𝚌𝚒𝚗𝚚𝚞𝚎
"Forse sono ancora in tempo per tornare a casa." Isaac aveva perso il conto di quante volte aveva formulato questo pensiero solamente nell'ultima mezz'ora.
L'aveva fatto mentre scendeva le scale di casa sua. E anche nel momento in cui l'auto della "fidanzatina" di Sebastian li aveva accecati con i fari, privandolo per qualche secondo del dono della vista. Perfino pure quando Chloé Smith aveva tirato giù il finestrino per salutarli con quell'odioso sorriso stampato in viso, toccandosi la chioma biondo cenere e mettendo così in mostra il fantastico lavoro del parrucchiere.
"Ma guarda te questa... voglio andare a casa!"
Insomma, Isaac non aveva nemmeno messo piede sul sedile posteriore della macchina che già voleva scappare. Sebastian, da bravo gentiluomo, si era complimentato immediatamente con la sua adorabile quasi-ragazza, dicendole quanto fosse bella e quanto stesse bene vestita in quel modo e con i capelli corti. Isaac dovette conficcarsi le unghie nei palmi e premere con forza per allontanare la gelosia.
Probabilmente fu per questo che quando fu il suo turno parlare, ciò che gli uscì di bocca fu un ghigno e questo commento: «Hai lo stesso taglio di mia nonna.»
Sebastian però non apprezzò particolarmente la sua acidità: infatti gli rifilò quasi immediatamente una gomitata nelle costole - che per quanto indolore a livello fisico, gli fece incredibilmente male sul piano emotivo. Isaac allora rispose con una pedata sul sedere, suscitando le risa della dolce Chloé. Quel tipo già le piaceva, con quell'eccentrica chioma blu e quel caratterino esuberante. Non c'erano molte persone che riuscivano a tenere testa a Sebastian. "Forse però è un po' tsundere." pensò.
«Mica le ho detto che sta male!» si difese Isaac, prima di prendere posto sui sedili posteriori, accanto a Julia, che dal finestrino si era goduta lo spettacolo.
E mentre Sebastian apriva la portiera per mettersi davanti, Chloé esclamò: «La prossima volta potremmo farci una foto insieme, io e tua nonna, e poi dire a tutti che lei è me venuta dal futuro!»
A Isaac venne un brivido. Gli era sembrata quasi simpatica, il che era un male. Non poteva legare con quella donna. Lei era lì solo per rubargli le attenzioni del suo amico, giusto?
«Dove andiamo?» la domanda era arrivata da parte di Sebastian. Nessuno gli aveva comunicato i dettagli di quell'uscita e lui non se ne era preoccupato fino a quel momento: dopotutto il suo unico pensiero era non lasciare da soli Isaac e quella vipera.
«Al cinema.» Julia sapeva di avere gli occhi gelidi di Sebastian addosso e, dopo aver risposto, afferrò Isaac per un braccio. Sebastian quasi le ringhiò contro.
Isaac avvertì un intenso bruciore, come se gli stessero scavando nelle carni. Non gli piaceva, lo nauseava. Quello era un contatto decisamente invadente, sapeva di benzina e fuoco, e se non si fosse messo un cappotto, poco prima di uscire, forse sarebbe balzato immediatamente fuori dalla macchina. Per fortuna il piumino gli garantiva un buono strato di spessore e non riusciva a distinguere chiaramente la mano della ragazza. Doveva solo evitare di guardarla e immaginare di avere contro uno dei suoi peluche. Poteva farcela. Chiuse gli occhi. Fece un respiro profondo.
Julia intanto aveva preso a parlare di chissà cosa, sistemandosi il vecchio capello da cowboy che aveva indossato apposta per l'occasione.
"Ma chi me l'ha fatto fare?" si era chiesto il povero Isaac, sospirando pesantemente per farle notare il disagio che stava provando. Tentativi inutili, i suoi, perché Julia aveva deciso di ignorarlo.
