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𝚍𝚘𝚍𝚒𝚌𝚒

“Mi sta salendo la nausea.”

Isaac ingoiò un altro sorso d'acqua, osservando le mani disgustosamente intrecciate di Sebastian e Chloé, in fila per il piccolo chioschetto del parco. Si sentiva il terzo incomodo. Da quando la principessa aveva fatto la sua comparsa, quei due si erano praticamente incollati l'uno all'altra.

Isaac era certo che si stessero sussurrando cose mielose all'orecchio. “Che fastidio!”
E gli lanciavano strane occhiatine, non gli piaceva. Senza contare che Miss Perfezione ridacchiava tra sé e sé ogni volta che apriva bocca. “Io non sono così divertente, quindi o anche lei ha un disturbo mentale oppure mi sta prendendo per il culo.”

E la cosa più probabile era la seconda.

Quella donna lo irritava sul serio. La sua attenzione, quella risatina così acuta, era l'ultima cosa che desiderava, perché non la sopportava per nulla, lei e quel suo fare da brava ragazza. Inoltre detestava profondamente che gli avesse rubato Sebastian. Era sempre così: lei compariva e Isaac diventava magicamente invisibile.

“Chissà che faccia farebbe, se sapesse che il suo fidanzatino adorato voleva ficcarmi la lingua in gola, un paio d'ore fa.”

Nonostante il palese disprezzo per Miss Sì Ti Sto Fregando Il Belloccio, c'era qualcuno che riusciva a farlo infiammare ancor più della principessina. Ed era il belloccio in questione.

Sebastian.

Lo stava evitando da quando Chloé era entrata nel suo campo visivo. Isaac aveva fin da subito provato un approccio, sedendosi al suo fianco, sfiorandogli "accidentalmente" il braccio più e più volte, per una scusa o per un'altra, ma il buon Sebastian sfoderava ogni volta il suo sorriso da uomo d'affari, per poi voltare il capo come se non tollerasse più la sua presenza. E si concentrava sulla bionda, rispondeva alle sue domande, le accarezzava la mano quasi fosse fatta di cristallo.

“Che schifo. E poi che problemi ha? Soffre di personalità multipla?”

Lo faceva incazzare.

Al quarto tentativo fallito, Isaac aveva perso la pazienza, rifilandogli un gancio destro sulla spalla, per poi piazzarsi a debita distanza. Sebastian aveva intuito che il suo amico fosse vagamente di malumore, ma aveva deciso comunque di ignorarlo, di farlo impazzire. Sapeva di star giocando con una miccia accesa, ma aveva un unico pensiero in testa: “Guardami, Zack. Guardami e desiderami.”

Un po' si era legato al dito il mezzo rifiuto che aveva ricevuto.

Isaac avvicinò nuovamente le labbra alla bottiglietta. Fece una smorfia, avvertendo un familiare bruciore scavargli le labbra screpolate e il sapore ferroso del sangue. Le stava azzannando da più di un quarto d'ora. Era nervoso, aveva caldo.

"Perché sono così arrabbiato? In fondo lo sapevo che... Che tra noi..." si perse nei suoi pensieri. Forse quella di Sebastian era davvero solo pietà, cominciava a crederlo.

Insieme all'acqua minerale, tentò invano di mandare giù anche l'amaro boccone che aveva incastrato in gola: Sebastian preferiva passare il pomeriggio con la sua adoratissima e perfettissima quasi-ragazza.

L'ombra gli diede un pizzicotto sul ginocchio, il mondo cominciò a ingrigirsi. Subito il prato prese un colorito giallognolo e smorto, gli alberi prima arancio assunsero tinte meno brillanti. In effetti quei toni deprimenti gli si addicevano molto di più. Era così che vedeva il mondo senza Sebastian.

