete. Forse era il fisico minuto o magari gli occhi da cerbiatto. Non lo sapeva, ma odiava lo sguardo che gli stava rifilando Robert e se non si fosse trattenuto gli avrebbe mollato un pugno, per poi farlo finire direttamente nel sacco dell'umido.

Isaac non si accorse di nulla. Fece per fare dietrofront e tornare al sicuro nella sua postazione, ma Robert lo fermò prima che potesse farlo.

«Senti, sei davvero un uomo? Ce l'hai?» gli chiese all'improvviso, tirandogli un lembo del grembiule e facendo strozzare Sebastian con la saliva.

Isaac però non era nuovo a certi commenti e, per quanto odiasse il pensiero di toccarlo, gli schiaffeggiò la mano. Dopodiché se ne andò, truce. Una volta davanti al lavandino si lavò le mani direttamente con il sapone per piatti, grattando con la spugna. Le dita divennero presto rosse, screpolate, eppure non si fermò.

«Uuuuh, fai il difficile? Mi piace!» esclamò Robert, beccandosi un calcio sotto il tavolo. Quando alzò la testa, ad aspettarlo c'era lo sguardo glaciale di quello che tecnicamente era il suo capo.

Sebastian chinò il capo, guardandolo dal basso verso l'alto, squadrandolo lentamente. E Robert si sentì nudo, vulnerabile. Sebastian abbassò il tono di voce il più possibile, non voleva farsi sentire da Isaac, e incrociò le braccia al petto. Disse qualcosa che fece rabbrividire i suoi sottoposti.

«Se vuoi così tanto succhiare un cazzo, possiamo risolvere tagliando il tuo o levandoti qualche costola. Cosa ne pensi?»

La sua era una velata minaccia e tutti al tavolo sapevano che non stesse affatto scherzando, eppure Robert si tirò su le maniche della camicia, come se nulla fosse, rivelando i tatuaggi alle braccia e, forse per orgoglio, non ribatté, attendendo invece che qualcuno cambiasse argomento.

Nicholas tossicchiò, l'atmosfera si era fatta nuovamente pesante e non gli piaceva per niente: «Tornando alla tua bella, cosa aspetti a chiederle di uscire?» domandò a Sebastian, tentando di distrarlo dai suoi macabri intenti omicidi.

Lui si strinse nelle spalle. Adorava Chloé e sapeva che se fosse diventata la sua ragazza tutto sarebbe davvero andato per il meglio, eppure...

Il suono della campanella annunciò l'arrivo di un nuovo cliente. A Isaac non andava per nulla di sorridere, ma si sforzò. Suo padre non faceva che ripetergli quanto fosse fondamentale accogliere le persone nel migliore dei modi e lui aveva fatto suo ogni insegnamento. Glielo doveva, per tutti i problemi che la sua condizione, malattia, gli aveva causato.

Una ragazza dagli occhi scurissimi entrò a passo felpato. Era tanto aggraziata che pareva quasi danzare e la sua chioma rossiccia non richiamava gli sguardi: li pretendeva. Sebastian sbarrò le palpebre quando la vide. Quasi ringhiò.
Oh no. Non l'avrebbe retta, non dopo Robert.

«Benvenuta!» la salutò distrattamente Isaac, che non aveva idea di cosa stesse succedendo al tavolo di Sebastian. Ma quando lei ricambiò e lui la guardò in viso, qualcosa dentro di lui si ruppe definitivamente. L'ombra scura le volteggiava intorno, quasi omaggiandola, mostrando un sorrisone entusiasta.

«Posso ordinare?» chiese la ragazza. Aveva il tono decisamente allegro.

Isaac si riscosse, pizzicandosi il dorso della mano. Avvertiva già una pozza di sudore freddo bagnargli la base della schiena, però si sforzò di rimanere lucido.

«Cosa ti porto?» le chiese, allungandosi verso il taccuino.

Ma lei lo fermò, poggiando la mano sulla sua. E a lui venne l'impulso di mozzarsela direttamente.

«Il tuo numero.» rispose, sfoderando la sua arma migliore: la sicurezza.

«Come?» sbottò Isaac, completamente paralizzato.

«Il tuo numero.» ripeté lei. «Mi piaci, esci con me.»

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