Allora Isaac preferì chiudersi direttamente nel suo mondo, vagando con gli occhi lungo il marciapiede. Osservava con curiosità ciò che si stavano lasciando alle spalle: la gente, le luci abbaglianti della città, le macchine che gli sfrecciavano accanto. Poi tutto divenne sfocato e cominciò a immaginarsi un mondo in cui Sebastian era finalmente suo. Sapeva che quelle erano fantasie pericolose, che Sebastian non gli apparteneva, eppure...
Julia, che aveva un amore profondo per i gossip, nel frattempo stava parlando del signor Show, di come fosse un uomo distinto, potente, affascinante - parole che a Sebastian fecero venire un gran mal di stomaco. Odiava profondamente suo padre, ancora di più di quell'orribile donna.
"E comunque che diavolo vuole da Zack?" si chiese, mordendosi con forza il labbro inferiore.
Per pura fatalità, all'improvviso, presero in pieno una buca. Ciò riscosse Isaac, che strabuzzò gli occhi e cominciò a guardarsi nervosamente intorno. Non l'avesse mai fatto.
In vita sua, mai aveva percepito qualcosa di simile e, in effetti, credeva fosse perfino impossibile provare due sensazioni tanto distanti tra loro in pochi devastanti istanti. Scosse il capo, confuso. Forse stava accadendo solamente nella sua testa, probabilmente era così, eppure non poté evitare di rabbrividire. Una scarica di gelo l'aveva colto in pieno. Avvertiva una forte tensione. Astio nei suoi confronti. Che fosse paranoico? Credeva davvero che Chloé stesse cercando di farlo implodere con la forza del pensiero. E poi, spostando gli occhi, aveva incontrato il volto angelico di Sebastian, che lo fissava attraverso il riflesso dello specchietto. Allora era arrivato il calore. Era arrossito. Quell'ondata improvvisa l'aveva prosciugato di ogni energia e si era ritrovato a deglutire.
Chloé accelerò. Isaac ebbe davvero la sensazione che stesse programmando il suo omicidio.
Boccheggiò, alla ricerca d'aria. Se c'era qualcosa che aveva imparato dai video di dash cam era che non bisognava mai fare innervosire la persona alla guida.
Julia si strinse a lui con più forza e insistenza, notando di non aver più la sua attenzione, e Isaac si irrigidì. "Cazzo!"
Chloé correva come una dannata e Isaac, per la prima volta in vent'anni, si chiese dove diavolo fosse finito il traffico, ora che ce ne era davvero bisogno. Julia sussurrò al suo orecchio qualcosa che Isaac non riuscì a captare: era troppo preso dall'ansia e dalla voglia di scappare. Aveva capito però che Chloé era irritata e che la Holmes aveva a che fare con il suo umore, perché ogni volta che una buca li coglieva e lei gli finiva addosso, la pseudo-fidanzatina stringeva il volante con più rabbia.
Julia: aveva trovato la debolezza della ragazza di Sebastian.
"Quasi." Si corresse. "Quasi-ragazza. Sebastian è ancora single. E comunque non importa, perché oggi qua ci muoio!"
L'ennesima buca. Isaac si domandò perché quelli dei lavori stradali non avessero chiuso direttamente la strada. Quella volta fu perfino peggio delle precedenti, perché Julia ne aveva approfittato per andargli direttamente in braccio e ora Isaac si ritrovava le gambe della signorina Holmes a penzoloni sulle sue. Per puro miracolo non gli aveva messo le braccia intorno al collo, altrimenti Isaac avrebbe urlato di sicuro.
«Scommetto che ti piacciono le ragazze intraprendenti.» mormorò, stuzzicandogli l'udito con tono incalzante. E gli accarezzò il petto dolcemente, guardandolo come una cerbiatta innamorata.
Isaac dovette costringersi a ricacciare indietro la bile. Si allungò in avanti per sfuggire a quell'abbraccio soffocante ma, gettando uno sguardo ai sedili anteriori, si rese conto che Sebastian si era girato nella loro direzione e lo stava guardando con... Isaac non sapeva come identificarlo. Sembrava ferito, arrabbiato, triste... geloso?
Di nuovo quei brividi glaciali. Chloé stava stringendo il manubrio con così tanta forza da farsi sbiancare le nocche. Julia doveva essere molto speciale per lei e Isaac si sentì in colpa. Se non avesse accettato quel maledetto numero di telefono si sarebbe risparmiato tutta quella pagliacciata. Deglutì.