Si tolse gli occhiali, osservò vacuo gli alberi sfocati. Sospirò. Se li rimise. L'ombra rise. Rideva di lui e del suo cuore spezzato. Isaac sapeva di essere troppo drammatico, esagerato per certi versi, era nel suo carattere, però non gli importava. Si sentiva tradito ed era ridicolo, lui e Sebastian non stavano insieme, non erano nulla se non un mezzo flirt.

Erano amici sì, migliori amici, ma non c'era niente di romantico fra loro. Niente.

Sebastian probabilmente gli aveva dato corda solamente perché era dispiaciuto. Per lui, per la sua condizione, perché amava qualcuno che non lo ricambiava. E magari prima o poi gli avrebbe perfino presentato un ragazzo, così da levargli definitivamente Julia dalla testa. Sebastian la odiava. Per questo aveva tentato di prendere il suo posto. Aveva l'atteggiamento di un fratello fin troppo protettivo. Magari non l'avrebbe nemmeno baciato, forse il suo era un bluff. Anzi doveva esserlo. Per forza.

Isaac era decisamente confuso. Si sistemò gli occhiali. Continuavano imperterriti a scivolargli sulla punta del naso. Erano fastidiosi. Come Julia. Come Chloé. Come Sebastian.

“Dovrei portarli a riparare.” si disse. Si era allentata la vite di una delle stanghette e rimanevano pendenti da un lato, storti. Ma era davvero troppo pigro per farlo.

E poi era sconfortante pensare che dovesse mettersi per forza quei cosi per vedere il mondo come gli altri. Anche per questo ultimamente evitava gli oculisti, quasi avessero la peste. E non importava che montatura indossasse, il suo viso rimaneva sempre troppo piccolo e aggraziato, femminile.

"Paul direbbe che sono un moccioso."

Isaac sbuffò, osservando prima un gruppo di anziani, poi una famigliola felice. Tutti apparivano spensierati, li invidiava. Cercò di trovare una crepa nei loro visi gioiosi. Almeno uno di loro doveva star fingendo come lui, no? Desiderava terribilmente non essere l'unico così miserabile. Spento. Si sarebbe sentito meglio, sapendo di non essere solo.

Si tolse una seconda volta gli occhiali. Era convinto che Sebastian si volesse godere quel bel verde con lui, anche per questo gli aveva dato retta, mettendoseli, ma evidentemente si era sbagliato. Voleva solo flirtare con la sua quasi-ragazza senza curarsi troppo del suo povero piccolo sventurato amico. “Che nervi. Che nausea.”

Spinto da un moto di puro masochismo, Isaac riportò gli occhi sull'allegra coppietta: non l'avesse mai fatto.

Sebastian le cingeva le spalle con un braccio. Si chinò verso Chloé, le schioccò un tenero bacio sulla guancia. Isaac tremò. Gli faceva male il petto. Sentiva il cuore rotto.

Nessuno gli aveva detto che vedere il proprio amore fra le braccia di un'altra fosse così tanto doloroso. E si sentì ancora più tradito, benché fosse estremamente consapevole che Sebastian non fosse affatto suo.

E dire che un cuore spezzato nei libri veniva descritto come una fitta, una pugnalata, ma ora che lo stava provando in prima persona, Isaac poteva testimoniare che fosse molto peggio.

I romanzieri erano dei fottuti bugiardi, imbroglioni e manipolatori: Isaac l'aveva appena capito, perché non avvertiva nulla di ciò che aveva letto in quelle stupide storielle.

Cuore rotto non rendeva l'idea, in effetti.

Non c'era niente di davvero spaccato, nessun coccio o taglio. Era più come un vuoto profondissimo.

Come se gli avessero strappato un pezzo di carne per farla divorare dai cani; come se avessero preso un martello e glielo avessero sbattuto con forza contro la gabbia toracica, per poi sviscerarlo; come se si sentisse già morto perché non ricordava più come respirare.

Era patetico, un idiota.

Sebastian era il miglior amico del mondo, ma lo odiava. Non faceva altro che dargli false speranze, per poi distruggere tutte le sue sicurezze.

«Ho visto cose più disgustose.» commentò Julia all'improvviso, sistemandosi accanto a lui sulla tovaglia da pic-nic.

Da dove era sbucata? Doveva essere appena arrivata perché aveva ancora la borsa di tela in spalla. Isaac in realtà non era proprio sorpreso che fosse lì: ovviamente era stata invitata. Sicuramente non da Sebastian, ma rimaneva comunque la seguace numero uno di Miss Principessa Dei Boschi.

«Tipo?» le domandò, facendole spazio. Ignorando l'ombra che volteggiava sopra le loro teste.

Era un avvoltoio in attesa.

Julia intanto assisteva allo spettacolo Sebastian-Chloé con altrettanta bile in corpo: per Isaac era palese, visto come li guardava in cagnesco.

«Sai che esiste un programma dove delle mamme vengono prese e-»

«E chiuse in una mega villa da sogno con i propri figli? Sì.» la interruppe, voltandosi verso di lei, perché vedere Sebastian tanto innamorato di qualcun altro era più che avvilente.

«Poi i figli ci provano con le mamme degli altri.» sorrise Julia, quasi complice.

«Lo guardi anche tu?» le chiese Isaac, anche se sapeva già la risposta.

Intanto ficcò gli occhiali dentro la loro custodia e sperò di non rivederli tanto presto. Dopo un ultimo sguardo alle lenti, chiuse il tutto con un colpo secco avvertendo il contenitore ruvido pesare almeno dieci volte di più. Deglutì. Sebastian probabilmente non avrebbe approvato, ma almeno facendo così avrebbe avuto la sua attenzione. Forse.

«Adoro il trash.» confessò Julia, sistemandosi il cappello da cowgirl.
«Non giudicarmi.» assottigliò gli occhi e arricciò il naso. Aveva mille espressioni. Tutte false.

«Non lo farei mai.» Isaac si portò una mano al petto, andando indietro con la schiena, in modo decisamente teatrale. La ragazza parve apprezzare la nota melodrammatica, perché se la rise di gusto, posandogli una mano sulla spalla. Isaac se la scrollò velocemente di dosso però. Si morse le labbra. Ancora.

«Ho un debole per i programmi spazzatura.» ammise Isaac l'attimo dopo, tentando di non apparire completamente stronzo.

«Non l'avrei mai detto.» fece lei.

«Perché ancora non mi conosci.»

Forse Isaac avrebbe dovuto lasciar perdere il passato, perdonarla, essere suo amico, ma... No, non ci riusciva. Quei ricordi, quasi avessero vita propria, continuavano a presentarsi alle porte del suo cervello e se non gli apriva, entravano dalla finestra. Pareva che lo volessero accoltellare, dargli il colpo di grazia, finirlo. Prima o poi ci sarebbero pure riusciti. D'un tratto tutto ciò a cui Isaac riusciva a pensare erano gli sguardi di quei liceali. Le loro pupille feline - predatrici - e le risate cattive. Tremò.

«Già. Ancora.» Julia gli fece l'occhiolino, ma non stava usando un tono allusivo. Era più che altro amichevole.

“Mi fido? Dovrei?”

Restarono un attimo in silenzio, a contemplare le foglie marroncine e giallognole che volavano, spazzate via dal vento. Piccole ghiandaie azzurre cinguettano sopra le loro teste. Pareva tutto molto pacifico, con le risate dei bambini che correvano allegri, i cani che passeggiavano accanto ai loro padroni e quest'aria autunnale, ma Sebastian esisteva - esisteva ed era bellissimo.

Isaac non riusciva a togliergli gli occhi di dosso neanche per un attimo, nemmeno quando si sporse verso il bancone per vedere la lista dei gelati. In realtà gli stava regalando una vista più che sublime e Isaac lo immaginò piegato su una superficie molto più morbida. E no, non era affatto un bene. “Menomale che lo vedo sfocato.” si ritrovò a pensare, reprimendo l'erezione.