«Jules?» la richiamò, facendole segno di spostare le cosce, ma lei lo interruppe.
«Ho sempre odiato quel soprannome.» gli rivelò, abbandonandosi completamente contro la portiera per rivelare la pancia scoperta. Almeno non era più in braccio e Isaac poté tornare a respirare. Qualcosa però andò comunque storto.
Il suo top sbrilluccicò, incantandolo per un secondo, il piercing all'ombelico invece gli donò una strana impressione. Aveva quasi paura che stesse per attaccarlo, avanzare e morderlo.
"Merda. Sta ricominciando." fu il primo pensiero di Isaac, alla vista di quelle lucette ributtanti, che già gli davano il mal di testa. Si accendevano e spegnevano a intermittenza e tutto intorno stava diventando nero, come se qualcuno ci avesse spiaccicato della pece contro. La pressione gli si era abbassata, forse prima era andato avanti solamente grazie all'adrenalina, ma ora l'effetto era svanito: si era rilassato troppo in fretta.
Gli bruciavano gli occhi. L'ansia gli corrodeva le ossa. Sapeva di aver esagerato. Sopportava a malapena un minimo contatto fisico e, essendone consapevole, solitamente si teneva alla larga da certe situazioni. Aveva osato troppo, si era spinto oltre il limite, e ora ne pagava le conseguenze. In quel momento aveva solamente voglia di strapparsi i capelli e urlare a squarciagola, ma non aveva abbastanza energie nemmeno per fare ciò. Si sentiva svenire. Era debole. Malaticcio.
«Ma quando sei tu a chiamarmi così mi piace tanto.» civettava intanto Julia, la sua voce però gli arrivò ovattata, quasi qualcuno, un Dio crudele, avesse eretto un muro di cotone tra lui e il mondo.
Isaac serrò le palpebre, intontito. Si privò di un altro senso. Ora non vedeva più, non sentiva nulla. Un capogiro. Gli pareva di essere sommerso dall'acqua. La testa gli scoppiava. Un fischio. Spinse piano Julia con la mano, obbligandola a dargli aria. Servì a poco, perché per sbaglio le sfiorò la pancia. Aveva avvertito il piercing contro le dita. Pelle contro pelle. Adesso sì che voleva ammazzarsi.
Poi all'improvviso un odore dolciastro gli arrivò alle narici e, quando si voltò in direzione di quel profumo, si ritrovò un pacchetto di caramelle davanti al muso. Isaac respirò quella deliziosa nube di zucchero quasi fosse ossigeno puro. Aprì lentamente gli occhi e, con la fronte imperlata di sudore, abbozzò un sorriso deboluccio, ma estremamente grato.
«Piano, Zack. Respira piano.» gli ordinò Sebastian. Quel tono era tanto gentile e Isaac non poté che obbedirgli.
Fu in quel momento che Sebastian gli spinse con il pollice una piccola caramella fra i denti. E Isaac, nel pieno della confusione, fece l'impensabile: la succhiò. Quando poi avvertì la punta del dito contro le labbra, cacciò subito fuori la lingua, gustandosi la patina di zucchero che gli era rimasta attaccata.
Sebastian si irrigidì, strabuzzò gli occhi. Era sconvolto, incantato. Isaac lo aveva appena leccato?
Chloé invece alzò i suoi al cielo. "Dio, Sebastian!" si lamentò tra sé e sé, domandandosi perché nessuno se ne fosse reso conto quando per lei era già così palese.
Sebastian ormai aveva la mente completamente vuota. Non riusciva più a pensare. Guardò Isaac amorevolmente, allungò una mano per sfiorargli la fronte e liberarlo dall'ingombro della frangetta. Quel ragazzo era dannatamente carino a volte.
«Ancora?» gli chiese, mentre il suo amico masticava. Quella domanda però gli uscì strana. Non sapeva nemmeno lui se ce l'avesse con Isaac o con se stesso. Perché ora quello che in teoria era "solo un amico" lo stava fissando e aveva gli occhi lucidi, pareva ansimare. Sebastian, preso in contropiede, dovette imporsi di non fare nulla di stupido. "Ancora? Posso toccarti ancora?" ecco l'unica domanda che gli rimbombava in testa. Ed era prepotente, viscerale.