Non si erano piazzati tanto distanti dal chiosco, era intollerabile averlo vicino e percepirlo lontanissimo. Forse avrebbe dovuto stargli alla larga, tornarsene a casa. Lasciare Sebastian nel suo brodo.

«Chloé mi ha detto che ti piacciono i videogiochi.» gli disse d'un tratto Julia. Quasi volesse distrarlo, come se in fondo lo sapesse.

«Parlate di me alle mie spalle?» ribatté lui, fingendomi offeso. In realtà non gli importava cosa pensassero quelle due, purché Sebastian ne rimanesse fuori.

«Lo ammetto. Mi farai arrestare per stalking?» ridacchiò.

«Non sei tipo intoccabile?» la sfidò, tirando fuori il telefono. «Il mondo è ai tuoi piedi e cazzate così.»

«Come lo sai? Hai chiesto a Sebastian di me?» cinguettò allegra, rilassata.

«Ho solo una buona memoria.» socchiuse le palpebre. Il tremore era peggiorato. Prese dallo zaino un paio di caramelle alla menta, se le ficcò in gola.

“Non ci pensare, non ci pensare, non ci pensare...”
Quasi rimpianse di non aver preso nessun farmaco.

I videogiochi erano una seconda casa per Isaac e pensò di stemperare la tensione scaricandone uno dallo store. Non sarebbe comunque stato all'altezza di quelli che aveva su console, ma sarebbe stato sicuramente una distrazione migliore di Julia. Sbloccò lo schermo, pensando finalmente di poter lasciar andare un po' dell'ansia che gli scorreva nelle vene, ma all'improvviso: «Sto interrompendo qualcosa?»

«Seb!» si voltò verso di lui. Isaac era convinto che fosse ancora a scegliere i gelati. “Quando è arrivato qui? È stato velocissimo.”

«Chloé?» gli chiese Julia.

«Sta pagando.» rispose Sebastian, accennando al chiosco con un gesto del capo.
«Offre lei.» aggiunse, porgendo al suo migliore amico un gelato confezionato. Poi sospirò. Non poteva lasciarlo solo cinque minuti. “Chloé non mi aveva detto che ci sarebbe stata anche 'sta stronza.”

«Paga lei? Che gentiluomo.» lo provocò Julia, alzandosi.

«Credo nella parità dei sessi.» ribatté Sebastian, già stufo della sua presenza.

«Sei solo un cretino.» sbuffò la donna, per poi girarsi verso di Isaac.
«Vado in bagno.» gli disse, quasi volesse invitarlo a seguirla.

“Ma siamo matti!?”
Isaac rispose con un sorriso forzato.

«Restaci anche!» gridò Sebastian, mentre lei si allontanava.
«Come fa a piacerti quella stronza manipolatrice?» gli domandò poi, prendendo il posto di Julia. Diede un morso alla crema del suo cono e Isaac si costrinse a non fissargli le labbra, piene e morbide. Allettanti.

Cercò a tentoni la sua bottiglietta: l'aveva posata sulla tovaglia, ma pareva essersi teletrasportata. Deglutì. Non riusciva a distogliere lo sguardo da Sebastian.

«È davvero simpatica, sai?» mentì. In realtà avvertiva davvero che qualcosa non andasse in lei.

«Simpatica?» ripeté Sebastian, facendosi scivolare quella parola sulla lingua con velato disgusto.

«Simpatica.» confermò l'amico.

«Certo, l'hanno eletta Miss Cuore Di Panna.» sbottò, incrociando le braccia al petto.

Aveva un broncio davvero adorabile e - per un momento - Isaac fu davvero tentato di prendersi quelle cazzo di labbra. Avvicinarsi, avvinghiarsi, farlo suo.

“Merda!”
Sbarrò le palpebre. Scacciò al più presto quei pensieri intrusivi, dandosi un pizzicotto sulla coscia. Poi finalmente prese la bottiglia, un altro sorso d'acqua.

«Mi spieghi perché vi odiate tanto?»

«Vorrei farlo, ma ti verrebbero gli incubi.» sorrise. Isaac avvertì il cuore fare una capriola.

“È finita.”
Era tutto ciò che riusciva a registrare, ritrovandosi a stritolare una bottiglia vuota. Era difficile reprimere ogni istinto.
Sebastian sapeva benissimo dove Isaac stesse guardando e schiuse le labbra, cacciò fuori la lingua per inumidersele.

«Smettila di tirartela.» sbuffò Isaac, lanciando la spazzatura nel cestino vicino. Fece miracolosamente canestro. Sebastian ridacchiò. Gli afferrò una guancia, la tirò con affetto.
«Guarda che non ho due anni!» si lamentò Isaac, scacciandolo.

«Ah, no? E io che volevo tanto giocare con il mio adorato nipotino!» esclamò Sebastian, con un tono assurdo, da anziano, che lo fece ridere di gusto.

Non faceva nemmeno così tanto ridere, ma quando c'era di mezzo lui, Isaac non riusciva a controllarsi. Lo trovava tremendamente divertente.

Sebastian mosse le dita come se fossero chele, tentando di afferrarlo nuovamente per una gota, ma stavolta Isaac lo evitò e  - imitando la sua mano da granchio - lo beccò dritto sul setto nasale, pizzicandoglielo piano.

«Ti ho preso il naso.» scherzò, prima di rendersi conto di assergli praticamente finito addosso. Per sporgersi in quel modo, era stato costretto ad agguantare la porzione di tovaglia in mezzo alle sue cosce e ora aveva il suo respiro a un soffio dal viso.

Isaac si rimise velocemente composto, tornando al suo posto. Si sentiva ridicolo. Ma che gli era preso?

“Menomale che gli ho detto che non ho due anni!”

Sebastian non commentò, ma d'un tratto scoppiò in una risata. E Isaac si sentì affogare in quel dolce suono. Era molto più bella di quella di Julia, più musicale, più armoniosa e più piacevole.

Ma non doveva pensarci. Doveva smettere di dar peso a quelle piccole cose. Sebastian non lo avrebbe mai ricambiato.

«Sei incredibile.» sussurrò Sebastian all'improvviso e Isaac realizzò di aver buttato il gelato sulla tovaglia. Grazie a Dio era ancora sigillato.

Anche a Sebastian però il suo era sfuggito di mano e ora giaceva sul prato, coperto da formiche affamate.

«Dio, siamo imbarazzanti.» mugugnò Isaac.
«Scusa.» aggiunse l'attimo dopo, osservando quello spreco. Probabilmente gli era caduto quando si era avvicinato.

«Scusa di che?» gli chiese Sebastian, tranquillo, allungando una mano per stringere la sua.

«Aver invaso il tuo spazio vitale?» suonò molto più come una domanda che come un'affermazione. E poi invadere gli spazi altrui era l'attività preferita di Sebastian. Non che a Isaac dispiacesse.

«Tu puoi farlo quando vuoi, Zacchino.» sorrise l'altro.

Isaac deglutì. “Cazzo no. Finirò con il fraintendere di nuovo.”

«C-Chloé...» balbettò, impacciato.

Sebastian sospirò. «Smettila, siamo tu e io. Ricordi?»
Gli sfiorò il braccio con nonchalance, lo percorse, arrivò ai capelli. Ne accarezzò le ciocche quasi fossero fatte d'oro, se le rigirò fra le dita, ammirandone le sfumature danneggiate dal tempo e dal sole.

«Adoro il tuo blu.» sussurrò. «Mi ricorda terribilmente una...» si interruppe.

«Una farfalla morfo.» concluse Isaac.

Sebastian trattenne un risolino. «Riesci a leggermi così fottutamente bene.»

«Sebastian...» lo ammonì. La voce nervosa, stridula

«Lo so.» mormorò l'altro, sistemandogli la frangia. «Sei al tuo limite, giusto? Non sono così stupido.»