Isaac intanto aveva già ripreso un po' di colore. Si sentiva meglio. Non bene, ma meglio. Almeno era riuscito a ridestarsi dall'agghiacciante senso di disagio che l'aveva preso in ostaggio.
"Menomale che c'è Seb. Lui mi salva sempre." si ritrovò a pensare.
«Isaac?» lo chiamò. Non gli aveva ancora risposto.
«Certo?» la sua sembrava più che altro una domanda. Sebastian non era il solo a essere tanto confuso, pure Isaac non ci stava capendo più niente. Julia, nel frattempo, li osservava con un cipiglio poco promettente stampato in viso. E Chloé si trattenne appena dallo sbuffare sonoramente: "Siamo solo amici, un paio di palle, Seb!"
Sebastian gli lasciò prendere un'altra boccata di quel soave profumo alla fragola, prima di spingergli una seconda dolcezza in bocca, screpolandogli le labbra con il pacchetto in plastica. In un attimo di follia, le sue dita calde ne seguirono il percorso e Isaac si ritrovò a stringere le gambe, imbarazzato da morire. Sebastian non l'aveva mai toccato in quel modo. Lo abbracciava spesso, gli permetteva di sfiorargli le mani, ma il viso era ancora qualcosa di off-limits. O così credeva. Perché non solo si stava lasciando accarezzare, ma stava agonizzando per avere qualcosa di più.
Solamente quando Sebastian si allontanò, Isaac si rese conto che tutti i finestrini erano abbassati. Una ventata gelida gli arrivò sul collo e lui si strinse nel cappotto, cercando di intercettare qualche brivido. "Seb pensa proprio a tutto." Si disse, respirando quel buonissimo ossigeno.
«Se ne vuoi ancora, devi allungarti. Metto la cintura.» borbottò Sebastian, riprendendosi le caramelle.
Isaac lanciò uno sguardo a Chloé. Non andava forte quanto prima e non sembrava neppure così tanto arrabbiata, però pensò che forse aveva rovinato la serata a tutti, andando in tilt in quel modo. Era davvero convinto di poter resistere un po' di più.
«Mi di-» provò a scusarsi. Sebastian però lo interruppe immediatamente.
«Tranquillo, Zack. So che non lo fai apposta.»
Isaac deglutì, giocherellò con l'orlo della manica. Sebastian gli diceva sempre che non doveva colpevolizzarsi per queste cose, che erano amici e che tutti quei comportamenti strani non lo toccavano minimamente. Eppure Isaac sapeva di essere estremamente problematico, che nulla andava bene. E aveva paura che prima o poi l'avrebbe capito perfino Sebastian.
«Isaac?» Sebastian lo chiamò all'improvviso, sorridendogli con quel fare irresistibile che gli faceva tremare le ginocchia. Si pizzicò la cinghia, facendogli cenno di mettere la cintura. Isaac obbedì immediatamente e anche Julia seguì il suo esempio. Isaac sospirò. Finalmente nessuno poteva più toccarlo.
«Non muovetevi troppo.» aggiunse Chloé con tono acido, per poi riformulare più pacata: «Dovreste mettere la vostra sicurezza al primo posto.»
Era talmente robotica che somigliava a una di quelle voci pre-registrate della scuola guida e Isaac la trovò buffa.
"Qualcuno le può ricordare che era lei quella che stava per provocare almeno cinque incidenti diversi?"
Isaac si morse le labbra per non farsi sfuggire l'ennesimo commentaccio.
"Meglio non peggiorare la situazione. È già abbastanza imbarazzante."
Pensava davvero che tutto fosse finalmente finito, ma poi vide Sebastian allungare una mano verso la coscia di Chloé, accarezzandola piano. Quello era tocco amorevole, non aveva niente di lascivo o sessuale, però forse proprio per questo, Isaac si sentì ribollire il sangue nelle vene. Le caramelle, che gli si stavano sciogliendo in bocca, potevano addolcirgli il palato, ma di certo non la vista.