“Io mi sento stupido.” pensò Isaac.

«S-sai, non d-devi toccarmi c-co... C-cioé...» balbettò, rosso come un papavero. Non riusciva a guardarlo in faccia, ad affrontarlo. Si schiarì la voce. Focalizzò lo sguardo su un filo d'erba.
«So che stamattina è stato solo un errore, non è che ci sto dando peso o altro...» ormai stava blaterando, non sapeva nemmeno cosa cavolo gli stesse uscendo di bocca.

La verità era che stava annaspando alla ricerca d'aria già prima che Sebastian iniziasse a muovere le dita sulla sua frangia.

«Zack, anch'io ho i miei limiti, sai?» borbottò d'un tratto Sebastian.
Gli spostò i capelli dagli occhi, gli sfiorò la fronte come se volesse inciderci sopra le sue iniziali.
«E l'unico errore che ho fatto è farti uscire di casa.»

Isaac sbarrò le palpebre. Tremò sotto il suo tocco.
“Quel tono famelico me lo sono solo immaginato, vero?”

«Guarda che Chloé potrebbe dubitare della tua eterosessualità se continui.» lo prese in giro giocosamente, anche se stava impazzendo. Anzi, proprio per questo doveva riportare la conversazione sui binari giusti.

«Posso coccolare il mio migliore amico se voglio. Non per questo sono automaticamente gay.» ghignò.
«E poi lei non è la mia ragazza.»

«Seb...» lo chiamò. “Tra poco non sarò più responsabile delle mie azioni.”

«Sì?»

«Onestamente...» si morse le labbra, accennò a un sorrisetto nervoso.
«Credo che se sapesse quanto sei rompicoglioni, Chloé non diventerebbe mai la tua fidanzata.»

Isaac si allontanò dalle sue grinfie giusto in tempo, perché la vide arrivare. E Sebastian tentò di raggiungerlo, ma lasciò ricadere il braccio quando avvertì un certo qualcuno starnazzare alle sue spalle.

«Scusate il ritardo!» esclamò, allegra, Miss Perfezione.
«L'uomo del chiosco non la finiva più.» aggiunse stanca, lanciando un'occhiata al gelato di Sebastian, quasi sciolto sull'erba. Era diventato la casa degli insetti.

«Ci stava provando?» le domandò Sebastian. Isaac quasi si strozzò con la saliva. Il suo non era affatto un tono infastidito, pareva alquanto divertito. “Ma il Sebastian che conosco io è molto protettivo...”

«Credo.» Chloé fece spallucce, leccando il suo ghiacciolo. Lo allungò verso Sebastian e lui lo morse, prendendosene un quarto.
Abbandonò il suo posto vicino a Isaac per sedersi accanto a lei. Poi sorrise innocentemente.

«Cosa?» chiese a Isaac.

«Non sei geloso?» inclinò il viso.

«Io?» ribatté, incredulo.
«Di quello?» accennò al chioschetto e Isaac si sporse per vedere meglio l'uomo: aveva palesemente il doppio della loro età e ci stava già provando con un'altra ragazza. Isaac capì dove volesse andare a parare.

«Sebastian Show non è geloso di niente e nessuno.» si intromise Chloé, succhiando il suo ghiacciolo alla fragola. «Ha un'unica eccezione.» aggiunse, misteriosa, lanciando a Isaac uno sguardo strano, intenso.

«Dici?» si aggiunse Julia, sedendosi con un tonfo vicino a Isaac. E Sebastian si ritrovò a stringere morbosamente un angolo della tovaglia da pic-nic.

“Quando è tornata?” Isaac fece per chiederglielo, ma non ci riuscì. Qualcosa richiamò la sua attenzione. Anzi qualcuno.

Chloé.

L'espressione della principessa lo stupì: le si illuminarono gli occhi alla vista della sua amichetta. Trattenne a stento un sorriso di pura gioia. Era adorante. Non fissava in quel modo nemmeno Sebastian.

«Jules!» cinguettò Chloé, solare.

Però Julia la ignorò.

«Ti sono mancata, Zack?» gli chiese, appoggiando la testa sulla sua spalla. Isaac congelò, Sebastian agguantò un rametto vicino e ne sfiorò la punta con un dito, quasi volesse constatarne la pericolosità. Era scuro in volto.

Quel cambio repentino a Isaac non piacque per nulla. Fece un respiro profondo, si disse di sopportare e distolse lo sguardo. Si schiarì la gola e si allontanò dalla donna.

«Perché non lasciamo soli i due piccioncini e andiamo da qualche parte?» continuò lei, incurante, prendendo la borsa di tela come se si aspettasse una risposta affermativa. Tentò di sfiorargli il gomito, sbatté le palpebre, ammiccante.

«Scusa, Julia.» si intromise immediatamente Sebastian, tirando Isaac per un braccio per interrompere ogni tipo di contatto fra loro. Isaac fece un profondo sospiro. Il fiato tremolante.

“Grazie”: aveva quella parola incastrata in gola, gli bruciavano gli occhi.

«Abbiamo altri piani per dopo.»

«Potete rimandare, no?» il tono di Julia era tutt'altro che dolce e Isaac lanciò uno sguardo a Chloé per capire se per lei quell'atteggiamento fosse una cosa normale, ma Miss Perfezione stava messaggiando e non prestava più attenzione a ciò che la circondava. La scintilla amorevole che per un secondo le aveva infiammato lo sguardo, se ne era già andata. Isaac si ritrovò a fissarla.

«No.» Sebastian scosse il capo.

«Non preferisci la mia compagnia, Zack?» riprovò Julia. Non voleva mollare.

Chloé, d'un tratto, strinse il cellulare con così tanta forza, che a Isaac venne subito il dubbio che non avesse mai aperto nessuna chat. Aveva le orecchie tese, stava solo fingendo indifferenza. “C'è qualcosa che non va.”

«Smettila di fare la gatta morta o Isaac inizierà a pensare che sei una pu-» la frase di Sebastian venne tranciata a metà.

Tutto successe in fretta, troppo velocemente. Chloé alzò gli occhi, sobbalzò e osservò la scena, scioccata. Isaac non registrò immediatamente. Andò completamente in tilt. Sebastian impugnò il ramo con molta più ferocia, quasi volesse usarlo come arma bianca. E Julia si allontanò dalle labbra di Isaac, vittoriosa. In mezzo secondo si era chinata, approfittando della distrazione del ragazzo, per rubargli un bacio. Il suo primo bacio. Andato. Così.

«-ttana.» terminò Sebastian, guardandola in cagnesco e con ancora più rabbia.

Isaac sbiancò.

L'ombra era tornata a tormentarlo. Gli bruciò la schiena. Si appoggiò a lui, gli afferrò la vita con i suoi lunghi artigli e lo tagliò. Squarciò la sua pancia, lo privò del respiro. Inghiottì ogni cosa, per un attimo Isaac vide nero.

“Cosa... cosa è successo?” si chiese. Sebastian e Julia stavano discutendo di qualcosa, ma avvertiva le loro voci ovattate, non riusciva a registrarle. Sapeva di star tremando, ma non avvertiva alcun gelo. Si lasciò annegare in quello strano vuoto. Non sapeva come reagire. Non aveva nemmeno motivo di farlo. Sebastian a un certo punto lo costrinse ad alzarsi in piedi. Gli teneva la mano, Isaac però continuava a non veder nulla e quasi inciampò sulla tovaglia.

«Noi andiamo.» annunciò Sebastian, glaciale.

«Vieni, Zack.» al suono del suo soprannome, Isaac alzò lentamente il viso. Sebastian aveva già afferrato le loro cose e lo stava spingendo lontano da quel maledetto parco.

«Mi dispiace.» mormorò Chloé, quando la superarono.

Isaac non disse una parola.

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