"Seb crede davvero che voglia sorbirmi lui e la sua fidanzatina flirtare tutta la sera? Allora gli darò lo stesso trattamento!" fu un pensiero stupido, eppure non riuscì a frenarsi. A volte la sua mente semplicemente non funzionava. L'amore poi lo portava spesso a fare cose sconsiderate.
«Jules, sai già che film andremo a vedere?» chiese alla ragazza, con la voce più zuccherosa del suo repertorio, trascurando il povero fisico che continuava a inviargli almeno dieci diversi campanelli d'allarme.
"Finché non mi tocca dovrei reggere."
«Forse qualcosa di romantico.» fece lei, ma non pareva troppo interessata alla scelta. Era inutile starlo ad ascoltare, se Sebastian non la degnava di attenzione.
"Andiamo, reggimi il gioco!" Isaac deglutì e fece una cosa da pazzi: le posò una mano sulla spalla, scuotendola lentamente. "Finché non è pelle..."
Fu in quel momento che Sebastian tornò a fissarlo. Isaac sorrise fra sé e sé, percepiva chiaramente il suo sguardo addosso.
"Tieni i tuoi maledetti occhi fissi su di me. Anche se sono egoista e infantile. Anche se non me lo merito. Guardami."
«Che ne dici di un horror?» continuò, testardamente, e abbastanza forte per far sì che quelle parole arrivassero a Sebastian. «Potresti stringerti a me a ogni scena spaventosa.» mentì. Non glielo avrebbe mai lasciato fare. In effetti stava già considerando di sedersi fra Sebastian e Chloé: in quel modo si sarebbe servito di ben due scudi umani per Julia e, cosa più importante, avrebbe avuto Sebastian solo per sé.
«Sai che in quel caso resteremo incollati per almeno due ore, vero?» mormorò Julia, suadente. Sebastian si irrigidì. Quella era una cosa che non voleva vedere.
Isaac era ben consapevole che si stesse praticamente scavando la fossa con le sue stesse mani, eppure, sapendo di aver catturato l'interesse di Sebastian, non riuscì a piantarla. Lo stava osservando con insistenza e Isaac si ritrovò drogato della sua attenzione, completamente assuefatto dalla sua presenza e totalmente dipendente da lui.
«Per quello non abbiamo bisogno del film.» ghignò, tentando di essere accattivante.
«Io voto per un cartone!» sbottò di punto in bianco Chloé, prima che Julia potesse rispondergli.
«Meglio se è uno di quelli stupidi, senza baci, momenti toccanti o trama.» concordò subito Sebastian.
«Ci state dicendo di buttare i nostri soldi per una schifezza?» ribatté Isaac, piuttosto perplesso, alzando un sopracciglio.
Non riusciva proprio a immaginarsi Sebastian in mezzo ai bambini.
«Magari non farà così schifo.» si incaponì Chloé. «Voglio dire, bisogna provare di tutto nella vita!» aggiunse, pimpante.
«Giusto.» annuì Sebastian.
Peccato per lui che Isaac sapesse benissimo che stesse fingendo. Isaac non capiva cosa avessero in mente quei due, però sapeva che tutti detestavano l'idea di quel film. Sebastian aveva dei gusti particolari, non amava le mezze misure in fatto di cinema e gli era sembrato piuttosto strano che avesse proposto proprio quello che pareva il suo incubo peggiore, soprattutto a un appuntamento con la sua amatissima Chloé. La biondina invece non gli pareva per nulla sincera: correva quando si agitava e continuava a lanciare occhiate a Julia. Isaac decise comunque di rimanere in silenzio per quieto vivere, ma si promise di fare almeno un paio di domande a Sebastian più tardi.
«Vorrà dire che ci limiteremo a condividere i popcorn.» fece spallucce Julia. «Anche se avrei tanto voluto abbracciarti.» ammise, facendogli l'occhiolino.
«Era un'idea così romantica in effetti.» ribatté, seccata, Chloé. «Vero, Seb?»
Quel soprannome, pronunciato proprio da lei fra tutti, con quel tono mieloso, fece perdere a Isaac la ragione. O quel poco che gli era rimasta. D'un tratto gli era montata addosso una rabbia che non credeva neppure di possedere. Sapeva che quelle reazioni erano eccessive, sconsiderate, dettate dalla gelosia e che, proprio per questo, non avrebbe dovuto aggiungere legno alla brace.
"Ma...!"
«Non c'è bisogno di un film per coccolarsi.» intervenne. «Giusto, Jules?»
Lei annuì, entusiasta. Sebastian strinse i pugni. Isaac avrebbe giurato di aver appena avvertito un ringhio soffocato. "Dannato cervello." pensò poi, convincendosi di esserselo immaginato.
Quando arrivarono, Isaac stava ancora meditando di suicidarsi. Chloé parcheggiò, Julia si levò la cintura con un gesto meccanico. L'auto finalmente si fermò, mettendo fine a quell'orrendo viaggio verso il cinema.
«Andiamo?» gli domandò Sebastian, un po' preoccupato, quando uscirono dall'abitacolo.
"Dammi un attimo, penso di aver già prosciugato tutta l'acqua che avevo in corpo." Isaac si morse la lingua, pur di non dirlo ad alta voce. Aveva la schiena zuppa di sudore. Si era messo troppa pressione addosso. Era stato stupido. "Dovrei davvero mollare tutto e tornarmene dritto a casa." Si lamentò poi tra sé e sé, constando che la maglietta gli si era praticamente incollata alla pelle.
«Isaac, è tutto apposto?» continuò l'altro.
«Sì.» rispose lui. E si detestava perché non faceva altro che mentirgli. Stava costruendo un'enorme torre di bugie e Isaac sapeva che quando gli sarebbe crollata addosso - com'era ovvio - si sarebbe ritrovato con ben più di un osso rotto.
Julia gli fu accanto prima che Sebastian potesse aggiungere altro. E Sebastian dovette reprimere l'impulso di urlarle contro di lasciarlo in pace: gli stava più appiccicata di un segugio, la trovava irritante. Quello affianco a Isaac era il suo posto! E non aveva alcuna intenzione di condividerlo.
Zack era suo!
Sebastian sobbalzò. Che diamine aveva appena pensato?
I quattro si diressero verso il cinema. Appena qualche passo e Isaac avvertì il cellulare vibrargli in tasca. Lo prese, facendo attenzione a non far vedere lo schermo alla sua accompagnatrice, che intanto gli stava elencando i suoi snack preferiti.
Un messaggio.
"Perché le permetti di toccarti? Credevo che non ti piacesse."
Isaac deglutì. Aveva immaginato venisse da Sebastian e aveva avuto ragione. Stava camminando qualche passo davanti a loro, ma aveva il telefono in mano ed era ovvio che facesse solo finta di ascoltare Chloé. Si comportava in modo strano.
Isaac sapeva che doveva sotterrare l'ascia di guerra, che non poteva rovinargli i piani con la sua pseudo-fidanzatina, ma era da quella mattina che Sebastian non faceva altro che provocarlo e sfidare i suoi nervi. Non lo faceva apposta, ne era consapevole: Sebastian non provava nulla di minimamente romantico nei suoi riguardi, voleva solamente il suo bene, eppure...
Isaac capiva anche che Julia semplicemente non gli andava a genio, che Sebastian avrebbe voluto vederlo con qualcuno che lo avrebbe reso davvero felice, però...
"Come faccio a non punzecchiarlo, se so che facendolo attirerò finalmente la sua attenzione? Vorrei che smettesse di guardare Chloé, che si concentrasse su di me, e l'unico modo che ho per riuscirci pare sia questo..."
Isaac stava andando contro i suoi stessi principi, comportandosi in quel modo odioso, ed era certo che se ne sarebbe pentito non appena avrebbe premuto il tasto invio, ma ormai si era incaponito, fissato. Voleva che Sebastian lo guardasse, il resto non contava.
"Ho capito che Jules mi piace." Digitò velocemente sullo schermo, sentendosi un ragazzino. E poi rese il tutto definitivo: premendo invio.
"Che la serata peggiore della mia vita abbia inizio."
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